L’università di Siena come diciottesima contrada, una contrada morta

Stavrogin. «Ho paura che l’intrecciarsi di problematiche relative all’università e quelle legate alle faide politiche locali, finiscano per svilire ulteriormente l’istituzione, ridicolizzandone la sbandierata (per chi ancora crede a Babbo Natale) “autonomia”: nel mentre che la sfida ha dimensioni globali e quantomeno europee (personalmente conosco già studenti che hanno frequentato vari trienni a Siena, per poi proseguire verso le lauree magistrali e oltre all’estero – in fondo non è nemmeno più costoso), qui il rischio è accettare di fatto la retrocessione in serie C, avvitandosi ulteriormente attorno al proprio ombelico e trasformando l’Università nella diciottesima contrada. Una contrada morta.»

7 Risposte

  1. Complimenti! Molto efficace e… tremendamente realistico.
    I trasferimenti sono aperti anche per i docenti, grazie a Dio, anche se il parziale blocco del turn over li rende miraggi!
    Ma facciamo i conti, come sempre da
    a.

  2. Ok, Archi, sarà anche geniale Stavrogin, ma come è andato il Consiglio di Amministrazione di ieri? Prof. Grasso, prof. Lorè, ci potete illuminare? Noi siamo fuori sede e non abbiamo sotto mano le veline quotidiane. Per favore, serva anche il suo
    Arlecchino

  3. Da quel che m’è giunto all’orecchio (si veda di Balsamo e Lo Piparo La prova “per sentito dire”, Giuffrè Milano 2008) si continua come se niente fosse accaduto, mentre la nave oramai capovolta prende acqua da tutte le parti: par che taglino gli assegni di ricerca e non gli amministrativi segno che a docenti e discenti non rimane manco questo relitto. C’è chi mi definisce “acuto” ma questa parola mi evoca solo le punte dei forconi che sto cercando invano perchè caduti in disuso!

  4. Caro Prof. Grasso, che era successo? È stato irraggiungibile da ieri sera. Si mormorava ormai che fosse stato oscurato dal Potere! La proposta del prof. Lorè di commissariare con il prof. Grossi mi sembra non del tutto male. Ma osservo che non a caso viene da Medicina. E ritonfa come si dice qui!
    Non sarebbe meglio un esterno o se mai un professore andato fuori ruolo e che non si è mai esposto politicamente (Grossi sì, vi ricorderete) come il prof. Comporti o il prof. Martini? Tra l’altro, si noterà che loro hanno anche quelle competenze giuridiche che in questo momento a molti di noi difettano. Andare in quella tana senza corazze è molto, molto pericoloso, si viene impallinati subito come il buon Focardi, abituato ai cavallai che sono dei buontemponi rispetto ai baroni (anche di facoltà diverse da Med). L’unico che è inammissibile è come tutti capiscono Berlinguer, che anche se non ha dissestato il bilancio (i dati sarebbero da vedere da vicino a questo punto, e se va avanti con la querela sarà un’occasione da non perdere) perché si giovava di una legge speciale scellerata, da vacche grasse (quelle che hanno portato il debito pubblico italiano ai livelli in cui si trova!) per le sceneggiate del 750esimo, ha certo dato l’avvio a questa ingordigia di apparire, questa smania dell’immagine, dell’apparire dietro la quale spesso non c’è niente. Come Monte e Comune, che tutti i giorni fanno pubblicare qui a Siena bollettini di trionfo. Siamo i primi qui e là, leggete. Ma intanto l’azione MPS ieri con tutto il rialzo era a 1,6 (a 5,4 un anno e mezzo fa!) e Siena si scopre una città-gruviera come Napoli. Ogni giorno una buca nelle strade, i bottini decantati quasi tutti occlusi, le mura della città coperte dalle edere, l’ospedale che ha perso lo smalto di un 10/20 anni fa. Il 21 per chi non lo sapesse comincia il processo a Tosi se mi hanno informato bene. Il sistema scricchiola. Il silenzio dei Soloni di Lettere con le appendici (tipo Belli) è eloquente.
    Come sempre 2+2 da
    Archi
    La Casta dell’Ascheri jr è un ritrattino perché condizionato dalle fonti di cui disponeva.
    Sotto il vestito niente? Vi ricordate quel filmino di qualche anno fa, quand’eravamo più giovani? Lorè di sicuro sì, vero Grasso?

  5. Homo sine pecunia, imago mortis, ricordava in questi giorni una celebre editorialista… nel momento in cui sta per cadere ferocissima la mannaia del boia, mi domando se è giusto che questa cada in modo equalitario e indiscriminatamente su tutte le teste o se all’opposto non sarebbe meglio fare una scala delle priorità ed individuare con maggiore precisione le idrovore succhia-quattrini.
    Leggo nel forum che – se ho capito bene – il rapporto tra amministrativi e docenti a Siena è doppio (a sfavore dei docenti) di quello della Statale di Milano, e identico a quello che si registra a Catania e Messina. Nel momento dei tagli e delle decapitazioni si è pensato però immediatamente (ça va sans dire…) alla decimazione manu militari dei cosiddetti “precari della ricerca“, che altrove nel mondo, in gergo meno burocratese si dicono semplicemente “ricercatori”.
    C’è gente all’università che lavora a contratto per hobby o secondo lavoro, e nel tagliare lo stipendio a questi avrei la mano pesante: perché c’è gente, al contrario, che fa solo quel mestiere da anni, in discipline rigorose, non per hobby, colmando significative lacune e che non è riuscita a stabilizzarsi solo perché concorsi non ve ne sono più. Quella di contribuire a ridurre alla fame un paio di generazioni di ricercatori, allargando lo iato generazionale che già sussite per motivi più generali, non è infatti, a mio avviso (a prescindere da situazioni patologiche precise e circostanziate ove risulti indispensabile l’uso della forbice), una politica felicissima, e tuttavia è rivelatrice dell’andazzo e dei rapporti di forza: colpire la categoria meno sindacalizzata, ma che rappresenta nondimeno il “core business” dell’università (almeno finché questa non si metterà a produrre pomodori in barattolo – e quasi ci siamo), aggiogata ad una miriade di contrattucci e contrattelli schifosi dallo statuto giuridico caracollante (che se un giudice ci mettesse l’occhio…), caratterizzati da una confusione di ruoli e veicolo di uno sfruttamento schiavile, attraverso i quali però si tengono in vita con la flebo quelli che dovrebbero essere i “ricambi” della generazione che si avvia mestamente alla pensione. Questi contratti fanno schifo, d’accordo, perché vengono pagati in modo umiliante e sovente non vengono pagati affatto e con ciò prefigurano una selezione basata esclusivamente sul censo; ma togliere anche quelli, in un momento in cui non c’è altro modo per reclutare i giovani, non so se migliori le cose. Vorrei capire chi insegnerà in ciò che sopravviverà dell’università italiana nel 2012 e come sarà reclutato. Peraltro nessuno ha ancora messo mano alla vera e unica riforma che ci vorrebbe all’università: quella dei metodi di reclutamento. Sicché tra sei o sette anni l’università sarà vuota, ma piena di bidelli e di impiegati, che con maggiore frequenza capiterà dunque di trovare a spasso per il Corso.

  6. Per la ricerca, la mannaia andrebbe oliata con i dati dell’anagrafe della ricerca, consultabile da tutti, anche dall’esterno. Chi pubblica dentro, chi non pubblica fuori.
    Per la didattica, basta fare il conto della serva degli studenti che seguono un corso. Chi ne ha più di un certo numero (senza mettere come sbarramento cifre risibili tipo 5-7), bene, altrimenti l’insegnamento è soppresso. Volendo è più facile di quanto si creda.
    Soprattutto nell’ambito della ricerca, intesa in senso lato, cioé considerando anche presentazioni a convegni, citazioni, impact factor, ecc. ecc.
    Altrimenti qualcuno è capace di scrivere 10 articoli nel giornalino parrocchiale e si mette l’animo in pace!
    P.S. Questo post è la fiera dell’ovvietà… Scusatemi!

  7. L’anagrafe della ricerca come dice Machiavelli bisogna saper distinguere. C’è chi scrive sempre le stesse cose in mille salse diverse. Inoltre, bisognerebbe poter valutare la congruità dei risultati alle somme percepite. Anche a Siena, mi dicono, ci sono i gruppetti, non sempre per motivazione politica, che dominano i contributi e quindi alcuni che ricevono ben più di altri. Ad esempio bisognerebbe sempre tener conto del potenziale di ricerca complessivo. Se una disciplina ha (di fatto, certo!) un ricercatore, è chiaro che per ciò stesso non è come il povero docente abbandonato a se stesso che può aver bisogno di una collaborazione precaria (letto bene: precaria, temporanea) per un certo tipo di lavoro.
    Giusto tutto, ma chi lo fa in una situazione così disastrata? Persino le recensioni da noi son fatte a fini concorsuali e di gruppo di potere. C’è poi chi arriva ai giornali, ad esempio perché ha amici nella politica, e il gioco è fatto.
    Elenchi ufficiali aggiornati dei cultori di una disciplina con elenco di quel che hanno fatto e fanno sarebbero molto utili. I vecchi docenti fuori ruolo potrebbero dare un voto ai titoli dei giovani, pubblico, motivato, no? Svolgerebbero un ruolo e di grande interesse pubblico, no?
    Chi approva?
    Arlecchino Vostro

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