Nella “presentazione e scopi” di questo blog si legge: «Nel nostro Ateneo “Comunicazione e Marketing” sono ora il top della conoscenza, il sapere dei saperi, la filosofia di questa vita e anche dell’aldilà. Si tratta il sapere come merce da vendere, cercando di coinvolgere, sulla base del “riconoscimento dei crediti”, masse sempre più cospicue di persone e intere categorie professionali, vale a dire persone di tutte le età. Si tratta il titolo di studio come un prodotto da consumare. Presto la laurea sarà portata a casa dal fattorino, telefonando sullo schema del “pronto pizza”! La situazione è seria e il degrado è inarrestabile. La cultura non può scendere per andare incontro alle masse; lo studio è da sempre fatica e selezione.»
In questo campo la realtà ha ormai superato la fantasia. È sufficiente leggere «Lauree facili proposte in convenzione come batterie di pentole», come dice Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, o Cristiana Gamba su Il Sole 24 Ore, o la Sinistra Universitaria di Siena sul Manifesto o S.M. sul Corriere di Siena.
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