Si comincia con l’individuazione delle responsabilità del dissesto dell’ateneo senese

Manteniamo il bavaglio ma iniziamo a pubblicare gli interventi più interessanti sul dissesto, non solo economico-finanziario, dell’Ateneo senese. Il primo contributo è quello di una lista civica presente nel consiglio comunale di Siena.

Libera Siena. I fatti recenti sul dissesto economico-finanziario dell’Ateneo Senese richiedono una forte difesa di tale istituzione, indipendentemente da chi governerà il risanamento, e inducono un senso di solidarietà per tutti i dipendenti.
È scontato che un dissesto di tali proporzioni ha origini lontane e responsabilità ben precise, e non può coinvolgere solo l’ultima gestione, ma deve essere ricercato già nella politica del Rettore Berlinguer e del successivo Rettore Tosi, dallo stesso designato, che ha proseguito la politica di un uso distorto dell’Istituzione per fini particolari e di gruppo, con iniziative che hanno distratto ingenti risorse dalle attività istituzionali. Il culmine di questa politica lo si è raggiunto con la trasformazione del nostro ateneo da Istituzione gloriosa, antica e prestigiosa, in un carrozzone tramite discutibili politiche del personale e assunzioni indiscriminate e clientelari.
Tale trasformazione è avvenuta con la compiacenza delle forze politiche che governano le istituzioni cittadine (Comune, Provincia, Fondazione MPS), e con la partecipazione di alcune sigle sindacali, che di fatto hanno guidato il processo di trasformazione dell’Ateneo in un ente assistenziale che non persegue più la propria funzione istituzionale.
Il Rettore Focardi, che aveva la possibilità di procedere al cambiamento tanto auspicato dal suo elettorato, si è purtroppo affidato nella gestione dell’Ateneo al gruppo dirigente del Rettore Tosi (continuando la politica delle precedenti amministrazioni), non ha così verificato lo stato economico-finanziario ereditato e, conseguentemente, non ha potuto procedere al necessario risanamento. Ora è il momento di fare chiarezza, cominciando dai costi dei fastosi festeggiamenti del 750° anniversario, e di accertare tutte le responsabilità utilizzando strumenti trasparenti.
È inaccettabile la posizione di chi (partiti, sindacati e docenti legati alla maggioranza che governa la città), con precise responsabilità nella genesi del fenomeno, oggi denuncia il dissesto dell’Ateneo, tentando di dissociarsene, e dettando addirittura sentenze e condizioni. Infatti per tutto questo tempo hanno taciuto e ignorato la realtà, pur in presenza di dettagliate informazioni rese note anche dal Professor Grasso sia sulla stampa cittadina che sul suo sito Il senso della misura. Risulta perciò evidente che la riconquista dell’Ateneo Senese, da parte di chi ha contribuito a provocare questo dissesto, passa attraverso la richiesta di dimissioni di Focardi e la conseguente elezione di un loro “cavallo” che già scalpita. È altrettanto evidente che, nell’ipotesi di dimissioni dell’attuale Rettore, già preceduta da una rimozione da parte della Procura del precedente Rettore Tosi, si verrebbe a delineare un quadro così eccezionale da rendere impraticabile la via ordinaria (elezioni di un nuovo Rettore) e potrebbe richiedere il ricorso ad un commissario ad acta.
Riteniamo infine corretta la consegna alla Procura di una memoria da parte del Rettore Focardi, a garanzia dell’accertamento di tutte le responsabilità senza inquinamento delle prove. L’attacco del Sindaco a tale mossa può, forse, essere letto come un tentativo di escludere le precedenti gestioni dell’Ateneo dalle loro evidenti responsabilità, oppure di ostacolare, come spesso succede, un percorso trasparente?

15 Risposte

  1. L’atto con cui la lista civica Libera Siena ha voluto assumersi una storica responsabilità di fronte ad eventi che hanno rotto l’incantesimo illusorio della quieta sicurezza medievale non deve esser destinato ad una effimera esistenza perchè esprime esattamente quel che sentiamo e diciamo da tempo. Nel blog del senso della misura, in atti per Amnesty International, negli interventi per Democrazia Aperta ed i Referendari Indipendenti http://www.ecow.it/prod/referendari L’attuale grave crisi mette tutti alla prova e non consente né sciacallaggi né opportunismi. Ci sono uomini e docenti come Mario Ascheri e Giovanni Grasso che non sono mai stati disposti alla sottomissione, al sodalizio e al silenzio. A loro va rivolto lo sguardo e l’ascolto. Che sia questa drammatica congiuntura l’occasione di una vera rinascita e di una seria riscossa! Anche a Siena!

  2. Bravo professore! Siamo con te, io e i miei amici di varia estrazione ma autenticamente democratici. Possiamo contare anche sul mio amico Aurigi da sempre bollato come ultrareazionario (ma non è vero) e demonizzato da uomini e donne di “sinistra” direttamente fagocitati nel potere politico-accademico. È in giuoco la nostra misera libertà. Ci sono dei golpisti – e ne farò i nomi – pronti a tutto pur di non farsi sfuggire le “rendite” e il potere. Sono pronti ai più efferati atti. Che i pochi di valore si uniscano contro la “banda del buco“, i golpisti e i veri reazionari. A ciascuno puzza questo barbaro dominio (Machiavelli)

  3. Addenda: il momento richiede non lapidazioni senza processi ma lapidarie richieste che spetta alla AG vagliare; pertanto chiedo, da cittadino senese con particolari responsabilità accademiche e di molto, ma di molto inquietato, che siano oggi stesso resi pubblici i conti dell’ateneo e gli emolumenti a oggi degli ultimi tre rettori (quelli che hanno in autonomia gestito l’ambaradan!) più amministrativi direttori annessi & connessi. Si è aspettato troppo, e la mia richiesta è gravemente disattesa da tempo come quella del Prof. Giovanni Grasso, dalle pagine di questo blog, che aveva chiesto lumi sulle cosiddette assegnazioni diverse, o come quelle di alcuni consiglieri di amministrazione per la pubblicazione, come è naturale e doveroso, dei vari emolumenti del vertice amministrativo senese. Costoro hanno confuso (per quali fini lo vedremo!) la funzione di rappresentante del corpo accademico con quella di monarca poco illuminato! Rob de mat!

  4. Caro Prof. Lorè,
    grazie di aver ricordato il prof. Ascheri. A Lettere sconsigliavano il suo esame i veri democratici di Storia pur di costringerlo ad andare via e mi dicono che non lo hanno mai invitato da quando, ormai un decennio?, è andato forzatamente via. A Diritto doveva sostituire Berlinguer per il quale fece i corsi per tanti anni; vi assicuro che erano affollatissimi, c’ero anch’io a San Francesco. Al momento buono invece gli hanno preferito la giovane allieva (di Berlinguer), dell’area pci-pd, naturalmente. Con ciò non poteva che andare via e per sua fortuna è finito alla Sapienza.
    Come ancora abbia voglia di perder tempo a Siena come consigliere comunale di Libera Siena è per me un mistero.
    All’università qualcosa può cambiare, ma fuori lo credo difficile da quando ex-democristiani e ex-comunisti si sono fusi nel partito democratico. Per Siena non è stato come arrivare al tanto agognato partito unico? Gli altri sono comparse, combattive, anche, ma con quali possibilità? Chi come me, nonostante tutto, torna a Siena periodicamente, sulle ‘lastre’ dove c’è sempre più sporco e tanto asfalto qua e là, non percepisce grandi speranze tra la gente. Solo tanto scontento, ma le capacità clientelari per il tramite di Fondazione e Banca sono fortissime. E i giornali sono prostrati davanti al potere e perciò tutto è stravolto. Gli oppositori non esistono, mi dicono. Ad Ascheri, ad esempio, ho verificato quest’estate, neppur più la processione dei ceri fanno commentare; a Canale 3 l’avete più visto? Grato per ogni informazione in merito,
    Vostro Arlecchino

  5. In compenso si lancia (da parte dei vari Masoni) l’ “uomo della cultura di Siena” Toti – e affini. C’è da ridere o piangere… Tuttavia Siena rappresenta il perfetto regime retto dal mussoliniano Principe. Tutti si possono comprare e chi non è della cricca (es. gli Ideologi di Lettere e Storia) dovrà andare in esilio. Qui PSI=PCI=DC e uguale forse anche ad altri…
    Tuttavia non cadiamo nel pessimismo perché ci sono ancora dei Giacomo Matteotti…

  6. In particolare vale la pena rileggere quanto Giovanni Grasso scriveva il 5 settembre 2004!

    Quando le casse piangono
    di Giovanni Grasso

    L’Università italiana sta attraversando un momento difficile. La grave situazione finanziaria degli Atenei impone, da alcuni anni, un’effettiva razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse umane e materiali esistenti ed una adeguata capacità di programmazione e di sviluppo. Così non è stato, causa l’uso improprio dell’autonomia, l’esistenza di strutture dispendiose e inefficienti, la moltiplicazione dei corsi di studio – in alcuni casi scarsamente motivati -, l’esautoramento degli organi di governo e di controllo per le troppe decisioni di vertice, ecc.
    Nell’Ateneo senese sta per cominciare l’ultimo anno di rettorato (circa 12 anni!) del professor Tosi ed entro il prossimo maggio verrà eletto il nuovo Rettore, che concluderà il proprio mandato il 31 ottobre 2009. È quindi tempo di bilanci, anche per la nostra sede.
    Il 10 dicembre 2001, a causa della difficile situazione finanziaria, il Senato accademico dell’Università di Siena ha approvato una manovra che dispone il riassorbimento delle risorse corrispondenti ai posti di 227 docenti, in pratica di tutti coloro che andranno in pensione entro il 2012. È una manovra pesante che ipoteca l’attività programmatoria dei prossimi due Rettori. L’anno successivo il Rettore Tosi ha poi annunciato l’adozione di drastici risparmi di gestione, invitando “tutte le componenti del Senato accademico a farsi carico della grave situazione finanziaria, limitando il più possibile le richieste di interventi edilizi, arredi, stipula di contratti per risorse umane, ecc. “Infine ha auspicato (sic)” che negli assestamenti di bilancio si possano recuperare risorse per la ricerca e per il mantenimento dei posti di lavoro”. Ex nihilo nihil, pur apprezzando le intenzioni e l’augurio, è difficile comprendere, dopo aver grattato il barile, dove possano essere recuperate queste risorse.
    In questo contesto è nata un’iniziativa che rischia, se non viene immediatamente disciplinata, di dissestare definitivamente l’attività del nostro Ateneo anziché di giovare: mi riferisco alla possibilità di ricorrere a fondi esterni per attivare nuovi ruoli di docente. L’iniziativa ha, nelle intenzioni, un duplice obiettivo: reperire nuove risorse e aggirare il vincolo delle finanziarie governative, in base alle quali le spese fisse e obbligatorie per il personale di ruolo delle università statali non possono eccedere il 90 per cento di quanto lo Stato trasferisce sul fondo di finanziamento ordinario. È evidente che, all’inizio, i fondi esterni, con i quali vengono attivati ruoli di personale docente, non incidono sul vincolo. Ma una volta cessati i finanziamenti esterni, la spesa per i ruoli tornerà a gravare sul limite del 90 per cento e, contestualmente, sarà necessario riassorbire nuove risorse. Quali risorse? Evidentemente quelle successive al 2012, perché le precedenti sono già state utilizzate. Si andrebbero così a ledere gli interessi di nuovi colleghi e di altre discipline e a ipotecare anche l’attività del terzo Rettore, quello del quadriennio 2014-2017.
    Tutto questo evidenzia la necessità che la materia venga regolamentata: e tanto per cominciare, è necessario che i soggetti pubblici e privati interessati ad istituire nuovi posti di professore e ricercatore universitari si impegnino almeno per 10 anni. Purtroppo, a due anni dall’attivazione dei primi ruoli con finanziamenti esterni, l’Università senese, diversamente da altri atenei, non ha ancora regolamentato la materia, lasciandola nell’anarchia più completa.
    Infatti sono già stati attivati, in modo irregolare, una trentina di nuovi posti di docente, molti dei quali svincolati dalla necessaria programmazione didattica di Facoltà e di Ateneo. Per essi mancano, inoltre, le deliberazioni del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, relative alla stipula di una convenzione tra l’Università e i soggetti che propongono il finanziamento. Molto spesso non è precisato il numero di annualità del contributo e mancano le adeguate fideiussioni bancarie e/o assicurative a garanzia dell’adempimento delle obbligazioni assunte dal soggetto finanziatore. Non viene indicata (e qui nascono i problemi!) l’esistenza dei punti di budget disponibili ed utilizzabili e le discipline che verranno penalizzate per la copertura totale dei posti di ruolo al termine del finanziamento esterno. In qualche caso non è indicato l’ente erogatore del finanziamento, in altri casi è indicato un ente che non ha titolo a stipulare una convenzione, in altri ancora vengono usati fondi che non sono destinabili ad attivare posti di ruolo.
    In assenza di un regolamento che disciplini i criteri e le procedure per attivare nuovi ruoli di docente con fondi esterni, l’iniziativa, piuttosto che una risorsa per l’Ateneo, rischia di renderne caotica l’amministrazione, favorire le clientele e gli imbrogli, e di danneggiare discipline essenziali. C’è anche chi pretende di scaricare sulle Facoltà la copertura totale di un posto (circa 45 annualità), attivato con fondi esterni che coprono un solo anno di stipendio; questo scavalcando ogni forma di programmazione e danneggiando quelle discipline che, per caratteristiche intrinseche, si trovano nella impossibilità di comprarsi i ruoli.
    Stupisce che un Ateneo così illuminato – a quanto si legge sulla stampa – e che ha la fortuna di godere, a differenza di altre sedi, delle sostanziose elargizioni del Monte dei Paschi e della Fondazione Monte dei Paschi, mostri di essere di fronte a questa novità affatto inefficiente e impreparato. È una novità che cambia profondamente la vita dell’Ateneo e i rapporti fra le varie discipline. Non si può lasciare ai prossimi Rettori un’eredità così pesante.

  7. Ho letto il comunicato di Libera Siena e la querela fatta dai magni rettori del passato. Da cittadino mi pare che Libera Siena dica quel che a Siena sento dire da tanti, e che cioè il dissesto risale a precedenti rettori. Vox populi vox dei?
    Se la magistratura accerterà irregolarità precedenti a Focardi dovrà incriminare chi ha fatto il buco o vi ha contribuito. È chiaro però che la maggioranza si difende e tutto sa di operazione politica. Chi ha lanciato l’ex urlatore Belli che si è – dicono – accanito con Focardi? (Belli è raccoglitore di firme per il pd e appartiene all’ex Lotta Continua).
    Io ho depositato in questura e alla procura quanto sapevo di irregolarità concorsuali e altro, per quanto mi concerne. C’era del marcio in Danimarca…

  8. Sai, Paolo, finché le cose si dicono sottovoce… Tutti sanno, tuttavia…
    Siamo la città dell’Iprocrisia. Poi quando vedono nero su bianco, allora si incavolano.
    La famiglia Ascheri (padre e figlio) sembra l’unica a scuotere un po’ l’ambiente. Saprete immagino che Ascheri junior è stato citato in giudizio dai vertici della Chiesa senese (Vescovo & Acampa) per “La Casta di Siena“. Richiesta di indennizzo: 600 (seicento) mila euro.
    Tra gli urlatori contro il Magnifico Focardi metterei anche il sindaco (v. ultimo consiglio comunale). Se fossi Cenni mi vergognerei ancora per quanto successo la sera del 2 luglio 2007 e per non avere neanche provato a dare le dimissioni.

  9. Tozzi, tanto sulla bocca di Barzanti o Luperini, diceva di Siena che era una “gabbia di matti”. La sua più grande accusa è forse in Tre croci, dove l’ipocrisia sociale senese è messa sotto accusa. Tozzi, si sa, non era progressista ma tuttavia resta un grande scrittore realistico. Stava sulle scatole ai senesi del tempo, anche perché da giovane lo scrittore era socialista rivoluzionario e voleva farla finita brutalmente con la borghesia del tempo.
    Ma è vero: Siena è ipocrita ed esprime, di conseguenza, politicanti ipocriti e voltagabbana. A me darebbero l’esilio come a Dante (che definì i senesi “gente vana”…) perché non sono ipocrita e mi reputo autenticamente democratico – ma non alla Veltroni e ditta ex LC et similia.
    Vi è poi da dire che la “Siena rossa” fece morire di fame eroici combattenti antifascisti mentre riempì di milioni e miliardi i “manager rossi”. I pennivendoli poi li hanno incensati come benefattori dell’umanità. Falassi mi disse che non avevano bisogno di “un professore”… a meno che non fossi disposto a “dire sempre di si”. È nota la storia di questo professore miliardario. Ora sta lanciando dei comici (ocaioli) o artisti che siano… La mentalità piccolo borghese montepaschina domina su tutto.
    Ho letto il libro di Ascheri jr. e lo trovo molto coraggioso, per la realtà di regime ove viviamo e soffriamo. Io gli darei il Nobel. Cenni forse no.

  10. «(…) voi che siete dentro, perché non chiedete come vanno le nuove iscrizioni?»
    Arlecchino
    ***************
    …forse avete ragione, non sono così addentro alle cose senesi per partecipare alla corrida: adesso stiamo a interrogarci (in modo invero umiliante) su quali siano le oscure strategie di questo o quell’arraffone, di cosa pensi “il Boldrini” o “Il Toti” … ma chi cacchio sono questi nomi? Famosi anatomopatologi? Paludati giuristi? Illustri fisici? Uno arriva qui, magari sperando di discettare con dei Nobel, e si ritrova a parlare di ignobel o fra’ massoncello locale di qualche loggia pericolare (certo che i fratelli muratori sono caduti in basso: fra un po’ prenderanno qualche manovale albanese) o altri signor nessuno che ammorbano la vita accademica di questa città, e in molti si chiedono inquietantemente, in definitiva, che c’entrino con la scienza. Non conoscendo fortunatamente i summenzionati personaggi tuttavia alcune riflessioni mi permetto di sottoporvele:

    1) Da quello che mi dicono conoscenti addentro alle segrete cose circa i dati parziali delle iscrizioni, pare che si registrino tendenze che andrebbero meglio analizzate: nel generale ribasso, figurano Corsi di Laurea in Fuffologia che precipitano a rotta di collo, bolle di sapone effimere, vortici che in passato hanno prodotto un pezzo cospicuo della ben nota voragine; altri corsi di laurea d’impianto più tradizionale, tutto sommato tengono. Prego confermare o smentire questi dati. Il Grande Inquisitore che dovrà mettere mano alla terribile mannaia, se obiettivo, non potrà non tenerne conto (ma dubito che sarà obiettivo). Forse l’epoca dell’ “effimero” sta terminando, ed era l’ora, come ci segnala la disfatta di un capitalismo puramente virtuale fatto di carta, in cui i soldi parevano non “uscire dalle tasche degli imbecilli” (come mi pare dicesse Schumpeter o Schumacher…), ma entrarvi .

    2) Questo però induce ad alcune riflessioni di fondo intorno a questa cosiddetta “autonomia“. Una volta qualcuno (mal gliene incolse) definì Siena “la piccola Oxford“: adesso che il re è nudo (e non è una bella gnocca) si può a ragione affermare che se avesse “lu mare”, l’università senese sarebbe una piccola Bari; additare con rimpianto (“ubi sunt?”) un fastoso passato non paga: anche perché forse quel “fastoso” passato non c’è mai stato.
    …tanto è ladro chi ruba, che chi regge il …fuori sacco: la Leggenda Aurea di frà Jacopo da Voragine, narra che per compensare un buco, di cui venti milioni di euro – mi dicono – “fuori sacco”, dilapidati per lo più in operazioni idiote di pura cosmesi o di clientela e finite nella saccoccia di ben noti personaggi, si sia decisa la decimazione con criterio nazista del personale avventizio (tengo a precisare che non sono uno di loro), cioè dei precari latu sensu, cioè degli aitanti giovani che dovevano costituire i “ricambi” della pensionanda classe docente, cioè (ad eccezione di chi lo fa per hobby come secondo lavoro) di chi ha avuto la sventura anagrafica di nascere quando Berta non filava più e che nondimeno tiene in piedi la baracca da dieci anni. Naturalmente nessuno pensava che tutti potessero diventare ordinari (“todos caballeros“), ma neanche che tutti venissero eliminati! È già un cattivo segnale che nessuno – a cominciare dai sindacati – abbia stigmatizzato prima il modo in cui vengono reclutati, ossia con contratti opera di un azzeccagarbugli schizofrenico, che recano come ultima clausola quella che nega tutte le precedenti e stabilisce in modo tra il truffaldino e il demenziale il principio secondo cui, se l’università non ha soldi, il contraente tapino accetta di non venir pagato: chi ha orchestrato una simile macchinazione, poi piange come una prefica se al Cabibbo hanno negato il Nobel.

    3) E non sto parlando di chi fa il ricercatore per hobby e il “docente” per avere la dizione “prof” sulla business card onde spillare più salate parcelle o meglio sedurre fanciulle/i, ma di chi insegna e fa ricerca e basta per professione, avendo capacità e titoli per farlo: alla fine dell’aspra e singolar tenzone, di questa lotta fra … totani, che cosa resterà dell’università senese? Chi l’ha portata nel baratro se ne andrà in pensione salutando le generazioni successive con uno sberleffo.
    Sicuramente il ricorso al lavoro nero senza alcuna prospettiva, in larga misura superfluo e clientelare è stato un dato caratterizzante dell’università “riformata”; ma una parte almeno del cosiddetto “precariato” (c’è una parte del mondo civilizzato in cui chi fa ricerca senza essere stabilizzato viene definito in termini burocratico-sindacali “un precario”?) non è costituito da lacché ed ha finito per diventare indispensabile sia per l’espletamento della didattica ordinaria, sia per la ricerca e adesso non si può parimenti assestare una pedata nel didietro a tutti quanti equanimemente. Guardate che questa, che si aggiunge al blocco nazionale degli avvicendamenti, è una tragedia, di fronte alla quale l’istituzione (se è fatta di gente adulta) non può cavarsela dicendo che chi ha avuto ha avuto, nessuno ha promesso niente a nessuno – in fondo, chi glielo ha fatto fare di restare qui, anziché fuggirsene alla Papuasia University? “Sono gonzi oppure non valgono niente”, dicono certi geni catapultati in cattedra dopo tre mesi di assistentato volontario, e la miriade di contrattucci e contrattelli, di cherubini e serafini non prefiguravano nulla per il futuro, essendo in definitiva solo una truffa: stiamo parlando di vite e carriere distrutte, l’università senza ricambio generazionale…di fronte a questo, francamente molti altri problemi impallidiscono

  11. La tua amarezza, Stavrogin, è condivisa, e pure l’ironìa salace. Infatti, è vero, non staremmo a perder tempo coi signor Nessuno da te sunnominati (che poi son sulla bocca di tutti), se non stessimo qui a dover subire le loro acrobazie (spec. quelle verbali!). A Siena è così: prendete un pidocchio, rivestitelo, magari fatene un presidente circoscrizionale, un “prof” o un presidente di provincia. L’importante è che sia soporifero e ridanciano, che “piaccia”… alla gente che piace, che intaschi con nonchalance, come ci ha insegnato Ascheri jr.
    Sulla ricerca ti dirò in confidenza che io la faccio e per passione e per vivere. Quando decisi di allargarla, visto il muro di silenzio che mi avevano murato intorno, andai da Focardi. Mi mandò dal preside di Lettere, l’estremista latinista del tempo, il quale mi rise in faccia dicendo, davanti a un testimone che avevo portato, “qui la ricerca si fa solo per concorso… faccia il suo bel concorso!”
    Concorsi cioè truccati che avevo già denunciato al Procuratore…
    P.S. Ma questi Signor Nessuno han dei siti in Internet dove sono Qualcuno, pare (mi sovviene di una canzone di Tenco). Uno è stato docente pure per una prestigiosa università americana e sta facendo master e si occupa di tutta la cultura – N.B – di un ente culturale locale. La fantasia non ha freni.
    E ha pure due libri al suo attivo con altro attivista culturale. Uno dei due è sul palio. La quadratura del cerchio, ài visto mai…!!!
    II. P.S. E occorerebbe valutare, per l’insegnamento, anche quel che si propone – è di estrema importanza. Uno dei miei “superiori”, Omar Calabrese, ad esempio, ha vari incontri nel web, tra cui quello del famigerato festival della Filosofia che un gentile “blogger” di qui mi indicò. Ma come si fa a dichiarare che la moda è omosessuale quando invece essa rivela gusti nel tempo e denota le classi sociali!? Oppure – sempre Omar – a dichiarare che la democrazia ateniese è il nec plus ultra? Dovrebbe ben sapere che essa fu l’idealizzazione della società egizia, chiusa e classista-gerarchica. Va bene che restò infinocchiato pure Diodoro Siculo, quello che ci ha mirabilmente narrato le rivolte degli schiavi in Sicilia…
    Va a finire che Petrolini sa far meglio il prof.!

  12. […] conti da 270 milioni d’euro), fu subito chiaro che un crac di tali proporzioni dovesse avere origini lontane e responsabilità ben precise, che qualcuno fece risalire anche ai fastosi festeggiamenti del 750° anniversario […]

  13. […] nei conti da 270 milioni d’euro), fu subito chiaro che un crac di tali proporzioni dovesse avere origini lontane e responsabilità ben precise, che qualcuno fece risalire anche ai fastosi festeggiamenti del 750° anniversario dell’Ateneo […]

  14. […] conti da 270 milioni d’euro), fu subito chiaro che un crac di tali proporzioni dovesse avere origini lontane e responsabilità ben precise, che qualcuno fece risalire anche ai fastosi festeggiamenti del 750° anniversario […]

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