Università di Siena: da ente che promuove il Sapere trasformata in un datore di lavoro “omnibus”

Si riporta l’intervento di Carlo Costalli, presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), sul difficile momento che attraversa l’Università di Siena.

Carlo Costalli. Intervengo in merito alla delicatissima questione che vede coinvolta l’Università di Siena in un doloroso, quanto indifferibile, processo di risanamento organizzativo. Tale riforma appare volta a dare all’Ateneo stabilità finanziaria, trovando le soluzioni migliori per ripianare, per il presente, le passività accumulate nel corso di anni, e tutelare al massimo possibile, per il futuro, il lavoro di centinaia di persone che, a vario titolo, operano dentro l’Ateneo o vi ruotano intorno; tema al quale, come MCL, sono molto affezionato. L’autoriforma necessaria portata avanti dal Rettore Focardi – cui va la mia esortazione ad andare avanti con coraggio – non può non essere salutata con favore da chi abbia nel “riformismo possibile” e non nel vetero sindacalismo novecentesco una delle proprie stelle polari. La tanto vituperata riforma Gelmini qui non c’entra, o c’entra davvero in minima parte, essendo del tutto improprio il richiamo fatto dalle varie parti alla 133, nella quale non risiede la vera ragione del drastico accorpamento dell’offerta formativa che l’Ateneo senese cerca, da qualche tempo, tra mille resistenze, di realizzare. La vera ragione, il vero “bubbone” è l’aver vissuto per anni, forse per decenni, al di sopra delle proprie reali possibilità, trasformando l’Università in un datore di lavoro “omnibus” e tradendo la sua originaria “missione” di promozione del Sapere: è forse il caso di ricordare che lo Studium senese era originariamente ubicato in via della Sapienza, che proprio dalla presenza della Universitas aveva preso tale nome!

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