Tutti pazzi per la costituzione di parte civile nel dissesto dell’Università di Siena

Di seguito un resoconto completo dell’inaugurazione dell’Anno Accademico (da: La Nazione Siena 22 novembre 2011)

Tommaso Strambi. Le chiarine e gli ermellini, i tocchi con la coccarda dell’Unità d’Italia e i goliardi che intonano i «Gaudeamus Igitur». Ma anche lo striscione degli studenti del Das (Dimensione Autonoma Studentesca) con la scritta più che eloquente: «28 indagati per le elezioni truccate e il falso in bilancio. Noi non vi legittimiamo!!». Forse, però, a pesare di più è il volantino che, proprio fuori dal palazzo del Rettorato, viene distribuito dai partiti della maggioranza che governa Palazzo Pubblico (Pd, Siena Futura, Riformisti, Sinistra Ecologia e Libertà, Italia Dei Valori e Comunisti Italiani). Un documento in cui si invoca «rigore, trasparenza, legittimità per il risanamento dell’Ateneo». Ma anche «verità in tempi rapidi per tutelare l’Università e i suoi lavoratori». Un testo, soppesato in tutte le sue virgole, in cui si mette nero su bianco che «il Comune dovrà mettere in atto tutte quelle azioni istituzionali e legali volte a tutelare l’intera comunità senese, compresa la costituzione civile nell’eventuale processo» sul dissesto economico.

Il messaggio è chiaro: l’Università rappresenta un bene per la città e va tutelata, ma adesso il tempo è scaduto. Il Rettore non viene mai citato e nemmeno l’inchiesta sulla regolarità delle elezioni dello scorso anno, ma nello stesso tempo si evidenzia, con forza, che l’Ateneo «ha bisogno di grande determinazione ed autorevolezza nel portare avanti il risanamento». «Un lavoro che prima di tutto – si legge – deve essere condotto con la piena stabilità e legittimità degli organi di governo, con la massima trasparenza verso la comunità accademica e la città, il coinvolgimento nelle dolorose scelte di tutte le componenti dell’Ateneo e senza scaricare solo sulle fasce più deboli il peso della crisi e gli effetti del dissesto. Adesso serve maggiore equità». Se non fosse un documento politico, ma un atto legale si potrebbe definire un avviso di sfratto. Ma il rettore Angelo Riccaboni è sereno. Quando entra nell’Aula Magna fasciato dalla toga dispensa sorrisi, a tutti. Senza accorgersi che, tolte le autorità istituzionali, i numerosi agenti della Digos e i carabinieri in borghese, restano poche decine di docenti, qualche dipendente amministrativo e giusto appunto i goliardi.

Ma, quando sale al leggìo e prende la parola, è onesto. «Le toghe, le scansioni dei tempi dei discorsi, il luogo austero in cui tutto si svolge, la nostra Aula Magna. Sembra tutto uguale a com’era una volta», esordisce. Poi, severo, aggiunge: «sappiamo bene però che tutto non è come una volta. O meglio, come una volta credevamo che fosse. A noi tocca, infatti, un’esperienza assai ingrata, in quanto siamo consapevoli che la crisi finanziaria che la nostra Università sta attraversando è tale da mettere in gioco la sua stessa esistenza». E quando snocciola i numeri del bilancio un ulteriore brivido scorre sulla schiena dei dipendenti presenti nell’Aula Magna. «Il disavanzo di amministrazione, che esprime in maniera sintetica l’indebitamento netto del nostro Ateneo, al 31 dicembre 2010 era pari a 37,8 milioni – afferma –. I mutui accesi alla stessa data valevano 95 milioni di euro». «Si tratta di cifre assai significative – prosegue il professor Riccaboni – ma la criticità più preoccupante della nostra situazione finanziaria è rappresentata dal disavanzo di competenza che viene prodotto ogni anno. Tale disavanzo, che inevitabilmente genera nuovo debito, risultava per il 2010 pari a 18 milioni di euro». Cifre impietose anche perché ammette il rettore quella che l’Ateneo attraversa «è una situazione pesante da gestire a cui ho dedicato quasi tutto il mio primo anno. E avremo difficoltà strutturali ancora per i prossimi 18 mesi col rischio di crisi di liquidità: le misure messe in atto richiedono tempo». Parole che stridono con quelle vergate nel volantino distribuito dai partiti della maggioranza. Soprattutto, laddove Pd, Siena Futura, Riformisti, Sel-Sinistra Ecologia e Libertà, Italia Dei Valori e Comunisti Italiani sottolineano che «in una situazione di dissesto conclamato, l’Università ha bisogno di credibilità e autorevolezza».

Il Rettore prova a spiegare che «è chiaro a tutti che la pesante situazione finanziaria del nostro Ateneo, per troppo tempo tenuta nascosta, è anche frutto di errori e comportamenti inaccettabili, di omissioni nei controlli». E, nel confermare «fiducia nel complesso lavoro della magistratura», annuncia che «gli organi di governo valuteranno, nel momento in cui la procedura giudiziaria lo consentirà, l’eventualità che l’Ateneo si costituisca parte civile nel dibattimento». Nessun accenno, invece, all’inchiesta relativa alla regolarità delle elezioni che lo scorso anno lo videro prevalere, al ballottaggio, sul rettore uscente, Silvano Focardi, per una manciata di voti. Del resto «primum vivere», evidenzia citando «un vecchio maestro». Così, infonde, speranza nel futuro e illustra il progetto per il rilancio dell’Ateneo, anche se prima deve fare un’ultima considerazione economica relativa alla messa in vendita del patrimonio immobiliare. Già perché «tale patrimonio – riconosce –, non è ingentissimo come qualcuno pensava sulla base di precedenti stime approssimative». Così, pur ringraziando, «chi si è impegnato nel loro acquisto e valorizzazione», Riccaboni deve ammettere che anche da queste operazioni non arriveranno tutte le somme sperate. Insomma, la strada è ancora tutta in salita. Ma il Rettore rivendica che il «futuro esiste. Non sarà un percorso facile e rettilineo». Ma «perché esso abbia successo – conclude – è indispensabile il contributo di tutta la nostra Comunità». L’Anno Accademico è ufficialmente aperto. Come sarà, lo si comprenderà, solo giorno dopo giorno.

11 Risposte

  1. […] Originale: Tutti pazzi per la costituzione di parte civile nel dissesto dell’Università di Siena Aggregato il   22 novembre, 2011 nella categoria Comparazione, Finanziamenti […]

  2. Sinistra per Siena. Con soddisfazione apprendiamo che sta raccogliendo consensi, sia presso le forze politiche che da parte dello stesso Rettore, la proposta avanzata da “Sinistra per Siena” circa la costituzione di parte civile dell’Università degli Studi di Siena nel procedimento contro i responsabili del buco di bilancio. Come si ricorderà l’avevamo avanzata già in campagna elettorale non per mero spirito propagandistico, ma nella convinzione che il danno provocato alla nostra antica Università dovesse essere ripagato il più possibile dai responsabili.

    Con la consegna degli avvisi di garanzia sappiamo che due ex rettori, direttori amministrativi, segretari di dipartimento, contabili e revisori dei conti sono accusati di aver gonfiato i bilanci, di aver sottratto beni e denari pubblici per scopi personali, di non aver esercitato la funzione di controllo che era stata loro affidata. Il danno finanziario è enorme e il piano di risanamento ricade tutto sulle spalle dei lavoratori, che hanno perso il posto, dei docenti e degli studenti che vedono diminuire il livello dell’offerta culturale, con uno screditamento complessivo dell’istituzione università e ripercussioni negative anche per la città.

    Gli organi accademici hanno il dovere di guardare avanti e il doloroso compito di risanare, nella consapevolezza però che il disastro non è frutto di un cataclisma naturale, ma di comportamenti colpevoli di persone che il processo consentirà di individuare. “Sinistra per Siena” ritiene che a loro vada chiesto di ripagare il deficit. Alle istituzioni e alle forze politiche cittadine di governo che non hanno vigilato, ma semmai tollerato e favorito una gestione arrogante ispirata alla conquista di vantaggi personali e di gruppo, chiediamo un atto di responsabilità. C’è bisogno di un grande cambiamento di rotta, a cominciare dalle nomine dei rappresentanti che devono essere preparati, onesti e pronti a svolgere il proprio compito senza timori, nel solo interesse del bene pubblico.

  3. Gentile Giovanni Grasso, ho letto alcuni articoli del Suo indispensabile blog. Le chiedo un’informazione: tra le tante cose che succedono all’Università di Siena ce n’è una su cui Lei potrebbe darmi qualche chiarimento: si tratta del collegamento tra la sezione di Antropologia del mondo antico diretta da Bettini e la Scuola di dottorato in “Antropologia, storia e teoria della cultura” dell’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM). Ora, visto che ormai si sa cosa è il Sum, che ancora qualcuno ha il coraggio di spacciare per centro di eccellenza, come si spiega che Bettini non abbia detto una parola sulla faccenda e tenga legami stretti con un gruppo di indagati e probabili truffatori? Grazie. Francesca

  4. A quanto mi risulta, hanno chiesto espressamente la costituzione di parte civile nel processo per il dissesto dell’Università degli Studi di Siena:
    1) UGL Università e Ricerca
    2) Sinistra per Siena
    3) Confsal Snals Università – Cisapuni
    4) Unione Sindacale di Base (USB)
    5) Partito Democratico (Pd)
    6) Siena Futura
    7) Riformisti
    8 ) Sinistra Ecologia e Libertà
    9) Italia dei Valori
    10) Comunisti Italiani
    11) PdL (solo alcuni esponenti)

    Per l’Università il rettore ha dichiarato: «gli organi di governo valuteranno, nel momento in cui la procedura giudiziaria lo consentirà, l’eventualità che l’Ateneo si costituisca parte civile nel dibattimento». Il rettore è un organo di governo dell’Ateneo. Pertanto, vorremmo sapere la sua posizione in merito alla costituzione di parte civile! Riccaboni è favorevole o contrario? Oppure, aspetta di conoscere l’orientamento del Senato Accademico e del CdA?
    Se ho dimenticato altre sigle, me ne scuso. Le aggiungerò al momento della segnalazione.

  5. «Le parole del rettore in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Università di Siena sono un primo passo, ma non bastano. Speriamo di non dover chiedere all’Europa di mandarci qualche commissario o di istituire un governo tecnico. Bisogna, però, fare in fretta: si chiariscano le colpe e si diano nomi e cognomi di chi ha creato il dissesto finanziario, ma non si trascuri nemmeno di fare luce sulle presunte irregolarità nelle votazioni del rettore». Così Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e presidente federale del Movimento giovani padani e Irene Aiazzi del Movimento giovani toscani, commentano l’apertura dell’anno accademico a Siena. «Sarebbe da valutare l’opportunità per il neo-ministro di annullare il decreto di nomina del rettore e indire nuove elezioni.»

  6. «Speriamo di non dover chiedere all’Europa di mandarci qualche commissario o di istituire un governo tecnico.» Lega Nord

    Al contrario, speriamo di sì!

  7. Chiedo scusa, ma dove si trovavano partiti e sindacati, quando si consumavano i crimini che ci hanno condotto a tutto questo? Forse che non era già noto ed evidente da allora che con quel tipo di gestione (concorsi truccati, carriere fondate sul nulla, frustrazione sistematica del merito e della professionalità, nepotismo, clientelismo e abusi di ogni genere e tipo! …), saremmo finiti in braghe di tela?. Ora siamo tutti parte offesa? E le vittime? Quelli che hanno ancora procedimenti aperti contro quella gestione? Quelli che sono stati costretti a scappare o a cercarsi un altro lavoro? Quelli che furono allora isolati e nell’isolamento sono rimasti a causa del loro coraggio civile? Quelli che si sono dovuti impegnare e sacrificare una vita e una carriera contro quel potere mafioso? Quelli non sono parte offesa? Chi si preoccupa di loro? È una vergogna, un’indecenza, uno schifo!!! Mi vergogno d’essere italiano!!!

  8. Se il poeta diceva “ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”, qui si fa l’opposto. Ma non mi pare di ricordare che quando fu deliberata l’ultima famigerata infornata i sindacati si fossero strappati le vesti per l’equilibrio finanziario compromesso. Certo sempre meglio stare dalla parte dei “buoni”, ma di certo qualche responsabilità ce l’hanno anche coloro che adesso si stracciano le vesti. Ricordo un saggio discorso del prof. Basili agli stati generali anni fa…

  9. Non era il Poeta. Era il Drammaturgo Berthold Brecht che, per quel che mi risulta, scriveva in prosa.

  10. …il dato letterario poco rileva!
    Rilevante e grave è invece il fatto che per un ventennio o giù di lì (faccia meglio i conti chi ha memoria storica migliore della mia), quelli che ora si sentono danneggiati non hanno né detto né fatto nulla (come mai?) e solo oggi, al cospetto del “cadavere”, si mettono in fila con il coltello in mano per sferrare l’ultimo (in realtà il primo e su un corpo già deceduto!… quale coraggio!) e decisivo fendente… ci sono proprio tutti; perfino (audite, audite), il “cadavere” medesimo che se la prende con se stesso per… il danno che si è arrecato!?!?!?
    È una fiera, un tripudio, un giubileo di rivendicazioni fatte da tutti… meno che dalle vittime!!!
    Se non è storia d’Italia, questa!!!… Vergogna! Vergogna! Vergogna!

  11. Er compagno scompagno

    Un Gatto, che faceva er socialista
    solo a lo scopo d’arivà in un posto,
    se stava lavoranno un pollo arosto
    ne la cucina d’un capitalista.

    Quanno da un finestrino su per aria
    s’affacciò un antro Gatto: – Amico mio,
    pensa – je disse – che ce so’ pur’io
    ch’appartengo a la classe proletaria!

    Io che conosco bene l’idee tue
    so’ certo che quer pollo che te magni,
    se vengo giù, sarà diviso in due:
    mezzo a te, mezzo a me… Semo compagni!

    – No, no: – rispose er Gatto senza core
    io nun divido gnente co’ nessuno:
    fo er socialista quanno sto a diggiuno,
    ma quanno magno so’ conservatore!

    Trilussa

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