Muri di gomma e vicende giudiziarie dell’Università di Siena

Le vicende giudiziarie dell’Università di Siena (da: Zoom 25 maggio 2012)

La scorsa settimana la Procura della Repubblica di Siena ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio di dieci componenti di commissione elettorale e di seggio per falso ideologico in atto pubblico in relazione alle elezioni del Rettore svoltesi nel luglio 2010. Senza scivolare nel giustizialismo, ci sembra giusto porre in merito una questione di trasparenza e pubblicità. Nel pieno rispetto dell’indipendenza dell’Ateneo, le domande che un cittadino potrebbe e, aggiungiamo, dovrebbe porsi (e molti se le sono poste) riguardano tematiche di legittimazione e idoneità a ricoprire incarichi pubblici che incidono su risorse pubbliche. Va considerato, infatti, che alcuni degli indagati (anzi, più che indagati) siedono in organi di governo dell’Ateneo e non si negherà che la vicenda non sia indifferente rispetto ad una auspicabile gestione di un ente corretta e insospettabile. È evidente che nessuno vuole esprimere giudizi che spettano ad altri, ma non sarebbe stato (ed è ancora possibile provvedere) più opportuno che gli indagati (sui quali ora grava una richiesta di rinvio a giudizio) si facessero da parte almeno per quanto riguarda la gestione della cosa pubblica? E il Rettore, che si è affrettato a chiarire sulla stampa che lui non era indagato (ma, trattandosi della SUA elezione, non può comunque negare che in qualche modo sia riguardato dalla vicenda), non avrebbe fatto una miglior figura a rimettere il proprio mandato nelle mani del Ministro (non a dimettersi, ma ad assegnare a chi gli è superiore la responsabilità)? Dobbiamo poi ricordarci che esiste l’altra inchiesta, quella sul dissesto, che ha visto chiuse le indagini per 18 persone (tutte rigorosamente al loro posto e sulle quali l’Amministrazione universitaria non ha preso alcuna determinazione). Ricordiamo tra l’altro che La Nazione, in quell’occasione, fece il numero di 23 persone, il che fruttò una bella perquisizione della sede della redazione e una conferenza stampa in cui la Magistratura fece sapere che effettivamente c’erano altre cinque persone indagate, ma che su queste indagini si doveva mantenere il riserbo in attesa di approfondimenti. Perché, ci chiediamo noi? Ancora una volta i cittadini avrebbero il diritto di sapere a chi è affidata l’amministrazione di beni pubblici e statali. Il silenzio, il segreto e la mancanza di trasparenza, come possono produrre una corretta gestione della Cosa pubblica? E se, nell’attesa, qualcuno di questi cinque fosse assurto a cariche che all’epoca non esercitava? La necessaria rinascita e il rilancio di una così prestigiosa e antica istituzione diventano ancor più difficili se continua a mancare un corretto e trasparente atteggiamento di tutti i soggetti coinvolti.

10 Risposte

  1. Non mi è chiaro se le malefatte sulle elezioni siano state fatte per favorire Riccaboni o invece per favorire Focardi. Il fatto che Riccaboni abbia vinto non è di per sé segno di colpevolezza. Avete riferimenti a riguardo? O dobbiamo attendere gli atti processuali?

  2. Gli interrogativi posti da Zoom sono del tutto corretti e ragionevoli (tranne forse per chi preferirebbe far calare la solita cortina, sperando che tutto venga come al solito aggiustato e dimenticato). “Riferimenti a riguardo” (Golene)? Tutto dipende da ciò che si intende. Certo, certo … attendiamo gli atti processuali…

  3. È del tutto ininfluente che siano state evidenziate “malefatte sulle elezioni” (del resto il post non ne parla), per favorire uno dei due candidati; ancor più irrilevante è affermare che la vittoria di Riccaboni “non è di per sé segno di colpevolezza”. Sono stati disattesi precisi e inderogabili obblighi di legge sull’identificazione degli elettori; per colpa o per dolo poco importa. Quindi, è possibile (e molto probabile) che ci siano state una, dieci, cento “malefatte”. Il numero, ancora una volta, è ininfluente: le elezioni sono completamente irregolari e il vincitore non ha alcuna legittimazione a esercitare le funzioni di rettore.

  4. Il breve, efficace e condivisibile commento di Ghinacco si conclude con la seguente affermazione: «le elezioni sono completamente irregolari e il vincitore non ha alcuna legittimazione a esercitare le funzioni di rettore». Tutto ciò è molto grave – non quanto afferma Ghinacco, ovviamente, ma la mancata legittimazione del rettore con elezioni regolari – e getta ulteriore discredito sull’ateneo senese.

  5. C’è da dire però che le elezioni del rettore dell’Università di Siena sono sempre state irregolari, in quanto la prassi di non controllare i documenti degli elettori è ben consolidata nel tempo. Per cui nessuno dei rettori passati ha mai avuto “alcuna legittimazione a esercitare le funzioni di rettore”. Facciamo aprire un po’ di inchieste alla magistratura?

  6. @ Francesco

    A parte l’illogicità manifesta del tuo discorso («le elezioni sono sempre state irregolari» fa il paio con «si è sempre rubato») – che non assolve l’eventuale reato – ci sono importanti differenze con il passato. Berlinguer e Tosi non avevano concorrenti, vincevano senza alcuno sforzo. Senza candidati alternativi, anche un cavallo sarebbe diventato rettore. E forse sarebbe stato un bene per l’ateneo senese, avere un cavallo come rettore! Altra grossa differenza è che nessuno ha mai fatto un esposto sulle elezioni di Berlinguer, Tosi e Focardi. Invece, per l’elezione di Riccaboni, a leggere quel che è apparso sulla stampa, ecco quali sono le differenze con il passato:
    1) C’è un esposto in Procura.
    2) C’è un ricorso al TAR della Toscana.
    3) Ci sono pochi voti di differenza (circa 15) con l’altro candidato.
    4) C’è la richiesta di rinvio a giudizio per i componenti del seggio elettorale.

    Quelle di Riccaboni, ti sembrano elezioni irregolari come quelle di Berlinguer, Tosi e Focardi?
    Comunque, caro Francesco, se hai voglia di «far aprire un po’ di inchieste alla magistratura», io posso affiancarti nell’iniziativa. Dubito, però, che tu abbia il coraggio di esporti contro Berlinguer, Tosi, Focardi e Riccaboni.
    Spero di sbagliarmi!

  7. I commenti di Ghinacco e Remo Tessitore chiudono definitivamente la questione Riccaboni: «le elezioni sono completamente irregolari e il vincitore non ha alcuna legittimazione a esercitare le funzioni di rettore». La situazione è davvero preoccupante! E i docenti non hanno da dire nulla?

  8. @ Remo Tessitore

    Il mio era un intervento provocatorio: dal momento che Ghinacco sembrava porre una questione di principio sul fatto che non erano state osservate le regole durante le elezioni, facevo notare che applicando lo stesso principio è possibile delegittimare tutti i rettori succedutisi fino ad oggi.
    Per quanto riguarda il merito, cioè l’esposto, il ricorso e la richiesta di rinvio a giudizio, essi conseguono direttamente al fatto che la differenza di voti fra i due candidati sia stata esigua: dubito che chiunque avrebbe presentato un esposto in procura, pur essendo a conoscenza di irregolarità nelle procedure elettorali, se il voto fosse stato plebiscitario. Infatti non c’è stato nessun esposto nelle precedenti tornate elettorali.
    Di fatto l’esposto e i rinvii a giudizio ci sono stati e l’inchiesta si è protratta per quasi 2 anni ormai, senza peraltro averne motivo: le irregolarità commesse, ovvero la mancata identificazione degli elettori mediante documento di identità, sono agli atti nei registri elettorali. Qualora i giudici decidessero che la commissione elettorale è colpevole, cosa succederebbe al rettore? Le elezioni verrebbero annullate e indette nuovamente? Tutte le decisioni prese in questi due anni annullate? In definitiva quale utilità pratica ha questa inchiesta?
    Mi sembrerebbe come, alla vigilia della guerra in Iraq, andare a recriminare per i brogli elettorali in Florida che avrebbero permesso la vittoria di Bush jr contro Al Gore, magari era anche vero ma a questo stato delle cose, ha senso?

  9. Breve storia documentata del rettore abusivo Criccaboni.

    http://shamael.noblogs.org/?p=5260

  10. Maestro James,
    ho letto gli editoriali nel blog parallelo e chioso qui, per una questione di continuità con quello che ho scritto nel precedente messaggio.
    A parte quelli che non sono diventati esapresidenti galattici, i compagni organici sono diventati ahimè… rifiuti organici, gettati nella spazzatura assieme all’ “autonomia del politico”, all’ermeneutica e all’estetistica per fare largo al nuovo che avanza nel settori recentissimi delle scienze Improbabili ed Inesatte; culturalmente parlando, il declino si misura con l’arco concettuale che va da Hans Georg Gadamer a Red Ronnie, entrambi in fasi diverse “guest professors” di questo ateneo (e il secondo è sopravvissuto al primo in tutti i sensi).

    Nelle operazioni recentemente decantate dal Magnifico, non mi pare di aver mai intravisto nessuna concreta considerazione di tipo scientifico e qualitativo a giustificazione delle scelte operate o non operate, ma non dico che sia sempre colpa della perfidia di qualcuno, sebbene in qualche caso purtroppo lo sia. Registro che, venendo sempre di più a mancare nel corso di questi anni di riforme e ristrutturazioni cinobalaniche l’istanza del rigore scientifico, e addirittura la passione per il cimento della ricerca (sapere aude!), qualsiasi bischero si è creduto un von Humboldt, e con il conseguente venir meno di chiari indirizzi, ciò che è fondamentale e ciò che è complementare si sono mescolati in un inestricabile groviglio, un incommestibile pout-pourri relativistico (“Se Dio non esiste, tutto è permesso”, direbbe Ivan Karamazov).
    Il mio pensiero va a chi, fortunatissimo come coloro che si sono recati a comprare il cacio a Reggio Emilia il giorno del terremoto, è arrivato a Siena alla vigilia del buco, e che in un clima di debordante arroganza e vacuità scientifica, anziché compiacersi dei progressi del proprio lavoro, assiste di giorno in giorno all’avanzata del Nulla, avendo come unica scelta quella di tornare all’osteria a cercar padron migliore.

    Anche senza scomodare cose di insormontabile difficoltà matematica ed estrema raffinatezza filosofica, ma non mancando doverosamente di ricordare altresì (giacché le hai tirate in ballo) a gente smemorata o semplicemente ignorante, che sin dai tempi del pòro Magari e per lungo tempo, Siena è stata internazionalmente nota proprio per queste cose, e non per altre; al netto inoltre di alcune inesattezze contenute nell’editoriale scritto a commento dell’avvelenata firmata dall’ “anonimo docente” inviperito e considerato che nel presente contesto in cui giganteggiano teorie futili dell’Irrilevanza Comparata tutto ciò che è difficile è ritenuto, ovviamente, inutile, si potrebbe anche ricordare, nella città del Monte dei fiaschi, tra damigiane di corte e prepotenti bottiglioni, con le parole di Wittgenstein, che la filosofia serve ad indicare ad una mosca la via d’uscita dal collo del fiasco: «Was ist dein Ziel in der Philosophie? Der Fliege den Ausweg aus dem Fliegenglas zeigen.»

    Un saluto
    RJJ

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