È necessaria l’interdizione di Riccaboni dalla carica di rettore dell’Università di Siena

RiccabocchioAi quotidiani che avevano pubblicato la notizia sulla richiesta di commissariamento e sullo squilibrio nei conti dell’Università di Siena, il rettore ha inviato una rettifica che distorce i dati e il parere dei revisori dei conti. In realtà, il disavanzo di competenza previsto per il 2013 è di 19 milioni di euro e non di 6 milioni come vorrebbe far credere il magnifico. Non è la prima volta che il rappresentante legale dell’università diffonde notizie errate, esponendo al ridicolo sé stesso e l’istituzione che dovrebbe rappresentare. Ormai è chiaro che, nell’esclusivo interesse dell’ateneo senese, l’interdizione del Prof. Angelo Riccaboni dalla carica di rettore debba ritenersi una misura cautelare necessaria, considerando la reiterazione di abusi, l’inquinamento probatorio in atto, la dissipazione delle scarse risorse per attività non istituzionali, l’illegittimità (e in alcuni casi l’illegalità) della maggior parte dei provvedimenti adottati. È gravissimo che, dopo più di quattro anni dalla scoperta della voragine nei conti, non sia ancora stato approvato un piano di risanamento rigoroso, in grado d’incidere sugli sperperi e soprattutto sulle spese strutturali. Non è possibile rilanciare la didattica, la ricerca e recuperare il prestigio dell’ateneo senese senza un preventivo risanamento strutturale del bilancio. È incredibile che, a fronte di un disavanzo d’amministrazione di 46 milioni d’euro (al 31 dicembre 2012) il rettore – un tecnico in economia aziendale – non sappia far altro che proporre il congelamento per cinque anni delle rate dei mutui, con ciò penalizzando l’ateneo di oltre sedici milioni d’euro, con evidente danno erariale. Impreparazione e insipienza, assenza totale di trasparenza, azioni truffaldine relative all’utenza sostenibile, organi di governo esautorati delle loro prerogative sono tutti elementi con i quali il rettore, privo della piena legittimità a esercitare le sue funzioni (perché eletto e nominato nella carica in modo irregolare), sta affossando definitivamente l’università di Siena. Da aggiungere, inoltre, che il collegio dei revisori dei conti «auspica che il Miur definisca i criteri per il dissesto finanziario e quindi possa assoggettare l’Ateneo a tale procedura prima che la situazione economica, finanziaria e patrimoniale degeneri ulteriormente.»

Articolo pubblicato anche da: il Cittadino Online (11 febbraio 2013) con il titolo «Grasso torna a chiedere l’interdizione del rettore».

Domani il CdA dell’ateneo senese approverà un altro danno erariale di sedici milioni d’euro

                Arnold Böcklin, "The Isle of the Dead", 1883

Arnold Böcklin, “The Isle of the Dead”, 1883

La domanda è semplice! Possono, un rettore irregolarmente eletto, un direttore amministrativo condannato dalla Corte dei Conti e un Consiglio d’Amministrazione ormai scaduto, approvare un provvedimento che penalizza l’ateneo senese di oltre sedici milioni d’euro, con evidente danno erariale? Questi i fatti! Il rettore – un tecnico in economia che, dopo il dissesto economico-finanziario del settembre 2008, non ha ancora approntato il necessario piano di risanamento strutturale – ha deciso di non pagare per i prossimi cinque anni le rate dei mutui contratti dall’Ateneo con la Banca Monte dei Paschi di Siena. In tal modo, il congelamento delle rate (sette milioni d’euro l’anno) porta ai seguenti risultati: allungamento di cinque anni delle scadenze dei mutui e ripresa del pagamento, il 31 dicembre 2017, gravato del maggior onere finanziario di sedici milioni d’euro, corrispondenti a interessi maturati nel periodo di moratoria. Del resto, le roi soleil de’ noantri ha dichiarato d’essere stanco delle crisi di liquidità dei primi due anni del suo mandato e di volersi dedicare, per i prossimi quattro anni, a investire nello sviluppo dell’ateneo. Perciò, servono nuove risorse. Di seguito alcuni interrogativi e rilievi di legittimità che, mi auguro, possano convincere i consiglieri di amministrazione (per giunta a fine mandato) a non approvare, domani, tale delibera. È legittimo, questo provvedimento, in assenza di un serio piano di risanamento strutturale e con un indice d’indebitamento, il più alto del paese (pari al 38%), che esclude nuove forme d’indebitamento? E che dire del danno erariale che si determina con il congelamento delle rate dei mutui pari a un maggior onere nominale per interessi superiore a sedici milioni di euro? È possibile l’approvazione di tale delibera senza la necessaria autorizzazione dei competenti Ministeri (Miur e Mef) e l’obbligatorio parere del collegio dei revisori dei conti?

Articolo pubblicato anche da:

il Cittadino Online (20 dicembre 2012) con il titolo: «L’Università non pagherà le rate dei mutui contratti con MPS: il cda dell’ateneo approverà un danno erariale di 16 milioni di euro».

Primapagina online (22 dicembre 2012) David Busato: «L’Università di Siena approva il bilancio: chiusura dell’anno tra luci e ombre».

Università di Siena: se non ora, quando si prevede di arrestarli?

Sbarre-Unisi

Ormai è chiaro che, nell’esclusivo interesse dell’Università di Siena, la richiesta d’interdizione dalla carica e dall’attività dei vertici dell’ateneo senese sia una misura cautelare non solo fondata ma insufficiente, considerando la reiterazione di abusi, l’inquinamento probatorio in atto, la dissipazione delle scarse risorse per attività non istituzionali, il malaffare diffuso, l’illegittimità (e in alcuni casi l’illegalità) della maggior parte dei provvedimenti adottati. Gli ingredienti, con i quali due sedicenti “tecnici” – incapaci di gestire l’ordinaria amministrazione (figurarsi l’emergenza!), – stanno affossando definitivamente il nostro martoriato ateneo, sono sotto gli occhi di tutti: impreparazione e insipienza, assenza totale di trasparenza, azioni truffaldine relative all’utenza sostenibile e alla riorganizzazione degli uffici amministrativi, organi di governo esautorati delle loro prerogative, opera di sciacallaggio. E tutto questo accade con un rettore privo della piena legittimità a esercitare le sue funzioni (perché irregolarmente eletto) e con un corpo docente muto e latitante.

Si prenda, per esempio, la retribuzione del Direttore amministrativo che all’ateneo costa 237.592,06 € l’anno. A suo tempo (novembre 2010), con un appello pubblicato da Il senso della misura, il Cittadino online e La Nazione, chiesi al rettore di predisporre un contratto che tutelasse l’ateneo senese, stante la difficile opera di risanamento. Ebbene, il magnifico rispose sottraendo la materia al CdA che, pertanto, non poté fissare gli obiettivi dell’azione amministrativa. Il risultato fu un contratto maggiorato di 30.000 € di retribuzione lorda non dovuta e di circa 30.000 € di retribuzione di risultato non spettante al dirigente. E tutto ciò in evidente violazione del disposto del Decreto interministeriale sul trattamento economico dei direttori amministrativi che fissava criteri e parametri per l’individuazione della relativa fascia retributiva. E così, ancora una volta, l’Università di Siena è detentrice di un altro primato: la retribuzione più alta di un suo dirigente, nonostante i valori più bassi dei parametri di riferimento (fondo di finanziamento ordinario, numero di studenti e di dipendenti), come si può desumere da un confronto con atenei di dimensioni maggiori. Particolare non trascurabile: il direttore amministrativo percepisce anche un assegno pensionistico annuo superiore a 160.000 euro.

Tabella comparativa

Articolo pubblicato anche da: il Cittadino Online (7 dicembre 2012) con il titolo: «Università: ancora nessuna interdizione per i vertici».

È fondata la richiesta d’interdizione dal ruolo e dall’attività dei vertici dell’ateneo senese?

Di recente, alcuni mezzi d’informazione locali hanno riportato la notizia di un esposto, alla Procura della Repubblica di Siena, riguardo alla retribuzione del Direttore amministrativo. Con la denuncia si chiedeva anche l’interdizione di Angelo Riccaboni e di Ines Fabbro, rispettivamente, dalla carica e dal ruolo di rettore e dall’attività e dal ruolo di Direttore amministrativo. La richiesta della misura cautelare era motivata dal pericolo di reiterazione del presunto reato e inquinamento probatorio. Per i vertici dell’ateneo senese, queste, sono accuse gravi e richieste pesanti, che i diretti interessati hanno eluso. Ebbene, rientra nella reiterazione di un abuso il provvedimento che si sottopone all’approvazione del CdA, nella riunione odierna? Nonostante il poco invidiabile primato di un Ateneo con il più alto indice d’indebitamento, l’amministrazione universitaria senese ha deciso di «utilizzare in assegnazione temporanea», presso la Divisione Ragioneria, 1 unità di personale dell’USL 7 di Siena per «una necessaria maggiore presenza di esperti di contabilità economico-patrimoniale». Il costo totale del comando ammonta a trentamila euro l’anno per un massimo di tre anni, non considerando l’ineludibile trattamento accessorio e altre indennità. Evidentemente, le attuali 46 unità di personale della Divisione Ragioneria non sono sufficienti – o non possiedono le competenze? – per assicurare la «riorganizzazione delle attività amministrative e contabili dei nuovi dipartimenti», oltre che per attuare le «nuove disposizioni normative in materia di bilancio delle università». L’illegittimità del provvedimento e l’inesistenza della dichiarazione di conformità alla normativa, che esclude il ricorso a tale procedura, dovrebbero convincere i consiglieri di amministrazione (per giunta a fine mandato) a non approvare tale delibera.

Articolo pubblicato anche da: il Cittadino Online (23 novembre 2012) con il titolo «Ateneo: un nuovo contratto nella direzione ragioneria. È utile?»