«Ce te sta faci criscere la barba?» («ti stai facendo crescere la barba?») mi chiese Elvira, nel mese di agosto dell’anno scorso, riferendosi alla mia barba lunga di una settimana. Ed ancor prima che potessi risponderle, aggiunse: «Ti sta bene! Ancor meglio se ti lasci solo baffi e pizzo!». Alla vicina di casa, una salentina che incontro ormai da venticinque anni alle Isole Tremiti, risposi che non avevo alcuna intenzione di farmi crescere la barba; non l’ho mai fatto, tanto meno ora, alla mia età. Il ricordo di quell’episodio, che qui riporto nel giorno del mio 66° compleanno, mi ha fatto venire in mente quella bellissima nota di Leonardo Sciascia: «perché la barba? Per distinguersi o per somigliare? Per affermare o per nascondere?» (Nero su Nero, Einaudi, Torino 1979). Spero d’esser più credibile del concittadino di Sciascia che dichiarava «che non per moda se l’era fatta crescere ma soltanto perché negli ultimi tempi aveva avuto tanto lavoro da non trovare il tempo di radersela.» Già, il tempo. Tutti gli anni, in vacanza d’agosto, la solita routine domestica: riaprire e pulire casa dopo un anno di chiusura; mettere al sole materassi, lenzuola e altri panni umidi; sistemare le tende per ripararsi dal sole; tagliare la vite americana che invade il piccolo portico; sbarbare le erbacce e zappettare il minuscolo giardinetto; curare i gerani e il rosmarino dopo il lungo abbandono; annaffiare le belle di notte e le bocche di leone. E così, la prima settimana di vacanze passa veloce e si finisce con il trascurare, deliberatamente e piacevolmente, il proprio aspetto, a partire proprio da quella noiosa attività mattutina che per undici mesi scandisce la vita lavorativa in città: radersi.
Leonardo Sciascia. Un nostro scrittore trovandosi una sera, in un salotto romano, ad essere aspramente contestato, a un certo punto reagì lanciando contro il più accanito dei suoi contestatori la domanda: «E tu perché porti la barba?» La domanda, inaspettata e violenta, sortì buon effetto: il giovane contestatore annaspò in cerca di una valida ragione a sostegno della sua e dell’altrui barba; poi si riprese dicendo che la barba non c’entrava, che il discorso era un altro. Ma per quella sera la contestazione a carico dello scrittore si spense.
Forse in quel determinato momento la domanda aveva davvero lo scopo di divertire il discorso; ma esprimeva anche la preoccupazione e il disagio che coloro che usano radersi totalmente e assiduamente provano di fronte al fiorire e moltiplicarsi di barbe. Barbe di ogni foggia e misura: corte o fluentissime, scriminate o arruffate, alla francescana, alla moschettiera, alla Lenin, alla D’Annunzio, alla Balbo. Già: perché la barba? Per distinguersi o per somigliare? Per affermare o per nascondere?
L’altro giorno ho incontrato, in successione, due persone che tra loro non si stimano. Avevano la barba, quasi non li riconoscevo. Al primo ho espresso meraviglia, ché non mi aspettavo di trovarlo in barba, alla sua età. Al secondo, più maliziosamente, ho detto di avere appena incontrato il suo amico Z. (la disistima non impedisce l’amicizia), anche lui con una bella barba. Credo sia corso subito dal barbiere: ché appena l’indomani l’ho incontrato sbarbato liscio e alla mia domanda sulla barba scomparsa rispose che non per moda se l’era fatta crescere ma soltanto perché negli ultimi tempi aveva avuto tanto lavoro da non trovare il tempo di radersela; finito ora il lavoro, via la barba. Evidentemente voleva somigliare a Marx o a Francesco Giuseppe o a padre Pio (non so quali idee ha, e se ne ha); ma il sospetto che poteva finire col somigliare al suo amico Z. l’ha sconvolto.
Comunque, quali che siano le ragioni coscienti e subcoscienti delle singole barbe, e a parte una certa frangia di barbe reazionarie, è certo che collettivamente la barba vuol essere il segno distintivo della contestazione. Come sempre, del resto. Perché la rivoluzione si può anche fare senza barba: e a giudicare dalla rivoluzione francese gli effetti non sono poi tanto male; ma le contestazioni si fanno con barba. E si pensa alla grande contestazione che è stata il Cristianesimo: con barba, secondo la tradizione. E vale la pena riferire una storia popolare, raccolta a Modica nel secolo scorso da Serafino Amabile Guastella, da cui si può estrarre senso sulla funzionalità della barba nella pratica contestativa. Protagonista della storia è san Paolo, nel momento in cui a Roma ardeva la persecuzione contro i cristiani; solo che era difficile individuarli, e gli sbirri non sapevano come fare per acciuffarli tutti. Finché non ci fu la spiata: i cristiani sono quelli che portano la barba così e così. E cominciarono le retate.
Due cristiani, appena seppero che gli sbirri sapevano, corsero da san Paolo a metterlo in guardia e a pregarlo che radesse subito la loro barba, ché erano inseguiti dagli sbirri. San Paolo tirò fuori gli arnesi, si insaponò la barba, cominciò a radersi. I due protestarono: «Potenza di Dio! Ti radi tu? Ma non sai che siamo inseguiti? Non sai che forse ci han veduto entrare in tua casa? Tu, sei amico del re, né potresti avere timore; ma noi saremo squartati. Non hai dunque carità?» E san Paolo, calmo: «La vera carità comincia da noi. Egli è vero che sono amico del re, ma alle volte… Chi sa? È meglio che mi metta in sicuro. Se poi resterà tempo, e non sarete scannati, raderò anche voi».
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Questi uffici ritengono che questo articolo sia un bel regalo di compleanno per il curatore di questo blog:
http://shamael.noblogs.org/?p=1725
«Considero i referendum come gli avvenimenti più democratici mai verificatisi in Italia; quelli che hanno dato veramente un’immagine di questo Paese che non si ha mai attraverso i risultati delle elezioni politiche o amministrative. Da queste si ha un Paese in cui nulla si muove, tutto è uguale, si è contenti di come vanno le cose. Dai Referendum – anche quelli persi – si ha invece l’immagine che c’è in questo popolo l’ansia di mutare qualcosa. I Referendum sono salutari per la nostra democrazia.
Quello sul divorzio ha sciolto tanti nodi della vita politica italiana. Che poi non abbiano saputo approfittarne coloro che dovevano, è altro discorso… Quanto ai radicali so soltanto che l’unica cosa che si muove, proprio nel senso della vita contro la morte, in questo Paese, è il partito radicale… I Referendum sono quanto di più democratico è possibile in questo Paese…».
Così Leonardo Sciascia interveniva, nel maggio del 1981, prima del voto referendario di quel 17 maggio.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/14/universita-di-siena-%E2%80%9Ci-rettori-truccavano-i-bilanci%E2%80%9D/111117/?nocache
Mi associo all’iniziativa di Cesare Mori e anch’io, come regalo di compleanno al Prof. Grasso, fornisco titolo (su cinque colonne), sottotitolo e poche righe di un articolo pubblicato oggi da “La Nazione Siena”. Ricordo che questo è il secondo Preside della Facoltà di Lettere di Arezzo a subire una condanna dalla Corte dei Conti. Infatti, anche l’attuale Preside Walter Bernardi è stato condannato a rimborsare all’Università circa 400 euro.
Corte dei Conti, condannato ex preside
Auto di servizio per inviare documenti a domicilio. Deve pagare all’Università 903 euro
La.Valde. L’ex Preside di Lettere e Filosofia di Arezzo (assessore uscente del comune di Arezzo, n.d.r.) Camillo Brezzi è stato condannato dalla Corte dei Conti a pagare all’Università di Siena (sede Arezzo) 903,45 euro. La sentenza, depositata il 10 maggio scorso, riguarda l’uso dell’auto di servizio per fini che non rientrano nelle previsioni dello specifico regolamento per le missioni approvato dal cda dell’Ateneo il 24 aprile 2001. (…) I giudici contabili scrivono che «è di palmare evidenza che il preside Camillo Brezzi, pur senza alcun diretto beneficio, ha comunque colposamente tollerato una prassi illecita i cui costi (903,24 euro) sono integralmente posti a carico del medesimo». (…)
Ha proprio ragione Cesare Mori! È un bel regalo di compleanno per Giovanni Grasso il riconoscimento che gran parte dei reati che vengono contestati dalla Procura si sono letti su questo blog con qualche anno d’anticipo. Basta andarli a cercare. A questo proposito è bene riportare il testo integrale dell’articolo in questione perché faccia parte integrale dell’archivio di questo blog.
(da: Il Fatto quotidiano del 14 maggio 2011)
Università di Siena: “i rettori truccavano i bilanci”
di Daniele Martini
Giocolieri dei bilanci più che Magnifici rettori. Stando alle accuse formulate dal sostituto procuratore Francesca Firrao al termine di indagini partite nel 2008 e che Il Fatto ha potuto consultare, i professori Piero Tosi e Silvano Focardi alla guida dell’ateneo di Siena dal 1996 al 2010, sarebbero stati abilissimi funamboli della finanza creativa. Capaci di occultare passivi e perdite e maestri nel far emergere entrate con poste di fantasia. Abili a costruire attivi fantasma che andavano a coprire buchi preoccupanti. Quelli sì reali, secondo l’accusa.
Dal 2002 al 2006 Tosi è stato anche presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, ed è noto a Siena oltre che per le sue qualità di luminare della medicina, anche come personaggio legatissimo a Luigi Berlinguer, a sua volta rettore dell’ateneo toscano prima dello stesso Tosi e ministro dell’Istruzione nel governo di centrosinistra dal 1996 al 2000. Sentito dal Fatto, il professor Focardi non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Sono gravi le accuse rivolte ai due ex Magnifici. In pratica i bilanci consuntivi dell’ateneo senese sarebbero stati falsificati secondo la Procura in maniera sistematica per anni e anni dai due rettori in concorso con altre decine di persone. I coinvolti sono 27, dal responsabile dell’area contabile, Salvatore Interi, a Monica Santinelli, capo dell’ufficio bilancio. Fino ai direttori amministrativi, Antonio Maurizio Caronna prima e poi Loriano Bigi, anche quest’ultimo nome assai famoso a Siena, dove è conosciuto sia per i suoi legami con Comunione e Liberazione sia per la vicinanza ad Alberto Monaci, esponente Pd, presidente del Consiglio regionale della Toscana, e al vertice di una famiglia di politici. La compagna di Monaci, Anna Gioia, è consigliere comunale Pd a Siena e si presenta per la conferma alle elezioni di domani e lunedì nella lista di Franco Ceccuzzi candidato sindaco, anche lui Pd. Il figlio di Anna Gioia, avuto nel primo matrimonio, Alessandro Pinciani, è vice presidente pidiessino della giunta provinciale senese.
Secondo l’accusa, il rettore Tosi avrebbe convocato addirittura riunioni ad hoc tra i responsabili amministrativi e contabili dell’ateneo per raddrizzare i conti. Durante questi incontri “veniva stabilito di portare il bilancio in pareggio, senza disavanzo di amministrazione, attraverso aggiustamenti e dolose correzioni di alcune poste”. Tosi avrebbe insistito perché fossero riportati “dati non rispondenti alla situazione reale”. I sistemi usati erano sorprendenti. Per esempio nel 2005 venivano presentati come posta attiva 4 milioni e mezzo di euro in realtà incassati molto tempo prima ed ottenuti dalla vendita di un immobile avvenuta nel 2002. Altrettanto di fantasia, secondo l’accusa, sarebbe la somma di 8 milioni e 300 mila euro indicata nei residui attivi del 2003 e presentata sotto la voce “finanziamento per l’edilizia universitaria da parte del ministero dell’Università”, ma la somma non sarebbe stata “mai stanziata dall’ente indicato come erogatore”. Tale importo era contabilizzato ancora nel 2007 quando “a distanza di 4 anni era del tutto evidente che lo stesso non poteva essere riscosso non essendone mai neanche stato sollecitato lo stanziamento e l’ erogazione”. Nel 2003 e 2004 sotto la voce “Fondi qualità” erano contabilizzati finanziamenti regionali interrotti già diversi anni prima.
Tosi avrebbe addirittura omesso di versare nel 2004 e 2005 le ritenute Inpdap, cioè i contributi dovuti all’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, facendo gravare sulle casse dell’ ateneo un debito erariale di oltre 50 milioni di euro. Succedendo a Tosi, Focardi secondo l’accusa avrebbe ereditato i suoi metodi amministrativi facendo apparire nel bilancio 2007 un disavanzo di 5 milioni e non di 21 come sarebbe stato nella realtà. Focardi avrebbe agito deliberatamente, pur sapendo come stavano davvero le cose dopo averle accertate “attraverso l’opera di una società di revisione, la Mazars“. Focardi, poi, ci avrebbe aggiunto un carico da novanta con la firma nel 2006 di un contratto di lavoro con i sindacati, facendo apparire che sarebbe stato applicato a 25 dipendenti e non a 61, com’era nella realtà, con una spesa di 1 milione di euro in 4 anni, che invece sarebbe risultata 6 volte superiore.
I due ex rettori saranno sentiti per l’interrogatorio di garanzia che dovrebbe svolgersi la prossima settimana, forse per non creare interferenze con le elezioni di domani. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta ci sono anche le sorelle Paola e Stefania Viviani che non risultano dipendenti o dirigenti dell’università di Siena, ma in qualche modo hanno a che fare proprio con le votazioni. Entrambe gestiscono un bar al numero 56 di via Roma, all’interno dei locali delle facoltà di Lettere e Ingegneria, con una licenza che sarebbe stata affidata loro senza gara d’appalto e poi confermata alle stesse dopo lo svolgimento della gara. Paola Viviani è moglie di David Chiti, presente nella lista del candidato sindaco Pd.
Auguri Giovanni,
Cento anni di “solita routine domestica”
Pierluigi
Auguri anche da parte mia.
«Rabbi!» disse con voce che per l’emozione quasi gli mancò, «che cos’è dunque questo Gog? Là fuori egli può esistere solo perché si trova qui dentro». E con la mano indicava il suo stesso petto. «Le tenebre, dalle quali egli è creato, non ci sarebbe bisogno di cercarle in nessun luogo altro che nei nostri cuori indolenti o maligni. Il nostro tradimento verso Dio ha nutrito Gog rendendolo tanto grande. Né nell’anima né nel popolo regna la forza della luce»
Auguri.
Auguri a Giovanni Grasso anche da parte mia. Le immagini che accompagnano questo post sono molto belle. Si potrebbero avere ulteriori informazioni?
Caro Giovanni,
buon compleanno!!!
Andai alle Tremiti nel 1953!!!
Cari saluti anche a Michela.
Quirino
P.S. Anche la Gabbanelli stasera ha fatto gli “auguri”…. 😉
…a proposito di “barbe”.
Er barbiere e l’avventore (Trilussa)
In questo qui so’ come San Tomaso,
o Sonnino o Giolitti, sia chi sia…
– Famme la barba, Pippo, tira via…
– Er proletario ormai s’è persuaso
che se un governo de la borghesia
sfrutta er lavoratore, in de ‘sto caso…
– Abbada, Pippo, m’insaponi er naso…
– È tanto peggio pe’ la monarchia!
– Peggio per me! Me scortichi! Fa’ piano!…
– Ma intanto er socialismo progredisce…
– Attento ar pedicello!… – E a mano a mano…
– M’hai fatto du’ braciole sur barbozzo…
– Un giorno o l’antro sa come finisce?
– Finisce che me taji er gargarozzo!
Auguri
Nella puntata di Report di ieri 15 maggio 2011… Siena ha meritato una citazione diretta… Siena…http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-82174ddd-0b92-468d-9f47-02fbb649659c.html, ma anche indiretta.
L’oriundo e geniale figlio del Rettore Frati, chiamato in extremis, con riapertura e prorogatio dei termini – evita Gelmini – indovinate, dove ha fatto la scuola di specializzazione???
“Siena trionfa immortale!”: era la conclusione delle radiocronache paliesche di Silvio Gigli: purtroppo non è così perchè questo sito in cui avevo anch’io creduto si è rivelato crocevia e crogiuolo di malaffare d’alto bordo pernicioso molto più della cosiddetta criminalità comune!
Prof. Cosimo Loré, Medico Legale e Criminologo
… per unire l’Italia i nostri eroici antenati presero le armi (Garibaldi) o istigarono a prenderle (Cavour) e fu un manipolo di pochissimi uomini e non certamente una maggioranza a far ciò che andava fatto!!!
Oggi esisterebbero motivazioni ben più rilevanti per un’azione coraggiosa da organizzare nel sapiente concerto di forze occulte e palesi nonché straniere, finalizzate a spianare un’infima insensata realtà!!!
…e in onore del genetliaco di Giovanni confido che convinzioni granitiche si sono ormai radicate nella mia coscienza di uomo e di studioso di criminologia: ad esempio che si vive in una società finta e falsa, sudicia e stupida e quindi senza senso, come attesta il fatto che se uno di noi osasse prendere a calci nel culo qualcuno degli artefici del disastro senese che ci ha rubato e rovinato la vita… sarebbe processato e condannato per direttissima senza proroghe nè prescrizioni!!! Vale la pena però aggirarsi per Siena come can guasti? E non sono indignato per la “questione morale” ma piuttosto disperato per il mal funzionamento conseguente alla corruzione di ogni rapporto e concorso, amministrazione e deliberazione!!! CL
Anch’io mi unisco agli auguri di buon compleanno, anche se un po’ in ritardo, sospendendo per una volta il mio scetticismo.
E anche se spesso non trovo convincenti le soluzioni qui proposte, rinnovo anche il plauso per aver messo a disposizione questo prezioso spazio di discussione e per aver visto e denunciato con largo anticipo rispetto a ogni altro la situazione economica della nostra università.
Sesto Empirico
Auguri anche da parte mia… sebbene in ritardo.
E grazie per tenere vivo uno spazio di discussione libero ed aperto…
Ringrazio tutti per gli auguri. Rispondo a Lucio Palmieri per le immagini del post.
Da sub dilettante, mi diverto ad osservare i fondali delle Tremiti dove ho trovato il mollusco gasteropode delle foto. Si tratta di un esemplare molto bello di Bolma rugosa (Linneo, 1767) o Astraea rugosa, della famiglia dei Turbinidi, il cui opercolo calcareo è chiamato «occhio di Santa Lucia» o «occhio di gatto» e si trova anche in gioielleria.
Scusa il ritardo per gli auguri, caro Giovanni! Seguo solo saltuariamente le vicende senesi da mesi cercando di stare il più possibile lontano anche materialmente…
Ora poi con l’esito elettorale… mi scandalizza ma non mi meraviglia l’assenza di analisi autocritiche da parte dei principali responsabili della catastrofe…
Ripresisi dalla botta, ricominceranno come se nulla fosse successo? O, ad es., dando la colpa a Verdini e Riccaboni? Ormai c’è da aspettarsi di tutto, vero?
@ mario ascheri «Ora poi con l’esito elettorale… mi scandalizza ma non mi meraviglia l’assenza di analisi autocritiche da parte dei principali responsabili della catastrofe…»
Roberto Petracca ne ha tentata una sul forum di Bisi. Non del tutto convincente ma indubbiamente migliore di quella del suo ospite.
Vero che Petracca non risponde al ruolo di “responsabile della catastrofe”. Ma ho la sensazione che molti presunti tali non considerino affatto il risultato una catastrofe e che giochino in realtà un’altra partita…
Sesto Empirico
scettico
Sì, forse hanno giocato un’altra partita, magari non del tutto consapevolmente.
Ci si può meditare sopra rileggendosi l’articolo di Alberto Statera su “La Repubblica” dell’8 aprile, ben prima delle elezioni.
Il sistema è armonioso o bituminoso?
A mio parere c’è un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Sicuramente chi ha tentato di dare la colpa del bitume solo agli avversari l’ha pagata cara.
@ Roberto Petracca: «Sì, forse hanno giocato un’altra partita, magari non del tutto consapevolmente.»
Il bell’articolo di Statera mi sembra che dimostri che qui di inconsapevoli ce ne sono davvero pochi. Forse solo quelli che credevano nel loro sondaggio e hanno sbagliato tutte le previsioni (tipo: i candidati del PD non portano preferenze…) o forse come dici tu avranno solo sbagliato strategia, o più semplicemente non ce l’avevano.
In ogni caso una percentuale del 16% e rotti il terzo polo, sia pure non da solo, a queste elezioni non credo lo abbia visto spesso.
Sesto Empirico,
scettico