Riccaboni non ha ancora capito che è alla guida di una Università e non di un condominio

Non serve a nulla la censura locale sulle malefatte del rettore Riccaboni, in quanto le vicende dell’Università di Siena, che non trovano udienza sulla stampa cittadina, finiscono su quella nazionale. È il caso della sospensione delle rate dei mutui (scadevano il 30 giugno c.a.), decisa dal magnifico senza il parere obbligatorio del Collegio dei revisori dei conti e senza l’approvazione del Consiglio d’Amministrazione. Ma c’è di più. Riccaboni pretendeva che il CdA ratificasse questa sua decisione approvando il relativo decreto rettorale nella seduta del 18 luglio. Il Consiglio ha bocciato il tentativo, consapevole che gli interessi di mora avrebbero comportato un danno erariale. Il Magnifico, però, non si è perso d’animo e nella riunione del 27 luglio c.a. ha cercato di coinvolgere il CdA, chiedendo ai consiglieri di approvare la richiesta di ritiro del Decreto rettorale. Pronta la risposta di alcuni consiglieri: «Il Decreto lo hai emesso tu, caro Rettore, e te lo ritiri tu!». Non è una questione di principio ma di sostanza, per l’individuazione del responsabile del danno erariale. A quel punto Riccaboni ha cercato di coinvolgere il CdA per scaricare sull’Ateneo il danno erariale da lui provocato. Che dire? Demagogia? Dilettantismo? Insipienza? Oppure i consiglieri di amministrazione sono considerati dei creduloni?

Siena, sulle rate dei mutui revisori contro rettore (Il Mondo 5 agosto 2011)

Fabio Sottocornola. All’università di Siena non è più tempo di lettere garbate, in punta di penna e puro stile accademico. La situazione è seria nell’ateneo gravato da un buco di oltre 200 milioni e con un piano di risanamento che non dà i frutti sperati. Anche le parole diventano macigni. Basta leggere quanto ha scritto a metà luglio il collegio dei revisori dei conti al rettore Angelo Riccaboni e al direttore amministrativo Ines Fabbro. I tre professionisti che controllano i bilanci lamentano di ricevere «documentazione incompleta in tempi molto stretti»: ciò rende difficile valutare «adeguatamente questioni complesse». Il riferimento è all’ultima mossa escogitata dal magnifico: sospendere il pagamento al Monte dei Paschi della rata semestrale (valore 3,5 milioni) di mutui. Obiettivo: fare fronte al bisogno di liquidità della seconda parte dell’anno. La tensione finanziaria è così alta che Riccaboni ha già chiesto al governo un anticipo di 35 milioni sul Fondo di finanziamento ordinario. Attenzione, non sul Ffo 2011 di cui ancora non sono noti gli importi, bensì addirittura sul provvisorio 2012. Intanto sono aperte le trattative con la banca guidata da Giuseppe Mussari per un «rescheduling dei mutui in essere». Il rettore auspica che l’istituto di piazza Salimbeni «valuti la possibilità di non applicare gli interessi moratori previsti». Secondo voci di ateneo la sua idea è un congelamento delle rate per l’intera durata del mandato rettorale. Però il numero uno finora ha ricevuto solo porte in faccia. Il 18 luglio il CdA non ha approvato la manovra. E i revisori bacchettano duro: lamentano di non avere «alcuna relazione tecnica su modalità e termini di ristrutturazione dei debiti» e paventano rischi di danno erariale. Poi mettono il veleno sulla coda: chiedono una «più rigorosa applicazione del principio di corretta amministrazione e rispetto delle regole del procedimento amministrativo».

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– Il Cittadino Online (29 luglio 2011). Il rettore sospende le rate del mutuo. E gli interessi chi li paga? La mora comporterebbe un grave danno erariale.

Le sorti dell’Università di Siena nelle mani di un Madoff senese?

Dell’attuale rettore dell’Università degli Studi di Siena, ho più volte evidenziato la gestione autocratica, la totale assenza di trasparenza, lo sperpero di denaro, l’incapacità a gestire l’ordinaria amministrazione, l’inefficacia a risolvere le emergenze e la sistematica esautorazione del Consiglio d’Amministrazione dalle sue prerogative. A questo proposito, cito solo due episodi, entrambi gravati di danno erariale: sia la retribuzione del Direttore amministrativo, superiore di circa 30mila € l’anno a quella prevista per il nostro ateneo, che la sospensione del pagamento della rata semestrale dei mutui non sono mai state approvate dal CdA. Ma non finisce qui! Infatti, alle 9,30 d’oggi, in una seduta straordinaria del CdA, si cercherà di far passare surrettiziamente la decisione di costituire un Fondo immobiliare con la Cassa Depositi e Prestiti, nascondendo l’operazione all’interno di un progetto per la ricognizione degli spazi e relativo piano dei trasferimenti e delle dismissioni. La procedura è scorretta sul piano formale e sostanziale. Infatti, approvando la dismissione di alcuni edifici in affitto, si approverà implicitamente la costituzione del Fondo immobiliare. Avevo già rivelato, l’8 giugno c.a., il progetto, accuratamente tenuto segreto dai suoi ideatori, e avevo ricordato al rettore ed ai suoi delegati il dovere di spiegare i contenuti dell’operazione e di chiarire i loro rapporti con un promotore finanziario indagato dalla Procura di Fondi. Nessuna risposta da parte del rettore, che, evidentemente, ritiene d’essere a capo di un’università privata e non pubblica. Riformulo le domande sull’intera vicenda. Perché ha deciso di ricorrere alla costituzione di un Fondo immobiliare? Lo sa che, nel rispetto delle regole del patto di stabilità, le risorse  così acquisite non potranno essere utilizzate per la spesa corrente? L’università sottoscriverà quote da collocare presso investitori, a fronte del trasferimento degli immobili? A tal fine, l’università si servirà di intermediari specializzati esterni oppure di docenti dell’ateneo senese? Chi è il delegato del rettore che sta seguendo la pratica? Tutte domande legittime che attendono risposta.

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Il Cittadino Online (27 luglio 2011) con lo stesso titolo e il seguente sottotitolo: Il cda deciderà di costituire un Fondo Immobiliare con la Cassa Depositi e Prestiti.

Le situazioni d’illegalità presso l’ateneo senese richiedono l’immediato intervento delle competenti autorità

Venerdì 22 luglio 2011, il rettore dell’Università di Siena scrive: «nella seduta di questo pomeriggio il Senato Accademico ha approvato il nuovo Statuto del nostro Ateneo, che sarà inviato al Ministero per il prescritto controllo di legittimità e di merito. La sua adozione rappresenta un momento fondamentale nella fase di rilancio del nostro Ateneo». Uno scarno comunicato per una vicenda che culmina in una delle pagine più brutte della storia di un ateneo dal glorioso passato, che vede gli organi di governo, rinunciatari nell’esercizio delle loro prerogative, brillare per mancanza di senso delle Istituzioni, dilettantismo, insipienza, incapacità a gestire l’emergenza e il necessario rinnovamento. In tali condizioni d’ingovernabilità, ovviamente, non potevano mancare pressioni e supplenze decisionali esterne che rendono non più tollerabile la situazione esistente presso l’Università di Siena. Le ingerenze esterne tese a condizionare la composizione del Consiglio d’Amministrazione prevista dal nuovo Statuto, il mancato pagamento della rata semestrale dei mutui ed il conseguente danno erariale, la prevista svendita del patrimonio immobiliare, l’inesistenza del necessario e obbligatorio piano di rientro dal disavanzo d’amministrazione, il ridimensionamento della Facoltà medica e la sua “ospedalizzazione”, l’immotivata riorganizzazione  degli uffici amministrativi con attribuzione di responsabilità a soggetti privi delle necessarie competenze, gli evidenti conflitti d’interesse e di competenze, hanno generato situazioni d’illegalità che richiedono l’immediato intervento delle competenti autorità ed impongono subito regole certe, il loro rispetto, controllo rigoroso dell’uso delle risorse ed organi di governo completamente legittimati e nel pieno esercizio delle loro funzioni.

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Ancora una volta l’Università di Siena è prima in tutto!

Angelo Riccaboni. È stata pubblicata la classifica CENSIS nella quale l’Università di Siena si posiziona al secondo posto assoluto tra gli Atenei italiani, confermando il risultato dello scorso anno, e mostrando la propria capacità di mantenere elevati livelli di qualità nella ricerca e nella didattica. Inoltre, ben 7 delle nostre Facoltà si posizionano entro i primi 10 posti nelle rispettive classifiche di merito, con Giurisprudenza al primo posto in Italia, le due facoltà di Lettere e filosofia al secondo posto, Economia al terzo, Scienze politiche al quarto, Ingegneria e Farmacia al nono posto. Ringrazio i colleghi e le colleghe per l’impegno profuso per raggiungere così importanti risultati.

Rabbi Jaqov Jizchaq. …rincuorati dal fatto che l’università di Arezzo è la meglio università d’Italia; storditi dalle baggianate secondo cui “Siena guadagna il secondo posto assoluto nella classifica del CENSIS” (falso), invito, chi sia interessato, a leggere le suddette classifiche. Premesso il carattere bizzarro di queste classifiche, si noterà che Siena primeggia tra gli atenei sostanzialmente di taglia piccola ed è fonte di notevole soddisfazione l’aver battuto Cassino (sebbene, in ottica neopatriottica, non si riesca a capire bene il distacco da Trento e Trieste). Il confronto con atenei di altro stozzo neppure è accennato; ma questo basta perché le solite gazzette scrivano: “tuto va ben, madama la marchesa”. Non è per fare il disfattista, ma così “dura minga”…

«Nel nuovo Statuto dell’Università di Siena non viene mai menzionato il “pareggio di bilancio”»

Ieri, dopo un incontro con i sindacati universitari (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisapuni, RdB, Cisal, Rsu), il Sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, ha rilasciato la seguente dichiarazione.

Franco Ceccuzzi. Ho preso atto delle questioni sollevate dai sindacati e mi sono reso disponibile per un confronto con l’amministrazione universitaria. Un confronto strategico su una serie di temi, dal monitoraggio del piano di risanamento e dei suoi effetti, alla riorganizzazione della didattica e dell’offerta formativa, dall’elaborazione e approvazione del nuovo Statuto fino ai decreti legislativi in attuazione della Legge Gelmini. Ho presentato ai sindacati i contenuti del confronto fra Provincia, Comune e Rettore sul nuovo Statuto e dei quattro punti sui quali abbiamo chiesto una riflessione alla commissione. Abbiamo inoltre convenuto che, nello Statuto, non viene mai menzionato il “pareggio di bilancio”, che dovrebbe essere un principio ispiratore di tutte le scelte amministrative e gestionali. Un’affermazione che, alla luce della storia degli ultimi anni, non appare ridondante né fuori luogo. Domani in consiglio comunale riporterò le preoccupazioni sollevate dai sindacati, con la convinzione che il consiglio comunale esprimerà tutta la sua vicinanza ai lavoratori e il sostegno al nostro Ateneo.

Quel che non si deve vedere, il rettore di Siena lo rivernicia con “DIPINT”

ANCORA UNA VOLTA IL RETTORE SBAGLIA METODO

Unione Sindacale di Base Università di Siena. Viene portato, oggi, in Consiglio di Amministrazione il regolamento del Dipartimento amministrativo interistituzionale (DIPINT). Domani sarà discusso in Consiglio di Facoltà di Medicina. Il DIPINT è una struttura amministrativa che dovrà essere di supporto all’attività di ricerca, di formazione, con l’obiettivo di rafforzare sempre più l’integrazione fra AOUS e UNISI. Sono mesi che il Rettore, la Direttore Amministrativa si incontrano con i vertici dell’Azienda per definire l’istituzione di tale struttura, definire il personale che vi opererà e definirne il regolamento. Si veda la delibera dell’AOUS approvata in data 24 maggio 20112. L’Azienda ospedaliera universitaria ha istituito già la struttura che è inserita nel suo organigramma ma che opera principalmente con personale universitario. Esiste una lista di nominativi che nessuno ha ancora potuto vedere, eppure è allegata alla delibera dell’AOUS. Il regolamento viene portato in CdA senza che i consiglieri ne abbiano avuto copia. Inoltre, nessuna delle OO.SS. né la RSU ha avuto modo di confrontarsi su tale questione, con documenti scritti e non chiacchiere, con i vertici universitari o aziendali. Eppure di personale che andrà a lavorare in questa struttura ce n’è, circa 200 unità. Questa struttura è utile all’Ateneo perché porta risorse economiche (8 milioni) viene detto, ma non affermiamo che siamo pregiudizialmente contrari vogliamo poterci confrontare. Sono mesi che chiediamo di discutere di questa tematica. Pensate che a Firenze, citata come esempio nella stessa delibera dell’AOUS, se n’è già parlato tre volte in contrattazione. Qui niente. Allora viene da pensare che se uno nasconde quello che fa un motivo ci deve essere. Eppure di tempo ne abbiamo perché l’organizzazione del DIPINT è prevista per il 30 settembre 2011. Chiediamo ai consiglieri di amministrazione di non votare il regolamento portato oggi al punto 5 dell’ordine del giorno perché non sono state seguite delle semplici regole di gestione di una pubblica amministrazione: trasparenza, chiarezza e condivisione. Come potete approvare un documento così articolato senza averlo letto e meditato? Noi siamo disposti ad affrontare le problematiche di questo Ateneo e anche le novità come questa, deve essere il Rettore, insieme alla Direttore Amministrativa, a dire cosa vuole fare.

Per l’università di Siena occorre fantasia, dinamismo e un livello di pensiero diverso da quello che creò i problemi

Roberto Petracca. «Cedere immobili e diminuire il personale»: qualche altra via ci dev’essere! Perché se si fanno soltanto tagli di personale e dismissioni di immobili ci si impoverisce e basta. Oltre a tagli e dismissioni è scontato che occorra razionalizzare l’esistente e renderlo efficiente. Ma il vero nodo è che l’università rinasce se attrae studenti, altrimenti muore a dispetto di ogni taglio, di ogni dismissione e di ogni razionalizzazione. E per attrarre studenti occorre arricchirsi almeno di prospettive, visto che di soldi non ce n’è. Occorre fantasia, dinamismo e, in linea con Einstein, un livello di pensiero, non dico superiore, ma certamente diverso da quello che creò i problemi. Cosa, quest’ultima, che avrebbe previsto un cambio al vertice durante le ultime elezioni, mentre invece, sfortunatamente, gli elettori hanno rimesso al vertice una fotocopia del vecchio sistema che creò il disastro. Occorre tuttavia uscire dalla situazione asfittica e apparentemente senza sbocchi in cui ci si è cacciati. Occorre, appunto, un livello di pensiero capace di rompere in maniera decisa con le consuetudini del passato. In mancanza di colpi di genio non rimane che coinvolgere il territorio, le istituzioni locali, gli uffici pubblici, le banche (e non solo La Banca), la camera di commercio, l’industria, le manifatture, le aziende agricole, la prefettura, l’artigianato, le assicurazioni, il tribunale, i notai, le farmacie, il Comune, la Provincia, la Regione, l’ospedale, i commercialisti, i musei, i giornali, le televisioni, i circoli culturali, le associazioni di volontariato, le contrade e persino le case di riposo. Occorre un piano per mettere tutti intorno ad un tavolo. Sapendo cosa chiedere, sapendo cosa offrire, immaginando cosa si può ottenere, chiedendo a tutti cosa possono offrire e chiedendo cosa si aspettano di ottenere. Occorre potenziare il contributo che il territorio può dare per plasmare la sua università, le sue prospettive e il suo futuro. Occorre andare verso l’autodeterminazione senza aspettare che la manna cali dal cielo. Se ora non s’intravede qualcuno capace di sfoderare un livello di pensiero alternativo è capace che mettendosi intorno ad un tavolo sbuchi fuori un qualche coniglio da un qualche cilindro. Occorre muoversi. Occorre tentare. Ci si metta intorno a un tavolo e ognuno porti il suo contributo di idee e di proposte. È possibile che qualcosa di serio e di fattibile venga fuori. Si capisce che penso soprattutto a quanto spazio di creatività può esserci per dei percorsi formativi fatti anche di stages che arricchiscano i corsi di studio connettendoli col mondo del lavoro. La cosa vale per ogni campo dello scibile. Gli studenti potrebbero esserne entusiasti. Abbiamo un territorio e un tessuto sociale e produttivo. Sarebbe opportuno coinvolgerlo per sapere cosa ne pensa. Non è detto che per creare prospettive per gli studenti occorrano per forza i soldi. Il rettore ha una macchina amministrativa sovradimensionata piena di impiegati. Non la lasci parcheggiata a languire in attesa che la gente vada in pensione. La razionalizzi, escogiti un piano e cominci a metterla in moto per mandarla ad esplorare il territorio.

Dopo il sindaco di Siena, il presidente della provincia e la Cgil, il nuovo Statuto dell’Università bocciato anche dalle donne

Il nuovo Statuto dell’Università di Siena nasce non all’insegna del “maschilismo” (fosse solo questo!) ma all’insegna dell’indeterminatezza, della genericità e dell’insipienza. «Faremo valere le nostre ragioni in tutte le sedi e in tutte le forme che riterremo opportune ed efficaci», si legge nel documento che segue. La presenza, tra le firmatarie, di quattro consigliere di amministrazione (Marcella Cintorino, Enrica Bianchi, Mirella Strambi, Maria Frosini), che si aggiungono ad altre quattro donne del CdA (Floriana Rosati, Moira Centini, Francesca Giuli e Ines Fabbro), induce a pensare che lo Statuto – che esclude le donne dai luoghi di responsabilità, relegandole a «mortificanti posizioni di basso profilo» – subirà una sonora bocciatura in sede d’approvazione da parte del CdA. “Se non ora quando?” Comunque, se ne riparlerà dopo il Consiglio di Amministrazione.

Anna Coluccia, Serenella Civitelli, Marcella Cintorino, Enrica Bianchi, Mirella Strambi, Maria Frosini, Michela, Pereira, Monica Bianchi, Marina Ziche, Samantha Tufariello, Lucia Maffei, Elisa Giomi, Elena Gaggelli. L’orientamento espresso dall’attuale governance universitaria, col mancato riconoscimento di posti riservati per le donne nel futuro Consiglio d’Amministrazione, è coerente rispetto all’episodio, esso pure gravissimo, dell’assenza di rappresentanti femminili nella Commissione incaricata di redigere il nuovo Statuto. In passato abbiamo tutte combattuto, sia pure con modalità e da posizioni differenti, per l’affermazione dei diritti delle donne nella società e nell’università italiane. Mai avremmo immaginato, allora, che il futuro ci avrebbe riservato momenti come quello attuale. Sognavamo, e progettavamo, una società e un’università più a misura di donna. Sapevamo di lottare non solo per noi, ma anche per le generazioni future, per le giovani (e i giovani) di oggi. Ebbene, siamo incredule di fronte a ciò che il presente ci mette dinanzi agli occhi, e lo sgomento e l’amarezza aumentano perché i diritti delle donne sono disconosciuti e negati proprio a Siena, nella nostra Università. Altrove peraltro – non solo nelle più avanzate nazioni occidentali, ma anche nella nostra Italia, solitamente così poco sensibile a recepire le istanze delle donne – il clima sembra essere cambiato, o sul punto di cambiare: la politica e la legislazione si adeguano sempre di più a ciò che sembra diventata una sensibilità diffusa e condivisa. Si avvia a diventare ovunque pacifico, ormai, che le donne debbano poter contare davvero, e che quindi abbiano diritto a essere adeguatamente rappresentate in tutti i settori della società.

La nostra Università sembra ignorarlo, e questa è per noi motivo di grande sconcerto, e anche di rabbia. Dispiace e amareggia che, in un momento così difficile, si dimostri così poca sensibilità alle più che legittime, elementari aspettative della componente femminile della comunità accademica. Queste aspettative vanno oltre l’ormai vieta (e non priva di ambiguità) formula delle “pari opportunità”, e non si rispecchiano nelle mere (anche se indubbiamente necessarie) attestazioni di principio, del tipo di quelle contenute nella bozza di Statuto universitario circolante in questi giorni. Resta il difetto di origine – lo ripetiamo: gravissimo – che redigere uno Statuto senza coinvolgere direttamente le donne significa negare, al di là delle dichiarazioni di facciata, il loro contributo decisivo alla vita universitaria, la loro molteplice esperienza e competenza, a ogni livello. Allo stesso modo, negare la necessità delle cosiddette “quote rosa” negli organismi rappresentativi e decisionali dell’Ateneo significa perpetuare di fatto, e consapevolmente, l’esclusione delle donne dai luoghi di responsabilità, quindi discriminarle. Denunciamo l’attuale emarginazione delle donne nell’Università di Siena come squalificante per il nostro Ateneo. Respingiamo con forza il vero e proprio annullamento della presenza femminile nel progetto, ancora in itinere, di nuova governance dell’Ateneo. Invitiamo ciascuna donna dell’Università di Siena a far sentire la propria voce. Vogliamo contare davvero, com’è giusto. Subito. Non ci accontentiamo di riconoscimenti generici e di principio, e non ci vogliamo rassegnare a mortificanti posizioni di basso profilo, di seconda fila. Faremo valere le nostre ragioni in tutte le sedi e in tutte le forme che riterremo opportune ed efficaci. Lo dobbiamo a noi stesse, alle nuove generazioni di donne e di uomini, alla nostra Università. Che ha nel suo sigillo l’immagine di una donna.

Il segretario generale della Cgil di Siena si candida a guidare l’università

Claudio Guggiari. La formulazione attuale del nuovo Statuto dell’Università degli Studi di Siena ancora non convince, almeno nella parte relativa alla partecipazione degli Enti locali nel CdA. Una regola farraginosa quella dell’art. 32, per quanto migliorata rispetto alla prima formulazione, che fa intendere la volontà di avere un rapporto determinante con gli enti territoriali ma non ne certifica la presenza nell’organo di governo. Sono incomprensibili le reticenze che evidentemente si manifestano all’interno della comunità accademica di fronte alla sacrosanta necessità di mantenere l’Ente in un rapporto costante e diretto con il territorio che ne esprime la sua natura. Gli sforzi che sono stati fatti devono ora poter concretizzare un modello gestionale che sia rispettoso dell’esigenza della nostra collettività di essere responsabilmente artefice del suo futuro. In un equilibrio che non ne comprometta l’essenza scientifica e possa determinare la più ampia partecipazione di genere al suo governo.

Il punto di vista degli studenti di “Dimensione Autonoma Studentesca” sull’operato del rettore dell’università di Siena

Di seguito il brano riguardante l’ateneo senese, tratto da un’intervista a Lia Valentini, rappresentante dei DAS (Dimensione Autonoma Studentesca), pubblicata da “Fratello Illuminato – Il blog”. Domanda: «qual è il vostro giudizio sull’operato del rettore pro tempore Riccaboni?». Ecco la risposta.

Lia Valentini. Il Rettore Riccaboni si sta dimostrando completamente incapace di gestire le difficoltà dell’Ateneo e con lui la direttrice amministrativa. Emblematici sono, secondo me, tre casi: 
il piano di risanamento perché dal nostro punto di vista non è con la svendita di locali dell’Università che si può risanare un buco di milioni di euro; le alienazioni possono sì dare un lieve e momentaneo respiro, ma se si punta ad un reale progetto di risanamento occorre principalmente un concreto investimento, unito ad una forte spinta di rilancio.
 In secondo luogo le scelte dell’amministrazione in merito alla questione dei lavoratori (basti ricordare come l’amministrazione si è posta nei confronti dei lettori di lingua straniera) che tracciano una concezione dei rapporti di lavoro assolutamente iniqua. Quello che è stato fatto nel corso di quest’anno è chiedere sacrifici a lavoratori e studenti (i quali hanno visto i servizi notevolmente diminuire) e preservare, però, i privilegi dei baroni e di tutti coloro che hanno ingrassato le loro tasche utilizzando la nostra Università come strumento di ascesa sociale e carrieristica. 
Infine, si fa per dire, ricordiamo la Commissione Statuto, che in questi mesi ha svolto i suoi lavori senza far trapelare le reali intenzioni “riorganizzative”, spesso, forse, celate anche agli stessi membri della commissione, membri rappresentanti di quelle realtà che non siano quelle baronali.