Per una storia degli ultimi 10 anni dell’Università di Siena

Nel giugno del 2008 rettore e direttore amministrativo scoprirono parte del dissesto dei conti dell’Ateneo senese e ne dettero pubblica notizia il 23 settembre 2008. “Il senso della misura”, che a partire dal 4 aprile 2006 aveva già scritto tutto sull’argomento, tacque per un mese intero, preferendo raccogliere gli interventi altrui in una categoria che, già nel titolo, prefigurava il modo per risolvere i problemi dell’ateneo senese: Commissariarla per salvarla. Il risanamento ed il rilancio dell’ateneo sarebbe stato possibile se si fossero adottate subito le seguenti misure: individuazione di tutte le responsabilità; adozione di un rigoroso piano di risanamento abbinato ad un progetto per migliorare didattica e ricerca; mobilità interna ed interistituzionale degli amministrativi in esubero; mobilità interna dei docenti in esubero; chiusura di tutte le sedi decentrate; dismissione di tutti gli immobili in locazione e contestuale completa utilizzazione di quelli di proprietà; eliminazione di tutti gli sprechi e riduzione delle spese strutturali.

A distanza di dieci mesi, la situazione è quella descritta in questi giorni dai seguenti titoli dei giornali, che ci riportano indietro a quel lontano 23 settembre 2008: «Assunzioni e sprechi un crac da 190 milioni» «Manipolavamo i conti su richiesta dei rettori» «Evasione fiscale e previdenziale per 95 milioni di euro» «L’Università di Siena ‘regina’ dell’evasione» «Stipendi a rischio. L’ateneo davvero sull’orlo del precipizio». E i docenti? Silenziosi, come sempre. E i cittadini? Sicuramente più attenti, a giudicare dalla lettera al “Corriere di Siena”, di seguito riprodotta in parte, che mi suggerisce una nuova categoria – «il saccheggio» – con lo scopo di scrivere la storia degli ultimi 10 anni dell’università di Siena.

Massimo Pedani. (…) Il San Niccolò, istituito con i denari della collettività, dalle opere pie senesi e prosperato con i risparmi, le pensioni e le proprietà dei poveri “matti”, è stato sacrificato sull’altare della malapolitica, delle baronie universitarie, dell’accondiscendenza di chi era tenuto a verificare bilanci, spese faraoniche, carte di credito a budget illimitato, carriere fulminanti, nepotismi imbarazzanti. Povero Monte dei Paschi, al confronto sembra un rassicurante eremo francescano. La vera mucca di Siena è stata l’antica università, fonte inesauribile di prebende per tutti, maggioranze, minoranze, movimenti, associazioni, liste civiche, rivoluzionari rossi, verdi e neri. Tutti hanno il loro scheletro nell’armadio, e allora… tutti zitti. Bilanci taroccati che porterebbero in carcere gli amministratori in tutto il mondo sono stati girati, rigirati, revisionati, accettati, illustrati, infiocchettati, celati. (…)

32 Risposte

  1. Una precisazione del Rettore dell’Università degli Studi di Siena a “il Giornale” (18 luglio 2008).

    I conti sono in rosso ma stanno migliorando

    Silvano Focardi. Gentile direttore, a proposito del suo intervento a pagina 39 del numero del 13 luglio scorso del quotidiano che lei dirige, non posso esimermi dal precisare quanto segue. In seguito alle difficoltà finanziarie emerse nel 2008 all’università di Siena, gli organi di governo hanno immediatamente dato il via a una serie di azioni mirate a chiarire la situazione stessa e a trovare soluzioni efficaci.
    Il 17/11/2008 il Consiglio di Amministrazione ha approvato il piano di risanamento, con l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2012. In linea con il piano, nella seduta del Cda del 12/12/ 2008, è stato deliberato il recesso di cinque contratti di affitto di immobili sedi di uffici e di strutture universitarie, che sono stati già liberati da tempo, compreso il palazzo Chigi Zondadari, che si affaccia su piazza del Campo. Il 30/03/2009 il Cda ha approvato all’unanimità l’atto di ricognizione dei residui attivi e passivi dell’esercizio finanziario 2008 e retro, presentato dal direttore amministrativo Emilio Miccolis (in servizio dall’11 dicembre 2008) e frutto di un lungo e accurato lavoro di verifica contabile svolto internamente e validato nelle metodologie dalla società di revisione esterna: il disavanzo al 31/12/2008 era di euro 140.017.231,43. Nel frattempo l’attività amministrativo-contabile dell’ateneo è ripresa regolarmente: entro il 31 luglio 2009 saranno pagati in conto residui passivi 72.259.154,48 euro, estinguendo il debito contributivo con l’Inpdap, attraverso il ricavo della vendita del palazzo San Niccolò a Fabrica Immobiliare Sgr (Società strumentale dell’Inpdap). Gentile direttore, come evidenziano dunque questi dati che sono stati via via trasmessi al governo e al Miur, le difficoltà finanziarie dell’università di Siena sono lungi dall’essere risolte, ma ritengo sia importante fare chiarezza sia sulle cifre, riferendole con esattezza, sia sul lavoro di risanamento che è stato intrapreso all’interno, dell’Ateneo.

  2. Ringrazio il Prof. Grasso per aver riportato la lettera di Massimo Pedani che non avevo letto per intero e che mi pare proponga, nella sua parte iniziale, un’analisi di rara lucidità sul significato e la portata della perdita dell’ex manicomio. Segno che nella città qualcuno (e magari più di qualcuno) in grado di vedere le cose c’è ancora.
    Capisco anche le critiche al rettore attuale (ma perché “onorandino”? non è parso più basso di statura di altri magnifici), che peraltro qualche cambiamento l’ha fatto.
    Molto meno mi convincono le proposte avanzate per far ripartire la città, che mi paiono, ancora una volta, desolatamente vuote.

    saluti scettici,
    sesto empirico

  3. Un racconto più dettagliato di quanto è successo ieri si può avere, prima di leggerlo nei verbali del senato?
    Grazie

    Quel che è successo ieri, riportato da Gaia Tancredi sul Corriere di Siena, deve essere riferito non ai presidi ma a 2 presidi (Brezzi e Riccaboni) e al rappresentante d’area, Detti. Altro non so. Resta solo il giudizio da dare all’iniziativa.
    Giovanni Grasso

  4. Dal Blog di Stefano Bisi: ‘Università, 400 posti ad alto rischio. C’è il rischio concreto che a breve 400 lavoratori tecnico-amministrativi dell’Ateneo vengano messi in mobilità». È la denuncia di Cgil, Cisl e Uil che stamattina hanno indetto una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione dell’Università degli Studi di Siena dopo gli incontri della settimana scorsa con istituzioni, Banca Mps e Ateneo’.

    Chi sarebbero questi 400? Perchè le notizie sono sempre così frammentarie e generiche e soprattutto perché le notizie, anche da dentro l’Università, si devono sempre avere dall’esterno e non c’è mai nessuno che ti dica come vanno le cose?

  5. Ma lo dovevi sapere che la Cosca si chiude a riccio no!!?? E pensare che volevano mandarmi nel concone University, per fare magari come quel non laureato amministrativo sempre col Durbans sulle labbra che intendeva passare ricercatore, dopo aver spolverato i piedi a quelli-la Banda dei Tre-di antropologia-etnologia (belle le gite in Iran ecc. vero?). La cosa è grave anche qui e spero che quelli che han sempre detto di stare dalla parte dei lavoratori si faccian vivi. Bisi, poi, è informatissimo: dalle cacate dei piccioni a quel che bolle in pentola nelle stanze del Potere, ove lui è di casa…
    Bardo

  6. Ma il comunicato dei non confederali di oggi lo avete letto? È scandaloso che solo quelli di regime siano sentiti… il Rettore non se ne rende conto? Non capisce che sta scivolando nelle fauci della balena pci-pds-pd? Ah Focardi, pensa meno alla Chiocciola e un po’ più ai marpioni che hai alle costole, perdio! Sveglia, è l’ora ormai.
    Il tuo amico Archie

  7. @ stefano
    E gli account di posta elettronica @unisi.it non funzionano neanche! Ma questa migrazione alla nuova posta non la potevano fare il 10 agosto???

  8. «Chi sarebbero questi 400? Perchè le notizie sono sempre così frammentarie e generiche e soprattutto perché le notizie, anche da dentro l’Università, si devono sempre avere dall’esterno e non c’è mai nessuno che ti dica come vanno le cose?» Stefano

    È semplicemente una bufala; una delle tante della Cgil-Cisl-Uil con il solito obiettivo: costringere Focardi alle dimissioni e sostituirlo con uno dei loro cavalli che scalpitano. Dimenticano, però, una cosa: dopo Focardi c’è il commissario.

  9. Sempre sui 400 dipendenti dell’Università che, secondo la Cgil, verrebbero messi in mobilità si legga il seguente commento tratto dal blog di Stefano Bisi.
    Antonio Carlini

    «Scusate ma i sindacati dov’erano quando si facevano i bilanci anno per anno all’università? Forse, insieme ai sindaci revisori, avallavano conti traballanti per poi chiedere concorsi per buttare gente dentro l’università, ben sapendo che non ci sarebbero stati soldi per coprire finanziariamente gli stipendi? Dov’erano quando qualche loro iscritto faceva leva sui lavoratori comuni per poi fare rapida carriera e farsi addirittura assegnare una costosissima macchina per andare a fare la spesa alla Coop e girare per la Valdarbia? Chissà quanti ce ne sono di questi “furbetti della facoltà” che con la loro arroganza e la loro sete di potere danneggiano la gente normale, che ogni giorno va a lavorare e tace… una cosa è certa: la questione dell’università va avanti già da troppo. Va risolta presto. Per il bene della città.» Lido

  10. Se gli amministrativi non vogliono muoversi, che siano lasciati nei palazzi. Si proponga la mobilità di tutti i docenti in un’università dove ci sono fondi di ricerca, biblioteche aggiornate ecc… studenti. Unicuique suum
    Una notazione leggo dal Corriere… “categoria debole”… Non so come si possa ancora invocare il concetto di categoria debole. Non credo sotto il profilo economico, considerando gli stipendi che i responsabili delle varie divisioni aree ecc… riscuotono.

  11. È veramente orripilante che i sindacati, Cgil-Cisl-Uil, si muovano adesso, come ha gia fatto notare il commento sul blog di Stefano Bisi dov’erano prima… non hanno un briciolo di dignità, non hanno mai fatto l’interesse dei lavoratori ma solo quello personale e continuano a farlo. Ogni tanto, come fanno adesso, sventolano la carota per chi ancora crede in loro. La mobilità è giusta se serve ma iniziamo dai sindacalisti.

  12. Ottimo il suggerimento di Vicky: «Se gli amministrativi non vogliono muoversi, che siano lasciati nei palazzi. Si proponga la mobilità di tutti i docenti in una università dove ci sono fondi di ricerca, biblioteche aggiornate ecc… studenti». Sarebbe così evidente l’inutilità del 60% degli amministrativi. A tal proposito vorrei segnalare un mio commento dell’8 novembre 2008, molto attuale dopo le dichiarazioni e le ricette di questi giorni dei soliti sindacalisti, intitolato: “Cogestione sindacale e trasformazione dell’ateneo in un ente assistenziale alla bancarotta“. Per quanto riguarda la categoria debole c’è da aggiungere che mentre si è ridotta del 50% la dotazione dei Dipartimenti, sono stati azzerati i fondi per la ricerca, sono stati ridotti del 50% (per essere poi azzerati nei prossimi anni) i fondi per contratti e supplenze (quindi per la didattica), c’è qualcosa che è cresciuto: le indennità di posizione e di risultato di alti e medi dipendenti amministrativi per i quali c’è ancora da inventare un lavoro.
    Giovanni Grasso

  13. A che gioco giochiamo? La verità è un dovere

    Con un’Ansa delle 18.39 del 21 luglio la CGIL-CISL-UIL comunica che sono a rischio mobilità 400 unità di personale tecnico-amministrativo dell’Università di Siena e ciò in base alle risultanze del cosiddetto “Tavolo Interistituzionale” cui facevamo riferimento con la nostra Lettera Aperta pubblicata da Corriere di Siena e Nazione Siena nella medesima data. E la domanda che sorge spontanea è quella posta nel titolo di questo comunicato: a che gioco giochiamo? Nè nel Consiglio di Amministrazione tenutosi in data 20 luglio, nè in quello precedente, durante il quale è stato presentato il nuovo Piano di Risanamento è stata affermata un’enormità del genere. Non se ne fa cenno nel predetto Piano di Risanamento (nel quale si fa cenno invece ai prepensionamenti del personale docente) e – nonostante la mancata convocazione delle scriventi OO.SS. – al “Tavolo Interistituzionale” nessuno ha detto niente del genere. Dal che discende che affermazioni così gravi gettano, lo si capisce bene, il terrore fra il personale (proprio nel momento in cui sarebbe necessario mantenere la calma e la lucidità vista la grave situazione finanziaria ed economica), facendo il gioco di chi? Non certo gli interessi dei colleghi, non certo gli interessi di coloro i quali sono in posizione precaria e che attendono speranzosi di intravedere una luce. Non sarà – la buttiamo lì – che si facciano invece gli interessi di quei poteri forti, interni ed esterni all’Ateneo, cui è invisa l’attuale Amministrazione e l’attuale Rettore? Di certo c’è che le scriventi OO.SS. affermano con forza la falsità delle suddette affermazioni e deprecano qualsiasi strumentalizzazione di voci al di fuori di qualsiasi realtà. La verità è un dovere, sosteneva Gioacchino Belli, e le scriventi OO.SS. desiderano con questo comunicato tranquillizzare tutti i colleghi e metterli in guardia contro tutte le strumentalizzazioni.
    Cisal – Confsal Snals Università/Cisapuni – Ugl

  14. Claudio Vigni, segretario generale Cgil Siena «Il discorso dei docenti oltre i 65 anni, riguardo ad un loro eventuale pensionamento, è una cosa da valutare per esempio visto che il corpo docente incide per il 66% del costo complessivo delle spese»

    Odio l’incontinenza boccale dei politici, che oggi paventano il licenziamento di 400 impiegati, ma hanno taciuto sulla decimazione di una generazione intera di ricercatori. Dicono che si possono mandare in pensione anticipatamente un centociquanta professori: ma cosa vuol fare il Vigni, chiudere altri corsi di laurea dopo che ne abbiamo testé tagliati più di trenta? Diciamo apertamente qual’è la conseguenza di un massiccio prepensionamento, senza poter dar luogo a ricambi: è la chiusura di ulteriori corsi di laurea (quali, dopo che ne abbiamo già cancellati diverse decine?). Premesso che stando alla scheda pubblicata su questo blog da qui a quache anno ci troveremo con due amministrativi per ogni docente (grottesco), ad amministrare il Nulla; premesso che semplicemente non è vero che ovunque i docenti siano “in numero esorbitante” (todos caballeros) e che se nel corso di laurea in Pincopallologia – avendo avuto accesso ai forzieri grazie ad ammanicamenti politici – ora risulta un numero eccessivo di professori, non è che si può prendere l’esuberante prof. Pinco Palla, noto pincopallologo, e spedirlo ad insegnare una qualsiasi materia (magari nei giorni pari geometria differenziale e in quelli dispari diritto canonico o “geografia cantabile”, come nello Huck Finn di Twain) spostandolo alla stregua di un usciere tra una portineria e l’altra. Premesso cioè che parlando di equa distribuzione di docenti e ricercatori universitari è d’obbligo ricordare che non stiamo parlando di vasi comunicanti, con gente che fluisce guizzando da un settore disciplinare all’altro, o per meglio dire di carichi di bestiame (nella notte in cui le vacche sono tutte nere) da tradurre da una stalla all’altra, faccio presente che ricorrere sistematicamente al prepensionamento senza poter rimpiazzare i pensionandi con giovani leve, farà in non pochi casi di nuovo mancare i “requisiti minimi” del decreto Mussi, ossia i paletti posti da quella legge che già ha condotto alla soppressione di oltre trenta corsi di laurea: cioè a dire, molti dei nuovi corsi di laurea che partiranno ad Ottobre, dovranno essere ipso facto smantellati, con effetto deleterio di esporre questo ateneo al ridicolo davanti agli occhi dell’universo mondo e affilare la spada per il proprio harakiri.

  15. P.S. «Un’università quella di Siena che va ridisegnata, secondo molti sindacalisti. Troppi corsi con poche persone», ha detto José Coppi, segretario provinciale della Cisl, secondo il quale «questo è un momento delicato per la società senese.»

    …forse va ridisegnata appunto mettendo a tacere molti sindacalisti e la loro demagogia: quando aprono l’orifizio, non potrebbero essere più precisi sul piano quantitativo e numerico, dicendo chi e dove?

  16. Sarebbe molto interessante capire come si concilia il bailamme odierno sui tagli a “tutto ciò che sporge” con i seguenti provvedimenti dell’illuminato “giustiziere” Dr. Miccolis:

    «Ai sensi e secondo le modalità previste dal protocollo per le relazioni sindacali in merito agli atti oggetto di informazione, comunico che con Disp. DA n. 138 del 9.7.2009 è stato istituito, a decorrere dalla stessa data, il Servizio di auditing interno di I livello, che opera in staff alla direzione amministrativa.
    La responsabilità di tale Servizio e le attività in esso svolte sono state affidate, a xxxxxx
    Dalla stessa data le attività relative all’aggiornamento e alla formazione interna ed esterna del personale tecnico ed amministrativo svolte da: Ufficio formazione del personale, Centro per la formazione avanzata – C.E.S.F.A. e Centro per l’Innovazione e la qualità nelle pubbliche amministrazioni – UnisiPA, sono trasferite in posizione staff alla direzione amministrativa.
    È stato inoltre attribuito l’incarico, di coordinamento delle attività di auditing e di formazione e di aggiornamento indicati nei due precedenti punti, quale interfaccia tra i suddetti servizi e gli obiettivi definiti dalla Direzione Amministrativa stessa, al xxxxxxx
    Con il medesimo provvedimento, e a decorrere dalla stessa data, è stato attivato un Servizio qualità totale e benessere organizzativo, che opera in staff alla Direzione Amministrativa. La responsabilità e le attività in esso svolte sono state affidate, a xxxxxxxx»

    Vi posso garantire che i nomi al posto delle xxxx sono altrettanti sindacalisti col pedigree… Dimenticavo, per poter corroborare queste persone da cotanto impegno e fatica nel gestire servizi così essenziali in questo momento per l’Ateneo sono stati destinati euro 15.000 cadauno (oltre ovviamente il normale stipendio)…
    Lascio a voi ogni commento

  17. Nel comunicato del rettore non si parla di sedi distaccate o sbaglio? L’Università per stranieri lo sapete quanti studenti ha a docente? Non se ne parla solo perché il suo rettore è DS-PD? Ci sono troppi silenzi interessati sotto questo cielo… anche sotto quello del Bisi, attenzione!
    Archie

  18. Scusate, forse il mio post è fuori tema, ma ci sono notizie di sviluppi dal punto di vista delle responsabilità (civili? penali?) nello scavo del buco? Ve lo chiedo perché mi sembra un bel contrasto tra un Focardi (che si fa un mazzo così per riempire il buco) sulla graticola e un Tosi (che il buco l’ha fatto) a calcare tranquillamente i campi da tennis cittadini.

  19. Gentili colleghe e colleghi, gentili collaboratrici e collaboratori, gentili rappresentanti degli studenti,

    ho deciso di intervenire con questo mio messaggio in ragione degli eventi che si sono susseguiti nei giorni scorsi, e per comunicare, precisandoli, i termini di alcune questioni che riguardano tutti noi.

    Inizio, doverosamente, dalle vicende che ci vedono rapportati con la Banca Monte dei Paschi. Ricordo a tutti che, così come previsto dalla legislazione vigente, sin dallo scorso mese di febbraio l’Ateneo ha indetto una gara pubblica per il conferimento del servizio di tesoreria e per l’apertura di una linea di credito per 160 milioni di Euro, con l’Istituto bancario che si fosse aggiudicato la gara. Ricordo anche che gli organi collegiali hanno a suo tempo approvato, com’è noto, un Piano di risanamento, provvedendo a un suo costante aggiornamento. Dopo una proroga dei termini necessaria per procedere a una serie di verifiche, nell’ultima decade di giugno, si è potuto procedere all’espletamento della gara alla quale ha partecipato unicamente la Banca MPS. La stessa, nella formulazione dell’offerta, ha richiesto ulteriori approfondimenti e, nella sostanza, oltre alla indicazione delle garanzie reali, una revisione del Piano di risanamento. L’amministrazione ha provveduto con celerità a stilare una revisione del Piano, portandolo all’attenzione del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione che lo hanno approvato nella seduta congiunta di lunedì 13 luglio. Martedì 14 luglio il Piano aggiornato e i numerosi allegati che lo accompagnano sono stati presentati alla Banca MPS.

    Proprio per affrontare seriamente la situazione, e in accoglimento delle osservazioni della Banca, il Piano approvato prevede alcune misure dolorosissime:
    a) l’istituzione di garanzie reali sugli edifici del Rettorato, di via Mattioli e di piazza San Francesco;
    b) l’ipotesi di vendita dell’Ospedale Santa Maria alle Scotte. In alternativa a questa vendita, qualora vi fossero ostacoli insormontabili che la impedissero, è prevista l’alienazione di altri edifici di proprietà quali il palazzo Bandini-Piccolomini, attuale sede delle segreterie studenti, il Santa Chiara, Pontignano, le due palestre di proprietà dell’Ateneo;
    c) il prepensionamento di docenti: un tema sul quale ritornerò più avanti;
    d) sacrifici notevoli per la didattica, con la riduzione progressiva del budget supplenze, e della ricerca, prevedendo, comunque, le quote di cofinanziamento per la partecipazione a Progetti esterni nazionali ed europei;
    e) una serie di misure, in gran parte già adottate, fra le quali numerose rescissioni di contratti di affitto, tutte tese a risparmiare il più possibile.

    La gravità della situazione debitoria pregressa e il rilevante squilibrio fra entrate e uscite, del resto da tempo noti, non consentono, evidentemente, una manovra più blanda, e il Senato e il Consiglio, alla luce delle osservazioni della Banca MPS, l’hanno responsabilmente adottata. In breve: la linea di credito e la vendita del Santa Maria alle Scotte ci consentiranno di estinguere i debiti pregressi e di proseguire la nostra normale attività anche nei prossimi anni in cui non è previsto il totale riequilibrio delle entrate con le uscite (atteso per il 2014). Le ulteriori misure di risparmio sono finalizzate a contenere la voce più rilevante del nostro bilancio, la spesa per il personale, che dovrà progressivamente ridursi (con i pensionamenti e i prepensionamenti) nei prossimi anni.
    Venerdì 17 luglio il Sindaco di Siena, che caldamente ringrazio, ha convocato il tavolo interistituzionale al quale, oltre al Comune di Siena e all’Università, erano presenti la Banca MPS, l’Amministrazione Provinciale, la Regione Toscana, la CCIAA e alcune sigle sindacali. In quella occasione è stato riconosciuto pubblicamente lo sforzo compiuto dallo scorso settembre ad oggi:
    a) con il totale azzeramento del debito INPDAP ottenuto grazie alla dolorosissima vendita del San Niccolò. L’operazione verrà perfezionata, dopo tutti i doverosi adempimenti tecnici e giuridico-formali il prossimo 31 luglio;
    b) con il pagamento di una quota significativa dei debiti pregressi che hanno scongiurato l’attivazione di azioni giudiziarie da parte di fornitori che, da lunghissimo tempo, non erano stati più pagati.
    Tutto questo è stato possibile anche grazie alle anticipazioni del FFO da parte del Ministero dell’Università, all’accordo con la Regione Toscana, alle anticipazioni che la Banca MPS ci ha accordato. Ringrazio, quindi, tutti questi Enti che, con buona volontà, hanno consentito di raggiungere questo primo importante risultato.

    In sede di tavolo interistituzionale di venerdì scorso, la Banca MPS, dopo aver visionato il Piano che, nei punti maggiormente qualificanti, vi ho sopra illustrato, ha anticipato che avrebbe chiesto ulteriori chiarimenti. Gli stessi sono pervenuti in numero di 17. L’Amministrazione ha predisposto le risposte tecniche che, posso confermare, verranno consegnate oggi alla tecnostruttura della Banca MPS. Sono certo che, alla luce degli ulteriori chiarimenti forniti, la Banca non tarderà a darci, alla luce della situazione, una risposta definitiva in brevissimo tempo. L’Università, con l’adozione del Piano da parte dei suoi Organi Collegiali, ha fatto a questo punto il massimo sforzo. Ulteriori sacrifici per didattica e ricerca sono impossibili.

    Circa il personale tecnico e amministrativo smentisco categoricamente quanto sarebbe emerso nella Conferenza stampa indetta martedì 21 luglio da alcune forze sindacali e riportata da notizie di agenzia e da qualche quotidiano. È assolutamente falsa l’idea che l’Università intenda mettere in mobilità 400 tecnici e amministrativi. Nel Consiglio di lunedì 20 luglio si è discusso sull’opportunità, coinvolgendo le forze sindacali, di:
    a) fare una ricognizione dei posti vacanti nell’organico degli Enti pubblici di Siena e Provincia;
    b) verificare la disponibilità degli Enti con posti vacanti a ricevere, in mobilità, i nostri dipendenti;
    c) qualora le ipotesi sub a) e b) fossero soddisfatte, verificare la disponibilità dei nostri dipendenti di mettersi in mobilità volontaria, ripeto volontaria.

    Di tutto ciò, ripeto, si è discusso, anche alla luce di una sottolineatura proveniente dal Collegio dei Revisori dei Conti, senza peraltro assumere decisione alcuna e, tanto meno, senza fare alcuna proiezione quantitativa. In ogni caso nel Piano di risanamento di cui sopra non è prevista alcuna manovra relativa al personale tecnico e amministrativo, proprio perché per iniziare un processo di questo genere occorre il consenso di tutte le forze in campo. Chiedo alle forze sindacali la piena collaborazione affinché, anche con il loro contributo che, sono certissimo, non mancherà, si possa responsabilmente uscire, al più presto, da questa situazione.

    È stato affermato, con forza, dai componenti del tavolo interistituzionale, ma lo si legge chiaramente anche nel Piano di risanamento, che occorre proseguire con i sacrifici. Occorre procedere con un piano articolato verificando la possibilità che alcuni colleghi decidano di prepensionarsi. A tal fine verrà formulata una proposta, attualmente allo studio sotto il profilo tecnico da parte di una Commissione mista di Presidi e di tecnici dell’Ateneo, così come deciso in Senato e in Consiglio. Lo scopo è quello di risparmiare risorse e di riequilibrare il bilancio dell’Università, talché sarà possibile, al raggiungimento dei risultati, pensare a nuove assunzioni di giovani e meritevoli ricercatori, per rilanciare l’Università di Siena. Nessuno di noi, si badi bene, vuole perdere la forza che viene dall’esperienza nella didattica e nella ricerca: la proposta, pertanto, sarà articolata in modo tale da consentire consistenti risparmi sotto il profilo economico, senza peraltro rinunciare al contributo importantissimo che i colleghi più anziani ed autorevoli possono ancora dare alla crescita scientifica della nostra Comunità.

    Occorre, inoltre, ed è stato sottolineato al tavolo interistituzionale e in Senato, redigere un “piano strategico” dell’Università. Lo si farà, quanto prima, nel convincimento che, raggiunto un minimo di tranquillità sotto il profilo delle emergenze immediate, si potrà tutti insieme dar vita ad un piano straordinario che ridisegni – per utilizzare un’espressione di Piero Calamandrei e di Giorgio Pasquali – l’Università di domani. Lo si farà proprio alla luce del serio Piano di risanamento approvato, ridisegnando didattica e ricerca: per far ciò dovremo puntare molto sulla qualità e sulle eccellenze che in Ateneo ci sono, e che dovranno essere il volano del
    rilancio della nostra Università.

    La situazione dell’Ateneo è grave, come ho più volte sottolineato nel corso degli incontri che ho avuto recentemente con le Facoltà. Al tavolo interistituzionale è emersa la necessità, e di ciò ringrazio tutte le Istituzioni cittadine per la grande sensibilità e la disponibilità manifestata, di costituire una task force che si rapporti con la Banca MPS, con il Governo nazionale e con la Regione Toscana – con la quale bisogna affrontare, così come previsto dal Piano di risanamento, la questione della vendita dell’Ospedale S. Maria alle Scotte – per esperire tutte le vie praticabili per raggiungere un obiettivo comune al quale tutti teniamo: la salvezza dell’Università di Siena e il suo rilancio. Se si riuscirà a ripianare i debiti con la vendita dell’Ospedale, compito primario sarà quello di ridisegnare le funzioni del S. Chiara, del Refugio e di Pontignano per far sì che queste strutture possano costituire una “voce” attiva e non più passiva del Bilancio di Ateneo. Le idee ci sono: si tratterà di discuterle, e di metterle in pratica. Per far ciò occorre il concorso responsabile di tutti; tutti dobbiamo esser disponibili a fare sacrifici; tutti dobbiamo avere una visione comune mettendo da parte, qualora e dove esistano, piccoli o grandi privilegi, piccole o grandi divisioni. La nostra missione, che è comune per i docenti e per il personale, è quella di continuare a offrire agli studenti, attori primari, insieme a noi, di questa grande comunità, buona didattica, buona ricerca e buoni servizi. Lo dobbiamo a chi ci ha preceduto nel corso dei secoli, lo dobbiamo alla città di Siena e al suo territorio, che traggono continuamente linfa vitale dalle attività dell’Ateneo, lo dobbiamo agli studenti e alle loro famiglie che ci chiedono di contribuire alla costruzione del futuro dei loro figli.
    Il Rettore
    Silvano Focardi

  20. Dal “Peripato” al “Buco” irradiando la libera vocazione alla mobilità: un salto di secoli verso il Libero Sapere (col posto garantito, ovvio! Il “pedigree” può andare alle ballodole… tanto i soliti topastri rosicchiano…).
    «Difendete come un occhio della città lo Studio» (Bernardino santo senese)
    Bardo

  21. Come assegnista apprezzo il passo del rettore che afferma: «Occorre procedere con un piano articolato verificando la possibilità che alcuni colleghi decidano di prepensionarsi. A tal fine verrà formulata una proposta, attualmente allo studio sotto il profilo tecnico da parte di una Commissione mista di Presidi e di tecnici dell’Ateneo, così come deciso in Senato e in Consiglio. Lo scopo è quello di risparmiare risorse e di riequilibrare il bilancio dell’Università, talché sarà possibile, al raggiungimento dei risultati, pensare a nuove assunzioni di giovani e meritevoli ricercatori, per rilanciare l’Università di Siena.»

    Penso che sia una soluzione possibile, considerando anche che prepensionamento non significa perdere le competenze (assicurate con contratti di insegnamento, ma pagati quanto?…). La vedo anche come l’unica possibile per assicurare un ricambio generazionale, che stante il piano di risanamento non avrebbe la possibilità di avvenire.

  22. Penso che sia una soluzione possibile, considerando anche che prepensionamento non significa perdere le competenze (assicurate con contratti di insegnamento, ma pagati quanto?…).

    Antonio, guarda che li hanno fatti fuori quasi tutti. Ne rimangono alcuni a titolo gratuito, per un massimo di 36 ore e che comunque ai fini dei conteggi dei “minimi” del decreto Mussi non contano. Neppure gli assegnisti possono essere titolari di corsi. Ripropongo il problema: siete sicuri che mandare in pensione circa centocinquanta docenti, come chiedono i sindacati, non sfasci gli ordinamenti or ora varati? Io temo si, e allora persino i sindacati dovrebbero dirci quali sono i loro reali propositi.

  23. @stavrogin
    Quando scrivo contratti di insegnamento mi riferisco a contratti ad hoc per i prepensionati. Tali contratti potrebbero essere stabiliti nella proposta che verrà formulata dall’ateneo stesso. Una norma simile era stata fatta dall’Università di Pisa e permetteva di riprendere i docenti che volessero continuare ad insegnare pagandoli. I soldi per questi contratti comunque sarebbero poco rispetto al budget liberato dal pensionamento.

  24. Caro Antonio, forse non mi spiego o forse non ho capito; nelle Linee Guida d’Ateneo per la riforma degli ordinamenti leggo:

    «Annualmente, ai fini dell’attivazione dei corsi di studio, le Facoltà nominano, su proposta del Preside, sentiti gli interessati, i docenti di ruolo da computare ai fini del rispetto del requisito necessario di numerosità dei docenti in numero non inferiore a quelli indicati nella Tavola 1 (=12 per una triennale più 8, distinti, per ciascuna magistrale e così via -n.d.r.). …..
    Per ogni corso di studio proposto per l’attivazione è necessario che gli insegnamenti previsti nel regolamento didattico siano coperti con docenti di ruolo dell’Ateneo – ovvero in ruolo presso altri atenei sulla base di specifiche convenzioni tra gli atenei interessati – inquadrati nei relativi settori disciplinari, per un numero di crediti formativi non inferiore ai valori riportati nella successiva Tavola 2. (=90 cfu per le triennali, 60 cfu per le magistrali ecc…). Per ciascun corso di studio proposto per l’attivazione è necessario che il grado di copertura dei SSD impegnati nelle attività di base e caratterizzanti sia non inferiore al 50% ecc. …..
    La percentuale di copertura per contratto degli insegnamenti attivati nelle attività formative di base, caratterizzanti, affini e integrative non dovrà comunque eccedere il 25% del totale dei relativi CFU. ecc. ecc.»

    Come dobbiamo interpretare la tua proposta alla luce di queste norme? Insomma, vi sono dei paletti molto rigidi e si preannuncia un ulteriore giro di vite per evitare le “furbate”: siamo sicuri che con l’alchimia che suggerisci non sballi tutto, almeno in molti dei nascituri corsi di laurea? Può darsi di no, ma sospetto di si e vorrei essere rassicurato con dati quantitativi, anziché con la retorica delle prime pagine sparate delle gazzette locali: è un problema che segnalo e che non mi pare essere trascurabile.

  25. @stavrogin.
    È chiaro che la proposta dovrebbe essere graduale: prepensionamento e contestuale immissione in ruolo di nuovi docenti (magari nei SSD corrispondenti) in maniera tale da mantenere il bilancio in ordine e da non andare sotto con le percentuali per i corsi di laurea. Nello stesso tempo i contratti per i pre-pensionati possono servire a coprire quei corsi per cui difficilmente si troverebbe un sostituto.

    Il piano dovrebbe essere graduale e tale da non far sballare né il bilancio e neanche i corsi di laurea. Considerato che ad un ordinario pre-pensionato possono corrispondere 1-2 ricercatori/PA (stante il limite del 50% sul budget) la copertura dei corsi potrebbe esserci, se il piano è ben fatto. Non si tratta di alchimia; si chiama programmazione.

    I dati quantitativi andrebbero discussi a tavolino con calma. Spero che la commissione citata lo stia facendo. A riguardo concordo con te sulla retorica dei giornali, sul sensazionalismo e la superficialità che resta, e l’approfondimento che invece non interessa nessuno.

    A proposito: qualcuno conosce da chi è composta questa commissione di Presidi e tecnici che sta studiando il piano?

  26. Mentre il ministero non ci classifica… si riparte con le progressioni

    Gentili Collaboratrici e Collaboratori, gentili Colleghe e Colleghi
    desideriamo comunicare che nella riunione di contrattazione tra Amministrazione, Rappresentanza Sindacale Unitaria e organizzazioni Sindacali di Ateneo di ieri pomeriggio, presieduta dal Direttore
    Amministrativo, è stato raggiunto l’accordo sulle progressioni economiche orizzontali.

    Nell’accordo, che garantisce un diritto previsto sia dal contratto collettivo nazionale di lavoro che dalle norme di legge, si è deciso che i passaggi a posizioni economiche immediatamente superiori nell’ambito di ciascuna categoria di appartenenza avvengano mediante una selezione per titoli a seguito di apposita procedura che si concluderà entro l’anno 2009, con decorrenza retroattiva dei benefici economici e giuridici al 1° gennaio 2009.

    I contenuti dell’accordo saranno recepiti in un’ipotesi di contratto collettivo integrativo che, prima di essere efficace, sarà sottoposta al Collegio dei Revisori dei Conti e al Consiglio di Amministrazione per quanto di rispettiva competenza.

    Le procedure di selezione, che, come detto, saranno concluse entro l’anno 2009, saranno oggetto di successiva comunicazione nella quale verranno descritti dettagliatamente le modalità e i termini di presentazione delle domande di partecipazione.

    Seppure previsto dalla normativa nazionale, l’accordo raggiunto unanimemente dall’Amministrazione e dalle sigle sindacali rappresenta un passo estremamente significativo che insieme abbiamo voluto compiere per garantire il riconoscimento e la valorizzazione dell’impegno e della qualità del lavoro del personale tecnico e amministrativo, pur senza mai perdere di vista i problemi che dobbiamo risolvere per risanare i conti dell’Ateneo e rilanciare la nostra Università.

    Come Rettore, assente ieri perché impegnato in sedi istituzionali per risolvere la nostra crisi finanziaria, e come rappresentanze sindacali desideriamo ringraziare quanti hanno lavorato al raggiungimento di questo obiettivo.

    Cordiali saluti, Il Rettore Silvano Focardi
    RSU Università degli Studi di Siena – Cisal- Cisapuni- Cisl- Flc-Cgil-Rdb/Cub Pubblico impiego- Uil Pa-Ur- Ugl

  27. Mah! Nel momento in cui sono in pericolo gli stipendi si parla di miglioramenti retroattivi al 1° gennaio 2009? Sogno o son desto? I vari sesto empirico, favi, stavrogin ecc. che ne dicono?
    a.

  28. Qui dalla Colonna il guardo spazia su colonne di fumo nero e sentore di macerie non tanto e non solo provenienti dall’Università, ma dall’intera Provincia. La stampa locale, asservita com’è a questo e a quello (più a questo che a quello), non aiuta certo a fare chiarezza e – d’altro canto – la lotta fratricida fra personale docente e non docente dell’Ateneo (da me preconizzata già tanto tempo fa), unitamente alla brama della “banda” (per il concetto di “banda” vedi i miei post di inizio 2009) di schiantare la resistenza del Rettore illudendosi scioccamente di fargli subentrare un cavallo scalpitante secondo l’azzeccata definizione del nostro ospite, causa un marasma. Vediamo se mi riesce da lungi di dare qualche elemento di discussione, sì, ma ordinata.

    @ Vicky e Archimede
    Parto dall’ultima questione: gli aumenti e gli stipendi. Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sulla base del quale si regolano i rapporti di lavoro a tempo indeterminato del Personale Tecnico Amministrativo nella gerarchia delle fonti è parificato ad una norma di rilevanza costituzionale (in base ad una serie di disposizioni normative che culminano con la legge 20 maggio 1970 n. 300 detta “Statuto dei Lavoratori”). In esso viene anche disciplinato il sistema delle progressioni orizzontali con cadenza prima triennale, adesso biennale. Non c’è rapporto, ovviamente, tra il diritto (o meglio l’esigibilità) e l’eventuale “rischio stipendi”. In altre parole, il diritto esiste (come i DPCM che innalzano lo stipendio del Personale Docente a cadenza biennale); se poi non ci sono i soldi per pagare gli stipendi (ma al momento non mi risulta che sia così ed è l’ennesima prova di tentativo di intorbidare le acque) è un altro conto, che non inficia l’acquisizione del diritto medesimo. Non so se è chiaro. Dal che discende che le polemiche qui sopra innescate da Vicky e da Archimede sono del tutto inopportune e male argomentate. Fra l’altro non esiste retroattività, ma solo applicazione retroattiva di un diritto già in capo ai soggetti beneficiari a decorrere dal 1.1.2009. Ah: fra l’altro sono finanziati con soldi presi dal monte salari del Personale, quindi non è che viene levato qualcosa a qualcuno. Lo dico a beneficio di alcuni Presidi che in Senato sostengono che non c’è da rinunciare al Par: basta drenare un po’ di soldi ai Non Docenti e mandarne in mobilità un bel numero. Fra l’altro qualcuno mi deve spiegare il Senato che competenza ha a fare proposte di questo genere.
    Altra cosa è il discorso dell’esubero, perciò:

    @ Giovanni Grasso, Stavrogin, Loré et alii
    Personalmente ritengo che l’esubero ci sia eccome, tanto da una parte (Docenti), che dall’altra (Non Docenti). Tali esuberi hanno caratteristiche molto diverse: il primo anzitutto non è omogeneo, perchè ci sono dei settori dove è spaventoso (ricordate quando riportavo i dati in base ai quali le due Facoltà di Lettere e quella di Medicina si mangiavano quasi la metà delle risorse?) ed altri dove è praticamente nullo. In secondo luogo sempre il primo è destinato inesorabilmente a scendere, mentre il secondo in misura quasi nulla. Una piccola notazione sul fatto che comunque anche fra i Non Docenti ci sono delle disparità (di cui molti intervenienti non tengono conto), essendo mostruosamente esuberanti gli amministrativi e sotto la soglia di funzionamento i tecnici (tanto di ambito scientifico che informatico).
    In definitiva ci sono esuberi e sono molto più evidenti e drammatici per i Non Docenti, anche se – insistendo tutti insieme allegramente sul FFO – è evidente che data la disparità clamorosa di stipendio il minor esubero da una parte è tosto compensato dal maggior drenaggio di quadrini (tanto per capirsi).
    Quindi siamo tutti d’accordo sull’esubero e sulle conseguenze drammatiche che ha avuto ed ha a tutt’oggi. Ma facciamo un passo indietro. La domanda che non piace di solito a Sesto Empirico è: di chi è la colpa di tutto ciò? Perché tutta questa gente assunta a man bassa, qualcuno la dovrà pur aver assunta e poi promossa, incaricata, indennizzata e via così. Chi le ha prese queste decisioni scellerate? Chi, in altre parole è il detentore del potere di compiere queste scelte deliranti e dannifiche, deliberarle ed approvarle? La risposta non può essere che: gli organi di governo. E chi sono gli organi di governo (mi scuserete questo tono didascalico, da maestrino, ma – absit iniuria verbis – mi sembra che molte persone, nessuna delle presenti sia chiaro, siano parecchio durine di comprendonio o facciano finta di esserlo, sicché cerco di essere più chiaro possibile)? Rettore, Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione. Vediamone la composizione: il Rettore è un docente ed oltre ad essere organo di governo presiede gli altri due. Il Senato accademico è composto esclusivamente di docenti (i nove Presidi, il Rettore e i quattro Rappresentanti di Area), il CdA è composto di 25 (ora mi pare 27) membri di cui docenti 11 (dicansi 11). Devo andare avanti? Non vorrei offendere l’intelligenza di nessuno.
    Si ha un bel dire delle responsabilità degli uffici (che ci sono ed enormi), ma mi giungono notizie che davanti alla porta della Direzione Amministrativa, sotto la direzione di ben 5 (cinque) Direttori Amministrativi ci sono state per anni file di Docenti che raspavano per avere chi il segretario, chi gli amministrativi, chi i tecnici, chi voleva sistemare – nell’attesa di ottenere posti di ricercatore – i propri protetti come tecnici laureati (molti dei quali poi passati ricercatori con la legge 4/99 con concorsi riservati). Non ho voglia di beccarmi una querela e non voglio che se la becchi Giovanni, ma vi assicuro che potrei fare decine e decine di nomi. Per i Docenti vale quanto io stesso e Sesto Empirico abbiamo detto qualche tempo fa.
    Ecco perciò che la suggestiva ipotesi fatta dal Mimì (no quello è il Commissario Montalbano) Senatore Augello del Commissario (non Montalbano, di Governo) che – by the way – nel testo integrale inchioda anche un certo Presidente di Banca alle proprie responsabilità, rischi di diventare una realtà – a mio modo di vedere pessima – anche per non voler riconoscere le responsabilità non tanto personali civili e penali, ma di governo dell’Ateneo, accademiche e politiche. E d’altro canto i precedenti di commissariamento sono tutti su enti locali e io non ho mai visto commissariare un Comune spianando la Ragioneria o la Direzione dei Servizi, ma esautorando e sollevando dall’incarico il Sindaco, la Giunta e il Consiglio, spulciando poi i verbali di consiglio (perché lì esiste un’opposizione che nell’Università non c’è) per vedere chi aveva votato a favore delle scelte scriteriate e/o criminose e chi contro.
    E chiudiamo coi Sindacati. Come dimostra il post di ieri di Giovanni e quelli di oggi delle Liste Civiche e della Lega e come è messo in evidenza anche (a malincuore) dai giornali locali degli ultimi giorni, è evidente che non sono tutti uguali (ovvero: un po’ come gli animali di Orwell, ce ne sono alcuni più uguali di altri). Da una lettera aperta alle Istituzioni del 21 luglio a firma dei medesimi del comunicato del 22, dall’andamento dell’Assemblea di cui mi è giunta notizia ieri, sarei portato a dedurre che mentre i Confederali sono (e sono sempre stati) appiattiti sulle posizioni dell’oligarchia che odia l’attuale Rettore e tramano neanche tanto nell’ombra per abbatterlo, altri, autonomi, cercano di puntellare in qualche modo l’attuale Amministrazione nel tentativo di salvare non la ghirba dei propri dirigenti, ma quella di tutti (anche dei docenti, sì). V’è da dire che se restano dentro le aule universitarie i Sindacati (gli uni e gli altri) non contano una beneamata minchia. Certo che se qualcuno può appoggiarsi ad organizzazioni ed enti esterni all’Ateneo, finiscono per contare anche dentro l’Ateneo (quello che hanno fatto sino ad oggi indisturbati, come Giovanni ha denunciato più volte). Ora si vedono scivolare il bastone di mano e giocano a carte scoperte, compiendo per esempio atti terroristici sul modello di Monaco ’72 dichiarando che andranno in mobilità 400 persone, seminando il panico fra il Personale e cercando di minare ancora una volta la credibilità del Rettore.
    Buonanotte da un Favi di Montarrenti che, dopo le caldane di questi giorni, dal fresco della Colonna, ha evidentemente voglia di attaccare briga con tutti

  29. Grazie, Favi, sapevo che la provocazione avrebbe stimolato la tua ispirazione boschiva… io sono in mezzo ai numeri e i vostri Diritti/diritti li guardo sempre con sospetto da buon matematico in attesa di stipendio… e di vacanze!
    a.

  30. @favi: «La domanda che non piace di solito a Sesto Empirico è: di chi è la colpa di tutto ciò?»

    Calma e gesso. Mai scritto che le colpe non debbano essere cercate ed eventualmente perseguite dagli organi a questo preposti (che penso non dovrebbero avere grosse difficoltà a farlo).

    Quello che ho scritto e mantengo è che questo ha poco a che fare col problema principale di uscire da una situazione drammatica.

    Se il problema fosse di un lestofante che si è preso qualche centinaio di miloni e li ha nascosti nel materasso, allora sarei d’accordo: smascheri il lestofante, lo sostituisci con uno onesto, recuperi i soldi, e tutto torna a posto. Purtoppo la cosa non mi pare così semplice: la situazione non mi pare il frutto di un disegno criminoso, ma di politiche che si sono rivelate clamorosamente sbagliate. Non escludo (anzi, ne sono convinto), che vi siano stati dei comportamenti illegali. Ma sono anche convinto che non siano il risultato di un disegno criminoso, ma di politiche sbagliate che, anche portate avanti in modo irreprensibile, milione più milione meno avrebbero portato allo stesso risultato. E che per vie legali non si possa ragionevolmente pensare di recuperare più di una decina di milioni delle centinaia che mancano. Citerò di nuovo Keynes (tua nonna potrà avere qualche analogo e magari più efficace detto della nostra ricca cultura popolare); “It is ideas, not vested interests, which are dangerous for good or evil.”

    Quindi mi sta benissimo che si cerchino le colpe, ma che sia chiaro che questo non ha molto a che fare con la soluzione dei problemi. Il parallelo che ho proposto più volte è quello del crack Parmalat.
    Tanzi è stato processato e condannato (e ora mi risulta che sia libero ed abbia già iniziato una nuova impresa commerciale), ma questo ha ben poco a che vedere col fatto che un commissario con le contropalle abbia rimesso in carreggiata la Parmalat con criteri industriali in modo del tutto indipendente da quelle vicende giudiziarie.

    Quindi mi sta benissimo che si cerchino le colpe, ma che sia chiaro che questo è in un contesto diverso dalla ricerca di una via per il risanamento.

    Ora, se si vuole iniziare a discutere su quale fosse la filosofia perseguita, dove si sia rivelata errata, quali errori siano stati fatti, cosa è stato fatto invece di buono, e come si può correggere questa visione…

    Saluti scettici
    Sesto Empirico

  31. Sesto Empirico: «la situazione non mi pare il frutto di un disegno criminoso.»
    Rimando semplicemente al seguente post di cui raccomando la lettura del punto 4 che da solo fa la rispettabile cifra di 20 milioni di euro per gli ultimi tre esercizi di Tosi. Altro che 10 milioni di euro che si potrebbero recuperare…
    https://ilsensodellamisura.com/2009/02/la-procura-indaga-sul-dissesto-dell%E2%80%99ateneo-senese

  32. Prendo spunto da una delle rubriche di Report intitolata “Come è andata a finire?” per fare una domanda a tutti i frequentatori di questo blog che sono così bene informati. Nel Luglio 2009 James Bond scrive che con Disp. DA n. 138 del 9.7.2009 sono stati istituiti vari uffici affidati ad altrettanti e noti sindacalisti dell’università con compensi di 15.000 €, oltre al regolare stipendio. A questo faceva seguito un post in cui il Prof. Grasso diceva che nel dispositivo del D.A. non si faceva riferimento a nessuna cifra, ma si rimandava ad ulteriori provvedimenti. Bene, Vi chiedo: qualcuno di Voi sa come è andata a finire? Questi incarichi sono stati lautamente ricompensati oppure dopo lo scandalo ed il polverone suscitato è stato tutto sospeso? È possibile sapere qualcosa senza che qualcuno se ne abbia a male, visto che stiamo parlando di soldi pubblici e quindi di tutta la comunità? Grazie, cordialmente

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