Università di Siena: u’ chiachill’ e il “grande vecchio”

Angelo Riccaboni e Luigi BerlinguerI peccatucci del “saggio” Berlinguer (il Giornale 20 gennaio 2013)

Gian Marco Chiocci. Lui è San Luigi Berlinguer da Sassari, cugino di Enrico, presidente del comitato dei garanti del partito di Bersani. Il più saggio tra i saggi. Il Potentissimo della città del Palio. Che qualche scivolata ha consegnato lui stesso ai posteri. 
Il primo incarico serio è Siena, dove arriva giovane esponente Pci per rappresentare il partito negli organi di controllo di Monte dei Paschi, la banca rossa oggi nel baratro e sott’inchiesta a causa dell’acquisto stratosferico di Antonveneta nel cui Cda c’è andato giust’appunto a finire il figlio Aldo, detto Aldino, carriera lampo universitaria (oggetto di interrogazioni parlamentari) con impiego saltuario financo nell’ateneo di Siena dove il papà fu in precedenza rettore prima di diventare ministro. Ai detrattori senesi, e non, è venuto spontaneo malignare sulla coincidenza della presenza del primogenito nel board della banca del Nord-Est e la successiva candidatura del babbo proprio in quell’area piena degli sportelli dell’istituto veneto quando, nell’aprile del 2009, Luigi si candidò alle Europee. Povero Aldo, e povero genitore, bersagliati dai pettegolezzi per l’inchiesta sull’aeroporto di Siena ad Ampugnano (dov’è indagato Mussari, presidente dell’Abi, ex presidente Mps) visto che il non indagato Aldo sedeva impropriamente nel Cda, come ricorda quest’informativa congiunta del 14 luglio 2010 Carabinieri-Finanza: «Il 30 maggio 2007 il Cda dell’aeroporto di Siena aumenta da 6 a 8 i propri consiglieri in dispregio al decreto Bersani che prevede un massimo di 5 consiglieri pubblici comprensivi per le società partecipate (…). Questo fu fatto anche per meglio rappresentare la nuova composizione con la quota privata notevolmente più influente rispetto alla pubblica: su rimostranze del comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto, nel 2007 il Cda della società – continua l’informativa – fece dimettere Aldo Berlinguer (figlio del più noto Luigi, già ministro) così riportando l’organo sociale alla forma legale».

Le «colpe» dei figli non possono certo ricadere sui padri, che nel caso di Luigi qualche «colpa» nel dissesto senza precedenti dell’università senese sembra però averla stando a quanti addebitano alla sua gestione una parte di responsabilità nella voragine di bilancio (270 milioni di euro di debiti) emersa nel 2008. Quando scoppiò il bubbone governava il rettore Silvano Focardi, subentrato al professor Piero Tosi, Magnifico delfino designato da Berlinguer, poi sollevato dall’incarico a margine di un’inchiesta della magistratura. Proprio Tosi con un blitz si rese protagonista della ri-assunzione del pensionato Berlinguer intenzionato, disse più d’uno, attraverso il passaggio accademico, a diventare giudice costituzionale. E proprio per rendere più celere il transito l’Ateneo ordinò 300 volumi dal titolo «Tra diritto e storia, studi in onore di Luigi Berlinguer». Nessun atto aveva autorizzato la spesa, a scandalo esploso l’editore Rubbettino non venne pagato. Fece causa, e dopo anni ha finalmente intascato il dovuto. 
Tra le contestazioni più feroci a don Luigi, oltre alle assunzioni di massa nell’organico tecnico amministrativo e di docenti, le consistenti spese «edilizie», l’Inpdap non pagato, i tanti, troppi, soldi spesi in occasione dei faraonici festeggiamenti per i 750 anni di fondazione dell’Università (8 miliardi di lire a fronte del miliardo iniziale). E che dire delle «pressioni» fatte sul ministro Gelmini affinché firmasse il decreto di nomina dell’attuale rettore amico Riccaboni. Intercettato il 3 novembre 2011, Berlinguer si informa con Riccaboni sullo stato delle indagini e spiega che «tutto ciò non può bloccare la nomina del nuovo Rettore». 
La Gelmini, dice, è critica sul futuro dell’università di Siena in relazione ai bilanci. «Devi tenere un atteggiamento soft col ministro». Alla fine l’ok della Gelmini arriva ma con più di una riserva collegata all’esito dell’inchiesta che il prossimo 22 febbraio vedrà la commissione elettorale dell’università rischiare il processo davanti al gup per irregolarità nell’elezione di Riccaboni, proprio lui, il rettore «sponsorizzato» dal garante Pd.

Sullo stesso argomento:
– Francesco MerloL’importanza di chiamarsi Berlinguer (Corriere della Sera, 19 maggio 1996).
– Francesco SpecchiaBerlinguer critica i nepotisti ma si dimentica del figlio (Libero, 30 novembre 2010).
– Giovanni Grasso. E c’è chi entra in Università, ne esce andando in pensione e poi ci rientra (Il senso della misura, 16 marzo 2011).
– Giancarlo MarcottiMa quanto è bravo Aldo Berlinguer (Borsa Forex Trading Finanza, 30 settembre 2011).
– Tommaso Strambi. Dal diritto settecentesco sardo all’olimpo dell’Università (La Nazione Siena, 27 gennaio 2012).

3 Risposte

  1. Sarà vero? Leggete quel che ha scritto prontamente “Il Corriere di Siena” riguardo all’articolo di Chiocci. Altre volte Berlinguer ha minacciato querele, rimaste poi lettera morta. Ora, però, siamo in campagna elettorale e il Pd non può permettersi questo sputtanamento, mentre si prepara a governare il Paese.

    Berlinguer querela il Giornale
    Luigi Berlinguer ha dato mandato ai suoi avvocati di intraprendere azioni legali nei confronti del Giornale per l’articolo dal titolo «I peccatucci del “saggio” Berlinguer». A renderlo noto è un comunicato del Pd. Il sommario del pezzo recita «Il garante del Pd giudica i compagni ma non è senza ombre: dal figlio in Antonveneta agli sprechi quando era rettore».

  2. Come la mettono, ora, Luigino e Aldino Berlinguer? Intraprenderanno davvero azioni legali nei confronti del Giornale? Magari lo facessero! In realtà, con le dimissioni di Mussari, è molto meglio per loro tenere un basso profilo. Addio querele!

  3. […] è bravo Aldo Berlinguer (Borsa Forex Trading Finanza, 30 settembre 2011). – Gian Marco Chiocci. I peccatucci del “saggio” Berlinguer (il Giornale, 20 gennaio […]

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