Università di Siena: dissesto e prospettive di rilancio

La locandina dell’incontro pubblico sul tema “Università di Siena: dissesto e prospettive di rilancio“. Interverranno: Gabriele Corradi (candidato sindaco di Siena), il senatore Giuseppe Valditara, Pierluigi Piccini, Silvio Pucci, Eleonora Scricciolo e Giovanni Grasso. Di seguito un intervento di Gabriele Corradi.

GLI STUDENTI SONO LA GARANZIA DI UN FUTURO MIGLIORE

Gabriele Corradi (candidato sindaco di Siena). La situazione economica dell’Università di Siena è ormai nota ai più. La crisi, scoppiata nel settembre 2008, era stata tuttavia annunciata da alcuni dei docenti più avveduti, rimasti purtroppo inascoltati. Origine del problema, a mio parere, sono i cambiamenti normativi degli inizi degli anni Novanta, che portarono a una sorta di rivoluzione politico-amministrativa la quale, dando autonomia alle Università, obbligava altresì a un cambio di passo della cultura amministrativa del Paese. Un cambio di passo che non fu compreso dal governo dell’Università, il quale non seppe prevedere che l’entità della spesa, in presenza di investimenti immobiliari, progressioni di carriera, assunzioni – provvedimenti questi ultimi che, nel loro complesso, hanno indistintamente riguardato personale docente e tecnico-amministrativo – sarebbe esponenzialmente aumentata, con un contestuale decremento della popolazione studentesca generata non solo dall’abbassamento della curva demografica, ma anchedal moltiplicarsi di nuove sedi universitarie, le quali hanno progressivamente eroso il tradizionale bacino di utenza al di fuori della Toscana.

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Non è detto che un ottimo ricercatore sia in grado di insegnare altrettanto bene

Non contano le pubblicazioni ma le abilità didattiche (da: “Italia Oggi”, 16 marzo 2011)

Ettore Bianchi. Troppo laboratorio non fa bene all’università. In Australia, almeno, dove l’ateneo di Sydney ha deciso di dare una svolta all’attività didattica: meno laboratorio, più insegnamento e rapporto stretto con gli studenti. L’orientamento emerge con chiarezza dal percorso di  Erica Sainsbury, docente di farmacia. Da studentessa si divideva tra la presenza in laboratorio e le lezioni teoriche in aula. Ora che è salita in cattedra, invece, ha deciso di abbandonare la parte pratica per trascorrere gran parte del suo tempo ad assistere gli studenti, ad aggiornare le lezioni e le ricerche, a lavorare con i tutor e a partecipare alle discussioni via internet. Sainsbury, 51 anni, appartiene a una cerchia, per ora ristretta ma in espansione, che segue il nuovo corso: poca o nessuna ricerca. Gli atenei non disdegnano, sottolineando che in questo modo è possibile concentrarsi sul miglioramento dell’insegnamento e dell’apprendimento: due elementi che finora non sono stati abbastanza premiati. La ricerca è sempre stata considerata il compito più prestigioso per gli accademici in molte università. Al punto che un sindacato dei docenti ha osservato che bisogna fare attenzione al fatto che chi si dedica alla nuova impostazione non venga relegato al ruolo di professore di seconda categoria. Mentre in paesi come Stati Uniti e Germania queste figure esistono da tempo, per l’Australia si tratta di una novità che, come tale, dovrà essere assimilata con il tempo. Anthony Welch, docente di educazione a Sydney, sostiene che negli ultimi decenni ci si aspettava chiaramente che un docente facesse ricerca. Anzi, molti atenei avevano posizioni di sola ricerca, soprattutto in ambito scientifico, e questo serviva agli atenei per scalare migliori strutture. Ora, però, arrivano sempre meno fondi governativi e gli studenti sono aumentati: ciò richiede una maggiore attenzione nei loro confronti. All’università di Melbourne si sta valutando l’ipotesi di creare carriere ad hoc per gli specialisti dell’insegnamento, ma il sostegno finanziario è importante per lanciare la nuova impostazione didattica. Finora i docenti puri, se così si possono definire, erano per lo più docenti di secondo piano, con un inquadramento meno stabile sul versante contrattuale. Adesso sono gli stessi atenei a reclamare una svolta e a pretendere che a far carriera non sia soltanto chi pubblica risultati di grido grazie a esperimenti condotti in laboratorio. Anche perché, come succede anche fuori dall’Australia, non è detto che un genio della fisica o della chimica sia in grado di insegnare altrettanto bene.

Secondo gli studenti, le scelte dei vertici mettono a rischio la sopravvivenza dell’università di Siena

Il 31 dicembre 2008 pubblicavo una parte dell’articolo (“Bilanci creativi”) della Prof.ssa Lucia Lazzerini con il seguente titolo: «A Firenze come a Siena gli stessi che hanno prodotto lo sfacelo si presentano come i paladini del risanamento dell’ateneo». Appena 2 anni dopo, a Siena, per «definire il nuovo progetto di Università», come dicono gli studenti nell’articolo seguente, ritroviamo proprio quei docenti che cercano così, oggi, «di mantenere tutti i loro privilegi a discapito dell’interesse comune.»

Dimensione Autonoma Studentesca (DAS). Il DAS vuole rivolgersi ancora una volta alla cittadinanza per farle comprendere la gravità dei fatti che si stanno susseguendo all’interno dell’Università di Siena. Sembra infatti che quel muro che, per anni, ha separato “ciò che succede dentro” da “ciò che succede fuori” l’Università, dopo essere stato abbattuto dal “buco” si stia di nuovo manifestando, impedendo a coloro che per primi subiranno le conseguenze delle decisioni prese, ossia l’intera Città, di capire cosa stia succedendo. Non si tratta infatti di bloccare un Consiglio di Facoltà, peraltro illegittimo. Non si tratta di una nuova impostazione dei Corsi di Laurea, né del giudizio politico verso l’amministrazione o il governo. No, si tratta della stessa sopravvivenza dell’Ateneo senese, e quindi dell’indotto economico, sociale e culturale che fonda, in gran parte, la nostra città. Ma cosa sta succedendo?

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Una proposta per l’Università di Siena, da prendere in seria considerazione, viene dagli studenti: «occorre un rettore riconosciuto da tutti»

Dimensione Autonoma Studentesca (DAS). Il DAS, dopo settimane di riflessione politica ha deciso di inviare questo comunicato alla stampa cittadina. Una decisione difficile, presa dopo che la Procura della Repubblica ha convocato i rappresentanti degli studenti per interrogarli in merito alle elezioni rettorali. Un comunicato che arriva dopo una serie di esposti, interrogazioni, relazioni e rinvii di nomine in un momento in cui questa nostra Università ha bisogno di chiarezza, rigore e responsabilità.

Gli studenti non ci stanno ad essere additati come responsabili di irregolarità nelle elezioni a Rettore. Non ci stanno, non ci stiamo. 
Noi studenti del DAS siamo stati fin troppo spesso accusati di essere degli untori che, denunciando pubblicamente la decadenza dell’istituzione accademica, farebbero sponda a detrattori che vogliono la chiusura del nostro Ateneo. È forse giunto il momento che l’amministrazione dell’Ateneo (centrale così come nelle Facoltà) si faccia un esame di coscienza, anche alla luce della relazione degli ispettori ministeriali che – ancora segreta – sta già facendo tremare troppe persone. Un momento catartico, che permetta di creare insieme un nuovo modello di Università, dopo il crollo presente e la bomba atomica chiamata DDL Gelmini. Una riflessione da parte di quelle persone le quali, accusando noi, cercano di occultare un marcio che, per quanto nascosto, continua a palesarsi.

Alla luce di queste riflessioni appare evidente la necessità di rifondare in toto la comunità accademica, ormai sfilacciata per via di interessi particolaristici e già pronta a spartirsi le macerie accademiche che rimarranno dopo la deflagrazione dell’ordigno Gelminiano. La cogenza di ricreare un sentire comune tra lavoratori, studenti e poi docenti non può però basarsi su presupposti poco chiari.

Per questo motivo ci interroghiamo sull’esigenza, ad oggi, di andare avanti con la nomina di un nuovo Rettore che dovrà guidare il nostro Ateneo in una situazione che quotidianamente diventa più difficile. Un Rettore che verrebbe nominato in circostanze pregiudiziali per l’interesse della nostra Università, con una elezione su cui la Procura sta investigando e sulla quale troppi interessi terzi – politici e finanziari – si sono evidenziati. È infatti necessario che la figura del nuovo Rettore sia riconosciuta da tutti, senza che forze esterne, con finalità aliene al mondo accademico, possano continuare a delegittimare l’Università di Siena, come stanno facendo ormai da mesi. Non vogliamo un commissario governativo. Ma ci interroghiamo se – forse – non sia necessario procedere a nuove elezioni a Rettore, senza “tramini”, senza macchie, senza pregiudiziali. Per questo chiediamo al professor Riccaboni di fare un passo indietro, e al decano dell’Università di indire nuove elezioni a Rettore, nell’impegno comune, da parte di ognuno, per una completa trasparenza in tutti i procedimenti decisionali dell’Ateneo.

L’Università si qualifica forse mediante il “riciclo dell’ignoranza” del post-laurea?

Tommaso_gastaldiTommaso Gastaldi. … I Master crescono ad un ritmo preoccupante, perché in molti casi sono diventati le teste di ponte per far transitare soldi pubblici fuori da istituzioni o società pubbliche. Denaro che puntualmente rientra in tasca ai decisori stessi dei finanziamenti in forme varie, come ad esempio l’insegnamento remunerato nei corsi master. Ne esistono alcuni retribuiti a 500 € l’ora. Per non parlare di presidenti di compagnie primarie che presiedono i Master universitari, anche se formalmente la figura del presidente, nella gestione dei master non è prevista. Il punto però è un altro. È l’arroganza e la presunzione d’impunità con la quale si portano avanti questi giochi. Spesso sulle spalle di qualche ignaro e ingenuo studente, che magari i 10.000 euro per il master li mette di tasca propria, credendo nella bontà dell’iniziativa e nella fiducia che dovrebbe ispirare un’istituzione universitaria sana. Va inoltre detto che alcuni docenti non fanno altro che riproporre nei master la medesima frittata avariata scodellata nei corsi ordinari. Un fenomeno che io, non troppo scherzosamente, chiamo “riciclo dell’ignoranza”. Inutile dire poi che se qualche mosca bianca tentasse di proporre un master genuino e serio, verrebbe prontamente bloccata dai gruppi di potere che gestiscono questo business con ostacoli burocratici di varia natura…

Da: “liberal“, 10 aprile 2008.

Da studente universitario devo bocciare i professori

Fabio_mussi2Luca De Martino, Roma. Lettera a: la Repubblica 5 novembre 2006. Ho 29 anni e sono laureato in Filosofia alla Sapienza di Roma. La frammentazione di cattedre, esami e corsi di laurea è uno sconcio, ma purtroppo non è il solo. Se potessi, per una volta, esaminarli dopo essere stato esaminato e parlando molto chiaramente direi: 1. I concorsi universitari (quasi tutti) sono truccati e predeterminati nei vincitori. 2. I docenti sono (spesso) conniventi con questo iniquo sistema di reclutamento. 3. Gli studenti che rifiutino di prestar servizi di vario genere ai docenti per poi essere ammessi agli esami concorsuali sono emarginati. 4. I pochi docenti onesti sono ridotti al silenzio da un tacito quanto ostinato «lavoro di squadra» da parte dei loro colleghi allineati. 5. Essendo questo sistema attivo ormai da diversi anni (o forse decenni), un’intera generazione di «professori» è stata cooptata quasi nella sua interezza secondo ragioni clientelari e nepotistiche. Risultato: un’intera generazione di «professori» vale poco o nulla.

5. Ateneo di Siena: gli studenti sul legame città-università

Rettorato-unisiIl legame città-università a Siena è inscindibile: non esisterebbe città senza la sua sede universitaria, così come immaginare una università svincolata da essa è impossibile. Quello tra cittadini residenti e studenti universitari fuori sede è tuttavia un rapporto spesso difficile e talvolta conflittuale come i recenti fatti di cronaca hanno rivelato. Armonizzare le due anime della città deve essere l’obiettivo primario di ogni istituzione e della globalità delle componenti della società senese: forze politiche, mondo universitario, contrade. E’ necessario, oggi più che mai, aprire un confronto a 360 gradi tra tutte le parti della città, individuare i bisogni urgenti ed adoperarsi alla costruzione di una città realmente aperta al confronto, che non consideri gli studenti fuori sede “altro da sé” e che superi le differenze, abbattendo effettivamente ogni barriera sociale e culturale. Liberarci dal pregiudizio e mostrarci predisposti al mutuo confronto è un impegno che coinvolge l’intera comunità, primi fra tutti gli studenti, e che occorre portare avanti per dimostrare alla città che la nostra presenza a Siena non può e non deve essere solamente un luogo di speculazione.
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4. Ateneo di Siena: gli studenti su proroga del mandato del rettore e ddl Moratti

 

Come studenti eravamo in parte scettici ed in parte contrari all’opportunità di una modifica di statuto che ha di fatto permesso il prolungamento del mandato del rettore ma confidavamo nell’impegno assunto ad accogliere le nostre richieste e a sostenere le nostre iniziative. L’università è stata sotto i riflettori dal mese di settembre fino all’approvazione del DDL Moratti in quanto sede della presidenza della CRUI e noi studenti ci siamo impegnati a produrre documenti sul tema del riordino della docenza e della riforma del 3+2 ma la rappresentanza studentesca è, oggi, indignata e profondamente delusa per come le nostre richieste siano state disattese e per come le nostre proteste siano state strumentalizzate per gli interessi di pochi. (da: Intervento studenti inaugurazione 765° Anno Accademico 2005-2006) Download turriziani-inaug_nov2005.pdf

3. Ateneo di Siena: gli studenti su destinazione del personale e offerta formativa

(…) si dovrà procedere ad una valutazione meritocratica del personale, risolvere i conflitti di attribuzione di competenze, destinare il personale dov’è realmente necessario e definire chiaramente le responsabilità delle strutture centrali e periferiche. E’ necessario razionalizzare anche l’offerta formativa, in questi anni c’è stata una moltiplicazione degli insegnamenti spesso giustificata solo dalla necessità di garantire qualche docente. Piuttosto vanno destinate risorse a forme più avanzate di insegnamento e di ricerca per non svilire il valore della laurea altrimenti inutile senza master e specializzazioni. A questo fine vanno promosse reti di eccellenza con soggetti ed istituzioni europee e del territorio capaci di attrarre investimenti per la didattica e la ricerca.(da: Intervento studenti inaugurazione 765° Anno Accademico 2005-2006)Download turriziani-inaug_nov2005.pdf

2. Ateneo di Siena: gli studenti su esautorazione degli organi statutari e governance

è ora di portare democrazia e partecipazione all’interno della nostra comunità universitaria. Troppo spesso in questi anni gli organi statutari sono stati relegati al ruolo di notai di decisioni prese al di fuori di essi. E’ necessario ritornare allo Statuto, alla centralità dei suoi organi ed alla collegialità delle scelte. La nostra università in questi anni ha avuto una governance molto confusa ed una moltiplicazione di commissioni prive di poteri reali. Gli studenti devono far sentire la loro voce in maniera incisiva, la formula del parere consultivo assegnato al Consiglio Studentesco risulta del tutto inefficace. Il Consiglio Studentesco deve esprimere pareri vincolanti in primo luogo su quello che riguarda la didattica e la contribuzione studentesca. (da: Intervento studenti inaugurazione 765° Anno Accademico 2005-2006)