Silenzio eloquente per le richieste di rinvio a giudizio sul dissesto dell’Ateneo senese

Il perfido Suyodana (da: Zoom 6 aprile 2011). Grande clamore hanno suscitato le notizie di giovedì scorso a proposito della richiesta di rinvio a giudizio di 27 indagati per il dissesto finanziario dell’Ateneo. Clamore rimasto esterno all’Ateneo, fatta salva la componente tecnico amministrativa che ha visto brillare immediatamente la luce della costituzione in parte civile per i danni che ha subìto da quasi tre anni a questa parte. L’analisi delle reazioni è comunque significativa. I vertici dell’Ateneo, Riccaboni e Fabbro, sono rimasti silenti, come pure gli organi accademici e, in definitiva, tutta la componente docente. Cosa dobbiamo dedurne? Ci ritorneremo. Ma il silenzio più assordante viene dalla parte politica della maggioranza, palese e mascherata: PD e PD+L. Perché? Perché le cosiddette istituzioni, così come avevano già messo in evidenza per l’affare dei 29 rinviati a giudizio in Provincia (ricordate il sapiente incrocio fra i cinghiali della bassa Valdimerse e gli incidenti in Pian dei Mantellini con coinvolgimento anche di vigili urbani? E Bezzini? Zitto!), non prendono posizione, diversamente dalle opposizioni? Cenni, Ceccuzzi, Bezzini, Cucini, Mocenni, l’intellighenzia PD e della Flc-Cgil dell’Ateneo (Detti, Calabrese, Bettini, Belli, Benocci, Iantorno e così via), Mugnaioli, Montibello… Dove sono finiti costoro mentre Gabriele Corradi e Laura Vigni hanno già espresso le proprie opinioni? Forse sono stati presi in contropiede da questa vicenda, avendo in cuor loro sperato che la bomba scoppiasse solo dopo le elezioni del 15 maggio. Peccato (per loro) che il Sostituto Procuratore Francesca Firrao abbia avuto il trasferimento ad altra sede e che quindi, prima di andare a respirare un’altra aria rispetto a quella che si respira a Siena da un po’ di tempo (diciamo una decina di anni), abbia chiuso le indagini e passato tutto al GIP. E ora sono dolori. Perché questi 27 nomi, dei quali se ne intuisce almeno la metà, non potranno certo esser tenuti sotto silenzio per un altro mese e mezzo, mentre potrebbe avvenire che anche l’altra indagine, quella sulle sospette procedure elettorali del Rettore, sia in fase di chiusura e ci possa essere un’intera classe dirigente dell’Ateneo che si troverà di fronte ai giudici. Quante di queste persone, costituenti il gruppo dirigente suddetto, non sono riconducibili al PD e al PD+L? La risposta a questa domanda spiegherebbe le reazioni fin qui delineate. I cittadini, tutti, possono constatarlo.

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