Progettare una riforma dell’Università che coniughi ricerca e didattica

Vincenzo Cerami replica, su l’Unità, ai firmatari della lettera aperta al Partito Democratico ribadendo la necessità della valorizzazione dell’attività didattica per la carriera di un docente, anche nell’interesse degli studenti.

Così i baroni affondano l’Università

Vincenzo Cerami. Ho osato dichiarare che la maggior parte delle pubblicazioni degli accademici sono strumentali, redatte ai fini dei concorsi e delle conferme. Ho osato ricordare che nelle nostre università la didattica non ha valore per la carriera di un docente. C’è stata la rivolta dei baroni. Ma nessuno di loro spiega per quale motivo il nostro mondo accademico sia agli ultimi posti in Europa. I nostri studenti sono piazzati in una classifica che li umilia. Colpa loro? No certamente. Colpa dei loro professori e delle guerre che si consumano nei dipartimenti e nei rettorati. I suddetti baroni glissano sul fatto che gli studenti pagano la retta non per far fare carriera ai docenti, ma per essere istruiti. 

Sono pronto a incontrarmi con chiunque, testi alla mano, per verificare insieme la validità delle migliaia di saggi cosiddetti scientifici editi ogni anno. In Italia le pubblicazioni vengono giudicate più per quantità che per qualità. L’Università sta molto male, lo dicono i numeri, eppure lor signori si ostinano a difendere lo stato delle cose. È ovvio che non ci mancano né le eccellenze né professori coscienziosi. Ma non basta.

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