Giovanni Grasso. Nato il 14 maggio 1945 a Campi Salentina (Lecce), dove conseguì la maturità classica presso il liceo degli Scolopi, vive a Siena dal 1965. Biologo, già professore ordinario di Anatomia Umana presso l’Università degli Studi di Siena, ha insegnato nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia e Farmacia. Da novembre 2006 a dicembre 2012 ha diretto il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Siena. È stato consigliere comunale per il Partito Radicale a Siena, dal 1979 al 1983, e membro del Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Siena, dal 1995 al 2000. Nel 1995 diffuse in forma cartacea, a tutto il personale dell’Università di Siena, alcuni numeri de “il senso della misura”, un foglio d’informazione e dibattito universitario, aperto al contributo di tutti. Il nome fu suggerito dalla osservazione dei comportamenti di alcuni membri della comunità universitaria rivolti alla cura esasperata dell’immagine. Dieci anni dopo, questo blog riprese quella iniziativa, perché i motivi che avevano spinto allora a fare un giornaletto non erano venuti meno: anzi la situazione si era ulteriormente aggravata e le immagini avevano sostituito, forse in via definitiva, i risultati e lo studio.
Rinoceronti e “pronto pizza”
Forse non vi siete accorti (perché ognuno di noi tende a rimuovere i problemi ritenuti insolubili) che viviamo in una società totalitaria: o meglio, a totalitarismo diffuso. Sono totalitarie, e contribuiscono per la loro parte al totalitarismo complessivo, le istituzioni, le formazioni politiche e amministrative e tutte le attività organizzate che tendono ad uno scopo: dalle corporazioni professionali al “circolo delle bocce”. Ognuna di queste entità occupa nell’ambito sociale più spazio di quanto le spetti. Per salvaguardare i loro interessi, il diritto diviene così oggetto di ampia valutazione e ne soffrono, fino a scomparire, l’uso della ragione (che rimane un fatto individuale) e i diritti dei singoli: anche nei tribunali.
La tanto agognata e auspicata democrazia post-bellica pare aver generato il contrario di quanto aveva promesso. Si è venuta a strutturare nella società una sorta di “piano nobile” molto agitato e dove, con molto rumore, appaiono (se appaiono) per poi scomparire, le malefatte e gli errori; “piano” abitato sempre dalle stesse persone e le stesse famiglie che si trasmettono i ruoli e le seggiole in modo quasi ereditario (questo avviene anche nella nostra Università!). Al di sotto scalpita una plebe che, per poter salire (pochi naturalmente trovano la strada!), deve assumere i valori “fasulli” della classe soprastante. A questo contribuiscono i media, rispettosi di tutte le forme di potere in atto (per garantire gli stipendi alle sterminate redazioni e partecipare al potere, non importa se in forma servile o di mosche cocchiere) che, malgrado la pletora di immagini e di carta stampata, “informano e disinformano al tempo stesso”, senza superare mai la diffidenza e la saturazione dei cittadini che li dovrebbero acquistare.
Di qui la necessità di un Pasquino, un Pasquino telematico, aperto al contributo di tutti. In altre forme, Pasquino, “l’antica statua parlante”, fu esportato in Francia, Germania e Inghilterra e, perfino, in Sicilia. Il nostro sarà diverso dagli altri in due aspetti. In primo luogo, gli scritti avranno una forma civile e argomentata e vi sarà un responsabile che avrà cura di avere in mano le prove di quanto pubblicato. In secondo luogo, questo Pasquino nasce in una società completamente diversa dalle precedenti che, per quanto dispotiche e feroci, non potevano evitare il dissenso. Erano totalitarie in modo imperfetto, mentre la nostra lo è in modo quasi perfetto, perché, senza che muova un dito chi detiene il potere, il dissenso non si forma da nessuna parte. Ora qualunque cosa si dica, o si faccia, nessuno risponde perché l’opinione pubblica ha smesso di funzionare, per il mancato impegno dei giornali.
Adesso la maggioranza delle persone, senza starci a pensare, ritiene questo il migliore dei mondi possibili e che non abbia alternative: caracollano da tutte le parti “rinoceronti” che calpestano tutto e appaiono ovunque, abbeverati e nutriti con le stupidaggini e i luoghi comuni degli anni settanta. Gli stessi che in quegli anni hanno studiato poco sono ora classe dirigente. La demagogia, ormai anacronistica, è la stessa. Nel nostro Ateneo “Comunicazione e Marketing” sono ora il top della conoscenza, il sapere dei saperi, la filosofia di questa vita e anche dell’aldilà. Si tratta il sapere come merce da vendere, cercando di coinvolgere, sulla base del “riconoscimento dei crediti formativi”, masse sempre più cospicue di persone e intere categorie professionali, vale a dire persone di tutte le età. Si tratta il titolo di studio come un prodotto da consumare. Presto la laurea sarà portata a casa dal fattorino, telefonando sullo schema del “pronto pizza”! La situazione è seria e il degrado è inarrestabile. La cultura non può scendere per andare incontro alle masse; lo studio è da sempre fatica e selezione.
L’Università è solo un aspetto della situazione complessiva descritta. Tutti coloro che condividono il messaggio sotteso a questo scritto, e che non sono ancora “rinoceronti”, capiranno che è necessario, soprattutto per loro stessi, “non capitolare” e un modo di farlo può essere quello di partecipare con i loro scritti a questa iniziativa, inviandoli a questo indirizzo.
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Chiaro, molto vero purtroppo! l’unico modo ormai è lavorare nelle trincee: solo la verità è sempre e comunque rivoluzionaria!
Complimenti, Tuo Mario
P.S. Il sito è davvero interessante; ogni momento di dibattito e di verità sia benvenuto in questo momento così difficile.
Noi operiamo sulla città, ma crediamo ispirandoci a criteri e valori analoghi. Perciò ci sia consentito lanciare un appello a visitare il nostro sito http://www.liberasiena.it e a scriverci e sostenere. Grazie. Libera Siena
Bravo Giovanni. Un lavoro molto utile. Ora mi leggerò i programmi dei cinque candidati. Temo che non ne troverò uno che postuli l’Università che vorrei, ed anche nessuno che pensi ad una Università in funzione della Città, invece che di se stessa.
Ti farò sapere appena li avrò letti.
Mauro Aurigi
Che dire?
Ho fatto l’Università a Siena. Ho sempre avuto la sensazione che fosse piena di raccomandati agli esami e che le posizioni didattiche fossero zeppe di parentele (di sangue, politiche, …).
Recentemente ho fatto un concorso per una posizione amministrativa, ma mi hanno fatto più o meno capire che era già assegnata. Figuratevi che ho dovuto fare domanda (in busta aperta) e la commissione ha deciso i criteri di selezione in prima seduta, una volta ricevuti tutti i curricula! Incredibile.
Detto questo, il nuovo rettore cosa mai potrà fare? In Italia e quindi nei suoi sottoinsiemi ci sono tante sacche di illegalità, non trasparenza, raccomandazioni, così forti che spazzeranno via ogni dichiarazione di principio.
Sarei curioso di sapere quanti parenti di primo o secondo grado i candidati rettori hanno piazzato qua e là per l’Italia. Lei me lo sa dire? Saranno tutti professori e ricercatori.
Non ci prendiamo in giro. Per una nuova università a Siena ci vuole gente nuova o coraggiosa. Che abbia la forza e la volontà di smontare il sistema che si è creato.
Saluti
Egregio professore, trovo che l’idea di aprire questo sportello multimediale è stata veramente brillante in quanto ci offre la possibilità di un confronto diretto che fino ad ora si era limitato agli incontri durante i consigli di Facoltà o poco più. Sono una rappresentante degli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia pronta a collaborare con Lei al fine di elaborare nuovi progetti da proporre nel consiglio. Colgo l’occasione per porgerle distinti saluti
Annalori Panunzio
Sono tua vicina di blog in Metacibica. Non mi intendo affatto di biologia né di anatomia umana, nulla so (scusami) dell’elezione del nuovo rettore all’Università di Siena. Però una cosa mi pare chiara: lo sfascio dell’informazione e dei media di cui tu parli si intreccia strettamente con quello delle scuole e delle università.
Faccio la giornalista, sono caporedattore della cronaca in un bisettimanale di provincia, e certi stagisti laureati o laureandi in Scienze della comunicazione che mi capitano in ufficio mi fanno cadere le braccia non solo perchè scrivono “un’altro” con l’apostrofo, ma soprattutto perchè devo letteralmente violentarli per evitare che scrivano gli articolini loro affidati partendo dal presupposto che viviamo nel migliore dei mondi possibili, e per evitare che prendano per oro colato le informazioni fornite dalle istituzioni e dagli annessi uffici stampa, perfino quando presentano salti logici, lacune e incongruenze interne. Provaci tu a spiegare a questa gente, dopo che dall’asilo in poi gli è arrivato il messaggio esattamente contrario, che bisogna coltivare il proprio senso critico ed applicarlo anche a tutto ciò che quotidianamente ci viene proposto come normale ed assodato.
Buona giornata
Maria Ferdinanda Piva
L’idea del blog è molto buona e soprattutto necessaria. Devo lamentare però che non tutti i commenti vengono pubblicati e non mi riferisco a quelli “maleducati” o “osceni”.
Vogliamo “ripulire” la nostra università dalle angherie di potenti professori? Vogliamo ridurre i casi di concorsi palesementi indirizzati per non dire truccati? Vogliamo fare in modo tale che il criterio “meritocratico” torni ad essere prevalente rispetto ai criteri di parentela o nepotismo?
Allora indignamoci, facciamo i nomi. È normale che nel gruppo di ricerca di un Ordinario vi siano dentro moglie, figli, conviventi, parenti o amanti spesso senza nessun merito scientifico?
Allora facciamo i nomi. Io li ho fatti, citando peccato e peccatori, ma l’amministrazione di questo sito ha rimosso i miei post dopo poco tempo.
Pasquino aveva il coraggio di osare.
Diciamo a tutti quello che in molti sappiamo. Altrimenti sono parole su parole. Coraggio!
Caro Peter Ray, evidentemente non hai letto la notizia del 9 marzo su questo blog intitolata «Potere civico, delegati alle funzioni pubbliche e sudditi», con la quale motivavo la rimozione dei tuoi due commenti. Tutto quello che dici, a me sta bene, ma io le mie responsabilità me le assumo sempre pubblicamente e sono disposto a portare avanti anche la tua circoscritta iniziativa moralizzatrice. Ma non puoi nasconderti dietro l’anonimato e pretendere che le tue battaglie te le porti avanti io. Vieni a trovarmi e, intanto, leggiti la mia risposta del 9 marzo.
Giovanni Grasso
ESPOSTO DENUNCIA
– Al sig. Ministro della Giustizia – Via Arenula 70 – 00186 Roma
– Al sig. Ministro delle Finanze – Via XX Settembre 97 – 00187 Roma
– Al sig. Ministro della Pubblica Istruzione, della Ricerca Scientifica e dell’Università Viale Trastevere 76/A – 00153 Roma
– Al sig. Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Potenza – Via Nazario Sauro 71 – 85100 Potenza
– Al sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Potenza – Via Nazario Sauro 71 – Potenza
– Al sig. Procuratore Regionale presso la Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti per la Basilicata – Viale del Basento 78 – 85100 Potenza
– Al Commissario Europeo per le Politiche Regionali –Bruxelles (Belgio)
– Al Commissario Europeo per le Finanze – Bruxelles (Belgio)
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Soggetti interessati ai fatti:
– A. Colella: professore Ordinario di Geologia, Università della Basilicata.
– Prof. F. Lely Garolla: rettore dell’Università della Basilicata.
– Docenti dell’Università della Basilicata
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Io, prof. Albina Colella, nata Brindisi il 26.03.1951, residente in Cd. Costa della Gaveta 30/C, 85100 Potenza, e domiciliata in via dei Tulipani 17, 72012 Carovigno (BR), Professore Ordinario di Geologia.
espongo quanto segue
allo scopo di illustrare alle Autorità fatti e comportamenti che potrebbero configurarsi come ipotesi di reato.
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I fatti menzionati di seguito sono avvenuti in un Ateneo che, come da denuncia dei sindacalisti, è sede di illegalità diffusa (alleg. 1a,b) e di sprechi miliardari di denaro pubblico che lo hanno portato alla derisione nazionale su Striscia la Notizia (alleg. 2a,b).
Questo esposto riguarda:
1) i bilanci dell’Università della Basilicata (Unibas) nell’ultima decade;
2) i mancati collaudi entro i tassativi 24 mesi imposti dall’UE di diversi progetti europei POP e POM 1994-99 finanziati all’Unibas e i motivi connessi;
3) la mancata applicazione da parte dell’autorità di controllo delle severe sanzioni europee previste nel caso di non completamento dei progetti europei entro i 24 mesi;
4) la violazione delle disposizioni europee che ha consentito ad alcuni di questi progetti di concludersi contabilmente oltre i tassativi 24 mesi imposti dall’UE e dal bando della Regione Basilicata, visto che i motivi dei mancati collaudi sembrano imputarsi completamente ai beneficiari, come da interrogazione regionale;
5) i danni alla comunità accademica e studentesca dell’Ateneo lucano derivati da tali tardivi o mancati collaudi, a causa del mancato o tardivo rientro delle anticipazioni concesse dall’Unibas;
6) la distrazione dei fondi concessi dal MURST per l’alta formazione degli studenti di Scienze Geologiche e usati per fini diversi da parte dell’amministrazione dell’Unibas;
7) la mancata concessione al Dip. di Scienze Geologiche dei fondi di trasferimento al nuovo Campus di Macchia Romana, e i conseguenti danni all’erario e agli studenti;
il trasferimento della dott. Comunale ad altro dipartimento, in disobbedienza alle leggi e alla prassi universitaria, e i conseguenti danni all’UE, al Dip. di Scienze Geologiche e all’Ateneo lucano.
All’inizio del 2005 l’Università della Basilicata è andata incontro ad un periodo di esercizio provvisorio (alleg. 3): il Consiglio di Amministrazione non è stato in grado di approvare il bilancio annuale secondo i termini previsti dalla legge. L’intervento provvidenziale della Regione Basilicata ha messo temporaneamente fine a questo problema.
Nel 2005 non era ancora stata restituita all’Ateneo una congrua parte delle anticipazioni concesse ai docenti responsabili di progetti europei 1994-1999 (alleg. 4, 5, 6a,b) e distratte da altri capitoli di spesa del Bilancio d’Ateneo, in cui sarebbero dovute rientrare entro i 24 mesi del progetto, e cioè entro il 1999 per i progetti del 1° triennio, e entro il 2001 per quelli del 2° triennio. I motivi sono legati a fatti gravi: i progetti di ben 7 dipartimenti non sono stati in grado di essere collaudati entro i tassativi 24 mesi da parte della Regione Basilicata (alleg. 7, 8a,b) o per mancata certificazione delle spese, o per risultati scientifici inadeguati al finanziamento ricevuto (alleg. 7). A ciò si aggiunge il fatto che gli uffici della Regione Basilicata non hanno applicato a questi progetti le severe sanzioni europee previste ed è stato concesso loro di concludersi contabilmente ben oltre i 24 mesi, contravvenendo alla tassativa scadenza della rendicontazione contabile disposta dall’UE. La responsabilità di tali mancati collaudi sembra doversi imputare interamente ai docenti responsabili scientifici, visto che a seguito di una interrogazione consiliare regionale nel luglio 2004, il consigliere Di Sanza dichiarava (alleg. 9, pag. 43). “Se l’Università non è capace di spendere i fondi ricevuti dalla Regione Basilicata, non è qualificata a spendere dei soldi, ed ecco perchè il governo nazionale non gli dà finanziamenti”.
Severe erano le sanzioni economiche e giudiziare previste in caso di mancato completamento del progetto entro i 24 mesi, che prevedevano la revoca del finanziamento con il pagamento degli interessi legali, come ribadito in documenti dell’UE, in Determinazioni Dirigenziali della Regione Basilicata (alleg. 7, 8b, 10) e in note dell’allora direttore amministrativo A. Lacaita (alleg. 11). E’ da notare che il mancato completamento dei progetti metteva a rischio la Regione Basilicata di vedersi pregiudicare l’assegnazione di ulteriori fondi comunitari (alleg. 12a,b), e poteva causare danni all’erario, come è stato evidenziato nella nota della Regione Basilicata, prot. 24261/PC del 14/12/1999 (alleg.10).
Esistono precise norme in merito al controllo della gestione dei fondi europei: esso è decentrato agli Stati membri, ed è attestato all’autorità di gestione (Dip. Presidenza della Giunta Regionale, Regione Basilicata; alleg. 13 ) e ad una autorità di controllo che hanno il dovere di intervenire. “A norma dell’art. 39, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1260/1999, gli stati membri effettuano rettifiche finanziarie connesse con irregolarità isolate e sistemiche, procedendo alla soppressione totale o parziale del contributo comunitario” (alleg. 14 ). Il silenzio istituzionale è sceso su questi progetti e si è omesso di dare risposte dettagliate a richieste pubbliche di chiarimenti fatte sulla stampa (alleg. 5; 6a,b) e a seguito di una interrogazione in Consiglio Regionale (alleg. 9), nonostante l’UE sancisca il principio della trasparenza dei flussi finanziari. Per giunta, il mancato tempestivo rientro dei fondi anticipati dall’Unibas a causa di questi mancati o tardivi collaudi, ha arrecato gravi danni all’attività istituzionale della comunità accademica e studentesca lucana.
In pratica:
• La Regione Basilicata, Dip. Attività produttive, Servizio Ricerca Scientifica, nel periodo 1994-99 e in due trienni, ha finanziato 22 progetti (alleg. 15) all’Università della Basilicata nell’ambito del programma POP-FESR 1994-99, Sottoprogramma 5-Infrastrutture di supporto alle Attività economiche, Misura 9.l4 (ex 5.4)-Ricerca, Sviluppo e Innovazione.
• La Regione Basilicata ha disposto, in conformità alle leggi europee, che il soggetto attuatore (docenti responsabili scientifici dei progetti) dovesse realizzare l’intervento entro 24 mesi dalla data della suddetta determinazione, come specificato nel bando dei progetti BUR (Bollettino Ufficiale della Regione) Basilicata n. 33 of 9/6/1999 (alleg. 8a) e con opportune determinazioni dirigenziali (es. N°05C2, 1999/D.1387; alleg. 7) .
• La Regione Basilicata ha disposto, conformemente alle tassative disposizioni comunitarie, che qualora “il soggetto attuatore non realizzi il progetto entro il termine fissato, per responsabilità imputabili allo stesso, il finanziamento è revocato, e pertanto dovranno essere restituite tutte le somme anticipate, maggiorate degli interessi legali” (alleg. 7).
• La revoca del finanziamento comporta di conseguenza danni alla Regione Basilicata in merito ad ulteriori assegnazioni di fondi comunitari e anche danni all’erario, come già evidenziato nella nota della R.B. n. 24261/PC del 14/12/1999 (alleg. 10).
• La Regione Basilicata ha disposto che (alleg. 7): 1) saranno liquidati all’inizio del progetto il 25% dell’importo concesso, e ulteriori acconti fino al 95%, previa trasmissione del rendiconto delle spese effettuate, firmato dal Responsabile del progetto, cui saranno allegate le fatture di acquisto o altra idonea documentazione giustificativa; 2) i versamenti degli acconti saranno effettuati dalla Regione Basilicata presso i dipartimenti cui afferiscono i responsabili scientifici dei progetti, non oltre due mesi dopo la presentazione della documentazione succitata. 3) il 5% a saldo sarà erogato ad ultimazione della ricerca, ad avvenuta presentazione della scheda “A” (monitoraggio economico) e “Scheda di Progetto”, compilate e firmate dal responsabile del progetto, nonché di un rapporto finale relativo alla realizzazione della ricerca, che devono essere collaudati da parte dell’Autorità di Gestione, ovvero della Regione Basilicata. Tale collaudo avviene a seguito dell’accertamento della spesa tramite il controllo dei documenti contabili giustificativi della spesa e tramite la verifica del raggiungimento degli obiettivi e dei risultati scientifici raggiunti (alleg. 7).
• Per consentire ai progetti di avviarsi, l’Unibas nel 1994-99 ha dovuto concedere delle anticipazioni (alleg. 4) ai ricercatori responsabili dei progetti (beneficiari; alleg. 15), stornandoli da altri capitoli di spesa del Bilancio di Ateneo, sottraendoli pertanto alle attività istituzionali dell’intera comunità accademica lucana per non più di 24 mesi, Queste anticipazioni dovevano essere restituite all’Ateneo non oltre 2 mesi dopo la trasmissione alla Regione Basilicata delle rendicontazioni contabili intermedie da parte dei responsabili scientifici, del loro accertamento da parte della Regione stessa, e del pagamento del corrispettivo accertato inviato ai dipartimenti di afferenza dei responsabili scientifici (alleg. 7). L’ultimo 5% doveva essere restituito all’Ateneo lucano dopo il collaudo finale dei progetti, previo accertamento della certificazione della spesa e dei risultati scientifici.
• L’ultimazione della ricerca era dicembre 1998 per i progetti POP del 1 triennio e settembre 2001 per quelli del 2 triennio (alleg. 7, 15).
• Invece, nelle delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Unibas approvata nella seduta del 19/02/2004 (alleg. 4), si documenta al 31/12/2003 una situazione debitoria di alcuni dipartimenti nei confronti del Bilancio di Ateneo per mancata restituzione di anticipazioni concesse nel periodo 1995-1999 per un importo complessivo di euro 1.982.306,75. La situazione debitoria persisteva anche alla fine del 2004, e anche nel 2005.
• In questa delibera si dichiara che l’andamento delle restituzioni dei dipartimenti è diversificato, e che alcuni dipartimenti destano seria preoccupazione circa le reali possibilità di restituire i propri debiti nei confronti del Bilancio di Ateneo. Dall’esame dell’allegato 1 di tale delibera, sembra che uno di questi dipartimenti sia quello di Chimica, il cui debito di 481.300,12 euro è rimasto invariato nell’arco del 2003, e che al 31/12/2004 non è stato ancora saldato. Dall’esame dell’elenco dei progetti POP-FESR 1994-1999 finanziati all’Unibas (alleg. 15), si evince che i docenti responsabili scientifici del Dip. di Chimica sono F. Lelj Garolla, A. Tamburro e C. Bonini.
• La mancata restituzione di queste anticipazioni entro i tassativi 24 mesi previsti dai regolamenti (escluso l’ultimo 5%) ha causato mancanza di liquidità che, vista la disastrosa situazione finanziaria dell’Ateneo, ha creato seri danni alle attività istituzionali della comunità accademica. E’ stata danneggiata in pieno l’attività di ricerca: il budget della Biblioteca d’Ateneo, cuore dell’attività di ricerca, è stato drasticamente ridotto (da 740.082,23 nel 2001 a 470.000,00 nel 2004 a fronte di una richiesta di 978.390,69 euro) e molti abbonamenti sono stati cancellati (alleg. 16). I budget annuali dei dipartimenti sono stati ridotti drammaticamente, come anche i fondi per la ricerca locale (alleg. 1) e sono stati usati i fondi dell’alta formazione degli studenti per tamponare il disastro finanziario.
Questo esposto riguarda anche altre situazioni, significative del modus operandi dell’Università della Basilicata:
1) La distrazione dei fondi per l’alta formazione degli studenti di Scienze Geologiche usati per fini diversi da quelli per cui erano stati concessi, e i conseguenti danni agli studenti. Nel settembre 2004 il rettore Lely Garolla e il Senato Accademico hanno deciso d’imperio, senza la preventiva consultazione e avallo del Consiglio di Corso di Laurea (CdL) in Scienze Geologiche, e ignorando la lettera di protesta del Presidente del CdL in Scienze Geologiche e del Direttore del Dipartimento omonimo (alleg. 17), di non riassegnare agli studenti di Scienze Geologiche i 595.000 euro che il MURST (oggi MIUR) aveva attribuito loro per una Scuola di Specializzazione in Geologia e Sismologia. La motivazione addotta per la mancata riassegnazione è che questi fondi non erano stati spesi da tempo. Ciò è falso, in quanto i geologi avevano da tempo chiesto di spenderli (alleg. 1, ma non è stato loro consentito. Il CdL in Scienze Geologiche aveva proposto di attivare un Master sulla Geologia dei Fluidi che aveva fatto istituire dalla Facoltà di Scienze, e che aveva anche ottenuto la collaborazione della Regione Basilicata, del Comune di Matera, e della Basentech. Sia il Dip. che il Corso di Laurea in Scienze Geologiche hanno chiesto al MIUR l’autorizzazione a spendere i soldi della Scuola per il Master e questo ha delegato la decisione al rettore Lelj Garolla (alleg. 19). Costui non ha fornito risposta per tre anni, e nel 2004 ha consentito che tali fondi non fossero riassegnati agli studenti, e usati per tamponare il dissesto finanziario.
2) Il trasferimento della dott. G. Comunale dal Dip. di Scienze Geologiche presso il Dip. di Chimica, avvenuto contravvenendo alle leggi universitarie e causando gravi danni all’Ateneo e all’UE. Tale trasferimento ha causato l’abbandono e inutilizzo di una grossa attrezzatura mineralogica (diffrattometro ai Rx) del costo di euro 100.000 comprata dalla scrivente nel 2000 su fondi europei per allestire un laboratorio di Mineralogia nell’Ateneo lucano proprio grazie alla presenza nel dipartimento e all’impegno preventivo della dott. Comunale, unica ricercatrice del settore Scientifico-Disciplinare Mineralogia GEO-06 nell’Unibas. Nel 2002 la dott. Comunale si è trasferita presso il Dip. di Chimica contro il parere del Consiglio del Dip. di Scienze Geologiche (alleg. 20), come da prassi universitaria, e contravvenendo all’Art. 84, comma 1° del D.P.R. 11 luglio 1980, n. 382 dell’Ordinamento Universitario, che recita: “Al dipartimento afferiscono i professori, i ricercatori e il personale tecnico-amministrativo-bibliotecario-ausiliario del settore di ricerca, degli insegnamenti e delle attività connesse al dipartimento stesso. Al singolo professore è garantita la possibilità di opzione tra più dipartimenti o istituti”. E’ ovvio che tale opzione è praticabile a patto che siano rispettate le condizioni precedenti. Nel caso specifico, tuttavia, il settore di ricerca della dott. Comunale, Mineralogia GEO-06, nonchè l’insegnamento di Mineralogia, appartengono solo al Dip. di Scienze Geologiche nell’Ateneo lucano, come risulta dalla proposta istitutiva del dipartimento stesso. Al Dip. di Chimica non afferisce il settore GEO-06 Mineralogia, né tantomeno è stata mai svolta ricerca nel settore geologico, come è ben documentabile dalla verifica delle pubblicazioni scientifiche di tale dipartimento fino al 2002.
A seguito di questo trasferimento, è stata presentata dalla scrivente una interrogazione al Senato Accademico circa le modalità che sottendono ai trasferimenti nell’Ateneo (alleg. 21), ma non è pervenuta alcuna risposta. L’art. 84 è molto importante, in quanto ponendo un freno ai trasferimenti incontrollati, impedisce sprechi di fondi pubblici, e cioè che siano vanificati i cospicui investimenti fatti dai dipartimenti sulla base delle competenze scientifiche presenti, tutelando così l’amministrazione e impedendo danni all’erario e all’UE.
3) La mancata concessione al Dip. di Scienze Geologiche dei fondi per il trasferimento al nuovo Campus di Macchia Romana, con i conseguenti danni agli studenti, ai docenti e all’erario per non aver potuto mettere a norma laboratori didattici e scientifici (Lab. di Paleontologia, Fisica e Chimica delle Acque e Geochimica) nella nuova sede e per non aver consentito agli studenti dei corsi di utilizzare costose strumentazioni acquistate proprio sui fondi del Corso di Laurea in Scienze Geologiche. Questo dipartimento è stato l’unico a non averli ricevuti nonostante la delibera del Senato Accademico (alleg. 22) e le ripetute sollecitazioni (alleg. 23). Ciò a fronte di doppie assegnazioni miliardarie al Dip. di Chimica avvenute in contrasto con la delibera del Consiglio dei Direttori e senza la delibera del Senato Accademico, per comprare costosissime attrezzature di ricerca di interesse specifico dei chimici (alleg. 22). La delibera del Senato Accademico del 22.09.1999 (alleg. 22) prevedeva assegnazioni a tutti i dipartimenti, suddivise in tre quote, per tutte le strutture interessate al trasferimento; la delibera del Consiglio dei Direttori del marzo 1999 disponeva che tali finanziamenti dovessero essere concessi all’atto del trasferimento. Orbene, il Dip. di Scienze Geologiche, trasferitosi presso il Campus di Macchia Romana nell’estate del 2000, ha beneficiato solo dei fondi per la reintegrazione degli arredi lasciati nella sede di via Anzio (lire 154.619.880), analogamente al Dip. di Biologia (lire 200.000.000), ma a differenza di questo non ha avuto anche la quota spettante ai dipartimenti per il trasferimento, e riguardanti l’esecuzione di opere infrastrutturali e l’acquisto di attrezzature scientifiche (alleg. 22). A seguito di ripetute richieste del Direttore del Dip. di Scienze Geologiche il Consiglio di Amministrazione ha dato mandato ad una Commissione di proporre una soluzione, e il tutto si è risolto naturalmente con un nulla di fatto (alleg. 23). Il Dip. di Chimica, invece, ha ottenuto una assegnazione di lire 831.500.000 oltre a circa lire 1.000.000.000 per l’acquisto dello “Spettrofotometro FT-NMR superconduttore”. Il costo di questo strumento, ritenuto non di interesse generale dell’Ateneo da parte del Consiglio dei Direttori, doveva essere sottratto dall’assegnazione ordinaria di lire 831.500.000 (alleg. 22): quindi, in pratica, il Dip. di Chimica non avrebbe dovuto ottenere tale assegnazione ordinaria, che invece è stata attribuita “sembra” direttamente dal rettore G. Boari. e con il rifiuto di firma dell’allora direttore amministrativo A. Lacaita, l’unico preposto a farlo.
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In base a quanto su esposto chiedo alle Autorità di provvedere alle necessarie indagini per verificare le responsabilità dei soggetti coinvolti. Chiedo in particolare che, alla luce del principio di trasparenza dei flussi finanziari sancito dall’UE:
1) si verifichino i motivi e le responsabilità dei mancati o tardivi collaudi dei progetti europei 1994-1999, visto che in ciò potrebbero riscontrarsi ipotesi di reato penale o amministrativo. Fonti accreditate hanno riferito, ad esempio, che alcuni progetti di varie centinaia di migliaia di euro non sarebbero stati collaudati entro i 24 mesi perché i risultati sarebbero stati ritenuti dalla Regione Basilicata una semplice rassegna stampa dell’esistente, e che l’amministrazione universitaria ne fosse a conoscenza;
2) si verifichi perché l’Amministrazione dell’Università della Basilicata non ha preso i necessari provvedimenti nei confronti dei docenti responsabili dei mancati collaudi ai 24 mesi, che non hanno consentito il rientro tempestivo nelle casse dell’Ateneo dei fondi anticipati per l’avvio di tali progetti e distratti da altri capitoli di bilancio, causando gravi danni alle attività istituzionali della comunità accademica e agli studenti lucani che nulla aveva a che fare con questi progetti.
In caso di archiviazione di tale esposto-denuncia, chiedo di esserne informata presso l’indirizzo del domicilio. Comunico, inoltre, di essere a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Allegati sono i documenti citati nel testo.
In fede
Prof. Albina Colella
Carovigno, 27.04.2006
UNIBAS: L’On. Daniele Capezzone presenta interrogazione
UNIBAS: L’On. Daniele Capezzone presenta interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro per l’Università e Ricerca e al Ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie locali.
Nota di Maurizio Bolognetti, Coordinatore Regionale RNP e Direzione Nazionale RNP
Questa mattina, l’On. Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Attività Produttive, ha presentato un’ interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro dell’Università e Ricerca e al Ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie locali. L’interrogazione prende spunto dall’esposto-denuncia presentato dalla Prof.ssa Albina Colella presso la Procura della Repubblica di Potenza. Nell’esposto-denuncia, di cui alcune agenzie di stampa hanno dato notizia nei giorni scorsi, si invita la Procura ad indagare su alcune ipotesi di reato riguardanti l’Università di Potenza. Detto che, allo stato dell’arte, risulta in corso un’ indagine condotta dal PM Woodcock(Proc. pen. n. 1381/06), non ci resta che ribadire che è interesse dell’intera comunità lucana, del mondo accademico, della stessa Giunta regionale, fare chiarezza su accuse che gettano pesanti ombre sull’operato dell’ Unibas e di chi era preposto al controllo.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Roma, 13 Settembre 2006
Al Ministro dell’Università e Ricerca, al Ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie locali
Per sapere – Premesso che
Alcune agenzie di stampa, il giorno 7 settembre u.s. hanno dato notizia dell’avvenuta presentazione, in data 27 aprile 2006 alla Procura della Repubblica di Potenza, di un esposto-denuncia da parte della professoressa Albina Colella, Ordinario di Geologia presso Università della Basilicata (Unibas).
In tale documento l’estensore illustrava alle autorità competenti fatti e comportamenti – taluni dei quali potrebbero configurarsi anche come ipotesi di reato – avvenuti in seno all’ Università di Basilicata, che qualificherebbero l’ateneo come “sede di illegalità diffusa e di sprechi miliardari di denaro pubblico”.
La vicenda avrebbe avuto inizio quando la Regione Basilicata, Dip. Attività Produttive, Servizio Ricerca Scientifica, nel periodo 1994-99 e in due trienni, finanziò – tra gli altri – 22 progetti all’Università della Basilicata nell’ambito del programma POP-FESR 1994-99, Misura 9.l4 (ex 5.4)-Ricerca, Sviluppo e Innovazione.
La Regione Basilicata dispose, in conformità alle norme europee, che il soggetto attuatore (dipartimenti dell’Unibas cui afferivano i docenti responsabili scientifici dei progetti) dovesse realizzare l’intervento entro 24 mesi dalla data della determinazione dirigenziale di concessione del finanziamento, come specificato nelle determinazioni stesse e nei bandi regionali dei progetti (Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata).
La Regione stabilì, conformemente alle tassative disposizioni comunitarie, che qualora “il soggetto attuatore non realizzi il progetto entro il termine fissato, per responsabilità imputabili allo stesso, il finanziamento è revocato, e pertanto dovranno essere restituite tutte le somme anticipate, maggiorate degli interessi legali”. La revoca del finanziamento avrebbe comportato danni alla Regione Basilicata in merito ad ulteriori assegnazioni di fondi comunitari e anche danni all’erario, come già evidenziato nella nota della R.B. n. 24261/PC del 14/12/1999.
La Regione Basilicata dispose che: “1) saranno liquidati all’inizio del progetto il 25% dell’importo concesso, e ulteriori acconti fino al 95%, previa trasmissione di rendiconti intermedi delle spese effettuate, firmati dal Responsabile del progetto, cui saranno allegate le fatture di acquisto o altra idonea documentazione giustificativa; 2) i versamenti degli acconti saranno effettuati dalla Regione Basilicata presso i dipartimenti cui afferiscono i responsabili scientifici dei progetti, non oltre due mesi dopo la presentazione della documentazione succitata. 3) il 5% a saldo sarà erogato ad ultimazione della ricerca, ad avvenuta presentazione della scheda “A” (monitoraggio economico) e “Scheda di Progetto”, compilate e firmate dal responsabile del progetto, nonché di un rapporto finale relativo ai risultati della ricerca e dopo il collaudo del progetto di ricerca da parte di un accertatore dell’Ufficio Monitoraggio Economico-Finanziario e Ricerca della Regione Basilicata. Tale collaudo avviene a seguito dell’accertamento della spesa tramite il controllo dei documenti contabili giustificativi della spesa, delle attrezzature acquistate e tramite la verifica del raggiungimento degli obiettivi e dei risultati scientifici raggiunti”.
Per consentire ai progetti di avviarsi, l’Unibas nel 1994-99 dovette concedere delle anticipazioni ai dipartimenti (e ai docenti responsabili dei progetti), stornandoli da altri capitoli di spesa del Bilancio di Ateneo, e quindi sottraendoli alle attività istituzionali dell’intera comunità accademica lucana. Queste anticipazioni avrebbero dovuto essere restituite all’Ateneo non oltre 2 mesi dopo la trasmissione alla Regione Basilicata delle rendicontazioni contabili intermedie da parte dei responsabili scientifici, del loro accertamento da parte della Regione stessa, e del pagamento del corrispettivo accertato inviato ai dipartimenti di afferenza dei responsabili scientifici. L’ultimo 5% avrebbe dovuto essere restituito all’Ateneo lucano dopo il collaudo finale dei progetti, previo accertamento della certificazione della spesa e dei risultati scientifici. L’ultimazione della ricerca era fissata per il dicembre 1998 per i progetti POP del 1 triennio, e per il settembre 2001 per quelli del 2 triennio. Nella delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Unibas della seduta del 17/02/2004 (approvata il 19.02.2004), si documenta tuttavia al 31/12/2003 una situazione debitoria di 7 dipartimenti nei confronti del Bilancio di Ateneo per mancata restituzione di anticipazioni concesse per progetti europei nel periodo 1995-1999 per un importo complessivo di euro 1.982.306,75. La situazione debitoria persisteva anche alla fine del 2004, e sembra anche successivamente. In tale delibera si dichiara, inoltre, che l’andamento delle restituzioni dei dipartimenti è diversificato, e che alcuni dipartimenti destano seria preoccupazione circa le reali possibilità di restituire i propri debiti nei confronti del Bilancio di Ateneo.
All’inizio del 2005, il Consiglio di Amministrazione dell’Università della Basilicata non è stato in grado di approvare il bilancio annuale secondo i termini previsti dalla legge, costringendo l’Ateneo ad un periodo di esercizio provvisorio. L’intervento tempestivo della Regione Basilicata ha messo temporaneamente fine a questo problema.
I motivi dei ritardi nella restituzione delle anticipazioni erogate paiono essere legati a fatti gravi, ovvero al mancato collaudo da parte della Regione Basilicata dei progetto finanziati entro i termini previsti: ciò poteva avvenire o per problemi di rendicontazione contabile o per risultati scientifici inadeguati al finanziamento ricevuto. Parallelamente, gli uffici della Regione Basilicata non sembra abbiano applicato a questi progetti le severe sanzioni europee previste ed è stato concesso ad alcuni di loro di concludersi contabilmente ben oltre i 24 mesi, contravvenendo alle tassative scadenze della rendicontazione contabile disposte dall’UE.
La responsabilità di tali mancati tempestivi collaudi sembra doversi imputare interamente ai docenti responsabili dei progetti, visto che a seguito di una interrogazione consiliare regionale nel luglio 2004, il consigliere Di Sanza dichiarava: “Se l’Università non è capace di spendere i fondi ricevuti dalla Regione Basilicata, non è qualificata a spendere dei soldi, ed ecco perchè il governo nazionale non gli dà finanziamenti”.
Esistono precise norme in merito al controllo della gestione dei fondi europei: esso è decentrato agli Stati membri, ed è attestato all’autorità di gestione (Dip. Presidenza della Giunta Regionale, Regione Basilicata) e ad una autorità di controllo che hanno il dovere di intervenire. “A norma dell’art. 39, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1260/1999, gli stati membri effettuano rettifiche finanziarie connesse con irregolarità isolate e sistemiche, procedendo alla soppressione totale o parziale del contributo comunitario”.
La Regione Basilicata e l’Università della Basilicata hanno omesso di dare risposte dettagliate a richieste pubbliche di chiarimenti fatte sulla stampa e a seguito di una interrogazione in Consiglio Regionale, nonostante l’UE sancisca il principio della trasparenza dei flussi finanziari. Per giunta, il mancato tempestivo rientro dei fondi anticipati dall’Unibas, ha arrecato gravi danni all’attività istituzionale della comunità accademica e studentesca lucana per mancanza di liquidità.
– se il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie locali siano a conoscenza di tali fatti;
– se si intendano verificare i motivi e le responsabilità dei mancati o tardivi collaudi dei progetti europei 1994-1999;
– se si intenda verificare perché l’Amministrazione dell’Università della Basilicata non abbia preso i necessari provvedimenti nei confronti dei docenti responsabili dei progetti non collaudati nei termini previsti, che hanno impedito il rientro tempestivo nelle casse dell’Ateneo dei fondi anticipati e che, vista la disastrosa situazione finanziaria che ha portato all’esercizio provvisorio 2005, hanno causato per mancanza di liquidità danni alle attività istituzionali della comunità accademica e agli studenti lucani che nulla avevano a che fare con questi progetti.
Daniele Capezzone
Approfondimenti su http://lucania.ilcannocchiale.it
Intervista ad Albina Colella, docente all’Università di Basilicata, che ha presentato un esposto alla Magistratura sulla gestione dei fondi nel suo Ateneo
http://www.radioradicale.it/schede/view/id=206890/intervista-ad-albina-colella-docente-alluniversita-di-basilicata-che-ha-presentato-un-esposto-alla-magistratura-sulla-gestione-0
Complimenti professore. Complimenti sinceri per la democraticità e la lotta civile che persegue. Non facile; non facile dimenarsi in un sistema che appare democrazia acrilica, in un sistema che si annoda su se stesso, che usa e mistifica. La battaglia civile per i diritti, degli uni e degli altri, dovrebbe essere in chiunque riconosca la grande sostanza delle più grandi “rivoluzioni” nei secoli nella costruzione di una società in cui l’individuo ne è essenza, non merce. Ma mi chiedo, a volte. È una battaglia personale, di chiunque la pensa così, nella quale parti e fazioni chiudono poi ogni possibilità di successo?
Sono ferrarese e adoro la Toscana…
Non solo Siena ha lobbies… è tutta l’Italia che è messa così. Sono le lobbies che hanno il potere…
Saluto il mio amico prof. Paolo Fedeli… di Siena… e gli faccio tanti auguri in un momento come questo… difficile per lui…
silvia the fox
Ahò, t’ho beccata Fox pur quivi. L’operazione è andata bene, son fuori pericolo. Ora torno ad arrotare i denti contro i mafiosi locali bipartisan! “Vittoria o muerte!”
pablo
Hasta siempre Pablito… Non ci faremo cogliere vuoti da alcuno!!! Felice per te!!!
Torniamo ad imbracciare la parola e combattiamo…
the fox… la passionaria
Rimando al sito amico “Libera Siena” ove ho postato commento sull’articolo di Aurigi “La mafia è anche a Siena?”.
In breve: Mafia strafascista locale del pci-pd + mafiosi sudisti come un tale che da dp è passato al pdl dopo aver stretto patti segreti con l’ex dc. Vedremo che faranno gli amici di Ottaviano Del Turco. Napolitano e C: o non erano Sacre le Istituzioni? E Ottaviano, pare che non solo dipingesse…
L’unica forza politica che ne esce pulita, anzi assurge al ruolo di unica garanzia della legalità, è la (locale) Lega Nord – Toscana, vero movimento di prossimità per tutti i cittadini; il giovane Giusti c’è e risolve.
Chi vuole costruire l’opposizione ne dovrà tenere ben conto. Chi s’è già venduto… continuerà invece a farlo, ma camperà solo di briciole.
Ma la Lega non è un po’ troppo xenofoba? E perché s’è appiattita sul Berlusca? Qui mi sa che il più pulito c’ha la rogna, altro che cazzate! Il fatto che la sinistra senese sia piena di m… non vuol dire che la Lega sia lavata con dash. La sento solo far bau bau contro la moschea di Colle, solleticando il cattolicismo ultrà dei lefebriani. O mi sbaglio? Speriamo in Giusti… visti i tanti Ingiusti che comandano. E comandare è meglio che fottere (Machiavelli) – non storcano il naso le signorine perbeniste veh!
Non basta sperare, bisogna partecipare; domani 21 novemnre alle 17 a Palazzo Patrizi: La situazione al Monte:

Professore, l’idea del Pasquino telematico è meravigliosa. Come meraviglioso è anche tentare di instillare nelle menti dei lettori di questo blog il concetto che la Cultura è il cammino della libertà, che si acquisisce con la ricerca, e che costa sudore.
Personalmente sono dell’idea che occorra abbassare i costi dell’accesso alle informazioni come garanzia di una democraticità della cultura, ultimo baluardo contro i totalitarismi in atto.
Buon lavoro.
Marco Costanzo
Un Iddio potente e nascosto ti ascolti, amico!
Giovanni, sei riuscito a scrivere la verità senza farti cacciare dall’Università? Come hai fatto?
Vendo
1. Laurea in Storia (Università di Siena)
2. Master in Diritto Europeo
3. Diploma in Utilizzo delle nuove tecnologie nell´insegnamento
In regalo
9 (nove) borse di studio
I primi due titoli sono nuovi: non li ho mai utilizzati.
Qualcuno si intesessa? Qualche professore senza Laurea?
PS. Le borse di studio (e le Lauree con 110 e lode) sono in regalo. Non valgono nulla.