Si riporta una considerazione importante sulla valutazione della ricerca dei docenti come prerequisito per godere pienamente degli scatti stipendiali (da: Europa del 5 dicembre 2008).
Giliberto Capano. Il tentativo che si sta operando di correggere alcune storture del sistema universitario mediante il decreto-legge 180 (appena approvato con modifiche al senato e in corso di trattazione alla camera) è fornito di buoni propositi. Come sempre, però, quando si cerca di correggere problemi sedimentati attraverso strumenti contingenti e parziali, si rischia di commettere gravi errori ovvero di andare a causare conseguenze negative non previste (anche se assolutamente prevedibili).
(…) il decreto contiene almeno due previsioni davvero discutibili che dovrebbero e potrebbero essere cambiate. In primo luogo, viene reiterato un “trucco” contabile. Si consente ancora una volta alle università di calcolare quanto spendono per il personale rispetto al finanziamento pubblico escludendo dal computo gli aumenti stipendiali sia dei docenti sia del personale tecnico-amministrativo. Una soluzione adottata a partire dal 2004. Un trucco introdotto dallo stato che furbamente dice: «poiché ho stabilito che pagano pegno tutte le università che spendono più del 90% dei soldi pubblici in stipendi, e considerato che le finanzio poco, allora consento alle università di fare un po’ di cosmesi contabile». Furbo vero? Così sono contenti tutti: lo stato che ci mette meno soldi del dovuto, le università che possono far finta di essere virtuose. Ovviamente fra qualche anno ci perderemmo tutti. Non sarebbe il caso di cambiare sistema e di mettere tutte le carte in tavola?
La seconda questione riguarda quanto previsto dal decreto nella versione approvata dal senato che introduce la valutazione della ricerca dei docenti come prerequisito per godere pienamente degli scatti stipendiali biennali. Sembra una buona idea. Lo sarebbe se fosse ben declinata operativamente. Invece quanto previsto è piuttosto discutibile. Stabilire che il periodo valutato sia biennale è decisamente eccentrico rispetto a quanto si fa in altri paesi (dove si ragiona in termini almeno quadriennali: fare ricerca necessita di tempo se si vogliono produrre risultati rilevanti). Non considerare minimamente la didattica e le attività istituzionali per la valutazione a fini stipendiali del lavoro del docente è non solo ingiusto (all’università si insegna e si gestisce), ma anche assolutamente non in linea con quanto viene fatto all’estero. Pertanto, messa in questi termini, la proposta approvata dal senato rischia seriamente di disincentivare l’impegno nell’attività didattica ed istituzionale. La valutazione è una cosa seria, va ponderata e pensata in modo attento. Così non funzionerà. Su queste due questioni sarebbe davvero necessario che la camera intervenisse in modo responsabile.
Filed under: Per riflettere |




















Indubbiamente se gli aumenti stipendiali fossero inseriti nel FFO ci sarebbe maggiore chiarezza e cadrebbe anche l’alibi di chi attribuisce al loro mancato rimborso l’origine del deficit (che a ben vedere sembra in realtà molto maggiore)-
E certamente la mancanza di una valutazione dei risultati della didattica è uno dei grossi difetti del CIVR (o come si chiama ora) ed un clamoroso esempio di schizofrenia governativa (di tutti i governi), per cui si paga in base alla didattica ma si valuta in base alla ricerca.
Ma scetticamente obbietto che se l’obbiettivo dei nostri governanti e della stampa che conta da almeno una quindicina di anni è stato lo smantellamento dell’università, e se il sottofinanziamento e l’idealizzazione delle “eccellenze” che uniche dovrebbero sopravvivere sono gli strumenti principali di questa politica. Perché mai il parlamento dovrebbe fare questo tipo di modifica, se le linee programmatiche non cambiano?
Ad ogni buon conto quello che sembra necessario oggi se si vuol provare a sopravvivere è un forte ridimensionamento e provo anch’io a fare due conti.
Ho provato a calcolare il rapporto fra studenti e docenti di ruolo facoltà per facoltà (la media nazionale è 20 studenti per docente). E anche a calcolare il costo della docenza per studente (calcolando un costo standard di 77500 euro per ordinario, 65000 per associato e 36000 per aggregato/ricercatore e sommando i costi dei contratti).
I costi standard li ho trovati su lavoce.info, tutti gli altri dati in vari interventi principalmente del prof. Grasso su questo sito (mi pare di ricordare che avesse riportato anche i costi dei vari docenti e che quello per gli ordinari fosse più alto, ma non li ritrovo).
I conti sono probabilmente perfettibili, ma possono dare delle indicazioni sul da farsi.
Medicina (inclusi specializzandi)
Studenti 2974
Docenti ruolo 295
Stud/docente 10
Costo docenze 16015500 euro
Docenze/studente 5385 euro/studente
Economia
Studenti 3141
Docenti ruolo 104
Stud/docente 30
Costo docenze 6611848
Docenze/studente 2105
Farmacia
Studenti 1018
Docenti ruolo 58
Stud/docente 18
Costo docenze 3178500
Docenze/studente 3122
Giurisprudenza
Studenti 2800
Docenti ruolo 61
Stud/docente 46
Costo docenze 3178500
Docenze/studente 1135
Ingegneria
Studenti 908
Docenti ruolo 52
Stud/docente 17
Costo docenze 2869000
Docenze/studente 3160
Scienze Politiche
Studenti 1543
Docenti ruolo 56
Stud/docente 28
Costo docenze 3367490
Docenze/studente 2182
Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Studenti 1623
Docenti ruolo 167
Stud/docente 10
Costo docenze 9792432
Docenze/studente 6034
Lettere (Arezzo)
Studenti 1884
Docenti ruolo 86
Stud/docente 22
Costo docenze 5261000
Docenze/studente 2792
Lettere (Siena)
Studenti 3003
Docenti ruolo 144
Stud/docente 21
Costo docenze 8823560
Docenze/studente 2938
Totale Siena
Studenti 18894
Docenti ruolo 1023
Stud/docente 18.47
Costo docenze 59097830
Docenze/studente 3127.86
Italia (prob. Senza specializzandi di medicina)
Studenti 1294238
Docenti ruolo 61919
Stud/docente 20.9
Costo docenze 3530319500
Docenze/studente 2727.72
Colpiscono le differenze di studenti per docente fra le varie facoltà: probabilmente i confronti andrebbero fatti con le media nazionali per facoltà e non con una unica media.
Spicca il basso carico di studenti per Medicina e Scienze ed in minor misura per Farmacia e Ingegneria, che però mantengono un costo di docenza per studente che è circa la metà delle prime due.
Probabilmente, a Scienze e Medicina prevalgono attività diverse dall’insegnamento (ricerca e assistenza): ma chi le paga?
Se il FFO contiene quote relative a questi fattori, i conti dovrebbero essere scorporati in qualche modo. Ma un conto di quanti studenti ci vogliono per giustificare un professore ordinario, un associato o un ricercatore secondo me andrebbero fatti.
Un saluto scettico,
Sesto Empirico
La tabella l’ho spedita subito, ma evidentemente si è persa.
Medicina (inclusi specializzandi)
Studenti 2974
Docenti ruolo 295
Stud/docente 10
Costo docenze 16015500 euro
Docenze/studente 5385 euro/studente
Economia
Studenti 3141
Docenti ruolo 104
Stud/docente 30
Costo docenze 6611848
Docenze/studente 2105
Farmacia
Studenti 1018
Docenti ruolo 58
Stud/docente 18
Costo docenze 3178500
Docenze/studente 3122
Giurisprudenza
Studenti 2800
Docenti ruolo 61
Stud/docente 46
Costo docenze 3178500
Docenze/studente 1135
Ingegneria
Studenti 908
Docenti ruolo 52
Stud/docente 17
Costo docenze 2869000
Docenze/studente 3160
Scienze Politiche
Studenti 1543
Docenti ruolo 56
Stud/docente 28
Costo docenze 3367490
Docenze/studente 2182
Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Studenti 1623
Docenti ruolo 167
Stud/docente 10
Costo docenze 9792432
Docenze/studente 6034
Lettere (Arezzo)
Studenti 1884
Docenti ruolo 86
Stud/docente 22
Costo docenze 5261000
Docenze/studente 2792
Lettere (Siena)
Studenti 3003
Docenti ruolo 144
Stud/docente 21
Costo docenze 8823560
Docenze/studente 2938
Totale Siena
Studenti 18894
Docenti ruolo 1023
Stud/docente 18.47
Costo docenze 59097830
Docenze/studente 3127.86
Italia (prob. Senza specializzandi di medicina)
Studenti 1294238
Docenti ruolo 61919
Stud/docente 20.9
Costo docenze 3530319500
Docenze/studente 2727.72
Ripeto di considerare questi dati con cautela, specie perché i “costi standard” degli ordinari potrebbero essere sottostimati. Questo potrebbe significare che i conti per le facoltà con molti ordinari, come scienze e economia, potrebbero essere più sottostimati degli altri.
Nei conti nazionali non sono inclusi gli specializzandi né il costo dei contratti. Le due carenze influenzano i dati in senso opposto e non dovrebbero incidere più di tanto.
Non ho poi modo di distinguere gli studenti veri da quelli col famigerato “recupero crediti”.
Sesto Empirico