Silvano Focardi (Rettore dell’Università di Siena). Gentili Colleghe e Colleghi, Collaboratrici e Collaboratori, Rappresentanti degli Studenti, nella seduta congiunta del Consiglio di amministrazione e del Senato accademico dell’Università degli Studi di Siena, che si è tenuta ieri pomeriggio, il Cda, dopo aver acquisito il parere favorevole del Senato, ha adottato la proposta di revisione del Piano di risanamento alla luce delle novità emerse fra il 17 novembre 2008 (data di approvazione del documento) e il primo semestre di quest’anno. La revisione deliberata, che prevede l’estensione dell’arco temporale del Piano fino al 2014, permetterà di sostenere la gestione finanziaria previsionale e riequilibrare la gestione economica. Tenendo conto, dunque, della condizione prospettica, inerente alla dimensione economica della gestione, è derivata la necessità di rivisitare il Piano di risanamento al fine di definire le strategie da percorrere per riportare il risultato economico dell’esercizio in pareggio, nonché, definire l’esercizio in cui si ritiene ragionevole raggiungere tale risultato. La revisione del Piano ha costituito un’imprescindibile necessità per la nostra Università ai fini del controllo della propria gestione e, inoltre, rappresenta un atto indispensabile per dimostrare ai nostri interlocutori esterni (MIUR, mondo bancario, istituzioni e fornitori) quando e come la gestione dell’Ateneo potrà considerarsi risanata. Il nuovo Piano di risanamento 2009-2014 si ispira in larga parte alle linee guida del precedente Piano di risanamento e contiene alcuni elementi di novità rispetto alla precedente versione del documento, in merito al Fondo di Finanziamento Ordinario, alla gestione del costo del personale, al Piano di Ateneo per la Ricerca (PAR), alle decisioni future sul patrimonio immobiliare, alle operazioni di finanziamento a lungo termine. Nelle prossime settimane il Consiglio di amministrazione varerà piani operativi specifici riguardanti l’organizzazione strategica delle attività dell’Ateneo.
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Considerazioni del Rettore sul Piano di risanamento e sulla classifica del Sole24ore
Gentili Colleghe e Colleghi, Collaboratrici e Collaboratori, Rappresentanti degli Studenti, nella giornata di ieri abbiamo vissuto un passaggio importante con la seduta congiunta di Consiglio di amministrazione e Senato accademico per la revisione del Piano di risanamento mentre, contestualmente, siamo stati tutti interessati da alcuni dati relativi alla classifica degli Atenei stilata dal Sole 24 Ore.
La seduta di ieri aveva un obiettivo estremamente importante per il nostro Ateneo: un obiettivo che abbiamo raggiunto attraverso la presentazione di dati economici e finanziari, con un confronto sulle scelte effettuate al fine di delineare nell’arco di alcuni anni il pareggio di bilancio, e tramite il dibattito su alcune azioni, talora dolorose, ma necessarie, che dovremo compiere. Ringrazio per il risultato raggiunto quanti, docenti e personale tecnico e amministrativo, hanno lavorato con impegno e professionalità alla realizzazione delle modifiche del Piano, nonché i Senatori e i Consiglieri che, condividendo le motivazioni delle scelte alla base dell’operazione di revisione e la necessità di attuarle, hanno nel primo caso espresso parere favorevole e nell’altro caso adottato la delibera di revisione del Piano di risanamento. Un Piano che, lo sottolineo, rappresenta l’unica base sulla quale è possibile impostare il rilancio della nostra Università. Un rilancio non più eludibile, che deve trovare il suo fondamento nel Piano di risanamento, e che dovrà svilupparsi attraverso azioni coerenti con le finalità proprie della nostra Istituzione universitaria.
L’incontro di ieri è stato anche occasione di confronto su alcuni aspetti delle attività universitarie sulle quali vorrei soffermarmi. Innanzitutto vorrei richiamare la vostra attenzione sui valori relativi alla ricerca che costituisce uno dei compiti primari dell’Università. Ieri si è a lungo dibattuto sui fondi del PAR. Ma il problema reale, che dobbiamo affrontare e risolvere, è invece quello di avere la possibilità e la capacità di attrarre finanziamenti importanti dall’esterno. La trentesima posizione nella classifica del Sole 24 Ore per rapporto Ricerca/fondi esterni, che rappresenta lo specchio della nostra situazione, deve indurci, in tal senso, a un impegno notevole e innovativo: dobbiamo, tutti insieme, cercare di ottenere maggiori fondi dall’esterno, invertendo completamente quel rapporto che così fortemente ci penalizza.
In proposito vorrei anticipare che nella seduta del Consiglio di amministrazione del 27 luglio sarà presentato un documento sulla riorganizzazione dei servizi amministrativi, redatto dal ProRettore Professor Giovanni Minnucci e dal Professor Giuseppe Catturi, che prevede tra l’altro l’attivazione di uno “Sportello per finanziamenti alla ricerca” e una struttura di “Consulenza per la rendicontazione dei progetti”. In questo modo vogliamo agire in maniera efficace, per dare ai docenti un apporto qualificato che possa essere loro di sostegno nella ricerca di fondi e in tutte le pratiche amministrative necessarie all’ottenimento e alla rendicontazione dei contributi economici.
Riguardo alla classifica del Sole 24 Ore vorrei puntualizzare, inoltre, che il quotidiano presenta dati che derivano dalla media dei dati relativi alle attività di ricerca che si svolgono negli Atenei. È ovvio che, trattandosi di una media, non mostra le punte di eccellenza raggiunte da alcune facoltà. In tal senso la classifica del Censis, per i dati comparabili, offre un’immagine molto più veritiera prendendo in considerazione i dati divisi per Facoltà. Questa precisazione può, a mio avviso, spiegare la diversità tra le posizioni del nostro Ateneo nelle due classifiche. Ma soprattutto, lo ripeto, questi dati, nell’uno e nell’altro caso, devono indurci a una seria riflessione e, se possibile, a un impegno maggiore per far sì che la qualità media della nostra ricerca – che incide evidentemente anche sulla didattica – sia sempre più attestata verso l’alto. Relativamente agli altri dati presentati dal Sole 24 Ore stiamo lavorando per comprendere se e dove possano esserci problematicità da affrontare e risolvere.
Certamente siamo tutti soddisfatti per i dati relativi all’attrattività del nostro Ateneo di giovani provenienti da altre Regioni, così come per il buon rapporto tra docenti e studenti. Valuteremo con attenzione le criticità delineate dal Sole 24 Ore, tentando di comprendere la lettura che il quotidiano ha fatto dei dati in suo possesso.
Sono però certo che sulla didattica abbiamo lavorato in questi ultimi mesi con grande determinazione e con risultati importanti. Siamo stati tra i primi Atenei italiani che, sulla base del Decreto ministeriale 270/2004, hanno operato con grande coraggio una razionalizzazione dei corsi di studio, accorpando corsi di aree disciplinari omogenee e riducendo al minimo la parcellizzazione. In questo modo siamo in grado di offrire ai nostri studenti una formazione di base, ossia delle conoscenze, abilità e competenze particolarmente significative e rilevanti anche per il mondo del lavoro. In tal senso sono certo che i giovani condivideranno queste nostre scelte, che nel lungo periodo, saranno vincenti. Sicuramente ci saranno problematicità derivanti dal pensionamento dei docenti ma ritengo che, con il risanamento dei conti dell’Ateneo, potremo esprimere nei prossimi anni un progetto articolato anche su questo aspetto, iniziando a pensare, qualora se ne realizzassero le condizioni, a un rilancio della nostra Università anche sotto il profilo del reclutamento dei più giovani e meritevoli.
Concludo esprimendo il mio pensiero anche in merito al personale tecnico e amministrativo. Ho già accennato al progetto di riorganizzazione dei servizi amministrativi. Tali servizi e quanti li assicurano quotidianamente sono una ricchezza per il nostro Ateneo che dobbiamo imparare a utilizzare al meglio, perché solo in questo modo potremo far sì che non debbano essere considerati un costo ma un investimento. Per raggiungere questo obiettivo il progetto redatto dal ProRettore e dal Professor Catturi tende alla semplificazione amministrativa, alla deburocratizzazione, alla chiarezza nell’affidamento di compiti e di responsabilità, al potenziamento delle strutture che possono essere di sostegno alla didattica e alla ricerca, per eliminare le criticità che possono esserci in tali ambiti e per migliorare i servizi rivolti sia all’interno che all’esterno della nostra Istituzione.
Mi auguro che comprenderete le motivazioni che mi hanno spinto a intervenire e, seppure in un confronto dialettico, vorrete condividere le mie preoccupazioni ma anche le mie speranze per il futuro di questa nostra Università.
Il Rettore
Silvano Focardi
Mi fa piacere che il Rettore scriva su questo blog; allora forse qualche volta lo legge anche. Mi piacerebbe ancor di più che prendesse spunto dalle moltissime riflessioni che ci sono su questo blog per poi applicarle praticamente in favore dell’Ateneo.
@ marco
Sono stato io ad inserire le considerazioni del rettore sul piano di risanamento e sulla classifica del Sole 24ore. Posso confermarti, però, che il Rettore – per sua ammissione – legge il blog ed i commenti dei vari post.
Giovanni Grasso
Confermo anch’io… e allora che il rettore democratizzi l’università: ne ha il potere! E tenga in un canto, almeno, i terribili Ideologi di Lettere. Che son ben più potenti di quel misero untorello che mandava anonime lettere e sfasciava al concorrente storico le cassette della posta!
Bardo
La risposta al quesito del titolo di questo post («In definitiva cosa prevede il nuovo piano di risanamento approvato dal Senato Accademico e dal CdA dell’ateneo senese?») la trovate nelle delibere del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, il cui contenuto è stato anticipato da un breve articolo de “La Nazione” di Siena. Interessanti anche le tabelle allegate e l’andamento della liquidità del piano di risanamento. Buona lettura.
Giovanni Grasso
Studentessa stuprata in pieno centro storico
Violentata da due individui. Questo inquietante episodio è accaduto dopo la festa gastronomica del Bao Bello la notte di sabato 11 luglio.
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Non so se anche questo entrerà nelle classifiche dell’eccellenza, ma se Siena perde la fama di città in cui una ragazza può girare sola la sera, credo che ciò farà perdere tanti studenti quanto la faccenda del “buho” o le classifiche del Sole 24 ore. Rilevo con stupore (ma neanche tanto) che la notizia non compare nelle pagine locali on-line de “La Nazione” felix, dove invece troneggia il titolo “Il maiale e la crisi economica“.
Forse si dovrebbe alzare meno il gomito nelle contrade…?? Comunque Siena non è più la città-paese tranquilla. C’è chi spera nelle ronde, chi nei vigilantes… Il Focardi, come capitano di contrada potrebbe dire la sua. La dica, non taccia. Non basta invitare la Tartuca in Aula Magna. Torni l’etica, quindi. Comunque l’episodio è grave. Già a Ravacciano scipparono una tale di sera. Quasi nessuno “cagò” la notizia. Perché tutta questa omertà? Vogliamo vivere in pace, sicuri… come diceva l’epigrafe del Buongoverno del “borghese” Lorenzetti.
Rettore, batti un colpo! Perbacco!
Bardo
Addenda. Ai collionelli che credono nella cittadina isola felice: ieri un extracomunitario ha ucciso a Poggibonsi, in pieno centro, un suo connazionale.
“O bella Pia perché io sogno sempre di te… blen blen…”
Bardo
Annuncia la ministra: «Sarà possibile fondere o aggregare, su base federativa, università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, per aumentare la qualità, evitare duplicazioni e abbattere i costi.»
Chiedo lumi al prof. Grasso: cosa vuol dire? Un bel matrimonio con l’ateneo fiorentino (celebrato magari nella chiesina di Montaperti) è quello che ci attende per il futuro? È in effetti opportuno, credo, invertire l’attuale tendenza all’autarchia, per ciò che concerne la ricerca e il dottorato di ricerca, ripristinando in primo luogo la collaborazione con altri atenei “viciniori” . Ma in generale cosa significa per Siena fondere e aggregare, alla luce del dimezzamento previsto del personale docente senese, forse che molti corsi di laurea sono ad esaurimento e diventeranno diplomi triennali di una sede distaccata di Firenze? Dopo l’annosa vicenda aretina, parrebbe quasi un contrappasso dantesco….
Lo scenario prospettato da Stavrogin è realistico, specialmente alla luce di quanto scaturito al tavolo interistituzionale sull’Università, riunitosi ieri per un aggiornamento della situazione economica e finanziaria. I rappresentanti degli Enti locali sono convinti che la causa principale della voragine sia l’esubero del personale docente che, pertanto, dovrebbe essere ridotto ricorrendo al prepensionamento. È evidente che il dimezzamento dei docenti comporta scadimento qualitativo dell’offerta formativa, riduzione dei corsi di laurea, riduzione del numero degli studenti, con conseguente trasformazione dell’ateneo senese in una sede distaccata di Firenze. E allora? L’importante è salvaguardare l’occupazione degli amministrativi, la progressione di carriera dei rappresentanti sindacali ed assicurare sostanziose prebende e promozioni anche e perfino ai responsabili del dissesto economico.
Giovanni Grasso
Ringrazio Giovanni Grasso per la consueta puntualità; certo, sentendo che «i rappresentanti degli Enti locali sono convinti che la causa principale della voragine sia l’esubero del personale docente che, pertanto, dovrebbe essere ridotto ricorrendo al prepensionamento», mi chiedo se cotanta saggezza è arrivata almeno a sospettare che non tutti hanno avuto la stessa razione, e mi viene soprattutto da esclamare: cencio parla male di straccio!, domandandomi altresì se inutilissime istituzioni succhiaquattrini come la Provincia, non trovino leggermente disdicevole che questo ateneo si avvii ad avere (caso unico nel pianeta Terra, roba da mandare a Superquark) due impiegati per ogni docente. Ma il mio benzinaio (vox populi) continua ad ammonirmi: “e sète troppiiii!”, al punto che recentemente lo tradisco con un’altra marca di benzina.
Non entro molto nel merito, nello specifico. Il glorioso Studium senese ormai è allo sfascio, grazie alla “banda del buco” – ché tale sarebbe da inquisire, e tale esiste. In fondo al popolino non è mai interessato troppo l’ateneo, da sempre staccato dalla popolazione e trampolino di lancio per la nuova borghesia (ex Br, ex Lc, ex stalinisti, ecc. ecc.) e per quella ciarlatana di sempre. Il “benzinaio” non getti benzina sul fuoco: anche loro son troppi e ora in forte concorrenza. Semmai il buon benzinaro poteva dire: troppi e fatti male – il clientelismo da sempre impera a Siena, spec. nell’Università ove si abbeverano non da ora porci e cammellesse. Il benzinaio si sarebbe interessato di più dell’ateneo se avessero fatto corsi sulla vera storia del palio: ma si preferisce magari un dolce sonno con qualche direttore di giornalino storico e altri amici di don Cenni e C.
Notte
Bardo
Ma quand’è che si prenderanno seriamente in considerazione i tagli alle sedi periferiche? Ne avete mai sentito parlare? Quanto costano? Mi pare che il Favi l’abbia detto più volte! Altra cosa: il “Secolo XIX” ci ha messo alla berlina due o tre giorni fa – mi telefona un collega genovese – perché la finanza ha scoperto una nuova tassa inevasa (Irap, possibile?) di 25 milioni negli anni 2006-08 e pertanto comportante multa da altri 8 milioni. Chi ne sa di più? La stampa locale ha detto niente? Io sono fuori (per servizio)…
@ archimede
Sull’ateneo evasore è uscito un articolo a firma di Cecilia Marzotti sul Quotidiano Nazionale. Le dimenticanze nei versamenti sembrano tipiche del nostro ateneo: ricordo che molti anni fa, forse inizi anni 90, Berlinguer imperator (cum Jolanda), scappò fuori una giornalata per mancati versamenti all’Inps. Al di là del fatto che il rettore è sempre e comunque il rappresentante (e responsabile) legale mi pare evidente una certa… come dire… superficialità storica da parte dei dirigenti amministrativi.
“Noi che abbiamo sempre visto, come carattere negativo della Francia, il suo ipnotico sogno di grandeur, sopravvissuto all’epoca in cui tale grandeur essa poteva perseguire, con rischio, ma non senza speranza, non ci accorgiamo di aver peccato in quel senso molte volte e molto di più. Il caporettismo è cioè, innanzitutto, lo sfasamento fra le possibilità e gli obbiettivi, non l’azzardo e il rischio nell’intraprendere imprese temerarie – che è un difetto di altra natura… ma questo non basta. occorre che alla mancanza del senso delle propozioni si aggiunga una superficialità, frutto di scarsa cultura, che si trasfonde principalmente nel tentativo inconscio di perpetuare l’ignoranza, trascurando l’addestramento, l’educazione e l’istruzione delle nuove generazioni. L’italiano di successo – e ce ne sono moltissimi- è sempre un autodidatta spirituale, che poco deve alla società politica… Caporettismo è un confondere i sintomi con le cause, credendo, ad esempio, che con l’aumentare i professori universitari in dieci anni da 3600 a 45000 [anno 1984 n.d.r.], si accresca proporzionalmemte la potenzialità scientifica degli istituti italiani di alta cultura, così come nella prima e nella seconda guerra mondiale la pletora di ufficiali fatti con lo stampino avbrebbe dovuto fortificare la struttura dirigente dell’esercito.” Mario Silvestri “Caporetto”