Ateneo senese: la rinascita è possibile se si attua il piano di risanamento approvato

Si riporta un articolo di Gaetano Quagliariello pubblicato oggi dal Corriere di Siena e da l’Occidentale.

DAL RISCHIO CRAC ALLA RINASCITA
Il caso dell’università di Siena può diventare emblematico

Gaetano Quagliariello. Perché il caso dell’università di Siena può diventare emblematico dello stato dell’università italiana? E perché potrebbe indicare la strada di come trasformarla, evitando sprechi, rendendola competitiva, mettendo finalmente al centro l’interesse della comunità e degli studenti?
La risposta è semplice. Lo stato comatoso dell’università di Siena rimanda a responsabilità diffuse che si sono stratificate nel tempo. Non consente, dunque, discorsi ideologici né tanto meno la possibilità di scaricare le colpe su Mussi o sulla Gelmini. E neppure, per intero, su questo o su quel rettore. I fatti possono essere ricostruiti come una favola della quale non sappiamo ancora se vi sarà un lieto fine.
C’era una volta una università, antica, nobile e prosperosa: una delle più ricche del reame, invidiata da tutte anche per il contesto di storia e bellezze artistiche che le faceva da cornice.
Un brutto giorno, all’improvviso, la bella università scopre di essere gravemente malata di un male che le era lentamente e silenziosamente penetrato nelle ossa senza che nessuno se ne accorgesse. Cos’era accaduto? Nel corso degli anni vi era stata una sottostima dei residui passivi, che unita alla sovrastima delle entrate realmente esigibili ha determinato un disavanzo insopportabile.
In sintesi: a fronte di entrate sovrastimate e spese sottostimate, per fronteggiare le uscite correnti e i bisogni di cassa, si è scoperto che erano stati ritardati i versamenti all’Inpdap per un importo di 99 milioni di euro nonché un pagamento dovuto all’Irap per un importo di 27 milioni di euro (comprensivi delle relative sanzioni). È previsto, inoltre, uno scoperto di conto corrente di 44 milioni di euro al 31 dicembre 2008 e disavanzi di varia natura dovuti alle eccessive spese. Sicché il totale dei debiti ammonta a oltre 170 milioni di euro.

La maggior parte del disavanzo si era consolidato nelle passate gestioni; una parte più contenuta in quella attuale. Ma di fronte a una così invasiva malattia, quel che c’è da chiedersi è: chi sapeva? Perché si è taciuto? Chi ha certificato bilanci falsi? Ed è stato moralmente commendevole che si sia continuato a richiedere sovvenzioni, pubbliche e private, con il fine di coprire e aumentare lo stato di dissesto?
Se a queste domande s’intende fornire risposte serie, senza scaricare la croce sul primo che capita, è necessario attendere tutti gli approfondimenti del caso da parte dell’autorità competente. La parte della storia che, invece, può già essere raccontata è quella che ci dice come ha reagito la bella università una volta che, guardandosi allo specchio, si è vista improvvisamente brutta, piena di rughe, non più appetibile.
Ha ricercato nella lotta agli sperperi, in una ritrovata efficienza, nell’abolizione di inutili privilegi l’elisir dell’eterna giovinezza. In pochi giorni ha trovato il coraggio di fare ciò che altrove, per evitarlo, si convocano assemblee permanenti, si fanno occupazioni, si raccontano bugie agli studenti. La ricetta può essere così sintetizzata:
– Per adeguare l’organico alle effettive esigenze dell’ateneo, nel 2009 niente procedure concorsuali per professori di prima e seconda fascia, collocazione a riposo del personale tecnico-amministrativo al raggiungimento dei 40 anni di contribuzione, e tassativa esclusione della possibilità di mantenere in servizio oltre i limiti di età sia il personale docente che quello tecnico-amministrativo.
– Per concentrare le risorse laddove vi è massa critica didattica e scientifica, delle cinque sedi distaccate resteranno aperte solo Arezzo e Grosseto, mentre verranno chiuse Colle Val d’Elsa, San Giovanni Valdarno e Follonica.
– I corsi di studio passeranno dagli attuali 119 a 88. Molte lauree inutili, anzi dannosi specchietti per le allodole a beneficio di studenti condannati alla disoccupazione, verranno soppresse. In particolare, le lauree triennali passeranno da 62 a 44; le lauree magistrali da 57 a 44. E ciò consentirà un’ottimizzazione di tutti gli spazi attualmente in locazione.
– Per privilegiare la scientificità e la interdisciplinarietà delle aggregazioni di ricerca in luogo dell’esistenza di piccole oasi di potere, i dipartimenti verranno aggregati in modo da non superare il numero massimo di 25, attualmente sono 47.
– Dei master e dei corsi di perfezionamento resteranno in piedi solo quelli in grado di autofinanziarsi e, per questo, appetibili sul mercato anche in relazione ai possibili sbocchi lavorativi.
– Sono stati previsti, infine, nuovi e più agili meccanismi di governance che sfoltiranno comitati e organismi che in questi anni hanno assorbito parte considerevole del tempo dei professori.
Questa cura consentirà di realizzare risparmi pari a 16,5 milioni nel 2009; 26,5 milioni nel 2010; 32,8 milioni nel 2011; 38,7 milioni nel 2012, portando per allora il bilancio in pareggio. Per risolvere il problema del disavanzo pregresso di circa 170 milioni di euro, il consiglio di amministrazione dell’università ha invece conferito l’incarico ad una società immobiliare di procedere alla valorizzazione, e quindi alla possibile vendita, dei beni immobiliari non strumentali e di alcuni strumentali, e inoltre di proporre operazioni straordinarie che consentano la migliore valorizzazione del patrimonio immobiliare stesso.
Ogni favola che si rispetti ha una morale. Quella dell’università di Siena ne ha addirittura due: una di carattere più limitato e congiunturale; l’altra dal significato più generale.
La prima rimanda alla circostanza per la quale, purtroppo, la bella università si è ammalata in un periodo di grave crisi finanziaria, sicché trovare chi anticipi i soldi per la cura è cosa più difficile che in passato. Bisogna, per questo, stare attenti che nessuno ne approfitti cercando di barattare l’aiuto nel momento del bisogno per il potere di controllare permanentemente ciò che non potrà mai fare a meno della libertà. Chi vuole bene all’università di Siena, dunque, deve accertarsi che la cura sia efficace e poi fare tutto il possibile per trovare i modi migliori affinché essa sia posta in atto.
La seconda morale fuoriesce dalle mura della città medievale per investire l’intero Paese. Siena spiega perché tagliare le spese dell’università non solo è possibile ma è doveroso. Solo se si riuscirà a cancellare sperperi, rendite di posizione, privilegi sarà possibile rimettere al centro l’interesse del Paese e delle sue generazioni più giovani. E solo se questo accadrà la nostra università potrà guarire, per tornare bella e ammirata in tutto il mondo com’era un tempo.

103 Risposte

  1. Uh, la bella fola! Ora “La mamma è morta – Babbo Natale non c’è più”, come scrive la mia brava poetessa fuggita a Oxford! Quindi è inutile chiedere le dimissioni del Focardi, il Capitan Chiocciolino. E se si ripensa a come si pavoneggiavano (si, si!!!) i professori e le chiocce messi colà dal Partito per antonomasia… ora professori ma de che!!?? Der buco!!! Tornerà il medioevo e i proff saranno stipendiati dai discenti. Addio docenti der piffaro, addio dolce mia speme… meglio resta’ poeta va’!
    P.S. Chiedere le dimissioni di Focardi… mi sa tanto che somigli a quei coglioni – io li reputo tali – che si dividono su Mc Caine o Obama. Certo, Obama è “il cambiamento”, ma non è certo la rivoluzione: è la continuazione del Sistema. Solo dei fessacchiotti riformistucoli possono credere che cambi il sistema. Obama forse allontanerà the war… ma non andrà contro le lobbies e difenderà più che i lavoratori la “middle class”. Focardi non è taumaturgo né il demone. Certo, come Obama, è “un cambiamento”… ma più apparente che reale. Più formale che reale. È costretto a licenziare i boiari-parte. Ma se la cassa era piena avrebbe mai dato un calcio in culo a quel tale che mi disse che aveva piazzato decine e decine di bocche al rettorato e altrove? E con la “Pasionaria” come la mettiamo? E i superpoteri del “filosofo dell’omosessualità dei broccati”?
    Ma si, cadiamo un poco nell’imbecillità dolce e sincretistica – tanto siamo nel Belpaese-, e facciamo clap clap al Focardi-Obama… Clap, clap!… (magari più spina dorsale… nessun filosofo dei broccati omo te magna…).

  2. Perchè tanto ottimismo, onorevole Quagliarello?? È solo un piano, principalmente di dismissione immobiliare.
    A tal proposito già prima della valutazione si dice che l’intero pacchetto di real estate varrà circa 60.000.000 di euro…
    Saranno confermate queste valutazioni? Chi acquisterà… anche qui le solite voci… qualche costruttore, editore, maggiore azionista privato del Monte? Vedremo se sarà un buon affare e per chi!!!

  3. Gentili Colleghe e Colleghi, gentili Collaboratrici e Collaboratori, gentili Rappresentanti degli Studenti,

    nel pomeriggio di oggi avrebbe dovuto svolgersi una seduta ordinaria del Consiglio di amministrazione della nostra Università. Un gruppo di studenti, dottorandi, assegnisti di ricerca e titolari di contratto ha però occupato la sala consiliare prima dell’inizio della riunione. Gli stessi hanno letto due comunicati ai quali ho replicato brevemente, spiegando le motivazioni di alcune proposte contenute nel Piano di risanamento e da loro contestate. Ho inoltre ricordato che i diritti degli studenti non sono mai stati messi in dubbio e saranno sempre garantiti. Quindi ho ritenuto opportuno rinviare la seduta del Consiglio di amministrazione a una nuova data.
    Quanto accaduto oggi denuncia il timore di queste componenti della comunità accademica per la difficile situazione che l’Università sta vivendo in questo momento ma, al contempo, dimostra che non è stata compresa a pieno la gravità della situazione del nostro Ateneo e la necessità e l’urgenza di attuare quanto contenuto nel Piano di risanamento, che è stato discusso e approvato dagli organi d’Ateneo dopo un lungo confronto con le organizzazioni sindacali e con le Istituzioni del territorio.

    Se dovessero verificarsi nuovi ostacoli allo svolgimento del Consiglio di amministrazione, non consentendo la normale attività di questo Organo di governo, si rischierebbe di aggravare ulteriormente la già difficile situazione dell’Ateneo, portandola a un punto di non ritorno con gravissime conseguenze per chi vi studia e per chi vi lavora.
    Invito, pertanto, tutti a stringersi attorno agli Organi d’Ateneo e a lavorare perché episodi gravi e non confacenti alle regole di una vita democratica, come quello che oggi si è consumato, non si ripetano in futuro.

    Ho sempre dato a tutti la disponibilità a un confronto leale e chiedo che tale lealtà caratterizzi ogni passaggio e ogni azione, da parte di tutti. Ho chiesto subito la convocazione del Consiglio studentesco per confrontarmi con i rappresentanti eletti negli Organi – che, lo ricordo, hanno preso parte alle diverse fasi di definizione del Piano di risanamento – e discutere con loro le principali problematiche che riguardano questa componente vitale della nostra comunità. Al di là di tutto questo, ritengo che la nostra comunità sia consapevole della gravità di quanto stiamo vivendo e abbia la forza e le capacità per riuscire a mettere in atto, insieme agli Organi di governo dell’Ateneo, il piano di risanamento.

    Mi appello, dunque, a tutti coloro che vogliono la salvezza dell’Ateneo: bisogna lavorare insieme e dare attuazione in tempi brevissimi al progetto che abbiamo approvato. Solo in questo modo l’Ateneo senese tornerà a essere un’Istituzione sana e salda, solo in questo modo potremo garantire ricerca, alta formazione e servizi di qualità; solo in questo modo potremo salvaguardare e valorizzare le competenze di chi lavora nell’Università.

    Silvano Focardi

  4. Pensate cosa si sarebbe detto se avessero fatto irruzione dei giovani di destra!
    Il nostro Paese non sarà normale, caro Rettore (e caro Veltroni), finché non si capirà che sono cose ugualmente pericolose. ‘Loro’ sono “naturalmente” giustificati, come nelle Sue parole. Gli altri no. Loro sono per il bene, gli altri per… il Capitale?
    La discussione sulle fondazioni non tiene conto che le università sono già oggi in gran parte privatizzate dai vari baroni di tutti i livelli. L’università “pubblica” in realtà non è di nessuno, o meglio un po’ di tutti e di nessuno per cui c’è chi la rispetta, chi la danneggia, chi la froda rubando lo stipendio, ecc. ecc.
    Pensare all’autoriforma è una ingenuità o una furfantata!
    Cogitate! dal 2+2 il vostro
    Archie

  5. Avevo appena finito di scriverlo che questa storia dei precari della ricerca era una cretinata (dimenticando di dire che è una cretinata strumentalizzata a bella posta da certuni sindacati) che un messo è venuto da Siena arrancando dal Ponte della Pia e mi ha significato che il CdA di oggi è stato vanificato dall’irruzione di diversi precari della cialtroneria. Forse è il caso, caro Silvano, di prendere provvedimenti. È la seconda volta che i lavori del CdA vengono interrotti e proprio quando si deve decidere di cose particolarmente importanti. Richiamo ancora una volta il mio amato Kelsen compendiandone il pensiero: non c’è regola se non c’è la sanzione. Chiamare quei signori con le strisce rosse ai pantaloni forse in casi estremi sarebbe opportuno e lo puoi fare solo tu. Vorrei inoltre precisare che qui forse non è chiaro a tutti qual’è la situazione. Il piano di risanamento sarà debole e opinabile quanto si vuole, ma deve essere attuato il prima possibile perché si preparano altrimenti scenari disastrosi che vanno dal commissario di governo (che si presuppone arrivi con la scure in mano) fino al cataclisma che coinvolgerebbe più di duemila persone (leggi famiglie), il fallimento dell’Ateneo. Se a bande organizzate sarà permesso ancora di causare interruzioni ed ostruzioni di questo genere il risultato sarà esiziale. Dietro il baratro, davanti l’orrido (come tanti ce ne sono da queste parti, di lucreziana memoria). Dispiacerebbe a me che vivo di bosco e di cacciagione levare lo sguardo dalla Colonna e scorgere solo macerie.

  6. Ecco i video del CdA bloccato:



  7. Il commento inserito da “segreto” è tratto dal sito di Stefano Bisi
    0|0
    Nov 22nd, 2008 da 14:58
    Incarico alla società MAZRAS del 2006
    La società MAZRAS società invia all’amministrazione una proposta per una “indagine conoscitiva del bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2005 e della situazione contabile al 31 marzo 2006” (data di invio della proposta 22 maggio 2006).Questa richiesta viene protocollata il 24 maggio e inviata alla segreteria del rettore.Questa proposta viene accettata e firmata dal rettore il 13 luglio 2006, non è stata mai protocollata e rimane agli atti della ragioneria. Il 14 novembre 2006 viene recapitata alla segreteria del rettore con raccomandata una busta contenente i risultati dell’incarico dato alla MAZRAS dal rettore 6 mesi prima. Nella prima pagina della relazione si legge il nome dell’unico destinatario: Prof. Silvano Focardi. La relazione è datata 3 novembre 2006 e non è stata mai protocollata.
    Il 16 aprile 2007 viene effettuato il mandato di pagamento a firma di Silvano Focardi.
    La relazione evidenzia (novembre 2006) la presenza nel bilancio consuntivo di residui attivi di dubbia esigibilità per un ammontare di diverse decine di milioni di euro. Nella relazione la società MAZRAS fa presente che la voce dei residui attivi necessita di un’analisi approfondita urgente. Va fatto presente che l’INPDAP non è stata pagata a partire dal dicembre 2006!!!!.

  8. Il commento inserito da “favo” è di luca.

    Il Focardi continua a scrivere stupidaggini: non è assolutamente vero che ha approvato il piano di risanamento dopo un lungo confronto con le organizzazioni sindacali e con le istituzioni.
    Il tavolo istituzionale con Regione, Comune e Provincia dovrà riunirsi nei prossimi giorni per esaminare il piano anche se in questi giorni sono già arrivate critiche pesanti da parte della Regione, del Sindaco di Siena e dal PD.
    Con le organizzazioni sindacali si è svolto un solo incontro nella giornata di ieri ed i pareri espressi sono stati decisamente negativi e sono state presentate proposte articolate diverse da quelle contenute nel piano.
    Anche gli studenti ed i precari della ricerca e della didattica hanno mosso critiche e chiesto modifiche profonde.
    Insomma un piano è urgente e necessario ma il fatto che non lo condivida praticamente nessuno ad eccezione del Senatore Quagliariello non suggerisce proprio nulla al Rettore ed agli organi di Governo?

  9. Ragazzi miei, dalla Toscana del nord (che non sta benissimo rispetto a Voi: sapete di Firenze e avrete visto occupazione del CdA anche a Pisa) mi sembra di capire che non abbiate chiara una cosa: il Focardi è solo uno nel CdA, che – non so bene di Siena, ma il sito lo chiarirà voglio immaginare – ha tanti altri membri responsabili come lui della gestione del bilancio! Che dice il rappresentante (DS, mi pare) del sindaco? Quello della provincia (DS no?), del MPS (noto come candidato PS alle ultime elezioni) e via dicendo? Qui c’è solo il gioco al massacro del Focardi per sostituirlo con un DS che copra cosa è successo finché possibile. La storia del 2006 poc’anzi segnalata non tiene conto che la finanza sta spulciando dal 2003, o ho letto male i giornali?
    Insomma, è il CdA il vero problema, e la Muscettola (si chiama così?) il nuovo arrivato cattolico doc dovrebbero tirar fuori le unghie! Chiedete, fate mettere a verbale, inchiodate i DS presenti, se posso darVi un consiglio da amico sincero come il vino che mi aspetta tra poche ore.
    Il CdA metta un tetto di taglio necessario e poi le categorie s’industrino, dopo un bel tavolo, ad accordarsi su cosa tagliare “sentito” (giusto Favi! hai visto che ora sei confuso dal favo: intenzionalmente?) il Senato.
    Qualcuno ha capito che questo blog è importante e si tenterà di confoderne la linea, che mi sembra quella della chiarezza e non della persecuzione di questo o quello. Inviterei alla massima correttezza anche “verbale”. Favi, Vorsicht, bitte! Du verstehest, oder nicht?
    A noi poveri contribuenti “nazionali” (voi senesi avete anche altri motivi: il benessere stesso della città che non c’è senza Università florida, mettetevelo bene in testa, favoni! E il Bisi dovrà andare a dirigere il Corriere di Caltanissetta se mai) interessa la trasparenza, non l’inutile ghigliottina. Non si è già dimostrata inutile in un’occasione un po’ più importante?
    Equilibrio, saggezza nella fermezza dei propositi.
    Noi al nord abbiamo problemi analoghi con i vari Pancho della situazione.
    Tra un servizietto e l’altro, saluti democratici dal Vostro
    Arlecchino

  10. Il commento inserito da “destro” è di Stefano Bisi
    Nov 22nd, 2008 da 12:12
    Attento Silvano, perchè rischi di fare la figura del prodotto di Collodi. Non dire che ti sei dovuto scusare con Rita Santarelli, vicepresidente esecutivo della Luiss, perchè era stato fatto il suo nome. L’hai incontrata perchè speravi di convincerla a venire a Siena a fare il direttore amministrativo di un ateneo disastrato dal punto di vista finanziario. Se tu non l’avessi dovuta incontrare mai le avresti chesto scusa. Come si fa a chiedere scusa a una persona che non si conosce?

  11. drago
    Nov 21st, 2008 da 20:15
    Il Senato Accademico di lunedì prossimo sfiducierà Silvano Focardi, e sarà l’ultimo atto di un mandato rettorale che ha prodotto all’università di Siena ed al suo territorio danni incalcolabili.
    Finalmento l’Ateneo sarà di nuovo libero e potrà gradualmente tornare ad una condizione di normalità e riacquistare credibilità ed autorevolezza sul piano nazionale ed internazionale.

  12. Il commento inserito da “fava” è di Stefano Bisi.
    Nov 20th, 2008 da 17:40
    Un piano di risanamento, secondo l’assessore regionale Baronti, non può prescindere da un progetto di razionalizzazione credibile e concertato per migliorare la qualità dell’offerta formativa. «Allo stesso modo – puntualizza l’assessore – dovrà essere condivisa dall’intera comunità locale la prossima nomina per la sostituzione del direttore amministrativo dimissionario, che dovrà guidare un piano di risanamento estremamente difficile».
    L’auspicio, dunque, è che non si proceda con un «atto autonomo». «Proprio dall’autonomia gestionale di cui l’istituzione ha goduto, senza farne buon uso – afferma Baronti – sono dipese le storture di questo sistema e l’attuale disastrosa situazione economica. Non si può pretendere dalla Regione un intervento a prescindere, senza alcuna condizione, esclusivamente teso a coprire il buco di bilancio. Nessuno può pensare di far pagare questa crisi scaricando i costi sulle fasce più deboli e soprattutto sui giovani ricercatori. E’ necessario intervenire rimuovendo privilegi consolidati, sprechi e collocando a riposo i docenti ordinari con 65 anni di età, lasciando spazio ai giovani che rappresentano l’elemento dinamico, creativo e innovativo».
    «L’importanza dell’Università di Siena nel suo complesso – conclude l’assessore – la sua storia, l’impatto sociale che un piano di risanamento discutibile come quello appena deliberato comporta, dovrebbe imporre a tutti un grande senso di responsabilità e la ricerca della massima unità e condivisione: la tutela di questo straordinario bene comune, del suo carattere pubblico, del futuro delle centinaia di persone coinvolte nella crisi, deve essere il faro dell’azione che tutti noi portiamo avanti. La Regione, pur con tutte le difficoltà presenti, a queste condizioni è disposta a fare fino in fondo la sua parte”

  13. Intervengo per la prima volta su questo blog, anche se non condivido l’atteggiamento poco atarassico di alcuni partecipanti, perché mi pare che da un po’ di tempo alcune discussioni abbiano preso una piega decisamente interessante ed apprezzabile e comunque rimane, ad onore del prof. Grasso, il luogo di dibattito più aperto disponibile.
    Mi scuso fin da ora se metterò in dubbio alcune convinzioni condivise da molti di voi, ma comprenderete che sono, per mia natura, scettico.
    Innanzi tutto ritengo che al prof. Grasso non sia ancora sufficientemente riconosciuto, al di fuori di questo blog, il merito di aver visto lungo sulla realtà della situazione economica della università di Siena. Di conseguenza, penso che le ragioni che ne porta ed i rimedi che propone vadano valutati con grande attenzione. Ma è qui che cominciano i miei dubbi.
    Le cause del dissesto, così come appaiono da una lettura del blog (non necessariamente solo dai suoi post), sembrerebbero questi:
    1) Una gestione dissennata del centro Comunicazione e Marketing da parte di Maurizio Boldrini
    2) Le spese di rappresentanza faraoniche dei rettori Tosi e Berlinguer
    3) L’eccessivo numero e dispersione di corsi di laurea, alcuni ridicolmente poveri di studenti
    4) Le spese di gestione del Collegio Santa Chiara e Pontignano
    5) Il fatto che due docenti (Calabrese e Bettini) abbiano prestato servizio per alcuni anni a Firenze a spese di Siena
    6) Non ben precisate colpe (al di là di fatti personali e simpatie politiche) di alcuni docenti di Lettere e Economia (Detti, Piccinni, Belli).

    A me questo insieme di spiegazioni non convince.
    1) Apprezzo e stimo Maurizio Boldrini come persona intelligente, preparata e capace nel suo lavoro di giornalista e comunicatore, ma a cui nessuna persona sennata affiderebbe un ruolo di amministratore di checchessia. Né mi risulta abbia avuto ruoli in tal senso. In ogni caso, è stato cacciato ormai da anni senza che il bilancio dell’università ne abbia apparentemente goduto in maniera apprezzabile.
    2) A quanto possiamo fare ammontare le spese di rappresentanza? Diciamo un milione all’anno? Penso meno, comunque troppo per un bilancio disastrato, ma non tali da causarlo.
    3) Tralasciamo per ora la dubbia utilità di questi corsi. Quanto costano? L’elenco dei contratti fornito dal prof. Grasso ammonta a poco meno di mezzo milione. A questi forse vanno aggiunti i rimborsi di viaggio per i docenti, peraltro non enormi. Ma vanno anche tolti i contributi spesso versati dalle amministrazioni locali. Dubito che ne derivi un costo enorme.
    4) Ignoro i conti del Santa Chiara. Ma quelli di Pontignano non mi risultano essere in rosso, e non sottovaluterei il ruolo positivo (anche economico) che questa struttura ha avuto nel permettere attività di Master residenziali. La sua (purtroppo inevitabile) dismissione da questo punto di vista portrà più danni che benefici.
    5) Ammettiamo che si sia trattato di una prassi irregolare e che vada eventualmente sanzionata. Ma visto il giudizio poco lusinghiero che di questi docenti si da sul blog (anche se non lo condivido), siamo certi che si sia trattato di un danno incalcolabile per l’ateneo?
    6) Gli argomenti qui oscillano fra la maldicenza e l’invettiva (peraltro rispettabili generi letterari), ma la sostanza sia dal punto di vista economico che culturale mi pare stia a zero: sia per i campi storico-letterario che di economia i rispettivi dipartimenti sono ai primi posti nella valutazione del CIVR (criticabili finché si vuole, ma ad oggi gli unici dati obbiettivi disponibili). Né risulta che questi dipartimanti siano in rosso. Capisco le ruggini personali e le divergenze politiche, ma si tratta di docenti che all’università di Siena hanno portato innegabile impegno e prestigio.

    Insomma, mi pare che questi elementi da soli non spieghino se non in minima parte la situazione economica disastrosa. E lo dico non per difendere questi signori né per il gusto di contraddire chi la pensa diversamente, ma perché l’identificazione delle cause del dissesto ha una ovvia importanza per capire le possibilità di successo del “piano di risanamento”. Insomma, se i miei dubbi hanno fondamento, un piano basato sulla pur opportuna riduzione dei corsi, il taglio delle spese di rappresentanza e comunicazione, il recupero dei due docenti transfughi e magari non so quale anatema sui dipartimenti in questione può magari essere un segnale ed un inizio, ma potrebbe avere una efficacia pratica molto limitata.

    I dati invece rilevanti mi paiono altri:
    1) La totale inadeguatezza ed incoscienza dimostrata dallo staff amministrativo, incapace di vedere segnali d’allarme evidenti da tempo e/o che ha fatto di tutto per nasconderli.
    2) La spesa per gli stipendi, pure riportata dal prof Grasso in un suo post che riprendo:
    – Contributi ministeriali (FFO): 115 milioni di euro all’anno
    – Spese fisse (stipendi): 136 milioni di euro all’anno

    Non per rubare il mestiere ad Archimede (che si rifà ad un’epoca della scienza a me molto cara), ma per rientrare nei parametri *minimi* del MIUR (una spesa per stipendi pari a meno del 90% del FFO) vanno tagliati 136 – (115* 0.9)= 31.5 milioni di stipendi all’anno. Pari più o meno a 560 dipendenti. Non è da qui che dovrebbe partire l’identificazione delle cause (prima ancora che delle colpe), l’impostazione di un efficace piano di risanamento ed una seria discussione su come ridistribuire le forze? E se una radicale riorganizzazione amministrativa è imprescindibile, perché il direttore amministrativo deposto non è ancora stato sostituito con un mastino adeguato alla bisogna? Quale scalcinata squadra di calcio di terza categoria in crisi dopo aver esonerato l’allenatore aspetterebbe settimane a presentare il nuovo? E se i conti dei dipartimenti, al contrario di quelli centrali, risultano in ordine, non sarà da un loro potenziamento (piuttosto che dal loro scompaginamento o dal loro congelamento) che conviene ripartire?

    E di fronte a questi interrogativi, scusandomi per la lunghezza, pirronianamente non mi resta che sospendere il giudizio.

    Il vostro scettico
    Sesto Empirico

  14. 1 – Tutti giusti i richiami a fare i conti, anche per me che non sono archimedico, ma non s’è parlato anche di edifici costosissimi come Giurisprudenza-ScienzePolitiche, o del San Niccolò, e di affitti da nababbi? E di Medicina quante volte, caro Sesto, per troppi Dipartimenti, spazi baronali ecc.? E delle sedi distaccate (e del doppione di Lettere) non se ne è parlato?
    Ti hanno colpito solo le critiche ai tuoi amici di Lettere, e visto il tuo nome posso capirti, ma sei ingeneroso con noi afecionados bloggers di Grasso!
    Secondo: chiediti perché gli amm.ivi centrali hanno fatto errori (?) clamorosi e quelli dei dipartimenti no; forse nei centrali vedrei lo zampino politico che non c’è nelle carriere dalla gavetta dei dipartimenti, ti pare? E con ciò torniamo alle responsabilità di certi rettori e del clima di spesa al di sopra delle possibilità da essi innescato. I reclutamenti esagerati, accelerati negli ultimi anni, di docenti e non docenti, fanno parte di questo ‘trend’ o no? E non ci sono stati soprattutto a Medicina e a Lettere? Giusto, invece, come tu dici, di non prendersela con i singoli, con i Bettini, Piccinni, Catoni, Detti ecc. colpevoli solo di essersi più esposti come vicini per motivi politici al potere di Tosi e prima ancora di Berlinguer.
    Boldrini va considerato a parte, quasi sul piano storico. Un bel caso di affermazione di merito (anche se in parte politico), e anche però di gestione a quanto pare molto allegra dato il clima di onnipotenza in cui fu messo: ma non c’erano tanto di copertura e di incoraggiamento da parte di Rettori che volevano mostrarsi, salire nella pubblica fama e diventare ‘qualcosa’? O sbaglio?
    Servitor Tuo caro, a presto rileggerti spero, ma senza paraocchi,
    Arlecchino

  15. Grazie Arlecchino per le buone parole (temevo assai di peggio), ma sbagli se mi attribuisci l’intento di difendere gli amici, cosa che mi pareva di aver espressamente escluso. Non che non mi faccia piacere farlo, quando è giusto, ma cercare di escludere per quanto possibile dal ragionamento simpatie, antipatie, gratitudine e rancori, oltre a dare spazio al dubbio, fa parte del modo che noi scettici usiamo per cercare di evitare proprio quei paraocchi di cui ingenerosamente mi accusi.

    È giusto invece il tuo richiamo al fatto che anche gli ultimi punti da me sollevati (la cattiva amministrazione e l’eccesso di assunzioni) erano stati discussi in questo blog (dal quale fra l’altro avevo preso i dati del prof. Grasso che ho rielaborato). Ma il mio tentativo era di riportare la discussione più sulle cause che sulle colpe, perché solo se si identificano queste si possono trovare dei rimedi efficaci, e responsabilità e colpe si manifestano comunque per conseguenza. Inseguire i presunti colpevoli con pece e piume può dare forse sollievo, ma non è privo di errori e non sempre rimedia ai malestri combinati. In ogni caso i bilanci fino al 2003 (finora) sono al vaglio della Finanza e quelli dovrebbero saper fare il loro mestiere.

    Tu aggiungi un’altra causa (gli sfarzi edilizi), ma ti obbietterò che questa è sì responsabile di gran parte dell’indebitamento (90 milioni di mutui), ma che queste possono almeno essere viste come spese di investimento, tant’è che la vendita del patrimonio edilizio potrebbe essere uno dei mezzi per rientrare dalla crisi. Per cui anche in questo caso mi pare il caso di sospendere il giudizio.

    Inizi poi a dare risposta alle mie domande:
    Per l’inettitudine dell’amministrazione centrale, suggerisci di guardare alla politica. Mi scuserai se trovo la spiegazione ancora un po’ generica, finché non si inentifichino i meccanismi con cui ciò si è verificato. La politica infatti è cosa necessaria e non è di per sé né buona né cattiva, tant’è che molti di noi, me incluso, trovano saggio che il rettore sia andato a cercare appoggi politici a chi sia in grado di darglieli (sia per l’istituzione che per sé – in questo caso per salvarsi da una situazione molto scomoda invece che per promuoversi- ma come giustamente noti questa è una distinzione ancora oggi difficile da fare, e pare anch’esso un problema da affrontare).
    Per capirci qualcosa proverò a fare come diceva il fondatore della scuola empirica, Filino di Coo: prendiamo il primo punto osservabile e facciamo conto che quello sia il principio. Nel mio caso, questo è in una data imprecisata della seconda metà del 2005.
    Il documento rilevante l’ho trovato qui:
    http://www.provincia.siena.it/rassegnastampa/20081001/PG03119.pdf
    Noterai che difficilmente potrebbe essere considerato un atto di accusa contro l’amministrazione di quel periodo. Eppure vi si legge:
    «la Ragioneria dell’ateneo non pagò i contributi all’Inpdap e il Magnifico venne a conoscenza di questo omesso pagamento solo alla fine del 2005 e subito informò l’Inpdap e concordò con l’ente previdenziale il versamento delle somme dovute con gli interessi fissati per queste situazioni previste dalle norme. Non si poteva pagare in altro modo, disse Tosi a quel tempo, neanche stipulando un mutuo perché l’università aveva raggiunto il limite dei mutui contraibili. L’accordo con l’Inpdap fu assolutamente trasparente e reso noto a tutti nelle sedi ufficiali: prevede la rateizzazione fino al 2011 di una prima quota ed una rateizzazione dal 2012 al 2016 per la seconda quota.» Incidentalmente, la cosa pare fosse all’ordine del giorno del CdA che si doveva tenere proprio nei giorni in cui il rettore fu rimosso dal suo incarico per via giudiziaria, e che fu ovviamente rinviato.
    Ma questo cambia poco: dall’articolo risulta che alla fine del 2005 tutta l’amministrazione sapeva chiaramente: a) Che l’ateneo non era in grado di far fronte alle normali spese correnti per svariati milioni (e che verosimilmente la cosa si sarebbe ripetuta negli anni successivi) e b) Che il livello di indebitamento era già al massimo possibile.
    Qualsiasi amministratore di dopolavoro avrebbe suonato tutti i campanelli d’allarme e iniziato almeno allora un piano di risanamento. E i nostri? Niente. Quante assunzioni sono state fatte dopo quella data? Quante sedute di senato e di consigli di facoltà si sono accoltellati per contendersi frazioni di punto di budget per un posto in più? Colpa di Tosi? Dopo di allora pare di no: a quel punto era occupato con tuttaltri problemi personali e non risulta che abbia più messo piede al rettorato. Colpa dei docenti? Nessuno che io conosca apparentemente lo sapeva fino al 27 settembre scorso. E così la cosa si è ripetuta nei due anni successivi, finché Focardi si è trvato col cerino acceso in mano. Era stato avvisato? Chi lo doveva fare se non lo staff amministrativo? Questi i fatti come appaiono. Certo, l’origine del disavanzo è evidentemente precedente (sennò non saltava fuori il problema nel 2005), ma questa rimane una data chiave per la sua galoppante evoluzione. Quali partiti, personaggi, protezioni, manovre politiche secondo te sarebbero coinvolti? Se ci sono sarebbe bene che saltassero fuori. Per ora ciò che è certa è la sorprendente inazione dell’amministrazione. Ed è per questo che serve quanto prima un agguerrito direttore amministrativo.

    Sull’ eccesso di docenti ricordi la sede di Arezzo ed il proliferare di docenti soprattutto a Lettere e Medicina. È senz’altro possibile, ma anche qui bisognerebbe capire i meccanismi con cui questo si è verificato. L’ipotesi di rettore e presidi che si affannano a chiamare concorsi sapendo che stanno affossando l’università è possibile, ma non molto verosimile. Ma sicuramente hanno avuto un ruolo i giochi clientelari su cui si basano le elezioni delle cariche accademiche. Non sarebbe il caso di cercare su questo dei correttivi? Per ora noto che la sede di Arezzo non mi pare toccata dal “piano di risanamento”, per cui se hai ragione tu confermi il mio timore che l’effetto del piano (pur necessario) potrebbe essere limitato. E poi rimane da pensare ad un razionale piano di rientro.

    Infine, mi chiedi perché secondo me nei dipartimenti i conti sono in ordine. Ti risponderò che secondo me il motivo è che i conti dei dipartimenti sono sotto il diretto controllo dei docenti, e che per quanto se ne parli male questi sono molto più attenti e responsabili dell’amministrazione nella gestione dei loro fondi, anche perché sanno la fatica che costa procurarseli. È vero che i docenti hanno anche i loro rappresentanti nel CdA. Ma ho avuto modo di parlarne con diversi docenti che sono stati in CdA, di diverse tendenze, e tutti mi hanno riferito che per una persona normale era praticamente impossibile (la prof. Muscettola forse direbbe “quasi impossibile”) capire esattamente tutti i provvedimenti via via sottoposti, spesso camuffati ad arte in modo insospettabile. E anche questo può essere un aspetto su cui pensare a dei correttivi.

    Ma anche così i problemi mi sembrano ancora solo abbozzati, ed essendo stato ancora una volta troppo prolisso, torno atarassicamente a sospendere il giudizio

    Sempre scettico
    Sesto Empirico

  16. «I reclutamenti esagerati, accelerati negli ultimi anni, di docenti e non docenti, fanno parte di questo ‘trend’ o no? E non ci sono stati soprattutto a Medicina e a Lettere? Giusto, invece, come tu dici, di non prendersela con i singoli…» arlecchino

    Ho scritto ieri di non personalizzare le polemiche in modo pretestuoso: ma se si tratta di additare responsabilità concrete, viceversa, è bene fare i nomi e sciorinare i numeri. Parole come “Medicina”, “Lettere”… non vogliono dire proprio niente, perché in entrambi i contesti, immagino (come altrove!), vi sarà chi ha scialato e chi ha digiunato. Dunque sarebbe utile che se tu (come pare) disponi di dati esatti ed analitici (collegabili cioè a nomi, discipline, dipartimenti, corsi di studio…), li rendessi di pubblico dominio onde fondare la discussione su dati concreti. Altrimenti è solo un reciproco gettarsi fango addosso, cui segue un’indulgenza plenaria per tutti: tutti colpevoli nessun colpevole.

  17. Questi i concorsi (tutti di ricercatore) banditi dal 2006 a oggi:
    Scienze 9
    Farmacia 6
    Giurisprudenza 9
    Ingegneria 4
    Lettere Siena 4
    Lettere Arezzo 7
    Economia 7
    Scienze Politiche 2
    Medicina 13
    totale 61 (circa 1,8 milioni l’anno, a regime).
    Per medicina credo valga qualche regola particolare per via del sistema sanitario (in pratica, credo che “pesino” nel conto del 90% del fondo ordinario meno degli altri) e inoltre alcuni dovrebbero essere “autofinanziati” con fondi diversi (ma non so se questo valga per il conto del 90%).
    Andrebbero poi saputi i docenti chiamati in questo periodo per aver vinto un concorso negli anni scorsi o in trasferta.

    In ogni caso l’elenco dei bandi, incluso il settore scientifico disciplinare, è accessibile:
    http://www.unisi.it/v0/minisito.html?fld=1114
    Ma andrebbero valutati in rapporto al personale già in servizio ed alle reali esigenze ma questo non sempre è facile dall’esterno.
    Come si vede non ne so molto e perciò sospendo, al solito, il giudizio.

    il vostro
    Sesto Empirico

  18. Giusto, caro Sesto!
    Cui devo ricordare che i mutui non coprono tutti i costi, per cui ogni intervento immobiliare, e sono stati tanti, degli ultimi anni ha comportato comunque parte (tutta da definire, ok, l’ammetto) a carico dell’Università. Per il personale anche ok, e ricorderei che il trend verso il ‘grandioso’ cominciò con Berlinguer se le voci che corrono sono giuste per rafforzarsi con Tosi, ma Stavrogin non può chiederci di trasformarci in storici dell’Università. Facciamo un appello ai pensionati illustri, e ce ne sono tanti, a partire da Mauro Barni! Ci aiuti Professore, come Balocchi andava in biblioteca sempre negli ultimi anni e ha scritto le sue cose migliori, Lei faccia la storia recente, il post-Barni – per eleganza!
    I consiglieri d’amministrazione hanno il diritto d’accesso ai documenti: lo esercitino perbacco! Noi possiamo solo riportare impresisoni, certo se verificate sarebbe meglio. Ma io ad es. nel mio trenino veloce Fi-Roma ho sentito due professori della Sapienza ricordare che il debito loro s’ingigantì al tempo della berlingueriana d’acciaio dott. Semplici (anche qui le semplificazioni sono possibili, naturalmente, ma sono nomi fatti per evocare un’epoca). Stavo allora leggendo, e sobbalzai, del bilancio universitario senese sul Riformista (18.11.2008: giornali che a Siena non si leggono e meno che mai sono ricordati dagli organi di regime…) «La voragine nasce dalle gestioni precedenti, quella di Tosi e Berlinguer»; l’articolo continua con una analisi sintetica ma realistica. Prof. Grasso non lo ha caricato vero? Non lo vedo, mi pare. Sarebbe utile.
    Del resto i dati del corpo docente facoltà per facoltà cfr. con studenti li ha già dati il Favi, se ricordo bene. E fa parte della storia popolare dell’Ateneo che ci fu una prima infornata a Medicina ai tempi di Grossi seguita poi, più vicino a noi, da un’infornata di associati mentre per i ricercatori tutti sanno delle polemiche legate alle parentele – in parte finite in tribunale mi pare (sempre: scusate ma preferisco la discoteca alle riunioni storiche).
    Ultimo, per ora. Il Riformista lo mettano da parte le liste civiche che parlarono di responsabilità sul piano politico per il dissesto di Berlinguer e Tosi, dei quali si ricordò l’immediata querela: è mai arrivata che sappiate? Mah, mi sembra un po’ fuori del mondo, non Vi pare? Io ci andrei ben più cauto, anche senza chiamarmi Sesto Empirico del quale mi professo umile servitore se necessario…
    Arlecchino

    Risponde Giovanni Grasso
    Ho caricato l’articolo in questione ed ho inserito anche il link al tuo commento. Comunque a questo indirizzo trovate tutti gli articoli sul dissesto dell’ateneo senese (dal 25 ottobre ad oggi).

  19. Merita solo un gran Bravo, Professore!
    Grazie, l’informazione è democrazia, quella che manca oggi a Siena… persino Italia dei valori sta pensando all’alleanza con il pd (notizia di oggi) visto che non regge il ruolo di oppositore qui! Bella figura! Ma quel Pancho non era venuto a raccogliere voti a Siena? C’è spazio solo per i disperati delle Liste civiche a Siena! Leggete ZOOM, il settimanle gratuito che ha due pagine loro a pagamento ogni settimana.
    Archie

  20. Mi fate sapere che è successo al Senato di oggi? Io posso solo, quando mi va bene (col tempo), collegarmi con Canale 3 e capirete bene che non ho molta fiducia… Ma si beve meglio con questo clima. Salute, cari amici! Quel Pancho aveva percorso anche il Chianti in lungo e in largo. Diceva che sarebbe tornato periodicamente a far sapere e recepire istanze ecc. l’avete visto Voi? L’antipolitica è di moda ma prende in giro spesso e volentieri come la Politica classica. Avete saputo dei recenti privilegi che si sono assicurati i parlamentari?
    E poi, scusate la domanda ingenua da ‘contadino’, ma anche il gruppo di Beppe Grillo non è un partito monocratico conme quello di Berlusconi? Almeno questo dice chiaramente che cosa è, è a suo modo ‘trasparente’, si sa per chi lavora, si sa dove va… È padrone generoso (forse)… un desolato saluto dal triste
    Arlecchino

  21. Arlecchino:
    Hai ragione sui mutui, e inoltre questi poi pesano comunque sul bilancio (9 milioni all’anno, se ricordo giusto). Però un palazzo se ti avanza, a tanto o poco lo dai via. 61 ricercatori (e tutto “il pregresso”, come avrebbe detto il (con rispetto parlando) Berlinguer che ci è toccato, resta comunque sul groppone. Quanto alla storia dell’ateneo, credo di averti già dimostrato che qualunque punto tu scelga come inizio, troverai qualcuno precedente che ha fatto nefandezze. Il problema è risolvere i problemi (non pochi) di adesso.

    stavrogin:
    Giusto proposito cercare di portare giustizia ed equilibrio nella distribuzione delle risorse. Ma difficile in pratica, e in gran parte futile. Ti inviterei piuttosto a notare che i ricercatori di Medicina, anche se pesassero di meno degli altri sul bilancio, peserebbero comunque uguale se ci fosse (non lo si volesse!) da eleggere un rettore…
    Un’altra volta magari discetterò sugli effetti perversi e dell’assurdità della “piramide” tanto cara al dogmatico Mussi (cui auguro maggior fortuna a pescar sarde dal molo di Piombino) e purtroppo tanto virtuosamente perseguita dalle nostre parti.

    Ma il mio punto era un altro: nella situazione economica palesemente nota all’amministrazione dalla fine del 2005 *tutti* quei 61 ricercatori (destinati a restare sul bilancio per decenni) non hanno senso, così come i 300 “deprecarizzati” e gli altri docenti chiamati negli ultimi due anni.
    Sia ben chiaro senza voler con questo assolvere chi avesse fatto danni in precedenza.

    E così resto più scettico che mai,
    il vostro Sesto Empiririco

  22. Il punto di vista di tanti lavoratori di Cisal/Università Siena

    Molti lavoratori dell’Università degli Studi di Siena che aderiscono al Sindacato Cisal/Università pongono all’attenzione della Comunità locale alcune considerazioni sulle azioni poste in essere da gruppi di studenti e di precari volte all’impedimento, dello svolgersi della seduta del Consiglio di Amministrazione del 21 u.s (poi rinviata), oltre che al “disturbo” del normale svolgimento della seduta straordinaria del Senato Accademico di ieri, con l’incitamento alla sfiducia del Rettore. Solo l’”ignoranza” e la “mala fede” della faziosità possono generare simili comportamenti. Basta fermarsi un attimo a “pensare” per “capire” che sia il Consiglio di Amministrazione che il Senato Accademico, insieme al Rettore Focardi, sono ad oggi, gli unici organi che possono fare qualcosa per riuscire a portare la Nostra Università fuori dalla crisi e, guarda caso, entrambi gli organi collegiali avrebbero dovuto discutere lo stato di avanzamento del piano di risanamento la cui attuazione è indispensabile, nell’interesse comune. Ma se il piano di risanamento non dovesse essere attuato in tempi relativamente brevi, ci si rende davvero conto di quali potrebbero essere gli scenari in cui si troverebbero dipendenti, studenti, docenti e senesi tutti?
    – lo slittamento od il blocco del pagamento degli stipendi;
    – la mobilità per gran parte del personale tecnico amministrativo;
    – pesanti ricadute, anche a lungo termine, su tutto il territorio, considerate le ben oltre 2.300 famiglie legate direttamente all’Ateneo.
    In tutto questo contesto non è affatto marginale che sia il Rettore Focardi a continuare a condurre il piano di risanamento considerato. Deve essere lui, non solo perché sta dimostrando di non lasciare nulla di intentato per riportare a galla quella nave che oltre ad essere Sua è anche Nostra, ma perché l’alternativa più prossima e certa al Rettore Focardi, non sarebbe certo solo l’elezione di un nuovo Rettore-Deus ex machina, ma anche il benvenuto ad un Commissario-Piazza pulita.

    Per tali considerazioni, si auspica che quanto prima il buon senso prevalga sulla faziosità, e ciascuno, nel suo piccolo, contribuisca affinché il rimedio da molti agognato non risulti davvero peggiore del male. Molti sono i sacrifici che ci aspettano, è più ragionevole farli per risanare che per distruggere quel che, comunque, c’è già.

    Cisal/Università-Siena
    http://www.cisaluniversita.org

  23. L’Onda perde pezzi: 26 ricercatori si dissociano dall’assemblea dei precari
    «I ricercatori, in quanto vincitori di un concorso pubblico da ricercatore, sono in attesa di presa di servizio e non di stabilizzazione. Poiché soggetti ad un diverso regime di assunzione questi ricercatori, le cui iniziative non sono anonime ma sempre firmate, si dissociano dal documento dell’Assemblea dei docenti e dei ricercatori precari e dalle proposte ivi formulate». Seguono 26 firme.

  24. Ma infatti ci sono situazioni diversissime: “precario” è una categoria, s’è detto su questo blog, molto varia; tornate a leggere!
    a.

  25. Le “Liste Civiche Senesi” condannano duramente il blocco del Consiglio di Amministrazione

    Liste Civiche Senesi. Di fronte alle ripetute interruzioni del funzionamento degli organi amministrativi dell’Università di Siena ad opera di pochi manifestanti, le Liste Civiche Senesi esprimono pubblicamente il loro più forte dissenso, nella convinzione che il necessario risanamento di questa istituzione non possa dipendere dalle volontà di gruppi ristretti, ma debba anzi vedere il diretto coinvolgimento di tutti i cittadini.
    L’Università, al pari del Monte dei Paschi e di altri enti cittadini, è un patrimonio della Comunità, che noi abbiamo ereditato dai nostri avi e che abbiamo il dovere di tramandare, possibilmente migliorata, alle future generazioni.
    È quindi inaccettabile che una minoranza di persone, probabilmente sollecitata da qualche interesse, possa compiere azioni affatto democratiche, e comunque non utili all’adozione di scelte difficili e tempestive, bloccando, di fatto, anche scelte essenziali all’attività ordinaria dell’ateneo quali quelle necessarie al regolare pagamento delle retribuzioni.
    Riteniamo che si debba ripristinare la legalità e il confronto civile con tutti i soggetti, rendendo partecipi tutti i cittadini per il loro particolare interesse alle sorti del principale ateneo cittadino, riportando quanto prima la serenità ai dipendenti e dando sicurezza a una gran parte dell’economia della nostra Città.
    È inoltre assurdo e intollerabile che si candidi a protagonista di questo risanamento chi, controllando da oltre mezzo secolo tutti i settori della nostra comunità, Università inclusa, ha condotto la nostra Città e le sue Istituzioni verso questo preoccupante declino; ci riferiamo alle dichiarazioni di alcuni dei maggiori esponenti della maggioranza, di alcune frange sindacalizzate e di comparti economici e finanziari locali, in primo luogo il Monte e la Fondazione.
    Invitiamo il Rettore a distinguere la vera natura strumentale di alcune delle critiche più dure e a mostrare quindi fermezza nei loro confronti, respingendo i comportamenti arroganti e poco democratici (se non giuridicamente rilevanti), percorrendo la strada dell’autonomia e dell’indipendenza da questi soggetti ed aprendo il dialogo e il confronto con tutte le forze politiche ed istituzionali della Città, ma anche con tutte le associazioni ed i cittadini, che non tollerano più ambiguità e prevaricazioni e intendono dare il loro contributo alla soluzione dei problemi.

  26. …secondo me gli studenti e i “precari”, annoverando (impropriamente) entro questa categoria anche i dottorandi, compiono un’opera di autolesionismo, giacché in questo modo, oltretutto, figura che vi è un numero esorbitante di “precari”. Poi questa categoria, “i precari”, non esiste: esistono situazioni affatto diverse: da un piccolo censimento personale ho constatato che alla truppa dei contrattisti appartengono funzionari dello stato con doppio lavoro, manager in pensione (o anche no), ex parlamentari, professionisti in campo medico o legale, politici dismessi… ecc. Ebbene, questi non possono essere considerati precari, e dunque andrebbero espunti dal computo globale. Per gli altri, per quelli “veri”, continuo ad insistere che vanno studiate soluzioni, temporanee, ad hoc, in attesa di tempi migliori, ma per non chiudere del tutto la porta in faccia alle generazioni più giovani e non trasformare l’ateneo in una appendice del Campansi. Noto che qualcuno comincia a sollevare dubbi sulla legalità dei “contratti”: personalmente non ho mai avuto dubbi sulla illegalità di straccetti di carta che recano come ultima norma… quella che annulla tutte le precedenti, stabilendo che se l’ente non dispone di danari, il contraente accetta di lavorare gratis. Nessun contratto legale è totalmente asimmetrico, prevedendo per una parte solo diritti e per un’altra solo doveri. Persino nel lavoro schiavile era stabilito per legge l’obbligo per il padrone di mantenere in vita lo schiavo.

  27. Pensate cosa sarebbe stato se non fossero appoggiati da certa sinistra! Si sarebbe riunito il comitato per la sicurezza pubblica: squadracce di tipo fascista hanno interrotto un organo istituizonale… si sarebbero riuniti i partigiani ecc. ecc. I soliti due pesi e due misure… la magnanimità alla Flores! Ieri sera, intervistato dal Gran Massone, ha detto che sarebbe stato bene che Focardi si dimettesse e lasciasse il posto a un orango non si sa che (storico magnanimo appunto) in attesa delle elezioni… Arlecchino, me lo consenti di dargli del bischero?
    archie

  28. Il Prof. Detti, dopo aver partecipato alla stesura delle “linee guida” del piano di risanamento, chiede le dimissioni del rettore

    Care Colleghe, cari Colleghi,
    scrivo questa lettera perché ritengo doveroso render conto del mio operato non solo a quanti mi hanno accordato la loro fiducia inviandomi a rappresentarli in seno al Senato Accademico, ma a tutta la comunità universitaria.
    Di fronte all’inaudita gravità della crisi del nostro Ateneo ho ritenuto che fosse prioritario avviare una seria opera di risanamento. Soltanto dopo sarebbe giunto il momento della verifica delle responsabilità di ciascuno. Con questo spirito ho dato il mio contributo alla redazione delle linee guida per il piano di risanamento 2009-2012.
    Credo tuttavia che, una volta approvato il piano, il problema delle responsabilità non possa essere ulteriormente rinviato anche perché ritengo che di fatto, chiedendo al Direttore amministrativo di dimettersi, sia stato il Rettore stesso a riaprire la questione. A questa mia opinione il Rettore ha replicato che i motivi della richiesta sono altri ed ha aggiunto che non spetta a noi accertare le responsabilità dell’accaduto. Ciò riguarda tuttavia le eventuali responsabilità civili e penali, ma ne esistono altre – gestionali, istituzionali e di politica accademica –, che sono di esclusiva pertinenza della comunità universitaria.
    Oggi nessuno di coloro che possono essere considerati corresponsabili è più al suo posto, ad eccezione del Rettore in carica e del Collegio dei revisori dei conti. Il Rettore ha detto di essere rimasto a lungo all’oscuro della situazione e di essersi attivato appena ne è venuto a conoscenza: non ho motivo di dubitarne, ma credo che il capitano sia comunque tenuto a rispondere di ciò accade sulla sua nave.
    A ciò si aggiungono altri elementi che mi inducono a ritenere che non vi sia stata, da parte dell’Amministrazione, una gestione della crisi all’altezza della drammaticità della situazione. Inadeguato, anzi tutto, è stato il collegamento tra Senato accademico e Consiglio di amministrazione, in un contesto eccezionale che richiederebbe il massimo di coordinamento tra i due organi.
    La gestione della crisi è stata inoltre caratterizzata da una comunicazione a dir poco discutibile: all’esterno numerose esternazioni spesso esorbitanti l’illustrazione delle scelte degli Organi dell’Ateneo; nei confronti dei docenti, del personale tecnico-amministrativo e degli studenti una comunicazione deficitaria e in definitiva poco trasparente.
    Non mi soffermo su altri punti, se non per esprimere una profonda preoccupazione per le conseguenze che possono derivare dalla mancanza di un Direttore amministrativo, che si somma a quella di un responsabile della Ragioneria, in una situazione già caratterizzata da una grave carenza di figure dirigenziali.
    Mi domando insomma – e domando – se sia possibile e opportuno che l’ardua e dolorosa opera di risanamento che attende l’Università di Siena possa ancora essere gestita da un Rettore, sotto la guida del quale la crisi ha continuato ad aggravarsi.

    Tommaso Detti

  29. Mi domando allora quale sia la figura che dovrebbe svolgere l’opera di risanamento, ce lo dica il sig. Detti. Non vorrei che lui voglia perseguire la strategia denunciata dall’ottimo comunicato delle Liste Civiche, ovvero quella di farla gestire a chi ha operato sottobosco per garantirsi privilegi, ovvero politici rampanti, baroni vari, professori senza laurea, sindacalisti furboni, precari ambiziosi o studenti (?) politicizzati (tutti legati al gruppo di potere cittadino). Penso che il grosso errore del Focardi sia stato quello di non avere fatto piazza pulita subito di questi “signori”, non capendo che certi squallidi personaggi sono solo attaccati ai loro interessi (e a quelli dei loro gruppi) e non a quelli dell’Istituzione né tantomeno a quelli dei dipendenti e della collettività. Penso però che ora il Focardi abbia potuto individuare i veri nemici e i possibili amici (non solo suoi ma anche dell’Università e della Comunità); quindi posso pensare che possa mandare in quel posto i vari Ceccuzzi, Mussari e cialtroni vari (veri protagonisti del declino della Città) e possa aprire un confronto con tutte le forze veramente legate alla nostra Città e ai suoi cittadini.
    Questa è l’unica strategia per concludere positivamente il risanamento in modo credibile e soprattutto in autonomia, e, nell’emergenza, potrebbe essere l’occasione per non rimandare oltre la necessaria piazza pulita. Per questo sig. Detti o ci propone soluzioni diverse da quella della pressione e dello sfascismo o eviti di tornare sull’argomento.

  30. Siccome in questa fase ce l’ho un po’ con tutti, prima ancora di chiedermi se sono d’accordo o no sull’opportunità della richiesta di dimissioni del rettore (ci penserò stasera), mi interrogo sugli scenari che apre la lettera del prof. Detti e vorrei domandargli preliminarmente: “quante divisioni hai?”, come diceva Stalin al Papa. Per esprimermi in un altro modo: in genere non mi avventuro dentro una selva senza avere un’idea di come uscirne; dunque – avendo come la sensazione che nella lettera sopra riportata manchi metà del testo – vorrei capire su quali alleanze in seno all’Ateneo può contare, quante “divisioni” possiede al suo seguito Detti (persona avveduta, che non va allo sbaraglio, né porta allo sbaraglio le sue truppe al grido “viva la muerte”) e quale soluzione immediata prefigurerebbe dopo le dimissioni del rettore. Lo chiedo tanto per sapere di che male moriremmo. Vorrei infine stigmatizzare alcuni benaltrismi d’opposta fazione. Scrive “un senese vero”:
    «quindi posso pensare che possa mandare in quel posto i vari Ceccuzzi, Mussari e cialtroni vari (veri protagonisti del declino della Città) e possa aprire un confronto con tutte le forze veramente legate alla nostra Città e ai suoi cittadini.»
    Si, bell’aria fritta: però intanto siamo a pietire quattrini alla banca, vero e unico “sponsor” interessato, la quale coi tempi che corrono, temo che a sua volta non abbia molti margini per dar corso alla sua… “magnanimità”. Francamente non si capisce chi siano le altre e diverse forze “veramente legate alla città” che dovrebbero sganciare la moneta e anche le “forze legate alla regione” (per parafrasare “unsenesevero”) titubano all’unisono. Quanto invece alle “forze legate alla nazione” (per continuare con questo linguaggio obliquo), qui si esercita un altro benaltrinsmo di matrice opposta:
    “Una questione nazionale. Non solo senese. I problemi dell’università di Siena devono essere risolti da tutte le parti in causa, insieme. (…) È questa la linea emersa dal dibattito del Partito Democratico… Per Maurizio Cenni, sindaco di Siena, è urgente un incontro rapido con il governo… Starnini: «Non vogliamo soluzioni particolari per Siena, ma non vogliamo nemmeno atteggiamenti di indifferenza. A meno che chi governa non pensi che l’università pubblica deve morire…» Claudio Vigni, segretario provinciale della Cgil, nel suo intervento ha ribadito: «Il debito dell’ateneo è inaccessibile per le forze locali.»” (Il Cittadino)

    Poi si lamentano per le ingerenze quagliarielliane o gelminiane, o la calata del deus ex machina Letta pronto ad infilare l’artiglio nel fortilizio inespugnabile… ma insomma, “vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor…”: come i giapponesini nella foresta inconsapevoli della sconfitta, vanno forse avvertiti di chi è al governo oggi?

  31. Intanto l’Università di Siena, se al posto dei vari Mussari, Mancini e similari, ci fossero stati cittadini Senesi (non per provenienza geografica ma per senso civico) come era una volta, non c’era niente da pietire, ma veniva trattata come un diritto della Comunità, oltretutto con la possibilità di avere le caratteristiche di normale operazione bancaria che a fronte di garanzie reali (gli immobili) vedeva concesso un fido con tanto di interessi bancari. Il problema è che questi signori, ricordando che non spendono soldi loro ma quelli della Comunità e che dovrebbero seguire regole statutarie che spesso sembrano scordare, ragionano in un’ottica politica con ritorni e fini particolari e non badando agli interessi della Comunità. Sembrano più interessati al loro capriccio di mettere in crisi e rimuovere a tutti i costi il Rettore “ribelle” (che per un imprevisto avrebbe rubato il posto al burattino di turno scelto dalla “casta”), che a risolvere il dissesto, in tasca ai problemi dei dipendenti e dell’Ateneo. Oltretutto la Banca e la Fondazione sono stati loro a metterle nella merda (in soli sei anni dopo 500 anni di florida storia). Le forze “veramente legate alla Città” devono lavorare per levare di torno questi signori, ben prima dell’agnello da sacrificare Focardi. Sono loro il vero male e una volta levato il Focardi tornerebbero a scorrazzare anche sull’Ateneo. Non accetto quindi nessuna difesa di questi personaggi e delle loro manovre. Solo al saccente Stavrogin questa può apparire aria fritta. Ragionare prima di aprire bocca e “stigmatizzare”.

  32. Sarebbe irresponsable lasciare l’Ateneo senza guida in un momento come questo

    Caro Tommaso,
    permettimi di rispondere alla lettera che hai inviato ai docenti della nostra Università. Lo faccio in maniera pubblica perché tutti possano conoscere anche la mia posizione in merito a quanto hai espresso nella tua lettera.
    Tu affermi l’opportunità che mi dimetta da Rettore in quanto il nostro Ateneo non può essere guidato da qualcuno che è corresponsabile della gravissima crisi finanziaria evidenziata in questi ultimi mesi. Come ho più volte affermato, non nego di avere responsabilità e non mi tiro certamente indietro, nascondendomi dietro inutili giustificazioni. Ma – vorrei che fosse chiaro – le mie sono responsabilità politiche, che derivano da scelte fatte nella mia funzione di docente, preside e rettore e determinate sempre da un preventivo accertamento della specifica copertura finanziaria e da assicurazioni circa la situazione economica dell’Ateneo. Non sono invece responsabile in alcun modo – e vorrei che anche questo fosse chiaro a tutti – delle azioni che hanno portato alla gravissima crisi finanziaria in cui versa il nostro Ateneo. Queste saranno accertate dalla Magistratura. Se in questo vi è responsabilità da parte mia sta nel fatto di essermi fidato, così come hanno fatto i componenti degli stessi Organi di Ateneo, di quanto il dirigente della Ragioneria e i suoi collaboratori attestavano. Per questi motivi non ritengo di dovermi dimettere. Al contempo, al di là di queste motivazioni, ritengo che sarebbe un atto altamente irresponsabile lasciare l’Ateneo senza guida alcuna in un momento difficile come questo, nel quale dobbiamo lavorare tutti insieme per mettere in atto il Piano di risanamento che abbiamo approvato. Quel Piano al quale tu, in prima persona quale membro del Senato accademico e della Commissione che al suo interno ne ha delineato le linee guida, hai contributo a dar vita. A tal proposito sono rimasto molto sorpreso quando, prima dell’ultima seduta del Senato, gli studenti hanno attribuito a tale Piano una paternità diversa, alludendo a elementi vicini al Governo. Vorrei chiarire anche questo aspetto ribadendo, come tu stesso hai scritto, che il Piano di risanamento è stato pensato, delineato, redatto e approvato dagli Organi del nostro Ateneo.
    Riguardo alla richiesta di dimissioni del Direttore amministrativo ho ampiamente spiegato le motivazioni che hanno portato a una simile scelta. Come ho scritto al momento della comunicazione delle sue dimissioni, è stata una scelta non facile e alla quale sono giunto con il solo obiettivo della tutela dell’Università, dando un segnale di discontinuità amministrativa e di cambiamento e mettendo al riparo l’Ateneo da sterili e inutili polemiche e allusioni che in questo momento non possiamo permetterci.
    Infine, permettimi qualche parola in merito al modo in cui tale crisi è stata comunicata. Ho sempre cercato di informare in maniera corretta, continua e diretta la comunità universitaria su quanto stava accadendo. Ho però scelto di farlo, sin dal primo momento, seguendo una linea di correttezza, fornendo cioè sempre e solo dati sottoposti a verifiche puntuali, e di rispetto nei confronti degli Organi di Ateneo, Senato e Consiglio di amministrazione, delle Rappresentanze dei lavoratori e delle altre Istituzioni. Ho sempre preso le distanze da chi invece ha scelto di diffondere informazioni non vere o non certe, portando avanti interessi diversi dal bene dell’Ateneo.
    Salutandoti cordialmente, rinnovo a te e a tutti i docenti dell’Ateneo l’invito a lavorare insieme per il risanamento del nostro Ateneo.

    Silvano Focardi

  33. È necessario impedire forme di protesta che ritardino l’attuazione delle misure oggi improcrastinabili

    A tutta la Comunità Accademica

    Apprendiamo con piacere della convocazione del Consiglio di Amministrazione prevista per il 3 dicembre, con all’ordine del giorno punti di vitale importanza per la risoluzione della crisi del nostro Ateneo. Alla luce degli ultimi eventi che hanno visto studenti e precari bloccare la seduta del 21 novembre u.s., vorremmo essere garantiti circa il regolare svolgimento degli organi di governo. Riteniamo infatti che in questo momento sia di fondamentale importanza che il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione possano agire nella massima tranquillità e autonomia.
    E’ vero che tutte le parti coinvolte sono legittimate a far sentire la propria voce, ma è altrettanto vero che la comunità accademica non può essere assolutamente ostaggio di una minoranza di persone che attuano le loro proteste con metodi non ortodossi.
    La gravità della situazione impone di fare delle scelte, di prendere delle decisioni che porteranno a mettere in atto quelle procedure che dovranno ristabilire lo stato della nostra Università. È il momento di agire con determinazione, è necessario quindi impedire forme di protesta che ritardino pericolosamente l’attuazione delle misure oggi improcrastinabili.
    Invitiamo quindi il Rettore e i Consiglieri di Amministrazione a ricorrere, qualora insorgessero problemi simili, a utilizzare i mezzi più idonei affinché il Consiglio si possa svolgere in condizioni ideali.

    Confsal-Cisapuni

  34. Lettera del prof. Sorrentino ai docenti dell’ateneo senese
    Cari Colleghi

    In questo momento di crisi che vive l’università di Siena, ma che poi in fondo, anche se con intensità diversa, coinvolge tutta l’università italiana, vi allego un articolo che, partendo dalla valutazione di un evento culturale – il festival del cinema di Torino -, offre l’occasione di una riflessione di più largo respiro.
    L’articolo mi sembra adatto visto che in questo momento, scossi dagli eventi drammatici legati al bilancio dell’ateneo, tutti o quasi tutti diciamo che la gestione del nostro Ateneo (… ma lo si dice oramai di tutto il sistema dell’università e della ricerca italiana) deve mirare a migliorare 1) l’offerta e la qualità della didattica, 2) la quantità e ancor meglio la qualità della ricerca, 3) la quantità, ma ancor più le modalità di distribuzione, delle risorse economiche per l’università e per la ricerca, 4) l’efficienza dell’organizzazione amministrativa, etc etc etc. E ci si aggiunge anche che tutto dovrà essere valutato in maniera critica, efficace e secondo principi seri e oggettivi.
    Bene, ma qui si impone una domanda di fondo. Se necessitiamo di un tale cambiamento, chi saprà gestirlo questo cambiamento ?
    Pongo la domanda, ma non ho una risposta, se non di metodo.
    Personalmente, e con questo vi rimando all’articolo di Gramellini sulla Stampa, credo che si vedrà dalla storia professionale delle persone che saranno coinvolte ­ o che coinvolgeremo – nella gestione collegiale degli Atenei, delle Facoltà, dei Dipartimenti e nelle tante e varie cariche di grandi e piccole responsabilità che esistono nell’Università se una svolta potrà essserci o se ancora una volta avremo parlato tanto di cambiare tutto per non cambiare niente.

    un cordiale saluto
    Vincenzo Sorrentino,
    Medicina Molecolare, Dipartimento di Neuroscienze

    Meglio Moretti che pallidi (Massimo Gramellini, LA STAMPA 25/11/2008)

    Il secondo festival di Nanni Moretti sta raccogliendo, se possibile, consensi superiori al primo. Aumentano gli spettatori, gli accreditati, gli ascolti delle trasmissioni televisive a cui partecipano gli ospiti della rassegna. Non ho la competenza per dire se sia aumentata anche la qualità dei film, ma alla fine persino l’eccesso di trame lugubri è stato accolto con favore nell’unica città italiana in cui proliferano le pubblicità dei funerali. Il vero insegnamento che si dovrebbe trarre da questo trionfo è che la scelta di un fuoriclasse paga sempre.
    Il mondo va periodicamente a pezzi perché affida un potere enorme ai mediocri. E lo affida ai mediocri perché i talenti sono scomodi, umorali e complicati da gestire. Hanno un brutto carattere, come chiunque abbia un carattere, diceva Montanelli, che era uno di loro.
    La lista dei difetti di Moretti, a cominciare dalla mancanza di auto-ironia che caratterizza una certa borghesia romana di sinistra, è lunga almeno quanto quella dei suoi pregi.
    Ma che l’uomo sia un fuoriclasse, e un fuoriclasse competente, non può essere messo in dubbio da nessuno.
    Se la ricetta del festival di Torino fosse applicata su vasta scala, e tutte le imprese, le università e gli uffici pubblici finissero nelle mani dei tanti Moretti che si rifugiano all’estero o languono in panchina, l’Italia sarebbe un condominio molto agitato, ma più abitabile.

  35. Complimenti, avete imparato da Cossiga! Complimenti Confsal, complimenti Cisapuni. Ci rappresentate?

  36. Qui si fa della politica anche in senso stretto, e va bene. Io però mi limito a dire che secondo me responsabili dello sfascio economico e politico-morale sono anche quegli “intellettuali” da simposio che abbiamo visto recentenente nei media locali diretti in parte dalla massoneria (e… masoneria). Tommaso Detti era quello, se ben ricordo, che, da buon “borghese rosso” ironizzava sui professori e i dottori con altri suoi pari. “Noi siamo i professori, loro son di serie B”… Ti ho sentito io; ma diciamo che ho frainteso e che tu ironizzavi.
    Confermo che Focardi ha fatto di tutto per sanare il buco ma si è fidato di gentaccia dell’Apparato e di altri incompetenti. Potrei confermarlo anche con delle prove.
    Il grande fratello

    P.S. Nota bene che Focardi non mi paga e i “sinistri” accademici han fatto di tutto per impallinarmi, com’è ormai noto. Sono però molto addolorato perché i mestatori proff restano al loro posto, pagano i vari precari ecc. e il nostro popolo langue ormai nella miseria. Ci fosse un Veltro darei gli anni che mi restano da vivere!
    Big Brother o La spada di Gedeone

  37. Le liste civiche? Ma chi sono le liste civiche a siena? Cosa c’entrano le liste civiche?? Bella politica è ora approfittare della situazione per avere visibilità!! Fate il bene di questa città e di questo Ateneo… tornate al vostro lavoro sempre che ne abbiate uno…
    I pochi manifestanti sono gli studenti ed i “precari”… ora mettetevi a fare i distinguo… i dottorandi no, i prof a contratto nemmeno… signori solo gli assegnisti di ricerca sono quasi 500… cioè più degli elettori delle liste civiche, più (alla grande di più) degli iscritti a questi “sindacati” che rappresentano 4 gatti (ed escluso quello ormai famoso di fontebranda)… gli unici comportamenti penalmente rilevanti sono quelli di chi ha omesso pagamenti inpdap, falsificato il bilancio ed omesso di controllare… e questa gente la deve pagare… e salata. Personalmente aspetto i processi con ansia.

  38. Apro il post con la considerazione che le olive sono scomode da raccogliere e poi pesano. Non parliamo del fatto che stare al frantoio ad attendere al freddo è particolarmente sgradevole. Meno male che quando si arriva alla sera ci si può rilassare con buone letture ed esercitarsi alla traduzione. Quale traduzione? Direte voi. Ora ve lo faccio vedere. Una premessa: meno male che a stare ai resoconti della CGIL il piano non piaceva a nessuno dei sindacati. E il post qui sopra? E quello di ieri? Mah!
    Allora. Esercizio di traduzione e contestualizzazione della lettera del Prof. Detti:

    Testo
    «Care Colleghe, cari Colleghi,
    scrivo questa lettera perché ritengo doveroso render conto del mio operato non solo a quanti mi hanno accordato la loro fiducia inviandomi a rappresentarli in seno al Senato Accademico, ma a tutta la comunità universitaria. Di fronte all’inaudita gravità della crisi del nostro Ateneo ho ritenuto che fosse prioritario avviare una seria opera di risanamento. Soltanto dopo sarebbe giunto il momento della verifica delle responsabilità di ciascuno. Con questo spirito ho dato il mio contributo alla redazione delle linee guida per il piano di risanamento 2009-2012.»

    Analisi del testo
    Cari amici, ma soprattutto cari colleghi dell’area di cui sono rappresentante in Senato, dopo essere stato in Senato come Preside di Lettere durante l’epoca Tosi e quindi consapevole di avere qualche responsabilità nel dissesto dell’ateneo, ho ritenuto doveroso, quale membro della Commissione del Senato, dare il giusto contributo alla redazione delle linee guida del piano di risanamento per allontanare il momento della verifica delle responsabilità mie e degli altri colleghi.

    Testo
    «Credo tuttavia che, una volta approvato il piano, il problema delle responsabilità non possa essere ulteriormente rinviato anche perché ritengo che di fatto, chiedendo al Direttore amministrativo di dimettersi, sia stato il Rettore stesso a riaprire la questione.»

    Analisi del testo
    Purtroppo questo atteggiamento dilatorio non ha sortito gli effetti desiderati perché non sono riuscito – per esempio – ad evitare che il Direttore Amministrativo ci rimettesse la buccia anche lui. Un vero peccato visto che lo abbiamo sempre avuto alleato per ottenere privilegi che ad altre aree sono recisamente negate.

    Testo
    «A questa mia opinione il Rettore ha replicato che i motivi della richiesta sono altri ed ha aggiunto che non spetta a noi accertare le responsabilità dell’accaduto. Ciò riguarda tuttavia le eventuali responsabilità civili e penali, ma ne esistono altre – gestionali, istituzionali e di politica accademica –, che sono di esclusiva pertinenza della comunità universitaria. Oggi nessuno di coloro che possono essere considerati corresponsabili è più al suo posto, ad eccezione del Rettore in carica e del Collegio dei revisori dei conti. Il Rettore ha detto di essere rimasto a lungo all’oscuro della situazione e di essersi attivato appena ne è venuto a conoscenza: non ho motivo di dubitarne, ma credo che il capitano sia comunque tenuto a rispondere di ciò accade sulla sua nave.»

    Analisi del testo
    Va anche detto che questo Rettore che inopinatamente è stato eletto contro la nostra volontà ha la testa dura come il marmo e nonostante tutti i bastoni fra le ruote che gli abbiamo messo, non solo non si è dimesso ma, addirittura, è riuscito a rompere l’accerchiamento anche istituzionale che avevamo creato, in virtù delle strettissime connessioni che abbiamo con tutte le istituzioni territoriali e con una o due sigle sindacali. Siccome nessuno di coloro che possono essere considerati corresponsabili è più al suo posto non possiamo tenerci il rettore, il quale consegnando una memoria in Procura e alla Corte dei Conti rischia di far venire alla luce non solo le eventuali responsabilità civili e penali ma anche quelle gestionali, istituzionali e di politica accademica, bruciando in tal modo tutti i candidati che sono sostenuti dalle istituzioni locali. Infine ho perso l’appoggio anche di potentissimi colleghi che in un primo momento erano stati d’accordo nel silurare quel bischero, poi probabilmente resisi conto dell’effettiva portata del disastro si sono portati verso più miti consigli e verso un profilo talmente basso che il loro apporto alla nostra santa causa è ormai da settimane nullo.

    Testo
    «A ciò si aggiungono altri elementi che mi inducono a ritenere che non vi sia stata, da parte dell’Amministrazione, una gestione della crisi all’altezza della drammaticità della situazione. Inadeguato, anzi tutto, è stato il collegamento tra Senato accademico e Consiglio di amministrazione, in un contesto eccezionale che richiederebbe il massimo di coordinamento tra i due organi.»

    Analisi del testo
    Poi ci si è messo anche il CdA a rompere le uova nel paniere. E pensare che avevo dato per scontato (vista la preponderante rappresentanza dei nostri uomini) che se non ci riusciva il Senato a silurare il Rettore, sicuramente il CdA, avrebbe provveduto. E comunque la nostra Commissione del Senato non è riuscita a sopraffare quella del CdA, per la presenza di elementi tosti come Barretta e C.

    Testo
    «Mi domando insomma – e domando – se sia possibile e opportuno che l’ardua e dolorosa opera di risanamento che attende l’Università di Siena possa ancora essere gestita da un Rettore, sotto la guida del quale la crisi ha continuato ad aggravarsi.»

    Analisi del testo
    All’ultimo Senato ci ho provato a farlo sfiduciare ma per tutti i motivi che vi ho esposto or ora non ci sono riuscito. Quindi questa della lettera che vi mando è l’extrema ratio. I sindacati prendono posizioni contrarie a quelle delle istituzioni e del nostro sindacato. Mi domando quanto tempo abbiamo prima di dover chinare il capo e dichiararci sconfitti.

    Traduzione ed interpretazione in italiano corrente del Favi di Montarrenti

  39. Voto di analisi filologica ed etimologia-ermeneutica: 30 (e lode).

  40. «i pochi manifestanti sono gli studenti ed i “precari”… ora mettetevi a fare i distinguo… i dottorandi no, i prof a contratto nemmeno… signori solo gli assegnisti di ricerca sono quasi 500…» Cal
    ————-
    …e vai col liscio! Ma tu, veramente hai creduto per un nanosecondo della tua esistenza che l’università di Siena potesse stabiizzare qualcosa come mille ricercatori in tre o quattro anni? Quando mai è stato facile entrare all’università come docente, eccetto in occasione di certe brevi congiunzioni astrali? I distinguo poi li fa qualsiasi individuo non privo di discernimento: dottorandi, assegnisti, contrattisti sono cose diverse. I dottorandi sono studenti (ancorché dotati di borsa di studio) e in nessun posto del mondo vige la regola che debbano essere ipso facto assunti nell’università dove svolgono il dottorato: cosa diavolo c’entrano con chi ha un contratto di lavoro come docente? Gli assegnisti in genere sono persone che hanno conseguito il dottorato; i contrattisti, ahimè, non si sa in generale chi cacchio siano, perché “il contratto”, nelle forme a noi tutti note (e a cominciare dal testo, ai limiti della legalità, del contratto medesimo) è una maialata tipicamente italiana: vi sono spesso – forse la maggioranza – quelli che magari hanno concluso l’assegno e attendono una stabilizzazione, ossia i “veri” ricercatori, o quelli che fanno didattica “vera”, cioè di sostanza, ovvero quelli che hanno contribuiro in maniera evidente a tenere in piedi la baracca per un decennio circa, che hanno una effettiva carriera scientifica ed accademica (anche se, date le mirabolanti somme elargite – o non elargite) svolgono sovente altri lavoretti (primum vivere): se mi consenti, sebbene nessuno abbia mai assicurato a nessuno che per tutti vi sarebbe stato un posticino caldo in loco, di questi “I care”, perché da un lato rappresentano la continuità e i ricambi della pensionanda classe ordinaria e dall’altro sono stati rosolati e spremuti a sufficienza, per cui sarebbe criminale salutarli tutti in blocco a trentacinque o quarant’anni con una generale pedata nel didietro.
    Poi c’è una galassia di “collaboratori”, persone che ronzano attorno all’università a vario titolo e riguardo alle quali vorrei vederci chiaro, perché chiara la situazione non è: talvolta si tratta di figure essenziali, ma talvolta, essendo professionisti con doppio lavoro e senza tema di morire di fame se gli decurtano il contratto, non possono essere considerati così indispensabili da sentirsi in colpa se per loro al momento (e forse mai) non c’è trippa per gatti. Io penso che non riconoscendo le differenze e che taluni hanno abusato dello strumento dei contratti (e parimenti che taluni non ne hanno abusato), confondendo queste situazioni, tu finisca per fottere (per usare un francesismo) proprio coloro che avrebbero diritto ad una tutela e ad un qualche riconoscimento del proprio status di ricercatori e docenti. Ognuno ha dei diritti, ovviamente, ma è autolesionistico considerare tutti quanti “precari” latu sensu alla stessa stregua. Non è un problema di solidarietà “di classe” tra “precari”: è che si tratta di cose diverse. Mettendo tutti nel medesimo sacco, figura oltretutto un numero abnorme di precari ed è più facile dirti: «guarda quanti precari! Ammazziamone un po’». Questo fa il gioco di chi ti vuol segare le gambe. Ho la sensazione che in molti – me compreso, forse – non abbiano chiaro qual’è l’entità del disastro.

    «Intanto l’Università di Siena, se al posto dei vari Mussari, Mancini e similari, ci fossero stati cittadini Senesi (non per provenienza geografica ma per senso civico) come era una volta, non c’era niente da pietire, ma veniva trattata come un diritto della Comunità, oltretutto con la possibilità di avere le caratteristiche di normale operazione bancaria che a fronte di garanzie reali (gli immobili) vedeva concesso un fido con tanto di interessi bancari…» (unsenesevero)
    …………….
    …si, e un fiasco d’olio: ma a quale “età dell’oro” ti riferisci?

    Domanda per l’onniscente Favi: ma “Cisapuni” è il nome di una divinità indiana con dieci mani?

  41. No è il nome di un sindacato autonomo e apolitico di comparto, vale a dire (scusa l’eccessivo didascalismo) che non ha territoriali, né è presente in altre amministrazioni pubbliche che non siano l’università. È confederato con lo Snals Università a livello nazionale.
    Colgo l’occasione per ricordare a te e a Giovanni che di recente avevo dichiarato di aver elaborato dei dati assai succosi che potrebbero dare una risposta esauriente alle tue angosciose domande sui contratti. Ti posso anticipare che di quelli “buoni” nel senso da te esplicitato sono un numero decisamente residuale.

    Un notturno Favi di Montarrenti

  42. Ti posso anticipare che di quelli “buoni” nel senso da te esplicitato sono un numero decisamente residuale.

    Un notturno Favi di Montarrenti
    —————————–
    Grazie, rendili pubblici quanto prima, ti prego: almeno parleremo di qualcosa di concreto.

  43. Noto che nella sua lettera Detti usa alcuni argomenti anche da me evocati come dubbi per invitare a discutere sulle cause e sulle proposte, invece di inseguire con pece e piume dei presunti colpevoli, come elementi di prova per l’esatto contrario: chiedere l’impeachment del rettore.
    Gli argomenti, lo ricordo, sono un eccessivo temporeggiamento all’inizio del suo mandato ed un sempre più severo ritardo nella nomina del nuovo direttore amministrativo, cui Detti aggiunge anche il modo estenuante in cui ai docenti è stato negata via via la conoscenza di quanto accadeva in attesa di dati ufficiali che non arrivano mai mentre alle gazzette ogni giorno giungevano notizie di un deficit che aumentava di decine di milioni ogni giorno.
    Nulla dice peraltro degli altri due argomenti su cui invitavo a riflettere: l’insostenibilità dell’attuale modello su cui si basa la nostra università (che si è palesata almeno dal 2005, prima dell’attuale rettore) e l’inettitudine dell’amministrazione.
    Obbietterò che una legge filosofica elementare indica che non è possibile derivare una affermazione normativa, come ”il rettore se ne deve andare” da una affermazione descrittiva come “il rettore ha fatto degli sbagli”, a meno che non le si leghi fra loro con uno scopo, come “per risolvere la crisi della nostra università”.
    Perchè l’affermazione risultante sia vera, tuttavia, è necessario che soddisfi diversi requisiti, fra cui che il fatto sia possibile (come suggeriva stavrogin con il suo pragmatico richiamo al numero di divisioni), ma soprattutto che l’azione sia in grado di ottenere o scopo.
    E poiché di infallibili in giro non ne vedo, né mi pare che abbia fatto molti passi avanti la discussione su come modificare il nostro modello di università in modo che costituisca per la società un motore allo sviluppo piuttosto che una costosa zavorra, preferisco ancora sospendere il giudizio e tenermi il rettore che abbiamo.

    Il vostro scettico,
    Sesto Empirico

  44. Per essere “Empirico”, caro Sesto, mi sembra che tu non sia a corto di menate. Basta dire che il prof. Detti ha fatto pipì fuori dal vaso (se il prof. Grasso mi permettere il termine colorito), ma ha agito così perché gli è stato detto di farlo.
    Punto.

  45. Vi fo una sintesi dei giornali. La Gelmini dice che non darà un euro a chi non pubblicherà lavori scientifici (e a Siena ora come fanno? Ah, già, vi son le corti dei proff, gli scribacchini…) e che richiamerà i cervelli fuggiti all’estero (loro non faranno concorsi). Si dice che ci sarà il licenziamento per chi truccherà i concorsi, danno morale, ecc. (Ma Siena dovrebbe essere allora sguarnita di baroni ché son quasi tutti collusi… Già, ma la legge sarà fatta per l’ora innanzi).
    Io avrei da essere risarcito. Che vo dalla Picinni in quanto storico? O dal Calabrese in quanto sociologo? Ma lui potrebbe dirmi che è semiologo e mi frega…
    Sinché l’università non manderà a casa vari personaggi… o non rimuoverà l’Amerikano, si sarà fatto ben poco…
    Un gajardo Gedeone

  46. A chi dà colpe al personale amministrativo “reo” di aver nascosto i dati reali vorrei ricordare due cosette:
    1- Il personale “amministrativo” gestisce da solo anche i dipartimenti (che sono stati giudicati essere la parte sana dell’Ateneo).
    2- Il personale amministrativo indiziato di avere nascosto qualcosa, probabilmente l’ha fatto per coprire qualche docente, visto che come sembra, in tasca i soldi non se li sia messi nessuno. Vorrei ricordare invece come le spese sostenute da certi docenti siano come dire, quantomeno superflue…
    Forse tutti dovremmo fare un esame di coscienza e lavorare uniti verso un’unica direzione, senza addossare le colpe a quello o a quell’altro, perché in questa situazione ci siamo entrati per colpa di tutte le componenti dell’Ateneo (e anche cittadine…)
    Saluti.

  47. Intermezzo – o intermundia
    Il cittadino on line ha postato la lettera del boiaro Detti col titolo «Botta e risposta “Detti-Focardi” su “il sensodellamisura». I commenti all’articolo però… sono stati chiusi (non ci sono). Sarà un’altra prova della democrazia della carta stampata e mediale che vige in questa città? Ora lo dico al Cenni… può darsi capisca, viste anche le umili origini (il papà era operatore ecologico, lo conoscevo) e rivoluzionarcomuniste.

    Per Berlinguer e i proff. col suv e le case coloniche… e anche altri… Sappiate che Antonio Gramsci (non quello della polemica di questi giorni, ma quello jr. che scrive su l’Unitàonline), ha detto che lui e la famiglia vivevano bene nell’Urss. Poi venne il crollo e il regime di Eltsin, provocando inflazione, ridusse tutti i risparmi a zero. Anticipò Berisha e seguì l’Argentina… Io vidi – scrive on line – molti professori universitari andare aio mercatini a vendere i jeans. I miei, dice, iniziarono a lavorare di più, facendo più lezioni, ecc.
    Capito l’antifona o voi Intoccabili? Meditate, meditate… Quando vi si vedrà con le toppe al culo sapremo che “liberalismo” cantavate… Almeno il Brunetta è lib-lab (dice).

  48. Scrive Cal: «Le liste civiche? Ma chi sono le liste civiche a siena? Cosa c’entrano le liste civiche?? Bella politica è ora approfittare della situazione per avere visibilità!! Fate il bene di questa città e di questo Ateneo… tornate al vostro lavoro sempre che ne abbiate uno…» «…cioè più degli elettori delle liste civiche…»

    Capisco che per l’ora tarda del messaggio o avevi sonno o avevi bevuto troppo. Le Liste Civiche a Siena hanno avuto il 25% dei voti (oltre 10.000 credo), sono in consiglio comunale con 8 consiglieri e fanno opposizione attiva da due anni e mezzo. Ricordo che l’ignoranza, sia in senso di ignorare che di maleducazione non è una scusante. Pensa te a lavorare invece di offendere chi lavora a gratis e contro tutti e tutto per la collettività.

    Stavrogin –
    a non tanto tempo fa, prima che a Siena entrasse la peggior logica che affliggeva solo il meridione e le istituzioni cadessero in mano ad incompetenti ed arroganti.

  49. A unsenesevero:
    Mi hai rubato le parole di bocca. Pensavo che invece di alcol si trattasse di narcotici pesanti data la valanga di stupidaggini.
    Sono stanco di questo gruppo di ragazzini manipolati da Prc e Cgil che hanno preso questa città per il parco divertimenti Mao-land. E poi quando avranno distrutto l’università stufi del giochino tornando nelle proprie provincie di residenza criticheranno indignati Siena e i senesi. Si tratta di analfabeti che pur non conoscendo le forze politiche locali vogliono dettare legge. Rettore, chiami le Forze dell’Ordine ogni qual volta ve ne sarà bisogno!

  50. Prima di tutto si proceda in modo compatto e all’unisono col risanamento finanziario

    Cari Colleghi tutti,
    in una situazione di grave incertezza qual è la presente, devo confessare che provo un senso di profondo disagio e fastidio nel ricevere di frequente e da varie fonti inviti a sottoscrivere dichiarazioni di fiducia o sfiducia nei confronti dei vari organi accademici che presiedono la nostra istituzione.
    Premesso che ritengo che nessuna figura appartenente a tali organi possa mettere le mani avanti o smarcarsi da eventuali colpe (la responsabilità indiretta del “non poteva non sapere” a mio avviso vale, seppur in misura maggiore o minore, per tutti coloro che hanno fatto e fanno parte di tali organi accademici, e non soltanto per l’attuale Rettore o i Rettori che si sono succeduti), apprezzerei che prima di tutto si procedesse in modo compatto e all’unisono col risanamento finanziario (con tempi accelerati e procedure adeguate e ben delineate) senza troppe fughe in avanti e senza troppi distinguo.
    Auspico che solo quando si riuscirà a intravedere la luce di uscita dal tunnel si trovi lo spazio utile e necessario per dibattiti su demeriti e meriti dell’attuale situazione.
    Nella speranza (forse vana) che questo mio breve messaggio serva ad attenuare polemiche attuali e a breve-medio termine (che certamente non aiutano a risolvere i nostri problemi, e men che meno in questo momento) e convinca tutti a lavorare in modo concertato per una proficua opera di salvataggio della Nostra Università, Vi ringrazio per l’attenzione.

    Piero Zanello
    Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Siena

  51. machiavelli:
    a me non interessa il motivo per cui Detti ha scritto la lettera, né se è buono o cattivo. Mi interessa solo valutare nel merito quello che scrive.
    Posso rispondergli civilmente che preferisco tenermi il rettore che abbiamo?

    Sesto Empirico,
    scettico

  52. No, è vergognoso dopo le responsabilità che ha avuto per anni con Berlinguer e Tosi! Chi ha gli anni precisi?
    Archie

  53. sesto empirico: «a me non interessa il motivo per cui Detti ha scritto la lettera, né se è buono o cattivo. Mi interessa solo valutare nel merito quello che scrive.»
    ———-
    Recitava un antico adagio della prima repubblica, che le dimissioni non si chiedono, si ottengono. Dunque, anche qualora l’aspra e disegual tenzone portasse alla sconfitta del rettore, a me interessa eccome sapere quali siano le manovre dei nostri generali e marescialli in quella che a tutti gli effetti assomiglierebbe (come disse il famigerato manager della Telecom) ad una “vittoriosa Waterloo”.

  54. Sì al merito, e appunto allora bisogna avere un po’ di pudore. Ci sono alcuni proff. che sono divenuti emblema del ‘regime’ Berlinguer-Tosi: non siano loro a dettare le regole oggi, abbiano questa delicatezza! Oh Dettino, non faccia il portavoce dei DS ancora una volta, sia clemente… magnanimo dice il Flores – quello che non lo è con i fondi del ComuneFondazione, però!
    Altroché dimissioni del Focardi; usi l’ascia e decapiti ancora. Perché i revisori sono ancora in carica? Non inquinano le prove loro tocchettando tutto in amministrazione? Rettorone mio, sfodera gli artigli!
    Chi va all’incontro con Letta il 2 dicembre lo sapete?
    Grazie per ogni chiarimento.
    Archie

  55. «Scintille» fra precari e rettore «Il piano di risanamento va ritirato»
    http://lanazione.ilsole24ore.com/siena/2008/11/29/135969-scintille_precari_rettore.shtml

    Confronto di mezz’ora con i docenti a contratto e i ricercatori, i quali hanno chiesto al rettore di convocare gli stati generali dell’università, ovvero una riunione plenaria con i rappresentanti di tutte le componenti dell’Ateneo per rivedere il piano di risanamento

    Siena, 29 novembre 2008 – Più che le richieste formali di un incontro con il rettore, potè un volantino anonimo di dileggio verso di lui. Così ieri pomeriggio, in modo ‘casuale’, è avvenuto nel cortile del rettorato il primo faccia a faccia, in passato mai concesso, fra Silvano Focardi e decine di precari dell’università. Focardi è passato nel cortile, dove era in corso un’assemblea congiunta di studenti e precari, quando si è stizzito per un volantino che lo metteva nel mirino.

    È iniziato in questo modo un disteso confronto di mezz’ora con i docenti a contratto e i ricercatori, i quali hanno chiesto al rettore di convocare gli stati generali dell’università, ovvero una riunione plenaria con i rappresentanti di tutte le componenti dell’Ateneo per rivedere il piano di risanamento. Qualora la riunione venisse convocata verrebbe sospesa la petizione per le dimissioni del rettore che è già stata sottoscritta da 600 persone fra studenti, lavoratori universitari e semplici cittadini. Focardi però ha spiegato che il piano non può essere bloccato. I precari hanno inoltre chiesto al rettore di impegnarsi per mantenere in mano pubblica l’università puntando il dito contro l’annuncio del Governo di voler fare di Siena un laboratorio per la trasformazione degli atenei in fondazioni private. Infine, i precari, che hanno lamentato ritardi nei pagamenti dello stipendio anche di quattro mesi, hanno sollecitato un piano di reclutamento dei ricercatori che dia loro garanzie.
    Ieri anche i sindacati confederali hanno avanzato le loro richieste: prepensionare i docenti universitari che hanno raggiunto i 65 anni per aprire la strada ai giovani; destinare per un quadriennio il 30% degli introiti dell’università legati a incarichi, convenzioni e progetti al finanziamento di assegni e dottorati di ricerca e all’incentivazione del personale tecnico e amministrativo; riprogettare l’offerta formativa su base regionale per evitare duplicazioni dei corsi che pesano negativamente sui bilanci. Queste sono le istanze che hanno espresso al prefetto Giulio Cazzella in un incontro tenuto nei giorni scorsi. Cgil, Cisl e Uil hanno contestato il piano di risanamento sostenendo che penalizza i più deboli e la ricerca tagliando i servizi agli studenti. Contro la privatizzazione, per la modifica del piano di risanamento e per una nomina trasparente del nuovo direttore amministrativo si è espressa Rifondazione comunista. Un sostegno aperto a Focardi è arrivato invece dai Cristiano popolari in una lettera aperta.

    Franco Tinelli

  56. Di sfuggita ho visto che il foglio del Bisi mette in risalto: il prof. Detti si scaglia contro il Focardi e grida: dimettiti!
    Perbacco, se perde le staffe anche costui… la cosa è grave. O non era stato sempre così diplomatico e serio, ammirato dalle fanciulle per la sua altezza e chioma bionda? Lui così asciutto e “rosso al punto giusto”?
    Mi sa che i restauratori avanzino e sentano scottare la sedia sotto il culo, ora che Tosi non c’è più… E chi li copre ora? Ma si possono ancora coprire?
    Come cittadino e studioso temo molto, molto, molto. Se i cattopopolari appoggiano Focardi ci saranno delle motivazioni, così pure se Rifondazione comunista osteggia le privatizzazioni (meglio se facessero i liberisti!). Staremo a vedere, intanto ci si balocca con la fiaba storica picciniana, scritta per i giovani contradaioli e le maestre d’asilo.
    Addenda. Leggo in cronaca che gli inglesi han premiato la Fondazione MPS come banca “vera”, che aiuta la ricerca e quant’altro. Falso. Che Cenni e Piccini han deposto le armi su Antonveneta ecc. (affari loro). Ora Belli potrà vendere, dopo il suo Pinocchio in rima (ma perché uccidere il capolavoro di Collodi? Fu il mio primo libro e mamma me lo leggeva con tanto amore, in culla), anche i suoi saggi sulla “banca etica”. lo dico per chi lo segue con le ricerche sul commercio equo e solidale. Qui di solidale c’è solo l’apologia indiretta con la Banda Bassotti, la Banda del Buco e magari Diabolik.

    Vi presento Maurizio Cenni, sindaco della città, che ha gli occhi del colore del cielo di Siena” (Masoni, intervista al Cenni). Il giornalismo indipendente.

  57. stavrogin, archimede, arlecchino:
    non ho affatto scritto che non sia importante il fatto se il rettore si dimetta o no
    Anzi, ho portato una serie di motivi per cui bisogna a mio avviso sostenerlo e fare in modo che non lo faccia
    Ma quei motivi non dipendono da chi chiede le sue dimissioni, ma dalla inconsistenza dei motivi per cui le chiede.
    Se anche le chiedesse l’anima più innocente, *nella situazione attuale* il giudizio non cambierebbe.
    Valutare gli argomenti indipendentemente da chi li esprime, è esattamente quello che si chiede quando si lotta giustamente contro i concorsi truccati:non vogliamo che vinca il più buono, ma il più adatto. Mi sembra giusto mantenere gli stesi principi in politica, a maggior ragione quella universitaria.
    Il problema adesso è che se cade Focardi non si risolve nessuno dei problemi attuali e al contrario si interrompe tutto il pur lento processo di risanamento/rinnovamento e c’è il rischio che si torni anche indietro.
    O il problema è che Detti è brutto e cattivo?

    il votro atarassico
    Sesto Empirico

  58. È da temersi la saldatura fra potere politico e accademico, molto più forte di quel che è stata. Il fatto che la maggioranza peschi sempre un assessore alla cultura fra i “letterati” o “storici”, la dice sin troppo lunga. Se quel bell’uomo del Detti si è scagliato contro il rettore, come scrive il giornalaio Bisi, è segno che Capitan Chiocciolino non ha dato garanzie al potere attuale o non può darle perché ha un bel buco da sanare, un buco-ahimé-insanabile. Naturally chi dice Detti dice Calabrese, oppure Piccinni (una “quota rosa”). Come si vede avevo ragione nel dire degli Ideologi, anche se son sempre i “soliti nomi”. L’Amerikano Docente invece preoccupa poco, ormai è posteggiato sull’Acropoli e vive di luce riflessa, specchiandosi nel Museale. Così altri “imboscati” che attendono gli eventi, nascosti magari in qualche archivio o biblioteca ove contano su personale amico. E vai col liscio.

  59. Ritengo una assoluta ed inutile “follia” la vendita di una meraviglia “prestata” alla scienza come la Certosa di Pontignano, che tutte le Università ci invidiano e dove si svolgono Convegni da tutto il mondo.
    Trovo irresponsabile una decisione di sbarazzarsene e di svenderla per farla diventare uno dei terribili “resort”.
    Mi unisco alla vostra protesta e sono convinto che questa è l’opinione della maggior parte dei docenti e delle persone di cultura!
    Un cordiale saluto
    Mario Reda

  60. Più che il risanamento della nostra università interessa l’eliminazione del rettore

    Cari Colleghi,
    l’invito che Zanello ci ha inviato pochi giorni fa ad adottare posizioni equilibrate in merito alle dolorose vicende della nostra università è senz’altro condivisibile. Ma, proposto come replica all’incredibile messaggio nel quale Detti chiedeva le dimissioni del rettore, mi è sembrato troppo “ecumenico” per essere davvero incisivo.
    Ho fortissima, infatti, la sensazione che molti, nei nostri dipartimenti e nella nostra città, stiano giocando al “tanto peggio, tanto meglio”. Ho netta la sensazone che più che il risanamento della nostra università, interessi l’eliminazione del rettore.
    A prescindere dal fatto che non essendo ancora state accertate le responsabilità di quanto è accaduto, è assurdo e ingiusto farne carico alla sua persona, chi smania per costringerlo a dimettersi, evidentemente trascura le pesanti conseguenze che un simile atto avrebbe sul presente e sul futuro della nostra università. L’inevitabile approdo ad una gestione commissariale complicherebbe le cose e renderebbe più complessa l’uscita dalla nostra situazione di crisi.
    Personalmente, non ho dubbi quanto a questo. Invito, perciò, chi la pensa come me a farsi vivo e a non lasciare l’iniziativa solo a chi è strumentalmente “contro” il rettore. Nell’interesse “vero” della nostra università, ritengo sia arrivato il momento di prendere posizione, di confermare la nostra fiducia a Focardi e di sostenerlo nel suo impegno.

    Cordialmente,
    Folco Giusti
    Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Siena

  61. Ho ricevuto alcune mail con le quali mi si comunica che «lo stillicidio di maldicenze mescolate con tante falsità» dei commenti costringeranno questi colleghi a «valutare l’opportunità di una reazione formale e legale. (…) La volontà di diffamare emerge più chiaramente dal fatto che alcuni interventi sono del tutto avulsi dal contesto della discussione che si svolge nel blog».

    Condivido completamente questi appunti e, pertanto, cancellerò tutti i commenti che rientreranno nella fattispecie segnalata.

    Giovanni Grasso

  62. Il diritto di critica va di pari passo col dovere di essere costruttivi

    Cari Colleghi,
    Voglio esprimere il mio accordo con la lettera del Prof. Zanello. Molte delle lettere che abbiamo ricevuto contengono critiche anche condivisibili, ma in quasi tutte è presente solo la componente critica e manca la componente costruttiva. In questa fase il massimo sforzo degli organi di governo deve tendere a trovare soluzioni (possibilmente condivise) adeguate e soprattutto rapide!! per uscire dalla crisi.
    Noi, come appartenenti all’Ateneo abbiamo il diritto di esprimere i nostri timori e le nostre critiche, ma abbiamo anche il dovere di essere costruttivi. Quindi, bene quando si critica una ipotesi di soluzione, ma cerchiamo di associare alla critica una proposta alternativa, altrimenti si rischia di cadere nella paralisi e questo proprio non ce lo possiamo permettere.
    Cordialmente,

    Prof. Furio Pacini
    Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino-Metaboliche e Biochimica, Università degli Studi di Siena

  63. La priorità è uscire dalla crisi attraverso le misure di risanamento già individuate

    Cari Colleghi,
    una volta tanto (scusa Folco) sono d’accordo con Giusti: non si può accettare questo gioco al “tanto peggio, tanto meglio”, che non è certo volto all’interesse della nostra Università. Ovviamente ci dovrà essere un tempo in cui dovranno essere prese delle misure verso i responsabili accertati di questa situazione. Ma, per il momento, come ha più volte ribadito il nostro Preside Donati, la priorità deve essere quella di uscire da questa situazione di crisi attraverso misure di risanamento che l’Amministrazione ha individuato.
    Costringere il Rettore a dimettersi, significherebbe forzatamente approdare ad una gestione commissariale che sicuramente rallenterebbe e complicherebbe il processo di risanamento. Onestamente non riesco a capire fino in fondo le motivazioni che spingono colleghi a reiterare richieste di dimissione del Rettore, a cui mi sento di rinnovare la mia fiducia, come spero altri vorranno fare
    Cordialmente

    Isabella Turbanti Memmi

  64. Caro Folco,
    accolgo con piacere il tuo invito; da parte mia, per quanto mi compete, piena fiducia a Sivano Focardi e ampia autonomia per gestire la crisi nella quale altri ci hanno relegato. Non sta a me stabilire di chi siano le eventuali responsabilità, certamente non dell’attuale rettore. “Via ragazzi non scherziamo” mi pare che non sia il momento!
    Cordialmente

    Guido Francini

  65. Mettersi a disposizione del Rettore, lavorando meglio di prima, fino a quando non emergano comprovate responsabilità per l’attuale dissesto

    Cari Colleghi,
    mi sembra che le considerazioni del Prof Giusti siano più che condivisibili. Abbiamo tutti un’occasione d’oro (e speriamo unica) per dare prova con la nostra serietà di essere in grado di riparare la diligenza, dopo aver cercato tante volte di assaltarla in modo solitario o organizzato.
    Chiunque abbia voglia di contribuire al risanamento dell’Ateneo può trovare una semplice risposta alla fatidica domanda di cui all’oggetto della presente mail: mettersi a disposizione del Rettore, lavorando, se possibile, meglio di prima. Questo almeno fino a quando non ne emergano comprovate responsabilità per l’attuale dissesto.
    Cordialmente,

    Neri Niccolai
    Dipartimento di Biologia Molecolare, Università degli Studi di Siena

  66. L’attuale crisi esprime un fallimento collettivo e quindi l’assunzione di responsabilità dovrebbe essere responsabilmente collettiva

    Caro Giusti,
    condivido completamente il tuo richiamo. Mi auguro, come atto di responsabilità, che venga interrotta questa poco edificante “battuta di caccia”. Tale comportamento “venatorio” suona come strumentale ed auto-assolutorio. Non apprezzo questo costante oltraggio nei confronti degli Organi di Governo del nostro Ateneo, incluso il Rettore. Sono altresì ostile all’idea che le Sue dimissioni generino di per sé una catarsi od una redenzione della nostra Università. Penso che l’attuale crisi esprima un fallimento collettivo e quindi l’assunzione di responsabilità dovrebbe essere responsabilmente collettiva.

    Alessandro Rossi
    Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Comportamento, Università degli Studi di Siena

  67. Cominciare ad attuare il piano di risanamento senza ulteriori indugi

    Cari Colleghi,
    purtroppo in questo periodo delicato per la nostra Università non sono in Siena e con qualche difficoltà riesco a collegarmi via internet; le notizie che mi giungono regolarmente sono quelle giornalistiche. Da queste letture e da notizie da altre fonti mi sembra che alcuni non si rendano conto pienamente della pericolosità della situazione, perché non posso credere che qualcuno possa pensare di trarre vantaggi o peggio portare a compimento rivalse di qualsiasi genere da un simile polverone.
    Esiste un piano di risanamento che per quanto duro è l’unico proposto. Tutto è perfettibile, ma ritardarne l’attuazione significherebbe rendere tale piano non più efficace e prepararne un altro ancora più duro. Non penso che si voglia arrivare a sospendere l’attività dell’Università anche attraverso un commissariamento. Stesso effetto deleterio si otterrebbe con le dimissioni spontanee o provocate del Rettore. Io non conosco chi abbia ventilato tale idea o come sia nata ma mi sembra un’idea peregrina e inopportuna cambiare pilota mentre la macchina corre.
    Non voglio insistere oltre, ma il mio consiglio è quello di cominciare ad attuare il piano senza ulteriori indugi

    Giuseppe Pompucci
    Dip. Biologia Molecolare, Università degli Studi di Siena

  68. Rompo il silenzio per manifestare la mia piena adesione a quanto esposto negli ultimi interventi, in particolare di Folco Giusti. Mi avvertono che il CdA è in corso tutelato dalla polizia. Non è bello che si giunga a tanto. Qualcuno dovrebbe riflettere, no?
    Giusto, caro Giovanni! Il blog non è luogo di maldicenza con il pretesto dell’anonimato! L’anonimato ha senso e giustificazione solo se copre parti “deboli”, chi sa che sarebbe altrimenti distrutto. E purtroppo con la faziosità tuttora imperante a Siena è una presunzione validissima.
    Buon lavoro a tutti, continuate così, con questa concretezza. Non so se siete stati informati (la stampa senese di questa cose non si occupa di regola e io son stato fuori) che dalle liste civiche è stato chiesto di investire a favore dell’Università (ad es. acquisto immobili a prezzi non di realizzo) i fondi accantonati dalla Fondazione MPS per stadio e palazzetto dello sport. È qualcosetta che scoletta i cento milioni di euro.
    m.a.

  69. Svolgere con serietà il nostro lavoro, in seguito considereremo le responsabilità che emergeranno

    Cari Colleghi,
    concordo pienamente con il messaggio di Folco Giusti. In questa situazione non dobbiamo fare altro che svolgere con serieta` il nostro lavoro. Avremo poi modo di considerare le responsabilita` che eventualmente emergeranno in futuro.

    Paolo Costantini
    Dipartimento di Scienze Matematiche ed Informatiche “R. Magari”, Università degli Studi di Siena

  70. La classe docente deve rappresentare il più importante interlocutore nella gestione della crisi

    Cari Colleghi,
    è sorprendente in questo grave momento per il nostro ateneo osservare con quale vivacità e aggressività si sono alzate le voci, i clamori, le dichiarazioni, gli anatemi, le campagne televisive e di stampa, le crisi isteriche di pianto e di rabbia nei corridoi e nelle segrete stanze.
    Ma la cosa più sorprendete è un’altra. Nell’arena di questo circo si sono alzate le voci di tutti: partiti politici, sindacati, sindaci, presidenti di provincia, di banche, rappresentanti del clero e mi scuso per quelli che ho omesso.
    Ma i docenti che “sono” l’università di Siena che voce hanno? Che cosa pensano?
    Dalle mail arrivate ultimamente sembra che il lungo silenzio stia cominciando a rompersi. Dopo singole voci di attacco al rettore, si sono fatte avanti, molto più numerose, posizioni rassicuranti e di sostegno a chi, in mezzo a difficoltà estreme cerca di uscire dal fortunale.
    Non posso far altro che unirmi a chi sostiene che la cosa migliore adesso è quella di offrire collaborazione e solidarietà, ma anche visibilità, perché sia chiaro che la classe docente deve rappresentare il più importante interlocutore nella gestione della crisi.

    Claudio Leonzio

  71. Senza i docenti l’università svanisce in un attimo, con i docenti esiste e può resistere

    «…la classe docente deve rappresentare il più importante interlocutore nella gestione della crisi»: sante parole!
    Finalmente qualcuno che parla chiaro e “scientificamente corretto”: non ci interessa il “politicamente corretto”… Amo dir a chiunque che senza i docenti l’università svanisce in un attimo, con i docenti esiste e può resistere.

    … per dirla tutta credo che chi tenta di far saltare l’attuale rettore non sia animato né da spirito di giustizia penale (nonchè civile e amministrativa) né da voglia di gestione straordinaria (commissariamento totale o parziale), bensì da bramosia di potere, desiderio di subentrare, bisogno di inquinare le prove, speranza di ritardare le indagini, illusione di riprendere il saccheggio, sogno di eseguire vendette, e spesso agisca in conto terzi disarcionati ma non domati, almeno nelle più lubriche fantasie!

    Cosimo Loré

  72. Cari amici:
    mi permetto di portarvi via due minuti per sottoporvi alcune considerazioni che varei fatto, ce ne fosse stata l’ occasione, in un’assemblea della nostra comunità. La crisi in cui l’Università di Siena è improvvisamente e drammaticamente piombata viene certo da lontano, ma si inserisce comunque nel più ampio quadro dell’intero sistema universitario nazionale, progressivamente messo in difficoltà da un sottofinanziamento ormai cronico. I tagli contenuti nella recente finanziaria, in particolare, in un breve volgere di anni porteranno quasi tutti gli Atenei sull’orlo di una crisi irreversibile.
    L’autonomia universitaria è un bene prezioso, che però ha dovuto essere gestito in condizioni di estrema precarietà e ambiguità normativa: da un lato per la sostanziale dipendenza dei bilanci dai finanziamenti statali, soggetti a progressive e insostenibili restrizioni, dall’altro per l’inadeguatezza delle attuali strutture di governo degli Atenei, non più in grado di amministrare una macchina estremamente complessa e sempre più costosa. Non a caso uno dei temi su cui più si riflette a livello nazionale è la necessità di un ripensamento degli organi di governo degli Atenei, la cui organizzazione non risponde più alle sfide che l’Università si trova a dover affrontare.
    È inutile negare che le responsabilità dell’attuale emergenza ricadono su tutta la comunità accademica, ovviamente a vari livelli e con un peso ben diverso: si va infatti dalle gravi inadempienze di chi conosceva le reali condizioni del debito che andava accumulandosi alla leggerezza con cui molti di noi hanno sottovalutato i vari segnali di allarme che pure si sono manifestati in modo sempre crescente su questi temi negli ultimi anni. A questo si aggiunga, infine, il modo alquanto scomposto in cui la situazione debitoria del nostro Ateneo è stata data in pasto ai mezzi di informazione. La nostra crisi è così finita sulle prime pagine della cronaca nazionale con grande clamore e in modo fortemente penalizzante per la nostra Università che, nonostante le difficoltà, ha prodotto e continua a produrre attività didattiche e di ricerca che la collocano in una pozione di tutto rilievo nel panorama nazionale. Ci troviamo così in uno stato di estrema difficoltà, di cui vorrei mettere in evidenza alcuni aspetti particolarmente gravi.

    1. Nel giro di pochi mesi il funzionamento del nostro Ateneo è rimasto quasi del tutto paralizzato. I progetti di ricerca avviati soffrono in modo ormai intollerabile per la difficoltà o addirittura l’impossibilità di utilizzare i fondi ad essi destinati da enti esterni all’Ateneo, siano essi istituzionali o privati. I progetti europei, ad esempio, che rappresentano una preziosa e vitale fonte di finanziamento esterno, prevedono tempi e scadenze indifferibili, il cui mancato rispetto comporta la perdita di una grande quantità di risorse. I fornitori esterni si dimostrano sempre più riluttanti a soddisfare le nostre richieste sia in termini di servizi che di apparecchiature. Alcuni si rifiutano ormai espressamente di accettare ordini dai nostri Dipartimenti. Il nostro Ateneo rischia l’insolvenza in termini di attività scientifica, a fronte degli impegni assunti da parte delle
    unità di ricerca dei nostri Dipartimenti e Centri.

    2. Negli Organi Accademici, per quel che è dato di sapere, esiste una certa inquietudine, dovuta, oltre che alla difficile situazione, anche alle diverse sensibilità e alle diverse opinioni dei loro membri. Fra mille difficoltà è stato comunque elaborato un piano di risanamento, che soddisfa solo in parte le pesantissime esigenze di riequilibrio economico di fronte a cui ci troviamo. Ma al di là di considerazioni di merito, che pure meriterebbero ampia discussione, l’eccezionalità della situazione richiederebbe un’unità e una compattezza degli Organi, la cui più alta garanzia dovrebbe consistere nella fiducia assoluta da parte dell’intera comunità in chi è alla guida di essi. Rappresentatività, autorevolezza, credibilità sono requisiti fondamentali, in un difficile passaggio come quello che ci aspetta, per chi riveste le più alte cariche del nostro Ateneo.

    3. Siamo tutti consapevoli del fatto che l’apporto delle Istituzioni e degli Enti territoriali è fondamentale per uscire da questa situazione e rilanciare il nostro Ateneo. È pur vero, però, che la situazione, denunciata all’improvviso e con modalità inadeguate alla gravità dei problemi da affrontare, ha creato non pochi problemi alle Istituzioni stesse, che si trovano in questo stesso periodo a dover far fronte a una recessione economica di seria portata, i cui effetti purtroppo si faranno sentire anche nella nostra Regione e nella nostra Provincia.

    Di fronte a queste repentine e gravissime emergenze è chiaro a tutti che i meccanismi di Governo e di Amministrazione hanno giocato un ruolo determinante nell’evoluzione della crisi attuale. Qualunque sia il difficile percorso che il nostro Ateneo dovrà affrontare nell’immediato per cominciare a uscire dalla paralisi cui è stato costretto, è naturale aspettarsi una riforma decisa di entrambi i meccanismi, quale premessa essenziale per l’attuazione di un piano di risanamento credibile e perché in futuro non abbiano a rigenerarsi squilibri economici come quelli attuali.
    È perciò urgente avviare una discussione che porti rapidamente ad una riforma degli Organi di governo del nostro Ateneo. Qualcosa di simile è già avvenuto o si sta verificando in quasi tutti gli Atenei italiani, sotto la pressione del nuovo e difficile contesto in cui si trovano le Università. Questo è quanto ci chiede sempre più espressamente anche il mondo delle Istituzioni.
    Poco più di un anno fa, un consistente numero di persone della nostra comunità aveva chiesto con forza di avviare questo processo ed aveva anche delineato un possibile modo di procedere. Purtroppo quell’invito non era stato accolto con favore dagli Organi del nostro Ateneo, che avevano ribadito la loro volontà di mantenere i processi decisionali all’interno di quelle stesse strutture di cui oggi tutti chiedono una diversa organizzazione.

    Mi sento di chiedere al Rettore ed agli Organi Accademici di riavviare con grande urgenza il confronto su questi temi con tutta la comunità universitaria senese, tenendo presente che esso rappresenta la migliore garanzia per una realizzazione condivisa ed efficace non solo del piano di risanamento da poco varato, ma anche di qualunque altra iniziativa che si rendesse necessaria a suo supporto.

    Cordiali saluti
    Antonio Vicino

  73. Giusta la lettera appena pervenuta di Vicino, non Vi pare? Anche perché non si unisce al coro delle dimissioni… e alla sottoscrizione che ha raccolto (compresi cittadini estranei all’Università!) 600 firme: non c’è male come clamoroso successo, non credete?
    Spero che non ci sia un altro elenco di firmatari a favore di Focardi in circolazione! Il ridicolo ha un limite, Vi pare? E quando ha questo grande successo… diventa patetico.
    m.a.

  74. Forze dell’ordine al rettorato

    http://www.ilcittadinoonline.it/index.php?id=7580

    SIENA. Intorno all’una di oggi (3 dicembre), mentre il Magnifico Focardi stava parlando con alcuni studenti dell’Assemblea permanente nel cortile del rettorato, alcuni uomini delle forze dell’ordine stavano controllando l’accesso all’edificio. Tre agenti, probabilmente Carabinieri, stavano davanti alla porta dalla quale si accede al rettorato dal cortile; mentre circa sette poliziotti erano all’altro ingresso di Via San Vigilio. Non siamo riusciti a capire molto, si sa solo che l’accesso all’edificio è consentito solo ai dipendenti e viene impedito di entrare a chiunque altro.
    Sul posto è arrivato anche il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Fiorno Iantorno, al quale è stato negato l’accesso al rettorato. Iantorno, assieme ad alcuni studenti, è andato al Palazzo Comunale per cercare di parlare con il sindaco Cenni. Non sappiamo esattamente quali dovevano essere gli argomenti della conversazione, ma comunque il sindaco non c’era e gli studenti si sono temporaneamente allontanati dal rettorato, in attesa che alle 14.45 iniziasse l’assemblea plenaria d’ateneo, che si svolgerà proprio al rettorato. All’ordine del giorno c’è il piano di risanamento.
    Intanto, verso le 14 è arrivata, in via San Vigilio, un’altra decina di Carabinieri.
    Il rettore ha annunciato che farà una dichiarazione al termine della riunione del consiglio d’amministrazione.
    Ultim’ora
    Alle 14,45 è iniziata l’assemblea degli studenti e, poi, alle 15,30 si è riunito il cda dell’ateneo. Il cordone di polizia ha impedito che andasse a buon fine un tentativo di entrare nell’edificio da parte dei giovani, che si sono limitati a lanciare slogan ed invettive generiche. La situazione è tesa, ma non pericolosa. Ci sono stati anche episodi divertenti sullo stile di “guardie e ladri” con le forze dell’ordine che seguono tutti gli spostamenti degli studenti. L’obiettivo principale degli slogan è ora il rettore Focardi, di cui si chiedono le dimmissioni condite con epiteti vari. Il più gentile è “servo di Berlusconi”…
    Circola anche voce che il cda non sia unanime nell’accettare il nuovo direttore ammistrativo Emilio Miccolis, già capoarea contabile dell’Università di Bari.

  75. Cari Colleghi,
    sono sostanzialmente d’accordo con Giusti. Credo che nell’interesse della nostra Università la priorità debba essere quella di uscire da questa situazione di crisi attraverso misure di risanamento. Resta inteso che in futuro dovranno essere accertate le responsabilità e intraprese appropriate misure. Le dimissioni del Rettore implicherebbero l’avvio di una gestione commissariale che, come già osservato dai colleghi, rallenterebbe e complicherebbe il processo di risanamento. Le motivazioni che spingono i colleghi a reiterare le richieste di dimissione del Rettore non mi sono del tutto comprensibili e, in ogni caso, mi sento di rinnovare la mia fiducia a Silvano Focardi.
    Cordialmente

    Fabio Sandrelli

  76. … si, ma insomma, oggi il forum ha l’aspetto di una collezione di epigrafi e di coming-out: un po’ di dialettica please! Cos’è successo oggi nel CdA? Chi è il nuovo direttore Miccolis? Quali sono le prossime tappe del risanamento? Cosa ha raccolto il Focardi nel suo viaggio romano? Cosa c’è dietro alla presa di posizione del Detti (che non mi pare uomo da rimanere con le mutande in mano)? Veramente venderanno il San Niccolò, San Galgano, i Servi e il Santa Chiara, tanto perché non si capisca chi è nel mirino (e non alludo ai santi)? Ho scritto che i comunicati con grande scialo di punti eclamativi del sindacato RdB paiono scritti in vandalo, ma ciò non toglie che non mi pare giusto soprassedere alla prospettiva di una decimazione delle forze più giovani e allo smantellamento delle strutture scientifiche dell’ateneo, come fosse il frutto della ineluttabile necessità, senza un minimo di dibattito almeno sui criteri: cosa resterà dell’università, una volta “risanata”? Alcuni dati recenti gentilmente fornitici dal Favi gettano luce sull’antro di oscuri uffici dove verosimilmente in questi anni si è annidato il malaffare clientelare e che gravano sui bilanci assai più di qualche smarrito ricercatore. Insomma, per favore, un po’ di anonima perfidia e di onesta dietrologia: altrimenti a cosa serve il forum?

  77. Caro Stavrogin

    il CdA è finito ad un’ora immonda ed è stato reso possibile dallo spiegamento di forze che nemmeno al derby Lazio-Roma, il che mi sembra indice di un clima sinceramente insostenibile. Tutti quei palazzi ove risiede la ridente (fino all’altro ieri) Facoltà di Lettere non so chi abbia scritto che li venderanno e comunque non era all’ordine del giorno del CdA (aspettiamo dell’altro, visto che gli stipendi di stabili e precari dipendono dalle dismissioni immobiliari… no, no tanto c’è tempo…). Il Prof. Detti non sarà uomo da rimanere con le mutande in mano, ma quando si fanno degli autogoal in quella maniera poi il resto della partita la giochi da fare schifo e novantonove volte su cento il Mister ti sostituisce. Più sta zitto meglio è, secondo me. La decimazione delle forze più giovani è sacrosanto evitarla, ma dubito fortemente che la RdB con il casino che aizza e con quella (mi ripeto, lo so) periclitante retorica sia l’ancora di salvezza di un numero di poveracci che comunque è di gran lunga inferiore a quello denunciato, a meno che non ci si voglia contare anche le matricole (per fare numero eh, e tessere visto che allo scoccare del 31 dicembre la RdB torna difilato nell’anonimato del panorama sindacale e non siede più sui tavoli visto che non raggiunge la quota minima del 5% nazionale prevista per la firma del CCNL). Lo smantellamento delle strutture scientifiche, come dici tu, non è espressione proprio esatta visto che anche lì non si è fatto che applicare la regola (nazionale e locale) in base alla quale un dipartimento non possa avere meno di 16 afferenti. Ti ringrazio invece del riconoscimento del valore dei dati che fornisco, perché fra l’altro ci tengo molto a far sì che siano dati nudi e crudi nascosti fra le pieghe della documentazione pubblica e che danno adito agli intervenienti qui di basare le proprie elucubrazioni su solide fondamenta invece che chiacchierare del sesso degli angeli. Mi piacerebbe che facessimo tutti così, senza offesa per nessuno intendiamoci. Quei 49 contratti puzzano di bruciato fino qui a Montarrenti, senza togliere niente alle considerazioni che si sono fatte su quelli di docenza, ma non è esatto che pesano sui bilanci più i primi che i secondi. Altra cosa è se si sostiene che mentre i secondi in qualche modo (non sempre) aiutano la didattica se non la ricerca, i primi appaiono veramente come una mangiata di pane a ufo. L’espressione “qualche smarrito ricercatore” fra l’altro, smentisce automaticamente l’altra espressione “decimazione delle forze giovani”. Sono qualcuno smarrito o una massa sottoposta a decimazione? Anche qui forse, caro Stavrogin, forse sarebbe il caso di tirar fuori qualche numero con buona pace del benaltrismo che in altri casi hai denunciato. Possibile che non si possa sapere, separato il grano dal loglio, quanti effettivamente sono questi ricercatori non di ruolo a rischio?
    Last but not least, questo direttore nuovo sulla Montagnola non l’abbiamo mai sentito nominare e non fa parte della squadra di cinghialai né di Ponte allo Spino, né di Rosia, né di Chiusdino. Già questo potrebbe essere un bene. Vediamo.
    Un Favi di Montarrenti un po’ pepato

  78. Stavrogin, ma tu fai discorsi seri… non sai che ora il problema vero e unico è diventato se era giusto o meno che ci fossero la polizia e i carabinieri a presidiare il CdA nel pomeriggio? Pare che persino il dott. Iantorno, rappresentante del potere politico-sindacale, non abbia potuto entrare! Chissà quanto si è giovato della ‘repressione’ presso i giovani astanti!
    Domani sarà il motivo buono per riprendere la richiesta di dimissioni: andate al blog di Stefano Bisi.
    Se il livello dello scontro è questo, i dati a cosa servono? Del resto non si sono presi in considerazione per tanti anni, volete farlo proprio ora? Suvvia, siamo realistici… sta diventando come l’affaire Alitalia, in cui il problema è sempre un altro, no?
    Sono pessimista.
    a.

  79. Signori,
    ‘repressione’? Non scherziamo. L’unica repressione qua è quella di pochi rivoltosi verso tutti gli studenti che nel pomeriggio di ieri erano in aula a seguire regolarmente lezione. Ma questi qua chi sono? Studenti o precari? E poi per quale motivo volevano bloccare il CdA per la seconda volta?
    Nessuno vuole fare ricorso alle forze dell’ordine. Ma quando un gruppo di facinorosi al di fuori delle regole e delle logiche della rappresentanza democratica interferisce con le istituzioni è bene dimostrare fermezza e rigore. L’alternativa è addentrarci in un territorio inesplorato avendo come unica bussola l’anarchia.

  80. Quando e se hanno l’appoggio della sinistra diventano automaticamente “buoni”, caro amico! Fossero stati striscioni di un gruppo di destra si sarebbe tollerato?
    È il trionfo della discriminazione alla faccia dell’art. 3 di cui si riempiono sempre la bocca! Come per le richieste pervenute in Redazione di fare attenzione…!
    Questi scandalizzati professori – immaginate chi saranno? – che si sentono offesi non hanno mai detto una (dicasi una) parola contro le campagne fatte dal loro amato giornale locale, “democratico, solidale e laico” naturalmente!, quando comincia a prendere di mira qualcuno per distruggerlo a forza di foto e battute pesanti! E viene invitato ai convegni del Gruppo Stampa Senese Autonomo (mi pare sia questa la denominazione ufficiale degli audaci giornalisti senesi). Bella schiena dritta hanno questi soloni a senso unico.
    Possono solo ringraziare che io devo stare nell’ombra, nell’anonimato del passato!
    a.

  81. Che la stampa cittadina sia ben poco libera non v’è dubbio di sorta. Che la ricerca vera sia castrata in Accademia, anche questo mi pare lapalissiano. Però cercherei di fare attenzione allo hiatus Destra-Sinistra, senza cadere in loci communes e nella visio imperatoris. Forse aveva ragione Sant’Agostino?, quando diceva che molti pagani ci precederanno nel Regno dei Cieli e invece molti che si professano cristiani andranno nella Geenna.
    Si stia poi tranquilli: l’eccesso di zelo è condannato, sempre.
    (Cfr. Sancti Officii, “De sodalitatibus seu confraternitatibus erectis sub nomine de “Schiavi della Beata Vergine”, improbandis et rejiciendis”, Roma, Bibl. Casanatense, Miscellanea ms. 2386, f. 64-83).

  82. archimede Says:
    Dicembre 4th, 2008 at 01:36

    «Stavrogin, ma tu fai discorsi seri… non sai che ora il problema vero e unico è diventato se era giusto o meno che ci fossero la polizia e i carabinieri a presidiare il CdA nel pomeriggio? Pare che persino il dott. Iantorno, rappresentante del potere politico-sindacale, non abbia potuto entrare!»
    ————
    Archimede, cava una morale positiva da quello che è successo e almeno apprezza che cotanti giovani aitanti esprimano vivacemente un desiderio irrefrenabile di “entrare” nell’università, mentre vi sono molti professori che non vedono l’ora di scapparne alla svelta come da una prigione; per non dire di quelli che di sé hanno fatto perdere le tracce, in certo senso “prepensionatisi” motu proprio. Auspico un appropriato tornello accademico che faccia chiarezza anche su questo punto: i “precari” (strana denominazione che pare denotare una specie di acaro) suppliscono del resto in molti casi alle latitanze di gente profumatamente pagata per starsene altrove, e che in altrettanti casi sarebbe bene che altrove ci restasse. Ma dubito che su questo fenomeno (primo segno di decadenza di un ateneo) si arriverà mai ad un redde rationem.

  83. …si arriverà mai ad un redde rationem… Condivido il pessimismo del suesposto blogger ma colgo, dialetticamente, anche l’altra “face of the moon” (unità degli opposti). Chi è caduto si rialzi, chi è perduto combatta. Così dice una bella poesia del Poeta d’Augusta, “riabilitato” anche dalla Merkel-seppur non ancor santificato. Come ricercatore e storico condivido tutte le battaglie dei ricercatori (veri) e dei “precari”, molto spesso più professori dei professori (idem per quelli delle medie superiori, come chiosa l’amico salumaio).
    Au revoire.

  84. Tu sei un dotto, caro Paolo… io guardo terra terra, alla coerenza minima del 2+2 che è già tanto oggi.
    Sentite l’ultima.
    La Nazione ci dice oggi che la nomina del nuovo direttore amm.vo motu proprio del rettore cozza contro la richiesta di sindaco e presidente della provincia che volevano “bando di evidenza pubblica” che sa tanto di concorso, anche se ai tempi miei non si facevano.
    Per chi sta solo a studiare e non ha grandi contatti con la città, fatto più che plausibile visto come è governata, segnalo che il Sindaco (non so del pres. prov.: chi lo sa?) nomina chi gli pare e piace negli enti dipendenti senza un briciolo di motivazione e confronto con chicchessia. Ossia neppure con la propria giunta, che del resto dipende da lui e nulla potrebbe pretendere. Anche la maggioranza della Fondazione è nominata da Lui, quella maggioranza che ora potrebbe se solo volesse/potesse, ossia se solo il Sindaco volesse, salvare l’Università comprando alcuni suoi immobili a prezzi di mercato. Non sarebbe anche un buon investimento invece che buttare il patrimonio storico dei senesi in azioni MPS, dal futuro assai assai incerto? Chissà se il rappresentante del sindaco in CdA se ne ricorda? Qualcuno potrebbe facilitarlo?
    Archie

  85. Cari colleghi,
    voglio unirmi a quanti hanno espresso il loro sostegno al Rettore. Mi sembra non sia il momento di grandi discorsi; conviene a tutti fare del proprio meglio per venire fuori da questo pasticcio.
    Al lavoro! Ora o mai più!

    Luigi Carmignani

  86. Volevo solo segnalare che anch’io mi associo al parere generale, secondo cui sarebbe un grave errore chiedere le dimissioni del Rettore: se la nave sta affondando, prima si aiuta il capitano a mettere in salvo i passeggeri, e solo quando tutti sono in salvo ci si chiede se sia il caso di indagare su eventuali errori o colpe.
    Saluti a tutti,

    Franco Montagna

  87. Cari Colleghi,
    mi riconosco e mi associo ai messaggi diffusi in queste ultime ore a sostegno del Rettore e degli Organi di governo nell’affrontare la difficile situazione.
    Mi sento tra l’altro, sempre più imbarazzata non solo dai toni diffamatori nei confronti di noi tutti, ma anche dalle comunicazioni che chi siede in CdA e in Senato ci riporta dell’aggressione cui sono/siamo oggetto da parte dei media e/o altre componenti e dallo scenario distruttivo che ne emerge.

    Marina Ziche

  88. Mi sembra un problema superato: si discuta invece con calma della nuova ‘governance’; non è per niente facile, vedrete! Quel che conta è indebolire i poteri discrezionali, ovunque, e aumentare i controlli incrociati e dal basso; che il ‘centro’ debba avere tutti i fondi che ha, ad esempio, è molto discutibile; avete visto le consulenze di cui parlava il Favi? Mah, a livello di Dip. è tutto più trasparente, no? Ma non mi si è mai detto se le condizioni materiali dei dipendenti è più o meno paritaria? Esiste una commissione logistica che verifichi come si è sistemati nelle varie sedi? In questa situazione mi sembra indispensabile fare un po’ di spazio, in negativo voglio dire, così si risparmia nel riscaldamento, no?
    Archie

  89. Si, se il sindaco volesse… Se Parigi avesse lu mére sarebbe nu piccola Béri… Un amico cattolicissimo mi dice che non siamo in democrazia. Infatti è autocrazia o potere oligarchico (di pochi e poco illustre). Ma del resto democrazia=potere del popolo (grasso). Ma vi fosse almeno la democrazia propulsiva all’autogoverno “popolare” (=diretta; col controllo dei controllori e loro rimossione solo per almeno 1 terzo dei cittadini). La Fondazione domina Siena. Importa qualcosa alla Plutocrazia (=potere del denaro e dei danarosi) della cultura e dell’università? Solo se fa “ritorno” et lustro-ora mettono in campo Sgarbi: si sa, è un nome, un richiamo. Vedremo cosa faranno in futuro di una mia importante ricerca storica inerente personaggi senesi di valenza mondiale. Non di sola… oculistica vive l’uomo.
    …C h e a l m e n o r e s i s t a l’a l b e r o n e l l a K a r l s p l a t z!

  90. Il fatto è che non vogliono togliere dal pelago l’Università.
    Primo: far pesare tutto, costringere al piattino: io almeno lo uso con privati efficienti. Lor Signori invece sono un disastro: avete visto cosa sta venendo fuori a Firenze? E con la stampa nazionale cercano di metter la sordina, ma nel PD è un scandalo incredibile. Senza intercettazioni non si sarebbe saputo niente. Così invece, il rapporto perverso politica-economia-giornali, tutto fuori sulla piazza, dalla Regione al Comune, Ligresti ecc. cemento in primo luogo! Voi anche avete stadio in arrivo ecc. ecc. State attenti. E poi mi dico che non dobbiamo far nomi!
    La consigliera regionale di Rifondazione intanto ha protestato per l’apparato di polizia ieri al CdA di Siena. Chi parlava dei buoni e dei cattivi? Strana idea della democrazia. Non c’è solo l’olio di ricino fascista, ricordiamocelo sempre.
    Il Magnanimo Flores ha parlato di riconciliazione, ma non per la RSI, solo per i terroristi. Ci risiamo, ritonfa! Il programma del Vostro Buongoverno è nel sito del Comune. Qualcuno dice che sia costato circa mezzo milione come l’anno scorso. Potete confermare? Nelle università (non parlo di Siena naturalmente) ormai si stenta ad avere poche migliaia di euro per pubblicare un libro. È una vergogna che gli enti locali non abbiano limiti come le università. A Firenze non vi dico per la Festa della Toscana che è successo. C’è anche un libretto alle iniziative. Quante persone l’avranno aperto?
    Una volta i preti costringevano ad andare a messa. Questi non han bisogno di costringere neppure. E le Università zitte, in attesa speranzosa. Altroché centri critici di cui parlava Calabrese, tra i tanti. Ve ne parla uno che di servire (ma onorato) ne sa qualcosa.
    Arlecchino

  91. Prof. Vicino: se avrà la compiacenza di addentrarsi in questo blog, vedrà che di proposte di modifica agli organi di governo dell’ateneo già se ne parla e se ne discute apertamente, senza bisogno di attendere iniziative dall’alto.
    Ben venga comunque un intervento da parte degli organi accademici, che però dovrebbe a mio avviso avere almeno due paletti:
    1) Che sia chiaro che eventuali modifiche agli organi di governo riguarderanno il medio periodo e non la necessaria immediata energica azione di risanamento e la urgente ristrutturazione degli uffici amministrativi che deve restare a carico dell’attuale rettore e del nuovo direttore amministrativo. In pratica, le procedure di cambiamento dovrebbero prevedere tempi e modi tali da evitare fratture a queste azioni prima della scadenza naturale dell’attuale rettorato.
    2) Che la discussione non resti chiusa in consessi e comitati ma si creino spazi di proposta e di confronto aperti al contributo di tutti, dove le idee possano essere liberamente espresse ed esposte alle critiche, così da poterne uscire corroborate se le critiche risultassero infondate, o sostituite con altre migliori qualora risultassero fondate, e che tutti i docenti possano conoscerle e giudicarle in base al loro merito e non alla simpatia o al colore politico di chi le presenta.
    Così almeno cercano di procedere gli scettici, come il vostro

    Sesto Empirico

  92. D’accordissimo, Sesto! Gli antichi ci chiappano ancora, assai meglio di questi tardo-moderni. L’università dovrebbe creare uno spazio aperto, in cui confluiscano anche le idee dei due (? ho capito bene?) ‘commissari’ nominati già alla riforma della governance. Niente di affrettato, perché si deve tener conto anche del quadro nazionale, che si sta muovendo. Il sindacato della conoscenza è all’opera a livello nazionale, ed è un po’ meglio di quello locale fortunatamente.
    A proposito, perché non si danno un nome meno patetico? Ricorda le corporazioni fasciste. Già infatti. Molti teorici della sinistra si formarono allora, come tutti dovrebbero sapere.
    Archie

  93. Pensare che la sfiducia al Rettore possa risolvere tutti i problemi è ingenuo o strumentale. Ogni cambiamento nello Statuto non potrà prescindere dalla introduzione di vincoli morali e norme etiche, indispensabili per il funzionamento di ogni sistema complesso

    Cari colleghi,
    di solito non intervengo volentieri nello scambio di mail tuttavia, vista la situazione particolare, vorrei anche io utilizzare questo mezzo per esprimere il mio parere sulle questioni trattate in questi ultimi giorni.

    In primo luogo mi compiaccio del fatto che il “tiro al piccione” stia passando di moda. Pensare infatti che la sfiducia al Rettore, che peraltro solo il Senato può esprimere con procedure particolari e per gravi motivazioni, possa risolvere tutti i problemi è ingenuo o strumentale. La caduta del Rettore, oggi, aprirebbe scenari imprevedibili, comunque pericolosi e di difficile gestione. Per questo motivo ho sempre espresso una posizione di appoggio all’attuale Rettore in tutte le occasioni, nelle quali si è tentato di mettere in discussione il suo ruolo istituzionale e la sua autorevolezza; iniziative queste improvvide in un momento così delicato.
    Concordo altresì sul fatto che riconoscere nel Rettore l’unico responsabile del debito non sia ne giusto ne verosimile, ritengo piuttosto che anche il Senato, il CdA e Revisori dei conti, il nucleo di valutazione dell’Ateneo siano corresponsabili; aggiungerei che ognuno di noi dovrebbe, forse, interrogarsi anche sulle responsabilità personali. Quanto detto vale ovviamente per le responsabilità morali; per quelle di rilevanza giuridica altri organismi, certamente più competenti, sono al lavoro.
    Un altro aspetto di tutta questa vicenda, che è stato poco valutato, presi come siamo stati dai problemi economico-finanziari, è quello della “governance” del nostro Ateneo. Il problema economico non può farci dimenticare l’esistenza del problema gestionale-amministrativo; ritengo infatti che l’uno dipende in gran parte dall’altro e che entrambi vadano affrontati parallelamente. Mi piace pensare che, anche le situazioni più tragiche, possano essere sfruttate come occasioni per rilanciare e migliorarsi; voglio dire che dovremmo essere sufficientemente saggi da riconoscere gli errori e progredire speditamente nella nostra azione di cambiamento, troppo tiepidamente intrapresa. Il cambiamento si struttura inserendo regole che non c’erano e modificando quelle che hanno dimostrato tutta loro inadeguatezza; è il momento di procedere all’adeguamento dello Statuto di Ateneo Mi riferisco in particolare all’organizzazione amministrativa e agli organi di governo dell’Ateneo che, a mio parere, sono oramai obsoleti nella loro composizione e nelle modalità di istituzione.
    A tale proposito ricordo che, nella sua ultima seduta, il Senato ha all’unanimità concordato di elaborare linee per la modifica dello Statuto. Questa iniziativa, che ho condiviso pienamente, rappresenta a parer mio l’occasione per il “rilancio” di cui parlavo. È l’occasione infatti per l’Università di Siena di riposizionarsi come Ateneo di riferimento in quanto a innovazione anche relativamente all’ assetto istituzionale. Forse potrebbe costituire un modello per quegli Atenei che vivono una condizione non dissimile dalla nostra.
    Sono convinto altresì, e lo ribadisco con forza, che ogni atto di rinnovamento non può prescindere dalla istituzione di norme che riguardino la sfera dei comportamenti etici, base per ogni progresso. Voglio dire che ogni cambiamento nello Statuto non potrà prescindere dalla introduzione di vincoli morali e norme etiche, indispensabili per il funzionamento di ogni sistema complesso.

    Colgo l’occasione per augurare a tutti voi buone feste,

    Prof. Mauro Galeazzi

  94. E’ una cosa già detta ma mi sembra il caso di tornarci sopra. E’ sorprendente che la CGIL e la consigliera regionale Sgherri , guarda caso di Rifondazione Comunista, partito tanto attivo a sollecitare gli 80 “studenti” di ieri (su ca. 18.000) anche con i consiglieri senesi Fiorino e Andreini e l’assessore Garibaldi, si permettano di criticare la blindatura dell’ateneo, ma non i motivi per i quali questa è stata necessaria, ovvero i metodi intimidatori e poco civili messi in atto da questi pochi “studenti”, che oltretutto sembra abbiano bloccato anche il traffico in San Vigilio per disturbare anche i semplici cittadini con urla e schiamazzi.
    E questi soggetti vorrebbero avere un ruolo nella futura governance dell’Università?
    Ma mi facci il piacere, come dceva il mitico Totò.

  95. bloccato il traffico in san vigilio?
    m’immagino i disagi… 🙂

    e poi non ci si intende su cosa vuol dire essere scettici!

    il vostro
    Sesto Empirico

  96. Belli, zitti, ordinati, compiti, disciplinati e registrati.
    Il 98 % degli studenti è normale e si comporta secondo le attese del più fulgido benpensare. Anche togliendo una corposa tara di studenti sprovveduti che non sanno cosa stia succedendo, certamente la stragrande maggioranza degli studenti è fatta di bravi ragazzi coscienziosi.
    I 250 milioni di buco se l’è inventati Focardi in una notte insonne. Non si capisce, dunque, come a qualcuno possano girargli i marroni.
    Chi sono gli anormali?
    Quei quattro gatti stonati e scalcagnati che s’indignano e tentano di fare casino, si capisce!
    Ridicoli!
    Anormali da ogni punto di vista benpensante ed anche da quello del più becero malpensante che dietro quei quattro gatti ingenui intravede un qualche farabutto che se li manipola a suo uso e consumo.
    Ma mi facci il piacere, mi facci! Come diceva Totò.

  97. Attenzione a non distruggere in poco tempo quello che la nostra Università si è costruita nei secoli. Perciò è di primaria importanza e sopra ogni altra considerazione la continuità nelle funzioni della didattica e della ricerca

    Cari Colleghi,
    dopo essere stato assente qualche giorno, ho trovato al mio rientro un tale numero di interventi che mi è parso doveroso esplicitare anch’io la mia posizione di fronte alla drammatica situazione che si è venuta a creare nella nostra Università. Lo faccio per un amore profondo verso questa istituzione per la quale ho scelto di lavorare per una vita, anche quando avrei potuto dare il mio contributo in altre sedi. E così vengo a dire quello che avrei voluto dire oltre due mesi fa al S. Niccolò, dove ci riunimmo tutti in un Corpo Accademico allargato.
    Essendo ormai stato detto tutto e più di tutto sullo stato di gravissima preoccupazione dei docenti, personale e studenti, vorrei soffermarmi sui rimedi urgenti, anzi urgentissimi, da prendere in tale situazione e vorrei rivolgermi agli organismi a ciò istituzionalmente preposti: attenzione, perché ogni giorno che passa viene sminuita l’immagine del nostro Ateneo, la sua considerazione in campo nazionale ed internazionale, il suo prestigio, il suo impatto con la grossa utenza che tradizionalmente ha fatto del nostro Ateneo un punto di riferimento culturale. Attenzione a non distruggere in poco tempo quello che la nostra Università si è costruita nei secoli. Perciò reputo di primaria importanza e sopra ogni altra considerazione la continuità nelle funzioni della didattica e della ricerca. La prima potrà anche essere mantenuta pur con disagio, ma la seconda in queste condizioni non può certo continuare; ed allora non può continuare l’essenza stessa dell’istituzione. E se per questa continuità, vista la paurosa voragine che si è aperta, c’è bisogno di mettere mani alle risorse patrimoniali, si faccia presto a compiere questa dolorosa operazione. Perché se ora noi continuiamo a discutere sulle cause e le responsabilità o peggio ancora su quale porzione del patrimonio deve essere sacrificata ed ancora peggio sui problemi della governance, se ed in che modo debba essere cambiata, noi renderemmo all’Ateneo il peggiore dei servizi, perché lo stato di stallo in cui si trova l’Ateneo medesimo non fa che aggiungere ogni giorno danno al danno. La piena attività dell’Università serve, oltre che all’immagine, ad introitare finanziamenti reali. Questo pomeriggio è comparso il nuovo bando del PRIN: quanti di noi potranno fare domanda, se nessuno potrà garantire il necessario cofinanziamento? Sembra proprio che alcuni colleghi non abbiano ben presente il rischio gravissimo di un commissariamento e la conseguente svendita dei beni patrimoniali; sembra che in una situazione nella quale la nave sta realmente affondando e tutti sono con l’acqua alla gola, ci si metta a discutere su chi debba essere il comandante-ammiraglio.
    Io mi voglio rivolgere agli organi istituzionalmente preposti ed ovviamente al Rettore per esortarlo a fare presto. Poi si potrà discutere sulle cause e le responsabilità, ma oggi quello che conta è, ribadisco, salvare la continuità dell’Ateneo. Ovviamente questo non vuol dire che non si debba fare un piano di risanamento totale perché la nostra Università non continui a spendere più di quanto è in grado di introitare, perché allora anche i sacrifici patrimoniali non porterebbero a niente (mi permetto di aggiungere che, per esempio, a mio modesto avviso, i tagli degli affitti potrebbero essere anche più numerosi).
    Scusate se sono stato un po’ troppo lungo e colgo l’occasione per fare a tutti gli auguri di Buone
    Feste.

    Mario Comporti
    Dipartimento di Fisiopatologia, Medicina Sperimentale e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Siena

  98. Cari Colleghi,
    mi associo a coloro che hanno espresso il loro sostegno al Rettore ed hanno avanzato la richiesta di lasciarlo lavorare. La cosa migliore che possiamo fare è continuare ad operare per il prestigio della nostra università in modo da evidenziare che siamo molto di più che un bilancio in rosso.

    Armando Costantini

  99. Eliminare quanto appesantisce l’Ateneo nello svolgimento dei suoi compiti istituzionali di formazione e ricerca

    Cari Colleghi,
    come molti altri sento il bisogno di dichiarare il mio sostegno al nostro Rettore in un momento di grande difficoltà per l’Università di Siena. Come molti altri spero anche che l’attuale emergenza rappresenti un’occasione per ripensare l’organizzazione del nostro Ateneo eliminando quanto lo appesantisce nello svolgimento dei suoi compiti istituzionali di formazione e ricerca. Il momento della individuazione delle responsabilità civili, penali ma anche (e soprattutto) politiche verrà dopo.
    Cordiali Saluti a Tutti

    Dario Albarello

  100. Inopportune le manifestazioni di sfiducia

    Cari Colleghi,
    in linea con molti di voi che mi hanno preceduto con messaggi vari, desidero anch’io rinnovare piena fiducia all’operato del nostro Rettore ed a quello degli Organi di Ateneo.
    Concordo inoltre pienamente con la posizione di quanti, in questo difficile momento, ritengono più utile e doveroso lavorare costruttivamente e con impegno, tentando di non avvelenare ulteriormente il clima, anziché lasciarsi andare ad inopportune manifestazioni di sfiducia.
    Sono certo del fatto che un’attuazione rigorosa di quanto contenuto nel Piano di Risanamento recentemente approvato dal Senato e dal Consiglio di Amministrazione, che comporta non pochi sacrifici per tutta la comunità accademica, contribuirà in maniera determinante a fare uscire la nostra Università dalla crisi profonda che l’ha colpita in questi giorni.
    Cordiali saluti a tutti

    Enrico Tavarnelli
    Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Siena

  101. Condivido il parere di Giuseppe Pompucci, anche se il piano di risanamento sarà doloroso e lascerà tracce, ma è inevitabile.
    Sarebbe molto peggio una Gestione Commissarariale di cui sapremmo l’inizio ma non sapremmo dove e come avrebbe fine.

    Roberto Pagani
    Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino-Metaboliche e Biochimica, Università degli Studi Siena

  102. Concordo pienamente con la lettera del Prof. Leonzio e di chi l’ha seguito con lo stesso tono. Penso anche io, come il Prof. Montagna, che se la nave sta affondando, prima si aiuta il capitano a mettere in salvo i passeggeri, e solo quando tutti sono in salvo ci si chiede se sia il caso di indagare su eventuali errori o colpe.
    Dato che stiamo parlando della Nostra Università, mi sento di sostenerla e mi piacerebbe che tutte le “fazioni”, che hanno tutto il diritto e la libertà di esprimersi, si riunissero insieme a sostenere la nave della quale siamo passeggeri ma che spero che tutti vogliano continuare a far navigare.
    Aggiungerei che per le indagini esistano organi competenti… buon lavoro e ad ognuno il suo.
    Rinnovo volentieri la mia fiducia al rettore.

    Elisa Tiezzi

  103. Mi riconosco anch’io nelle varie e mail inviate in appoggio al Rettore ed agli organi di Governo dell’Università. Condivido poi anche pienamente la seconda parte della lettera di Marina Ziche.

    Rolando Barbucci
    Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi,
    Università degli Studi di Siena

Lascia un commento