Il “Fatto Quotidiano” del 5 gennaio 2010 ha pubblicato un interessante articolo di Monica Raucci: «La febbre del vaccino e il business delle dosi “scomparse”». Un altro riferimento utile è l’articolo di Danielle Ofri (N. Engl. J. Med. Vol. 361, pp. 2594-2595, december 31, 2009): «The Emotional Epidemiology of H1N1 Influenza Vaccination». Un altro articolo di Vincenzo Schiaccianoci su questo blog (4 ottobre 2009): «Psicosi della pandemia influenzale e possibile sperpero di denaro pubblico». E ancora, Nico Valerio: «Influenza. Il grande imbroglio monopolistico dei vaccini inutili». Infine, la Corte dei Conti vuol vederci chiaro sul contratto della Novartis per la fornitura dei vaccini.
Le domande di Monica Raucci su 5 punti per uno scandalo
1) Perché il governo già nel 2005 ha stipulato dei contratti per 6 milioni di euro con tre aziende per la produzione di vaccino in caso di pandemia?
2) Perché il contratto con la Novartis ha clausole così vessatorie, come la mancanza di penalità in caso di ritardata consegna dei vaccini e la sollevazione per la Novartis da responsabilità legali tranne che per difetti di fabbricazione?
3) Perché paghiamo il vaccino H1N1 quasi il doppio del normale vaccino antinfluenzale?
4) Perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità a inizio 2009 ha cambiato la definizione di una pandemia, eliminando il criterio dell’«enorme numero di morti»?
5) Cosa ci facciamo ora con 23 milioni di vaccini inutilizzati?
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Anfiarao. La discussione verte su temi scontati e ormai noti. C’è un esubero di personale tecnico ed amministrativo (PTA) quantificabile in 300 forse 400 unità. L’Universitas, e con essa l’unisi, ormai con la lettera minuscola, è fatta dagli studenti e per gli studenti che hanno bisogno di Docenti per i quali è indispensabile il PTA per la didattica e la ricerca e che, comunque, rimane un personale di supporto utilissimo, per carità. NeIl’unisi i docenti sembrano essere di supporto al PTA (rapporto invertito), situazione unica nel panorama delle, sia pure numerose, Università Italiane. Il piano di risanamento prevede il prepensionamento dei docenti e la messa in mobilità del personale tecnico-amministrativo. I docenti rimangono al loro posto fino all’età di 69 anni perchè a quel punto sono certi che i benefici della proposta dell’amministrazione saranno onorati. Usufruirne prima viene considerato rischioso in mancanza di un regolamento credibile. Quindi è inutile che il Rettore, il Direttore amministrativo e con essi un avvocato vengano a spendere parole nelle facoltà. Nessuno crede più alle parole in questo ateneo. C’è poi da risolvere il problema dei docenti di Medicina, non piccolo.
Un intervento sull’Università di Siena del consigliere comunale Agostino Milani utile per aprire il dibattito sulle progressioni economiche del personale tecnico ed amministrativo e sulle responsabilità dei dirigenti sindacali.

















