La riforma dell’Università ha quattro ruote da cambiare (Il Sole 24 ore, 20 novembre 2010)
Luigi Berlinguer. L’università italiana attraversa una crisi profonda. Le classifiche del Times Higher Education non includono alcun ateneo italiano tra i primi cento nel mondo. La nostra assenza dai vertici delle graduatorie dei luoghi di elevatissima qualità è inconfutabile e preoccupante. L’università italiana, più di quella europea, non attrae dall’estero studenti e studiosi e rischia di perdere alcuni dei tradizionali punti di eccellenza riconosciuti a livello mondiale. Ci sono dunque criticità evidenti del sistema universitario sulle quali agire senza rinvii: crisi dei modelli di governance; non rigorosa valutazione dei risultati; insufficiente europeizzazione; scarsità di mezzi e risorse. Di conseguenza non posso non trovare giustificata l’insistenza del ministro Gelmini nel richiedere misure legislative urgenti per gli atenei italiani. Nello stesso tempo, il testo in discussione in parlamento va molto migliorato senza risparmiare sforzi per trovare convergenze tra gli schieramenti, così come auspicato con autorevolezza dal capo dello stato.
Volendo indicare gli interventi inderogabili, procederò per punti. Primo: occorre un altro modo di gestione. Gli aspetti scientifico-didattici devono essere affidati al senato accademico mentre va data nuova forza e vitalità al consiglio d’amministrazione che non può essere nominato da corporazioni interne. Siamo in ritardo nella cultura degli stakeholder, ma è soprattutto a loro che spetta il compito di dispiegare strategie di amministrazione. Naturalmente quel mondo – enti locali, imprese, sindacati, associazioni – deve meritare un simile ruolo perché non sempre, ad oggi, ha espresso rappresentanze adeguate a tale decisivo compito, simile a quello dei board degli atenei anglosassoni.
Secondo: si è perso fin troppo tempo nell’organizzare in modo compiuto il sistema di valutazione (fortemente sostenuto, sia detto tra parentesi, dieci anni fa proprio da chi scrive). Su tale versante occorre chiarezza e severità. Peer review: indipendenza, competenza, internazionalizzazione (fin dove possibile) per giudicare i risultati di ricerca, didattica, gestione e corrispondenti politiche premiali. Da evitare: valutazioni burocratiche, ministeriali, centralistiche e corrispondenti disposizioni regolamentari di stato che con un cumulo di scartoffie appiattiscono ricchezza ed eterogeneità di ciascun ateneo. So bene che ci sono stati abusi nella gestione dell’autonomia. Ma tali abusi si combattono facendo emergere, insieme, responsabilità e capacità d’iniziativa. Forse questo è il difetto maggiore nel dibattito attuale, tanto nei provvedimenti del governo, quanto nella reazione di alcuni corpi accademici. Un simile modello di governance e di valutazione può suscitare la reazione dei mondi estremistici e di corporazioni accademiche che vivono l’autonomia come interesse, appunto, “di corpo”.
Ci sono ancora altri due aspetti centrali: europeizzazione del sistema e risorse. Perché i paesi scandinavi, anglosassoni, la Germania da ultimo, hanno intrapreso convinti il Bologna process (che da noi si chiama in modo grossolano 3+2) mentre in Italia c’è tanta resistenza e si pontifica sull’inadeguatezza della laurea triennale? Sottolineo che in Gran Bretagna il bachelor esiste ab immemorabili e quelle università sono tra le prime nelle graduatorie mondiali. È strategico – per la nostra società – che i titoli di studio abbiano valenza europea. Che il laureato italiano possa spendere il suo titolo in Europa. Annoto che non si lavora verso tale obiettivo. Ed è grave perchè i sistemi universitari che non danno titoli di studio qualificati ed europei tradiscono la loro missione e devono essere considerati di serie B.
L’altro tema è quello della miseria di risorse per ricerca e università. Siamo in coda tra i paesi evoluti, lontani anni luce dal Nord Europa. Ci sono stati sprechi? Vanno sanzionati e tagliati i rami secchi. Ma il tema non può diventare lo spreco. Certo, in Italia abbiamo un superministro che sostiene che con la cultura non si mangia. Lo spieghi ai suoi colleghi (di destra) inglesi e tedeschi che su ricerca e innovazione (in tempi di crisi) hanno investito. Cultura e ricerca producono ricchezza, ci danno da mangiare. Se una classe dirigente non riesce a capirlo (investendo una montagna di soldi) siamo davvero alla frutta.
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Segnalo il commento dell’ANDU all’articolo di Luigi Berlinguer.
ANDU. Alla vigilia dell’approvazione del DDL sull’Università, Luigi Berlinguer, deputato europeo del PD, interviene sul quotidiano della Confindustria, l’Associazione che ad ogni costo e con tutti i mezzi, vuole imporre un provvedimento che distruggerebbe del tutto l’Università statale, offrendo ai poteri forti economico-politici la cogestione degli Atenei. L. Berlinguer, giustamente, scrive che «l’università italiana attraversa una crisi profonda.» Omette però di ricordare di essere lui stesso uno dei principali responsabili di questa crisi, avendo sostenuto o direttamente deciso le norme che hanno prodotto questa crisi: finta autonomia finanziaria, finta autonomia statutaria, svuotamento del CUN, finti concorsi locali, devastante “3 +2”, ampliamento del precariato, progressiva riduzione dei finanziamenti. E ora L. Berlinguer sostiene il provvedimento che rappresenta il coronamento della sua costante e lunga opera di distruzione dell’Università statale: «non posso non trovare giustificata l’insistenza del ministro Gelmini nel richiedere misure legislative urgenti per gli atenei.» A Berlinguer non interessa affatto che questa ‘riforma’ non sia voluta da tutto il mondo universitario (eccetto i Rettori della CRUI). Anzi, secondo L. Berlinguer, il testo di questa ‘riforma’ andrebbe «molto migliorato» dando «nuova forza e vitalità al consiglio di amministrazione che non può essere nominato da corporazioni interne». Insomma, sembra che a L. Berlinguer non basti il CdA previsto dal DdL, che per la sua composizione e per i suoi poteri trasformerà gli Atenei in ASL. L. Berlinguer ritiene che spetti “soprattutto” agli “stakeholder” «il compito di dispiegare strategie di amministrazione». Certo, aggiunge, «quel mondo – enti locali, imprese, sindacati, associazioni – deve meritare un simile ruolo perché non sempre, ad oggi, ha espresso rappresentanze adeguate a tale decisivo compito.» Ci risiamo, L. Berlinguer crea/sostiene, al solito, ‘riforme’ che affosseranno l’Università, ma già si prepara a dire, a danno fatto, che il male lo avranno prodotto gli altri, quelli che avranno applicato non correttamente le giuste riforme europee (l’Europa viene sempre messa di mezzo). Il disastro annunciato (e dall’ANDU previsto) della ‘riforma’ dei concorsi? Il localismo, il nepotismo, il clientelismo e parentopoli non sono colpa di L. Berlinguer che quella legge ha prodotto, ma sono colpa di quell’accademia (e lui non la conosceva) che tende sempre e comunque ad approfittare delle giuste leggi. Lo stesso vale per il “3 + 2″: non è stato sbagliato imporlo, ma è stato applicato male da parte della solita accademia che non vuole diventare ‘europea’, quell’accademia che lui non conosce. Il fatto è che: «Di recente sono ripartite – con più virulenza che mai – le fantasie sulla “privatizzazione”, ammantate di modernismo e celate dietro un inaccettabile disfattismo sul presunto sfascio della scuola pubblica. Si confonde autonomia con privato, quasi che il concetto di autonomia non fosse un concetto anche e corposamente pubblicistico. Si rimette in discussione il patto costituzionale che cattolici e laici democratici hanno stipulato per impegnarsi nella qualificazione e nelle garanzie pluralistiche della scuola pubblica. Si diffonde l’insana illusione che la salvezza educativa del paese sia nelle mani dell’efficienza di novelli managers privati (che tutti sanno abilissimi nell’attingere continuamente ai fondi dello Stato). Ora poi si racconta che le università – sprecone e inconcludenti – devono procacciarsi da sé i mezzi per lavorare, stravolgendo così una grande tradizione e valori radicati nella storia d’Europa, che hanno fatto libera (e per questo grande) la nostra ricerca. Reaganismo e confessionalismo d’accatto. Sono solo alcuni esempi di una martellante campagna demolitrice che penetra insidiosamente nell’opinione pubblica con esiti infausti, di cui mi domando quanti suoi promotori siano consapevoli. Si provocano così sconforto e demotivazione fra i docenti, e se ne piangeranno le conseguenze. Comprendo che tutta questa bagarre fa parte di un gioco tattico di punzecchiamento fra i due maggiori partners rivali di governo, ma non posso fare a meno di notare che questo disinvolto strumentalismo rischia di sconvolgere i valori fondamentali della moderna convivenza sociale e dello Stato. Intollerabile. …» (Luigi Berlinguer su “la Repubblica” del 28 settembre 1988, un secolo fa).
…nella “ricetta” del professor Berlinguer non si legge “affidare la conduzione degli atenei ai più bravi, ai più meritevoli, a persone professionalmente capaci e/o di buona volontà“. Questo mi pare molto significativo! Evidentemente principi elementari come questi non fanno parte della cultura nazionale.
…non ho letto neanche “mettere alla porta o dare il benservito a quanti hanno dilapidato risorse senza nulla produrre se non voragini nei bilanci“…e anche questo mi sembra molto significativo!
Notate anche il citato patto tra cattolici e laici! Per finanziare università e scuola privata violando la Costitutzione! Questi sono i tutori della Carta contro Berlusconi: che credibilità possono avere?
Si noti che a Siena gli “esterni” ci sono da sempre: Regione, Provincia, Comune, MPS, Camera di commercio. Manca solo l’Arcivescovo che è invece in Fondazione: rimedieranno sicuramente alla luce del patto PD…
Visto con che risultati?
Berlinguer fa parte, da secoli, della cricca dell’ex Pci, una cricca che ha preso per il culo milioni di lavoratori e che ha sempre flirtato, almeno dagli anni 50, ma anche prima, con i capitalisti, confindustria ecc. Avrebbero messo in galera… i comunisti!
Bardo
PS. Vi siete mai chiesti come mai D’Alema è premiato dai poteri forti dello stato ex Dc e così i vari “giullari” ex Pci , i vari “intellettuali” alla Calabrese? Il padronato ha consegnato loro l’università e altri poteri nello stato…
PS. Rispetto ai neostatalisti del Pd del ragionier Bersani Peppone era un umanissimo galantuomo cui affidare giuste cause. La merda ignorantissima dell’ex Pci, vuoi come professori universitari vuoi come dirigenti del cazzo al comune o in provincia, resta la merda che è: merda, appunto, e null’altro: vedi alla voce Siena.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/23/78350/78350/
Ohiohiii… ho citato il Calabrese… ora partecipa alla strenna natalizia MPS per un libro con altri big, notissimi intellettuali che tutto il mondo ci invidia come Piccinni, Bettini, Boldrini… Che non ci resti che la Giovine Italia del prode PdL Manganelli??
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/23/dopo-averci-raccontato-per-anni-che-loro-%E2%80%93-al/78317/
SE QUESTO E’ UN ATENEO di Cosimo Loré
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/23/se-questo-e-un-ateneo/78387/
IL CALENDARIO ACCADEMICO
Milano, 30 novembre 2010
La Certosa di Pontignano
è all’asta con prezzo di
base 68 milioni di euro.
[potrebbe andar deserta]
Oggi in una trattoria rinomata dai ghiottoni, i nostri “Ciacco”, una tizia sbraitava contro i senesi che raccattano tutta la immondizia del paese e che, diceva, non si son accorti che ormai Siena è mafiosa, grazie ai dirigenti MPS – ne faceva i nomi… Io, quando ero giovine, andavo in una facoltà dove i proff. si spinellavano con gli alunni del “Movimento” – ricordo un contradaiolo oste di lotta continua che disturbava le lezioni ma poi preferì l’osteria alla laurea… Andavano solo per cuccare e ci fu anche un parto in aula, prima che io arrivassi e prima che scoccasse la verità… archeosofica… Io leggevo Foucault e Goffmann e altri scopazzavano picciotte coi baffi… per tappare gli occhi un partito mandò nomi grossi tra i proffe fatti proffe in fretta e furia, con concorsi buffoneschi e maldestri. Te non pubblichi con grosse case editrici, mi diceva un prof “rivoluzionario”… lui sì, e additava un altro ganzo… Come a dire: te un sarai mai prof, l’azienda è della mafia nostra…
@ Berlinguer
non si offenda se gran parte di noi sperava che ci avrebbe fatto la grazia di occuparsi d’altro. Visto che ha deciso altrimenti, mi corre l’obbligo di commentare alcuni punti.
«Siamo in ritardo nella cultura degli stakeholder, ma è soprattutto a loro che spetta il compito di dispiegare strategie di amministrazione.»
Perfetto, a patto che abbiano la responsabilità di pagare i debiti se le loro scelte risultassero fallimentari. In ogni sistema, il CdA rappresenta gli investitori che guadagnano se le loro scelte sono giuste, ma pagano se sono sbagliate.
«So bene che ci sono stati abusi nella gestione dell’autonomia. Ma tali abusi si combattono facendo emergere, insieme, responsabilità e capacità d’iniziativa.»
Questo sembra un modo molto vuoto e retorico di affrontare un problema reale: Ci aiuti un po’ a capire come affrontare la situazione attuale, in cui di iniziative ce ne sono state anche troppe, ma le responabilità faticano ad emergere!
«È strategico – per la nostra società – che i titoli di studio abbiano valenza europea.»
Se lo lasci dire: non ci ha capito niente. I nostri laureati più preparati già trovano più facilmente apprezzamento e lavoro in Danimarca o in Norvegia che in Italia.
Il nostro problema si chiama “valore legale del titolo di studio”: frequentare un corso per imparare qualcosa è cosa ben diversa da frequentarne uno fatto per dare un pezzo di carta con valore legale.
saluti scettici,
Sesto Empirico
Riccaboni frattanto era a Canile3 assieme agli industriali – figuravan tra questi i “compagni” quali il padrone de “Il maratoneta” e un ex assessore socialista, tutti in affari-. D’altra parte le “associazioni” che includevano il Cenni, Bezzini et similia… Vi erano insomma i privilegiati imprenditori aiutati dal Mussari montepaschino, l’unico in grado di risanare l’Università col suo bel buco…
Spero abbiate visto lo spettacolo indegno. Io ho chiuso se no andavo veramente a vomitare.
-Ma il Cenni che dice di aiutare chi ha bisogno… non vede che un suo dirigente sta perseguitando da anni dei malati gravi attuando l’eugenetica nazista? Sappia che la magistratura è informata… Meglio la Bindi degli ex Pci. Infami!
P.S. C’era anche il Mussari, l’ex dirigente della Federazione giovanile comunista, che ha detto esser ora di cambiare. In che senso? Riducendo ulteriormente il Gotha? E pagando solo come Fondazione le souffregettes delle strenne natalizie?
– Sesto Empirico. Da tener d’occhio oltre al barone frollo Berlinguer, anche i rottami socialisti sulla scia del presunto puttaniere Brunetta. Uno che era nel teatro se la prendeva con la pubblica amm.ne che gli impediva di fare intrapresa.
…Evviva il socialismo e la libertà… (Canzone)
Bindi Rosy, Bardo, non la Bindi assessore comunale!
La prima ha parlato esplicitamente di aspetti oscuri di Siena e non ci è più venuta avete notato?
Se non avessero il controllo totale dei media sarebbero crollati da tempo… oggi MPS a 0,87!
e parlano a Palazzo con Mussari ecc. in modo pretesco… come può l’università salvarsi in un contesto così?
Ovvio, cara Laura… La Bindi Rosy ha il merito di metterci la faccia e una v e r v e inusuale, ignota ai nostri porci amministratori e ai satelliti professorali sempre chini al padrone di turno. Piace la Bindi anche quando tiene la botta al Berlusca, il “puttaniere” del regno secondo Rossi, quello regionale. Se non avessi a che fare con loro per motivi di lavoro, non mi curerei delle nostre pulci infette locali che amministrano. Nonostante i loro leccaculismi e i loro milioni son solo dei miserabili. Al loro confronto i contadini di Balzac o i contadini che assaltavano le terre dei kulaki (Sciolochov, “Terre vergini”) sono personaggi veri, nobili e vivi anche in una situazione terribile…
poscritto. Ho citato i contadini perché da una mia analisi sociologica risulta che i nostri amministratori son di origine contadina-non metropolitana, industriale, ecc.-. Scrisse Togliatti che il pci aveva insegnato ai contadini a non andare dal signore col cappello in mano. I nostri ex contadini invece hanno insegnato al povero e al lavoratore a inchinarsi di fronte alle loro sacre istituzioni. Ma c’è rimasto almeno un comunista?
“Io cerco l’uomo” (Diogene)
ho letto cose di un piattozero di tale Cannamela capo SEL che non lascia speranze su Siena…vieni a bertene un bicchiere nel Chianti e chiudi i libri!
Domenico-Nik, lascia le provette, non c’è speranza! complimejti per il libro a proposito, spero ci sia il coraggio di presentarlo a Siena – è più facile nella colta imprenditorialità di Badesse.
Scommetterei che l’asta di Pontignano andrà deserta.
Anche se non ho votato per Riccaboni, ho apprezzato il messaggio del Rettore: finalmente sono stati abbandonati i toni trionfalistici… (il San Niccolò non ha colmato la voragine… nè lo ha fatto la vendita delle Scotte… E forse non sarà colmata dall’impossibile o molto difficile vendita della Certosa)… infatti solo fino a giugno ci sarà liquidità, salvo imprevisti… A luglio che succede?
Forse il piano di risanamento… va rivisto… in fretta… molto in fretta (pensionamenti… mobilità… etcc…..!!!)
fino a giugno ci si arriva con tutto il finanziamento ordinario 2011. Dopo? beh, chiaro, un bel governo di centro-sinistra vi salva, con un evviva la continuità!
in città avremo il Ceccuzi, suo corrispondente diretto come sindaco! sembrerà tutto a posto, salvo il MPS se continua così costringerà a guardare la realtà! oggi azione a 0,88 e quel bischero di mio suocero ha la liquidazione ecc. con azioni a 3 euro e passa…
Ma come? Stefano Bisi nel suo blog ha scritto che “Il sistema Siena si è mostrato compatto”!!!
Quindi tutto è ok… perché secondo lui è normale che seppur “con un ridotto ricorso all’affidamento bancario” l’università (un ente pubblico) riuscirà a pagare le tredicesime…
Va tutto bene!!!
Comunque, per la precisione, MPS ha chiuso a 0,875…
Saluti!
Ci sono delle cose che si vedono chiaramente. Riccaboni fa a pieno parte del Sistema Siena, con tutto il bene, ma soprattutto il male, che questo comporta. Lui E’ nel Sistema Siena. Focardi non si era piegato. Quindi è stato messo nell’angolo. Quando Focardi faceva qualsiasi cosa, anche la migliore, si leggeva che era una schifezza. Ora se la fa Riccaboni si stendono i tappeti rossi, “o quanto è bravo” “o quanto metterà tutto a posto, anzi, quasi è già tutto a posto”. Popolo caprone con il prosciutto negli occhi….
vergognoso, è proprio vero!
Popolo caprone con il prosciutto negli occhi.
È proprio vero, ma anche noi che “sembriamo” non voler questo prosciutto, cosa facciamo per levarcelo o per non farcelo mettere?
Avevo letto una proposta su questo blog che invitava il prof. Grasso a proporre un gruppo che iniziasse ad esporsi e a fare proposte concrete sulla gestione dell’Università, e perché no, della Città.
Ribadisco l’invito assicurando che se partirà questo gruppo io sarò il primo iscritto e penso di poter convincere altri amici a fare altrettanto.
Basta chiacchiere. Ora ci vogliono i fatti. Per mandare a casa gli incapaci e rilanciare la città ci sono rimasti pochi mesi. Per il comune di Siena si voterà a maggio o forse anche prima.
@ Rodolfo ed a tutti coloro che condividono la sua proposta.
Cominciate a buttar giù le 10 righe che dovranno servire a presentare l’iniziativa e speditemele per e-mail. Le integrerò, eventualmente, e le farò girare tra coloro che saranno disponibili a far parte del gruppo, prima di inserirle in prima pagina sul blog.
…non è per contraddire ma semmai per identificarmi in coloro che ancor sperano che serva formare gruppi che avanzino proposte riflettendo però sul fatto che spazi e tempi non sono nemmeno al lumicino, che si è ormai spento da tempo! Se la ragione deve illuminare ogni nostro pensiero specie nel momento del pericolo e dell’emergenza, vero è che la speranza rischia ora di essere solo un abbaglio illusorio ed ingannevole! La via che con Giovanni sto percorrendo è quella del fare bene ogni giorno il possibile, senza disperdere le residue energie vitali cercando d’essere visibili ed efficaci nella comunicazione sia con la comunità accademica che con la società civile ricorrendo alla giustizia penale, civile, amministrativa come estrema forma di legittima difesa e quale ultima spes…
…non credo che “disperderemo” energie vitali se invece di “dircele tra noi”, le cose che diciamo in questo blog le facciamo sentire a Istituzioni e Governi…
@ Arlecchino
Le provette me le hanno tolte di mano… e non credo che sia successo perché ‘un ci sapevo fare! Il libro lo dovrei presentare all”Accademia dei Rozzi” a Febbraio o a Marzo… ma per iniziativa mia (sono socio da tanti anni).
Grazie per i complimenti!
Le speranze lasciacele… almeno quelle!
Cari saluti.
[…] nel suo complesso è stata sempre come minimo sommessa, o coperta da una preoccupante omertà. Le dichiarazioni rese qualche giorno fa dallo stesso Berlinguer in veste di ex-rettore dell’Università di Siena […]