Riportiamo l’editoriale del Corriere della Sera di oggi con lo stesso titolo del quotidiano.
Francesco Giavazzi. «Del valore dei laureati unico giudice è il cliente; questi sia libero di rivolgersi, se a lui così piaccia, al geometra invece che all’ingegnere, e libero di fare meno di ambedue se i loro servigi non gli paiano di valore uguale alle tariffe scritte in decreti che creano solo monopoli e privilegi». (Luigi Einaudi, La libertà della scuola, 1953). Il ministro Gelmini non ha il coraggio di Luigi Einaudi, non ha proposto di abolire il valore legale dei titoli di studio. Né la sua legge fa cadere il vincolo che impedisce alle università di determinare liberamente le proprie rette, neppure se le maggiori entrate fossero interamente devolute al finanziamento di borse di studio, cioè ad «avvicinare i punti di partenza» (Einaudi, Lezioni di politica sociale, 1944). Né ha avuto il coraggio di separare medicina dalle altre facoltà, creando istituti simili a ciò che sono i politecnici per la facoltà di ingegneria. Perché a quella separazione si oppongono con forza i medici che grazie al loro numero oggi dominano le università e riescono a trasferire su altre facoltà i loro costi. Ma chi, nella maggioranza o nell’opposizione, con la sola eccezione del Partito Radicale, oggi appoggerebbe queste tre proposte? La realtà è che la legge Gelmini è il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica.
Il risultato, nonostante tutto, non è poca cosa. La legge abolisce i concorsi, prima fonte di corruzione delle nostre università. Crea una nuova figura di giovani docenti «in prova per sei anni», e confermati professori solo se in quegli anni raggiungano risultati positivi nell’insegnamento e nella ricerca. Chi grida allo scandalo sostenendo che questo significa accentuare la «precarizzazione» dell’università dimostra di non conoscere come funzionano le università nel resto del mondo. Peggio: pone una pietra tombale sul futuro di molti giovani, il cui posto potrebbe essere occupato per quarant’anni da una persona che si è dimostrata inadatta alla ricerca. «Non si fanno le nozze con i fichi secchi», è la critica più diffusa. Nel 2007-08 il finanziamento dello Stato alle università era di 7 miliardi l’anno. Il ministro dell’Economia lo aveva ridotto, per il 2011, di un miliardo. Poi, di fronte alla mobilitazione di studenti, ricercatori, opinione pubblica e alle proteste del ministro Gelmini, Tremonti ha dovuto fare un passo indietro: i fondi sono 7,2 miliardi nel 2010, 6,9 nel 2011, gli stessi di tre anni fa. «La legge tradisce i giovani che oggi lavorano nell’università, non dando loro alcuna prospettiva». Purtroppo ne dà fin troppe. Per ogni dieci nuovi posti che si apriranno, solo due sono riservati a giovani ricercatori che nell’università non hanno ancora avuto la fortuna di entrare: gli altri sono destinati a promozioni di chi già c’è. La legge innova la governance delle università: limita l’autoreferenzialità dei professori prevedendo la presenza di non accademici nei consigli di amministrazione (seppure il ministro non abbia avuto la forza di accentuare la «terzietà» del CdA impedendo che il rettore presieda, al tempo stesso, l’ateneo e il suo CdA). Per la prima volta prevede che i fondi pubblici alle università siano modulati in funzione dei risultati. La valutazione è l’unico modo per non sprecare risorse, per consentirci di risalire nelle graduatorie mondiali e fornire agli studenti un’istruzione migliore. Per questo l’Anvur, l’Agenzia per la valutazione degli atenei, è il vero perno della riforma. Purtroppo il ministro Mussi, che nel precedente governo la creò, ne scrisse un regolamento incoerente con la legge. Fu bocciato dal Consiglio di Stato e ha dovuto essere riscritto da zero con il risultato che l’Anvur parte soltanto ora. La legge però non deve essere approvata ad ogni costo. Agli articoli ancora da discutere sono opposti (dall’opposizione, ma anche dalla Lega) emendamenti che la snaturerebbero. Uno alquanto bizzarro, dell’Udc, abroga il Comitato dei garanti per la ricerca, introdotto su richiesta del Gruppo 2003, i trenta ricercatori italiani i cui lavori hanno ottenuto il maggior numero di citazioni al mondo. La scorsa settimana Fli ha proposto che i 18 milioni che la legge finanziaria destina ad aumenti di stipendio per chi nell’università già c’è non siano riservati ai giovani, ma estesi a tutti. Così quei 18 milioni si sarebbero tradotti in venti euro al mese in più per tutti, anziché quaranta al mese per i giovani. Fortunatamente quell’emendamento non è passato. Ma altri sono in agguato, tra cui alcuni che introducono ope legis di vario tipo. Se passassero, meglio ritirare la legge. Il Pd ha annunciato che voterà contro. Davvero Bersani pensa che se vincesse le elezioni riuscirebbe a far approvare una legge migliore? Migliore forse per chi nell’università ha avuto la fortuna di riuscire a entrare. Dubito per chi ne è fuori nonostante spesso nella ricerca abbia ottenuto risultati più significativi di chi è dentro.
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http://ereticodisiena.blogspot.com/2010/11/galaxopoly-diamo-i-nomi.html
…altri due collegamenti a voci varie che servono alla conoscenza dei fatti e alla serie dei link di un blog che è anche archivio storico e banca dati.
Le parole della ricercatrice romana devono indurre riflessioni adeguate alla doppia difficoltà di una cultura e di una ricerca insidiate dall’esterno da criminali cialtroni travestiti da amministratori e legislatori cioè “politici” e dall’interno resa un bluff di infimo livello grazie a trucchi e truffe, che hanno fatto scendere l’accademia italiana agli ultimi posti delle classifiche internazionali. Non esagera infatti nel denunciare i ricorrenti luridi linguaggi dei cosiddetti “giudizi” di commissioni, che mai sono finite a calci in culo né recluse con vergogna nelle patrie galere neppur escluse a vita da un’accademia dove siffatti infami comportamenti costituiscono titolo preferenziale per carriere da rettore e per i più sfrontati anche da politico!!!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/30/universita-tra-nemici-esterni-e-interni-non-resta-che-la-fuga/79552/
1. Casta di zombi
2. “Guardatevi dalla sinistra!”
3. Docenti di Firenze con Rettore
1. Casta di zombi.
Un Ministro incompetente, incapace e senza alcun reale potere, un Governo moribondo e un Parlamento in scadenza e composto da fedeli ai capi (di sinistra, centro e destra) che li hanno nominati (così ha affermato E. Letta, ‘capo’ di sinistra) stanno approvando un DDL prescritto da Confindustria e scritto, trasversalmente, con la collaborazione dell’accademia che conta (di sinistra, centro e destra).
Una casta di politici-zombi pretenderebbe di imporre al mondo universitario, che esprime una protesta sempre piu’ qualificata e partecipata, un provvedimento che regalerebbe gli Atenei ai poteri forti accademico-economico-politici.
Un gruppo di Rettori, presenti e passati, si ostina a difendere il ‘suo’
DDL, nonostante che, finalmente, la maggioranza dei Rettori abbia sconfessato l’azione deleteria svolta a nome della CRUI dal suo Presidente, a sostegno dello stesso DDL.
I soliti baroni-opinionisti continuano a difendere il DDL confindustriale dai loro quotidiani, che hanno costantemente scritto a favore di un provvedimento che non hanno mai letto.
Tutti costoro non si sono ancora resi conto che la loro controriforma e’
gia’ stata bocciata da un movimento che sviluppera’ le proprie iniziative per impedire la definitiva approvazione del DDL da parte del Senato e che comunque non ne consentira’ l’applicazione.
Come previsto e deciso altrove, il DDL sara’ approvato oggi da una Maggioranza che non c’e’, con il voto contrario di una Opposizione che non si e’ mai realmente opposta.
Particolarmente penoso e’ stato il ruolo svolto dai ‘futuristi’ che prima hanno maldestramente ‘giocherellato’, attraverso i ‘colonnelli’, con la protesta e poi sono ‘repentinamente’ rientrati nei ranghi per ordine del loro ‘generale’ che ha tagliato corto, arrivando a tessere le lodi di un DDL che con tutta evidenza non ha mai letto: piu’ realista di Confindustria!
Rispetto a questo mondo di zombi, spicca ancora di piu’ un movimento che ha capito bene con chi ha a che fare e che non puo’ accettare che si faccia polpette degli Atenei statali per soddisfare i rapaci interessi di coloro che hanno operato, trasversalmente, in tutti questi anni per soffocare del tutto l’autonomia e la democrazia nelle Università.
Un movimento che vede finalmente entrare in campo alla grande gli studenti che, preoccupati per il futuro proprio e del Paese, stanno dimostrando una grande sensibilità sociale e un profondo interesse per la cultura e per la libertà dell’insegnamento e della ricerca; valori questi praticamente assenti tra coloro che dovrebbero essere più ‘adulti’. Studenti veri, liberi e pensanti (altro che strumentalizzati!), che stanno dando una lezione di vita a una ‘classe dirigente’ che troppo spesso pensa solo alla propria sopravvivenza.
2. “Guardatevi dalla sinistra!”
L’altro ieri abbiamo ancora una volta denunciato e documentato come il PD si arrampichi sui tetti e sugli specchi per tentare di nascondere al mondo universitario il proprio ruolo di protagonista nell’elaborazione di un provvedimento, che corona il lavoro di demolizione dell’Universita’ statale portato avanti negli ultimi decenni dai potenti ‘baroni di sinistra’, i quali hanno avuto a loro disposizione i Governi, il Parlamento e la ‘grande’ stampa.
Anche questi potenti baroni hanno elaborato da tempo con (e per) la Confindutria i contenuti portanti del DDL. Un DDL che consentirebbe all’accademia che conta, affiancata dalle oligarchie economico-politiche, di impossessarsi del tutto degli Atenei e delle risorse pubbliche per la
ricerca e l’alta formazione.
Oggi è Marco Bascetta sul Manifesto a scrivere:
“Agli studenti e ai ricercatori che si battono contro la riforma, la riesumazione televisiva di Luigi Berlinguer da parte del Tg di regime dovrebbe suonare come un serio avvertimento: guardatevi dalla sinistra!
Guardatevi da un Bersani che, dopo doverosa passeggiata sui tetti, offre alla ministra un confronto per ‘correggere’ le ‘distorsioni’ e i difetti del suo disegno di legge. Senza una spietata autocritica, senza un totale abbandono della politica universitaria e scolastica praticata per decenni dalla sinistra, senza un radicale cambio di rotta dal dirigismo ministeriale e dalle allucinazioni liberiste all’ascolto dei soggetti che costruiscono la cultura del paese e la libertà della ricerca, neanche da quella parte c’è da attendersi nulla di buono.”
Per leggere l’intervento di Bascetta sul Manifesto cliccare:
http://www.andu-universita.it/2010/11/05/ddl-mortale/
3. Docenti di Firenze con Rettore.
Docenti di Lettere hanno espresso la loro solidarietà al Rettore di Firenze che è stato istericamente attaccato dal Ministro.
Per leggere la lettera di solidarietà cliccare:
http://www.andu-universita.it/2010/04/02/a-firenze/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/30/ddl-gelmini-in-aula-approvato-emendamento-anti-parentopoli/79538/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/30/riforma-gelmini-a-roma-corteo-studenti-diretto-a-montecitorio/79525/
…sull’emendamento antiparentopoli presentato dall’idv e modificato dal pdl che ha provocato tanto scangeo in parlamento va segnalato che al divieto proposto di assunzione dei parenti negli atenei si è provveduto da tempo con il pensionamento anche anticipato di tutti coloro che per piazzare prole e congiunti vari si danno al meritato riposo soddisfatti di passare il testimone, come si usava fra tranvieri romani e bancari italici… in onore dell’on. Cetto La Qualunque http://www.youtube.com/watch?v=gSUdWgu1QNc
…E che dire se “Ballarò” ha fatto cianciare il Sofri jr. e quel dell’Abi don Mussari, ex-comunista convertito al Gotha del capitalismo? La demagogia della cd sinistra è nota. Sono traditori collaborazionisti col nemico. Sono hitleriani nell’animo, amici dei boss Putin e Medvedev proprio come il Cavaliere Nero. Preparano un futuro di poca libertà e di assai catene. I neocomunisti perché appoggiano la mafia piddina? Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…Mussari ha detto di entrare nel regime e di fare sacrifici…Cominci lui!!!
…bisogna guardarsi da sinistra, dal centro e da destra! http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/30/fini-applausi-al-manganello/79574/
…come non condividere le parole di un grande italiano?
Questo Giavazzi mi sembra vagamente bieco. A parte il nebuloso argomento del valore legale del titolo di studio sul quale scomoda un Einaudi di 80 anni fà, come se oggi ci fosse un libero mercato in cui si potrebbe ragionare come ragionò Einaudi, mi insospettisce l’affermazione sui concorsi: che vengano eliminati dalla riforma è da capire bene. E in caso affermativo non si capisce con quali criteri verranno fatte le chiamate. Sono degli artisti.
Ora tutti sanno che la Gelmini è una specie di Giovanna d’Arco che si è battuta ed ha vinto contro un male atavico dell’università: la parentopoli.
Berlusconi gongola: la Gelmini ha stroncato parentopoli!
Sì! Esattamente come lui ha stroncato la spazzatura di Napoli. Pensando al colpo mediatico ci si è buttato sopra come le api sul miele, ma finora s’è beccato pochi onori e molta spazzatura.
Viva Maristella! L’eroina che ha stroncato parentopoli impedendo a chiunque di accedere ad un posto universitario se nel dipartimento in cui va a prender posto c’è un suo parente fino al quarto grado che fa il professore.
Che qualsiasi professore possa cambiare dipartimento per permettere a figli, nipoti, cugini e procugini di accomodarsi nel suo vecchio dipartimento non cambia di una virgola il messaggio emanato da Sua Emittenza: la Gelmini è l’eroina dei nostri tempi.
Il Principe di Salina si sente usurpato e si scazzica nella tomba.
D’altronde è giusto così: se io insegno a Medicina perché volete farmi piangere impedendo al mio pargolo di incollare il suo sederino d’oro su una cattedra di Economia? Siete una manica di forcaioli dipietristi, siete!
Un fazzoletto! Datemi un fazzoletto per asciugarmi le lacrime!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/01/l%e2%80%99ideologia-e-i-suoi-difensori/79598/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/10/siamo-noi-la-liberta-siamo-noi-la-california/76150/
Si premia il merito dei singoli ricercatori o il virtuosismo dei gestori?
Sono stati promessi 1500 concorsi per professore associato (PA) nel prossimo anno, dopo l’idoneità nazionale. Per questa non è prevista una graduatoria, solo un listone di idonei.
Se, per ipotesi, tutti i 25000 ricercatori di ruolo (ma anche solo un decimo) conseguissero l’idoneità, con che priorità 1500 di loro potranno partecipare ad un concorso locale per associato?
È previsto il blocco del turnover per gli atenei (oltre al nostro, molti altri) con i conti in rosso. Se, per ipotesi, un certo numero di ricercatori di questi Atenei conseguisse l’idoneità nazionale, per quanto tempo dovrebbero aspettare un concorso locale?
È bloccata la ricostruzione della carriera. In pratica dopo uno scorrimento a PA o a Professore Ordinario si perde l’anzianità pregressa (con i relativi scatti stipendiali) e si riparte da zero. In quale altra categoria di lavoratori una progressione di carriera si traduce in una penalizzazione stipendiale?
Quanti dei 25000 ricercatori di ruolo saranno realmente interessati ad una progressione? Solo i neo-assunti o coloro che hanno avuto l’opportunità di entrare nell’Università molto giovani e hanno molti anni davanti a loro prima della pensione, quindi una minoranza.
La conclusione è che il DdL appena approvato alla Camera raggiunge tre scopi a costo zero:
1) Punire gli Atenei non virtuosi (giusto!).
2) Riservare, solo sulla carta, una quota di finanziamento per la progressione dei ricercatori a PA (e per i PA attualmente in servizio?).
3) Indignare ancora di più sia i ricercatori che gli associati che, indisponibili alla didattica frontale gli uni e disponibili per la sola docenza obbligatoria gli altri, costringeranno molti Atenei (di certo il nostro) a tagliare i corsi inutili e ridondanti e, forse, a chiudere i poli esterni (giusto!).
La combinazione delle tre cose consentirà dunque al governo di fare bella figura e nello stesso tempo di risparmiare molti dei soldi promessi.
Diabolico!
@ Roberto Petracca
Perché mai l’argomento della validità legale dei titoli di studio sarebbe nebuloso, e perché non si può scomodare Einaudi? Se l’argomento lo richiede mi riservo di scomodare Sofocle, o Pascal. Se sono trascorsi 80 anni che cale? In ogni caso i titoli accademici si sono invalidati da soli al momento che si sono laureati cani porci e perfino tchu-tchu-pets, con provenienze discutibili, voti di maturità fantasiosi (vedi l’ultima analisi dell’istituto addetto a tali controlli) e nelle discipline più demenziali.
Popolo di navigatori e impostori…
Sull’emendamento antiparentopoli dell’idv modificato dal pdl causa di tanto scangeo in parlamento va ricordato che è già in uso l’antidoto del pensionamento anche anticipato di tutti coloro che per piazzare prole e congiunti vari si danno al meritato riposo soddisfatti di passare il testimone, come si usava fra i tranvieri romani o i bancari italici, in onore dell’onorevole Cetto la Qualunque…
Maestro d’inganni rimane chi commentando le rivolte studentesche attribuisce – contrariamente al suo compare emiliofido che intravede solamente agenti provocatori dal volto coperto e non i visi puliti e preoccupati della meglio gioventù italiana – a fuoricorso fannulloni le attuali agitazioni, platealmente smentito dal fiore della ricerca nazionale, a cominciare dai “normalisti” pisani…
http://www.ilcittadinoonline.it/news/131694/La_protesta_degli_studenti__dal_Cern_di_Ginevra_alla_Normale_di_Pisa.html
…con tutta la simpatia per Roberto, io sono d’accordo con Outis… e cerco di spiegare anche il perché… con un po’ di storia, personale, ma significativa.
…correva l’anno 1992 e lavoravo (con borsa di studio) presso il Dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare del Wills Eye Hospital e il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Ero lì per imparare, ma, lontano da casa e senza molte altre cose da fare, lavoravo a tempo pieno… anche di notte. Dopo soli tre o quattro mesi di questa routine, il direttore del dipartimento, Larry Donoso, mi prende da parte, una mattina e mi chiede se voglio rimanere a lavorare con lui. Felicissimo quanto stupito e con in testa ancora l’idea che per essere “assunti” sia necessario almeno un concorso e la presentazione dei “titoli”, chiedo incuriosito a Larry di spiegarmi “come funziona” da loro; la sua risposta, molto laconica è: “se vedo che una persona lavora bene e con dedizione, la assumo; poi, ovviamente la propongo all’amministrazione, si fa un progetto e si lavora a quel progetto”!… semplice… come bere un bicchier d’acqua!!!
Cosa insegna questa storia?
A me dice che c’è una differenza sostanziale tra “essere” e “fare”, ciò che “si è” e ciò che “si sa fare” e questa è la differenza che c’è, nel mio settore (la medicina) tra la ricerca che si fa negli Stati Uniti e quella che si fa in Italia.
Lo dico pur avendo quattro specializzazioni e “titoli” da vendere, ma se non entra il concetto che va avanti chi è bravo e sa fare, non si va da nessuna parte… parlo, lo ripeto, della ricerca medica… E ovviamente, se prendi il posto e non fai un accidente o ti dedichi ai “casi” tuoi (es.: markette ambulatoriali, attività privata e quant’altro”, alla fine del progetto “ti danno il voto”… e se hai fallito, fai le valige e te ne vai a prendere per il culo qualcun altro!
la storia di NIK non spiega solo la differenza tra “essere” e “fare” ma anche la differenza tra gestire un dipartimento (o struttura accademica che dir si voglia) con senso di responsabilità anzichè senso di proprietà. E qui veniamo al nodo reale della questione. Il voto non deve essere dato solo a chi viene assunto, ma anche a chi assume. Quindi, anche il “datore di lavoro” deve poter essere mandato a “prendere per il culo” qualcun altro se alla fine del progetto dimostra di aver assunto una pippa invece di un ricercatore. Il concorso serve solo a rendere irresponsabile e quindi impunibile colui che assume. Se mai si volesse fare una riforma seria dell’università, la strada obbligata sarebbe quella dell’abolizione dei concorsi e della responsabilizzazione dei docenti per come governano i loro laboratori e i loro dipartimenti. Precarizzare i docenti e non sprecarizzare i ricercatori!!!
…non l’ho detto, ma è ovvio che anche “il datore di lavoro” viene sottoposto a giudizi e “revisioni periodiche”… l’avevo dato per scontato… un dipartimento di ricerca deve “produrre” idee, brevetti, pubblicazioni, attirare finanziamenti… e compagnia bella! Tutti sono sottoposti a controlli periodici e se non sai fare bene il tuo lavoro, campi poco e male… dunque o hai una gran passione per ciò che fai e lo fai bene o sei finito… non come qui da noi, che una volta “entrato” fai come ti pare e “vai in tasca a tutti”
@ Nik
Avevo capito, e sapevo che saresti stato d’accordo. Volevo solo completare il ragionamento per indicare quale dovrebbe essere lo spirito di una riforma universitaria seria e che potrebbe dare speranza a chi, come me, non è riuscito ad entrare. E per dire che non sto né con chi protesta per strada, che evidentemente o non capisce o ha gia deciso in che modo vuol impostare la sua carriera…, né con chi fa finta di aggredire i problemi dell’università, mostrando di aver compreso la loro natura, ma non avendo la volontà?/forza?/interesse? per farlo veramente.
Outis, stabiliamo come sceglierci avvocati, notai, professori, medici, ingegneri, architetti, farmacisti, contabili, chimici, fisici, letterati, barbieri, pompieri e scarpari e poi vediamo se studiare per conseguire una laurea o un diploma non serve. Se invece sappiamo già che studiare serve allora ci serve anche un sistema di misura per pesare il valore di quello che uno ha studiato. Basta trovare una via giusta per definire chi può fare cosa. Il titolo non serve? Il titolo non deve avere un valore legale? E chi ci deve dire se uno è avvocato o scarparo? Lo chiediamo al mago Otelma? Non mi pare che Otelma sia un’alternativa seria al valore legale del titolo di studio! A me pare che se ne parli ma che la via alternativa giusta non si sia ancora trovata. Einaudi pensava che si dovesse abolire il valore legale del titolo di studio e che in alternativa dovesse prevalere la nomea. Non immaginava una società della comunicazione e dell’informazione che disinforma. E non poteva quindi immaginare che tale scellerata società sarebbe stata capace di portare dei mafiosi persino in parlamento. Guerra o non guerra avevano appena finito di costruire il più grande acquedotto d’Europa. Non poteva immaginare che la pubblicità avrebbe assunto una potenza tale da convincere la maggioranza della gente che l’acqua minerale sarebbe stata da preferire a quella del magico rubinetto collegato all’acquedotto per la cui realizzazione i suoi contemporanei si spaccarono la schiena. Einaudi pensava cose del tipo che un bravo infermiere potesse curare un malato. Evidentemente non sostenne mai un esame di anatomia patologica o farmacologia o anatomia umana normale. Per lui quella non era cultura ma una semplice accozzaglia di nozioni valide soltanto a conseguire un titolo di studio da far valere per trovare un posto come medico e di cui fare sfoggio e strumento di elevazione sociale. E se la prendeva coi laureati che non trovando un’occupazione in cui far valere la propria laurea preferivano rimanere disoccupati. Inoltre Einaudi non poteva immaginare che coi mezzi del futuro tre farabutti ben finanziati sarebbero bastati ed avanzati per fare lobby e promuoversi come il miglior gruppo di chirurghi estetici del reame. Einaudi non poteva sapere che l’arte del convincere e della pubblicità sarebbe diventata una scienza esatta e potente a disposizione dei più bei malintenzionati e criminali del reame, trasformando una clinica degli orrori (santa Rita) in un centro di eccellenza in cui credere ciecamente. Insomma, 80 anni fa Einaudi poteva anche avere una qualche ragione e sulle sue idee si poteva ancora discutere e disquisire. Con tutto il rispetto che gli è dovuto, oggi Einaudi avrebbe torto marcio e provvederebbe subito a correggere la sua mira. Chi l’ha detto che un geometra non possa progettare case meglio di un ingegnere? Se un geometra costruisce un ponte e quel ponte non crolla allora il geometra è bravo quanto l’ingegnere. Diceva Einaudi. E quel geometra ha una buona nomea e può essere scelto da chi non ha i soldi per un ingegnere. È evidente che l’avvocato ed economista Einaudi non sostenne mai un esame di costruzioni a ingegneria e non venne mai a conoscenza di cosa significasse progettare una piastra di cemento armato con i sacri crismi. Non che io abbia la presunzione di saperlo, ma avendo visto gente piangere non poco dopo essere stata bocciata all’Università di Bari ho avuto la fortuna di potermi fare un’idea. Per Einaudi quei ragazzi raccattavano solo nozioni per poter arrivare a sfoggiare un titolo!
Poi, ovviamente dipende da caso a caso. Nel settore privato il titolo di studio oramai è diventato un optional di poca rilevanza. In certi settori non te lo chiedono manco più. Se sei valido ti prendono altrimenti ti scartano. Nel privato già non esiste alcun valore legale del titolo di studio. Ma nelle professioni serve sapere se uno è ingegnere o scarparo. Se per progettare un ponte occorre essere ingegneri, occorre pure che l’ingegnere che progetta il ponte dimostri di avere titolo per farlo. Possiamo chiedere informazioni al mago Otelma ma se poi quello sbaglia siamo nei guai. Se l’ingegnere invece di essere un ingegnere si rivela uno scarparo hai fortuna se il ponte si regge in piedi ed hai sfortuna se il ponte crolla.
Poi ci sono altre questioni. Io non ho soldi per mandare mio figlio alla Bocconi. Dici che lo condanno alla disoccupazione perpetua se lo mando a studiare a Siena? Io spero di no e quindi non mi piacerebbe che mio figlio tra cinque anni si trovasse con 60 punti in meno rispetto ad uno ricco che ha potuto studiare alla Bocconi. Io non voglio che chi si è laureato alla Bocconi sia bravo e chi si è laureato a Siena sia un somaro. Sono per una istruzione paritaria e per le pari opportunità. Eh, lo so, caro Domenico! Sono di parte. Non sono capace di distogliere lo sguardo dal mio particolare; è la mia malattia cronica. Mi conforta solo il mal comune mezzo gaudio. Non voglio una società in cui domani si attribuiscano 100 punti a chi ha la laurea della Bocconi e soltanto 40 a chi ha la laurea di Siena. Voglio che a Siena si studi seriamente per poter competere almeno alla pari con quelli della Bocconi. Voglio che mio figlio abbia pari opportunità almeno all’inizio e che poi sia la vita a selezionare chi debba aver successo e chi no, secondo una inevitabile legge di selezione di darwiniana memoria. Il mio compito è quello di metterlo in condizioni di poter spiccare il primo volo; per il prosieguo ci penserà l’arcigno ed implacabile Darwin ed avrà i suoi batticuori e le sue sudate fredde com’è giusto che sia.
Cosa significa abolire il valore legale del titolo di studio? Chiariamo bene il concetto prima di spararlo ai quattro venti contrabbandandolo come la panacea di tutti i mali! Vuoi abolire le corporazioni dei notai, degli ingegneri, dei dentisti, dei veggenti e dei barbieri? Ti do una mano ma non credo che basti abolire il valore legale del titolo di studio. Figurati se i farabutti puoi trasformarli in educande semplicemente togliendogli un titolo di studio! Con tanto di valore legale del titolo di studio che vige oggi nel nostro paese, abbiamo 15 mila falsi medici o dentisti che ci ammorbano. I NAS non sanno più a quali santi votarsi per sconfiggerli. Togliamo il valore legale del titolo di studio e vedremo i NAS andare a ramengo dietro a folle sterminate di farabutti con tanto di pompieri, marina ed esercito che Maroni avrà prestato cortesemente ai NAS per aiutarli.
Einaudi è stato prima socialista e poi liberista. Era uno che guardava al futuro, pintava nobilmente per l’autodeterminazione degli uomini e sognava il libero mercato. Ma ahimé, aveva un grave difetto! Pensava che il mondo sarebbe progredito! Il mondo è effettivamente progredito ma in senso opposto a quello che lui sperava. Ottanta anni fa non poteva immaginare che oggi la nostra società sarebbe stata dominata da potentati economici e lobbies che difendono i loro interessi particolari opponendosi al libero mercato come fa con gran successo il nostro più ricco e più votato concittadino. Quello che controlla politica, comunicazione, economia, informazione e che ogni volta che diciamo “a” versiamo un obolo nelle sue casse private. Come poteva immaginare Einaudi? Il mago Otelma forse non era manco nato.
Nonostante la richiesta di titoli oggi non vince il più bravo: vince il più farabutto o il più servizievole. Che mi dici, Domenico? Mi accusi ancora che ti accuso di dire falsità? Ma quando mai? Se ti volessi male aggeggerei per toglierti una delle cose di cui puoi esser fiero in questo mondo di furbi: i titoli di studio ed il loro valore legale (che, ahimè pare sempre di più svanire).
Perché qua purtroppo siamo in Italia, non in America.
Cari Outis e Domenico, credetemi! Dobbiamo cambiare prima la società. Solo dopo potremo sognare di abolire il già traballante valore legale del titolo di studio. I guess.
…d’accordo su tutto con tutti ma da quando esiste la scienza cioè da qualche millennio rimane da progettare e collaudare un metodo che funzioni e a prova di furbi per stabilire come si scelgono i valutatori e in che modo costoro poi all’atto pratico valutano!
Se poi si considera che le menti più eccelse si sono espresse in maniera spesso non compresa e talora ritenuta riprovevole dalle società del loro tempo e non solo da quelle scientifiche si può cogliere la estrema complessità della questione!
…condivido molto di quello che dici, sebbene il discorso su tuo figlio alla “Bocconi” mi sembri in contrasto con le premesse (e dia più ragione a Einaudi)…proprio perchè non deve esere “la Bocconi” a qualificare tuo figlio, ma lui si deve qualificare PER QUELLO CHE SA FARE (e gli auguro tanto!) anche avendo studiato a Siena o a Radicondoli.
E’ chiaro che il discorso di Einaudi era (a mio modestissimo parere) una provocazione, più che un programma…una provocazione mirata (sempre secondo me) a correggere una mentalità, un costume, sarei per dire, tipico della nazione nella quale poco o nulla conta ciò che sai fare, ancor meno conta chi sei e quello che conta è solo se hai genitori, parenti o amici potenti…
Prima di tutto non ho affermato che bisognerebbe togliere valore legale ai titoli di studio, ma che l’argomento non è affatto nebuloso, ma piuttosto di grande interesse. Stante che la scuola superiore è diventata un cesso ed ha completamente perduto un minimo di capacità di selezione (funzione che non spetta all’università, né mai le è spettata), con le conseguenze che si possono constatare, proviamo a domandarci come faranno mai quegli stati, nei quali i titoli accademici non hanno valore legale, a distinguere gli ingegneri dai ciabattini. E mettiamoci anche in testa che non ci sono, in nessuna materia, che non sia il benessere del cane e del gatto, competenze tali da ricoprire la miriade di cattedre create negli ultimi venti-trentanni, con il risultato che molte materie o sono fasulle, o sono in mano a degli incompetenti. Come fanno allora gli altri, con le loro università? Hanno scoperto l’uovo di Colombo, non hanno quel blocco alle assunzioni che si chiama cittadinanza, se hanno bisogno di un fisico delle particelle lo prendono dove si trova, magari in India, qui invece mandiamo Momigliano e Dionisotti in Inghilterra e bocciamo Rubbia a Lecce. Chi si laurea ad Harvard vale per il mercato americano più di chi si è laureato all’università statale di Topeca; anche questo è un modo di distinguere gli ingegneri dai ciabattini.
Outis, noi non siamo gli altri paesi. Noi siamo noi. Pensi che sia auspicabile fare da noi come fanno in USA?
Come fanno in USA l’ha appena accennato Domenico.
Non oso immaginare cosa succederebbe da noi se adottassimo tale metodo senza prima diventare americani! Te li immagini i baroni nostrali che razza di festini farebbero se per sistemare i propri cari non avessero manco bisogno di allestire finti consorsi?
Per questo il mio invito è stato quello di cambiare la nostra società prima di iniziare a parlare di abolizione del titolo.
E’ indubbio che alcune scuole siano migliori di altre e non c’è bisogno di certificati per dimostrarlo. La cosa diventa lampante con l’esempio di Harvard e Topeca che hai fatto. Ma, ancora una volta, qua siamo in Italia e stavamo parlando del sistema italiano.
Volete abolire il valore legale del titolo?
Bene… contemporaneamente però bisogna eliminare gli ordini professionali… Altrimenti non ha senso.
…quello anche da subito, per quanto mi riguarda!
Vedi Roberto, non c’è nessun concorso e nessun barone perché i soldi non sono degli altri, come da noi, ma dell’università e dei suoi sponsors e l’occhiuto consiglio di amministrazione, occhiuto perché i danari sono suoi e anche perché ne deve rispondere ai finanziatori, sta molto, molto attento a che vadano spesi bene. Se, ad esempio, il tutor di Nick avesse preso un italico bidone sarebbe andato, alla resa dei conti, a tagliare l’erba del prato nel campus e Nick dietro, con un bastone chiodato a raccogliere le foglie.
Purtroppo caro NIK, andrà a finire che aboliranno il valore legale del titolo, lasciando al loro posto gli ordini professionali… che avranno ancora più potere perché potranno dire “tu vieni dall’università di casalpusterlengo??? Pussa via… non ti vogliamo…”
@ outis
…parole sante! È cosi che funziona, là! Però ti devo dire, caro Outis, che se hai voglia di lavorare e fai il tuo lavoro con coscienza, lì (USA) puoi emergere (a me lo proposero pochi mesi dopo che ero lì)… non devi avere talenti particolari… solo fare bene il tuo lavoro e farlo con passione… e non è difficile perché, in quelle condizioni, il tuo lavoro ti riempie la vita. Stiamo, comunque, sempre parlando del 1992. Ultimamente ho visto che molte cose sono cambiate in peggio… anche lì.
@ Claudio
…io ho seguito molto i radicali che, mi pare, nel panorama politico nazionale siano stati gli unici a fare proposte concrete di abolizione delle mangiatoie degli ordini professionali… purtroppo molto isolati!
@ Claudio
…senza contare che proprio ora, su canale 5, stanno parlando della sospensione di Vittorio Feltri (che può essere più o meno simpatico, ma mi sembra un professionista abbastanza serio) il quale pare sia stato “condannato”, non ho ancora capito per quali fatti, solo dall’ordine professionale!!! …Una roba da matti!
Eh si, hai proprio ragione… roba da matti!
Io invece tempo fa vedevo a Striscia la notizia un servizio su un medico che prescriveva anfetamine per far dimagrire ai suoi pazienti… senza nemmeno fare una visita o prendere il peso corporeo e l’altezza… senza calcolare l’indice di massa corporea…
Bene… a due anni dal servizio di Striscia questo medico poteva ancora esercitare… perché il suo ordine non aveva preso decisioni in merito…
Ditemi voi, a che servono gli ordini professionali?
Comunque Feltri, se non ricordo male, è stato “condannato” dall’ordine per il dossier sul giudice Mesiano…
…lui dice che “ha rettificato” certe affermazioni non verificate… ma al di là di questo, gli ordini professionali servono, nel caso dei medici, solo a spillare quattrini, con l’aggravante che più spesso si arrogano diritti e capacità decisionali che loro non competono.
A proposito degli “aiutini” a Mister CEPU.
Anni fa, il Rettore Tosi inviò a tutti i docenti una circolare in cui invitava a proibire agli studenti la registrazione delle lezioni. Qualcuno di voi lo ricorda? La motivazione era che alcuni infiltrati (?) rivendevano o riutilizzavano la lezione registrata al CEPU.
In pratica io, ricercatrice, potrei aver fatto per anni lezioni gratis sia per l’Università che per il CEPU. Come me, chissà quanti altri.
Ecco la circolare Cepu citata da Emanuela Maioli.
Se è per questo…ci sono docenti del nostro ateneo che “insegnano” (parolona!!) per università online…
Io lo trovo indegno.
http://www.ilpost.it/2010/08/08/berlusconi-polidori-cepu/
Ma di che state a dissertare mentre i barbari gozzovigliano? Dopo aver violato il tempio del parlamento stanno umiliando quel che di buono sopravvive nella magistratura e nella scuola!
Il capo dell’orda dei prepotenti e prosseneti accoglie tra i sodali più intimi nel palazzo del potere il padrone del Cepu e non i campioni della ricerca italiana e i meritevoli e i bisognosi.
La ministra sua suddita serva si prostra ai voleri e capricci del sultano sempre più proteso a rendere imbelle e succube la gente italica vittima ormai da troppo tempo del contagio mediatico.
http://ledameeilcavaliere.blogspot.com/
Esito Senato Accademico Straordinario 29.11.2010:
…Nel merito il Senato chiede che la riforma:
– salvaguardi il principio dell’autonomia, individuando altresì gli strumenti più efficaci per evitare le distorsioni che si sono verificate nel tempo nell’esercizio di tale principio, e pertanto disegni una governance degli atenei snella e moderna, che valorizzi il ruolo dei dipartimenti e mantenga al Senato
le funzioni di indirizzo della didattica e della ricerca;
Il rimedio alle distorsioni nell’esercizio del principio di autonomia (un buco di bilancio di 250 milioni di Euro è una “distorsione” nell’esercizio del principio di autonomia… non un reato penalmente perseguibile!!!) sta in una “governance” più snella e moderna (non più onesta e meno ladra)??? Per favore, c’è un traduttore in sala che ci spieghi cosa significa una governance più snella e moderna???
“…assicuri il pieno diritto allo studio con strumenti normativi e finanziari certi…”
a me pareva che il diritto allo studio fosse garantito (forse è la credibilità dell’ateneo che non è garantita!) e che gli strumenti finanziari fossero certi (…ma se i soldi se li rubano, allora è chiaro che gli strumenti finanziari non sono “certi”… mettete in galera i ladri e vedrete che le “incertezze” finiranno!)
“garantisca meccanismi di reclutamento e percorsi di carriera basati sulla trasparenza e sul merito.”
ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha… questa sì che che buffa, peccato che l’hai sciupata!!!!!!!!!
Bello che è il governo a dover garantire percorsi di carriera basati sulla trasparenza e sul merito. La tanto invocata autonomia non basta, vero?
“Distorsioni nell’esercizio”!
Università degli Studi di Siena. Esito del Senato Accademico Straordinario del 29 novembre 2010: «…nel merito il Senato chiede che la riforma: salvaguardi il principio dell’autonomia, individuando altresì gli strumenti più efficaci per evitare le distorsioni che si sono verificate nel tempo nell’esercizio di tale principio, e pertanto disegni una governance degli atenei snella e moderna, che valorizzi il ruolo dei dipartimenti e mantenga al Senato le funzioni di indirizzo della didattica e della ricerca…».
A Siena, all’insaputa di tutti almeno fino al 2006, le autorità accademiche hanno scavato nel bilancio dell’università una voragine di circa un quarto di miliardo di euro facendo di fatto fallire l’antico austero ateneo!
Di fronte a certi documenti che dopo tutto quel che è avvenuto l’attuale cosiddetta governance ha la faccia di proclamare ci si rende conto che forse non c’è nemmeno più ormai da distinguere fra vittime è delinquenti in toga perché atti siffatti scritti a nome di una comunità che rimane inerte sono l’infima stigma di un degrado civile e morale ed innanzitutto mentale che squalifica e delegittima chi dovrebbe in primis esser la voce e l’esempio di una seria obiettività!!!
Questa non è più “universitas”, ma una squallida congrega di servi prezzolati: non esiste demenza devastante al punto da rendere omertosi e bugiardi fino a livelli cui un essere umano si abbassa solo se avvilito dalla paura o asservito dalla pecunia!!! C’è mille volte più dignità e serietà in persone come gli Ascheri Mario e Raffaele o il senatore Fabio Amato o i leghisti locali o gli esponenti delle liste civiche cittadine o il giornalista Mascambruno direttore della Nazione di Firenze: https://ilsensodellamisura.com/?s=mascambruno
Che ometti girano per Siena di questi tempi? A cosa pensano? A cosa puntano? Strisciano o camminano? Non esiste soglia oltre la quale vi sia uno scatto nervoso periferico prima che neuronale centrale? Non si va oltre la battutina bisbigliata e l’illusione sbagliata che basta un desco e un posto purchessia? Meglio levarsi tre passi alla maniera di un grande Maestro: http://www.youtube.com/watch?v=EZaTTsvHVFA&feature=fvst
Chi ometto è con tanto di braghe lunghe agisce e rischia e nelle pagine della storia ci scrive con la sua penna, non certo pago di dire al bruto di turno che è tanto cattivo… a meno che l’impotenza e l’invalidità siano di tale impedimento da ridurre i corpi a larve! Ovvero si rientri nelle cosiddette “masse” formate non da uomini ma da omìni piccini che tanto piacciono a chi – sotto le mentite spoglie di un comunismo moderno – le ha curate vivendoci di rendita e amministrando in un buglione unico lotte dei lavoratori, forzieri delle banche, colori delle contrade, patronati e sindacati, enti locali vari, chiesa e cultura in una mistura indecifrabile per una impostura insopportabile.
L’ora è giunta di agire, anche nella città del palio!
L’Italia è stata fatta con mille uomini armati senza alcuna legittimazione della “pubblica autorità”, no?
Trento e Trieste sono state annesse grazie a 600.000 giovani vite sacrificate al fuoco di armi austriache!
Il fascismo è nato dalla marcia di una feccia armata e s’è estinto con i pesanti bombardamenti americani?
Bene! Cosa insegna la storia a te acuto e arguto studioso di umane anatomie? Quale il detto?
Che le chiacchiere non fanno farina! E quelle di presidi e rettori sono pure false e sputtananti!
Il documento deliberato dall’attuale accademico senato senese supera ogni limite di decenza e offende verità e vittime al punto da richiedere le dimissioni immediate degli estensori!
Cosa trasmettono docenti di tale taglia se non disonestà intellettuale?
Battaglie, guerre, rivoluzioni per la difesa della propria sopravvivenza non si fanno né si vincono con le conte delle maggioranze e neppur con gli editti dei maggiorenti.
Sul valore legale del titolo di studio:
Per prima cosa noterei che è una anomalia tutta italiana: in altri paesi non c’è e non ce l’invidiano.
Secondo: è un problema che riguarda unicamente i concorsi pubblici: nell’industria privata e nella libera professione già ora il datore di lavoro o il cliente possono scegliere il professionista migliore, senza curarsi delle equipollenze.
Terzo: verissimo il problema degli ordini professionali, ma il loro potere è indipendente dal valore legale del titolo di studio.
Il problema essenziale è che la presenza del valore legale del titolo di studio è una anomalia che fa sì che i corsi di laurea siano disegnati per ottenere un “pezzo di carta” e non per appropriarsi della cultura e imparare un mestiere. Abolirlo farebbe un gran bene.
Sul Senato Accademico:
Dire che il buco nel bilancio si è creato abusando (oltretutto male) dell’autonomia universitaria mi pare corretto. Meno corretto, in effetti, non menzionare che nel farlo si siano probabilmente commessi reati. Ma non mi pare che il buco sia stato fatto per commettere reati: mi pare che l’ accusa sia di aver commesso reati per occultare un buco di bilancio creato per perseguire (anche male) una politica risultata fallimentare. Sta ai magistrati giudicare i reati, ma sta alla comunità universitaria giudicare e cambiare le politiche. Ma come ho scritto più volte non se ne vedono molti segni.
Mi paiono invece giusti i rilievi alla parte relativa alla trasparenza dei concorsi. Questa deve essere garantita da chi i concorsi li bandisce e non certo dal ministero. Anche le decantate nuove regole della riforma Gelmini a mio avviso avranno ben poco impatto: l’esperienza insegna che più regole ci sono più è possibile trovare modi per aggirarle. Fra l’altro, l’esperienza dei commissari sorteggiati c’è già stata in passato e non mi pare sia servita molto.
D’altra parte, le squadre di calcio quando cercano un centravanti non fanno un concorso, e nonostante questo nessun presidente farebbe giocare suo nipote se fosse un brocco.
L’abolizione del valore legale del titolo di studio andrebbe a mio avviso in questa direzione.
Infine la legge Gelmini. Quando alla fine sarà approvata, i protestatari si accorgeranno (come a suo tempo per la legge Moratti) che non è la fine del mondo e che il sole sorgerà lo stesso.
Alcune cose andranno perfino meglio. Ma i problemi di fondo del ruolo dell’università nella società italiana e del suo declino non saranno cambiati.
saluti scettici
Sesto Empirico
Scettico e saggio: certo che tutto sommato e alla luce di quel che è avvenuto il titolo di studio è senza valore per cui continuare a legalizzarlo fa solo male come anche i concorsi con commissioni a gogò sono una pantomima che esalta il trucco e la truffa più banali e volgari e deresponsabilizza i capobastone facendo rimpiangere baroni caposcuola che al confronto erano alti punti di riferimento!
Ci si metta la faccia e si scelga e si chiami chi serve alla squadra che nel settore scientifico si cimenta confrontandosi con il resto del mondo! CL
…mi fa piacere riconoscermi nella maggior parte delle cose che dice il pacatissimo “Sesto”; l’unica cosa che non posso condividere è la sua pacatezza!!!
Se un organo istituzionale mi manda a dire che “la riforma, salvaguardando il principio di autonomia” deve “individuare gli strumenti più efficaci per evitare le distorsioni che si sono verificate nel tempo nell’esercizio di questo principio” io mi sento preso per il culo… è come dire: “lasciamo tutto come sta, lasciateci fare i buchi che vogliamo e vedete voi cosa potete fare per metterci riparo”… Sesto, quello che parla è il massimo organo di rappresentanza e controllo dell’istituzione!!! Come si fa a controfirmare e diffondere simili nefandezze???
Lo stesso dicasi per il discorso sulla trasparenza e il merito… con l’aggravante (e che aggravante) che trasparenza e merito sono, da che io ho memoria delle vicende di questo ateneo, i grandi assenti dal panorama istituzionale.
Il nonsenso e l’idea che non si riesce proprio a digerire è che, in buona sostanza, da una parte si chiede che l’autonomia non venga intaccata, pur riconoscendo che essa è la causa principale dello sfascio, mentre dall’altra ci si affida alla riforma perché offra “gli strumenti (ma l’onestà e il rispetto delle leggi, degli Statuti, delle normative, delle professionalità, del lavoro e dei lavoratori non sono gli unici “strumenti” a disposizione???) per riparare il buco di bilancio e portare finalmente trasparenza e merito all’interno dell’istituzione (dopo averli sistematicamente ignorati e violati!!!)… Questa è soltanto una intollerabile presa per il culo!!!
…e personalmente sottoscrivo tutto quanto affermato da Cosimo.
Potrebbesi avere l’elenco degli elaboratori e firmatari di cotale schifezza, a futura memoria, ad evitare che, a guerra finita (perché le guerre prima o poi finiscono), qualche repubblichino si spacci poi per partigiano della libertà?
Madamino Outis, il catalogo è questo / dei senator che votaron sciocchezze / un catalogo gli è che ho fatt’io / osservate, leggete con me:
# Prof. Angelo Riccaboni Rettore
# Dott.ssa Ines Fabbro Direttore Amministrativo
# Presidi di facoltà
Prof. Walter Bernardi
Lettere e Filosofia di Arezzo
Prof. Maurizio Botta
Farmacia
Prof. Donato Donati
Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Prof. Giulio Ghellini
Economia “R. M. Goodwin”
Prof. Roberto Guerrini
Giurisprudenza
Prof. Enrico Martinelli
Ingegneria
Prof. Gian Maria Rossolini
Medicina e Chirurgia
Prof. Roberto Venuti
Lettere e Filosofia
Prof. Luca Verzichelli
Scienze Politiche
# Rappresentanti dei Docenti delle Aree Scientifiche
Prof. Tommaso Detti
Area delle Lettere, della Storia, della Filosofia, e delle Arti
Prof. Mauro Galeazzi
Area delle Scienze Biomediche e Mediche
Prof. Maria Luisa Padelletti
Area dell’economia, della Giurisprudenza e delle Scienze Politiche
Prof. Santina Rocchi
Area delle Scienze Sperimentali
# Rappresentanti degli Studenti
Sig. Alexandro Furia
Sig. Pierluigi Mainieri
Sig. Michele Mondelli
…possibile che fossero tutti presenti e compatti per l’estremo oltraggio?!
Leggo nel catalogo gentilmente fornito da Leporello-Ismaele il nome del possessore della bronzea sintassi carducciana che abbiamo avuto modo di analizzare in passato e vedo che rappresenta l’area delle Lettere! caro Nik, qui non ci sono prati, né erba da falciare, né foglie da raccogliere, ahimè!
ah bene…cioè, hanno firmato tutti??? ma proprio tutti tutti??
e come si fa a saperlo ? … la pubblicazione dei verbali è ferma al 2009 …
…la pubblicazione dei verbali???????
…andate alla notizia seguente!!!!!!!
@Cosimo Loré “Scettico e saggio: certo che tutto sommato e alla luce di quel che è avvenuto il titolo di studio è senza valore per cui continuare a legalizzarlo fa solo male”….
Ringrazio per l’apprezzamento, ma non vorrei si ingenerasse involontariamente un equivoco: l’abolizione del valore legale del titolo di studio non significherebbe che non vale più nulla! Al contrario, ogni titolo di studio varrebbe in funzione della cultura e della preparazione che è in grado di certificare.
Anch’io, come Roberto Petracca, vorrei che a Siena si ottenesse la stessa preparazione che alla Bocconi. Ma questo non lo si ottiene semplicemente certificando per legge che i due titoli di studio valgono uguale anche se i due corsi danno una preparazione diversa, anzi, questo ha l’effetto esattamente opposto, di disincentivare il confronto e la competizione a migliorarsi
saluti scettici
Sesto Empirico
Riguardo ai commenti attorno al 28-30: Sì vabbeh, ok condannare gli ordini professionali, ma la sospensione per Feltri non è che sia stata fatta perché così girava all’ordine… lui ha spacciato, nel caso Boffo, per vera una nota della polizia che non esisteva. Ha diffamato una persona tramite una notizia falsa, data con grave negligenza per non dire dolo. Non scherziamo…
Poi bellissimo, veramente straordinario, il commento 28: «stanno parlando della sospensione di Vittorio Feltri (che può essere più o meno simpatico, ma mi sembra un professionista abbastanza serio) il quale pare sia stato “condannato”, non ho ancora capito per quali fatti, solo dall’ordine professionale!!! …Una roba da matti!»
Non so se faccia più ridere il “professionista abbastanza serio” (ma per favore, non è la prima volta che viene beccato a fare porcate simili), il “non so per quali fatti” (come a dire: non so di cosa sto parlando, ma intanto giudico), o il “è stato condannato solo dall’ordine professionale” (mi pare più che normale: ti condanna solo l’ordine per fatti deontologici, e come punizione ti becchi la sospensione dell’ordine… e chi altri ti doveva giudicare perché tu venissi sospeso dall’ordine, il Papa?).
Parafrasando il commento direi che una cosa da matti è più che altro un paese dove un giornalista si comporta così e invece di beccare pernacchie unanimi, qualcuno lo difende pure.
Ancora una spigolatura su Facebook che dimostra chiaramente come questo blog sia molto letto.
(La seguente proposta è stata redatta attraverso la consultazione di rassegne stampa, documenti pubblici e informazioni da blogs e profili Facebook).
L’Università di Siena il 23 settembre 2008 viene a conoscenza, ma molti indizi e qualche voce isolata avevano già avvisato ed era stata trattata da Cassandra, di un buco di bilancio da oltre 200.000.000 di euro (l’economista Prof. Frediani ad un certo punto è giunto a sostenere che il buco era di quasi 300 milioni). L’allora Rettore Focardi portò i libri contabili e una memoria in tribunale e questo causò l’apertura di una serie di indagini coordinate prima dal Procuratore Formisano ora passate nelle mani di Francesca Firrao. A luglio scorso Focardi ha perso le elezioni a vantaggio di Angelo Riccaboni (di soli 16 voti e con un’inchiesta aperta sul voto) il quale si è affrettato a far fuori il precedente direttore amministrativo Antonio Barretta e, picchia e mena, è riuscito a nominare Ines Fabbro, ex direttore amministrativo di Bologna condannata dalla Corte dei Conti per danno erariale. Nel frattempo, avendo venduto due palazzi per un totale di 180 milioni di euro, il buco in sé per sé è in buona parte coperto, ma il disavanzo strutturale annuo rimane a livelli mostruosi e può essere quantificato in più di 30.000.000 annui il che rende inutile qualsiasi risanamento visto che il debito si moltiplica continuamente.
Come si fa a mantenere alto (ammesso che lo sia) il livello di didattica, ricerca ed amministrazione e risparmiare 30.000.000 annui? A questa domanda in realtà, a parte il solo Barretta e poche altre persone esterne all’Ateneo, nessuno ha mai risposto o, peggio, non ha mai voluto neanche provare a rispondere. Il perché è presto detto: l’Università di Siena in realtà ha perso da tempo la propria primaria funzione di alta scuola e alto istituto di formazione ed è divenuto il campo di battaglia, al pari dell’altra grande istituzione senese, la Banca, di scontri e compromessi politici, tutti sotto l’egida del partito di maggioranza che si è impadronito di tutto.
Quindi affrontare il problema summenzionato comporta approfondire non solamente le responsabilità penali e civili (che pure ci sono e per acclarare le quali la Magistratura sta impiegando troppo tempo), ma soprattutto quelle accademiche, amministrative e politiche e qui si casca male perché significa pestare piedi importanti, in particolar modo quelli dell’ex Rettore e ex Ministro Luigi Berlinguer (cui la Repubblica Italiana deve il completamento della distruzione dell’Università), del suo amico Piero Tosi, ex Rettore sollevato dalla Magistratura dal suo incarico e degli organi di governo e dei vertici amministrativi che si sono succeduti a partire dall’ultimo mandato Berlinguer e che ora tornano prepotentemente alla carica.
Primo passo. Dopo una serie di conti e di madonne, alla fine individuiamo che l’Università di Siena ha sei, dicansi sei, sedi distaccate che però niente aggiungono a quanto viene insegnato e ricercato nella sede principale. Si tratta di doppioni o di sciocche proliferazioni che niente aggiungono e molto tolgono perché ovviamente se del caso fanno il bene del posto dove sono site e non certo quello di Siena che ci rimette, ovviamente, una marea di quattrini. Arezzo (Lettere, Economia), Grosseto (Economia, Giurisprudenza e Lettere), Colle di Valdelsa (Scienze), San Giovanni Valdarno e Montevarchi (Scienze), Follonica (Scienze) e Buonconvento (Laboratorio di Accessibilità Universale). Tutta questa crisi, fin da prima che scoppiasse, è stata seguita e commentata da uno sparuto gruppo di bloggers capitanati dal Prof. Giovanni Grasso, di Anatomia, su http://www.ilsensodellamisura.com/ dove, tra i molti post e commenti che comunque fanno luce su una serie di aspetti non secondari della crisi e della sua lenta preparazione durante il lungo rettorato Tosi, qualche tempo fa è apparsa una proposta di dismissione del polo esterno più grande che è quello di Arezzo. A conti fatti, e ancora da smentire, tale dismissione abbatterebbe il debito strutturale annuo di 15 milioni di euro, vale a dire che lo dimezzerebbe. Se per analogia fossero dismessi TUTTI i poli esterni è presumibile che si potrebbe tranquillamente arrivare a risparmiare, all’anno, 22-23 milioni di euro, portando lo sbilanciamento a -8/-7 milioni. Va da sé che l’attuale amministrazione non ha neanche preso in considerazione questa ipotesi perché ha degli interessi, in particolare il Rettore la cui Facoltà di provenienza è presente a Siena, Arezzo e Grosseto. Ci vorrebbe un discreto gruppo di docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo che chiedesse esplicitamente questo, con forza ed insistenza, al Rettore ed agli organi di governo. Il tutto sarebbe semplificato da un eventuale sollevamento dai propri incarichi dei soggetti indicati da parte della Magistratura, come si è detto poco sopra.
Secondo passo. Con il mio ragionamento Siamo giunti ad un disavanzo strutturale da 7/8 milioni l’anno, ma non ci basta. Vogliamo andare a zero (che poi è quello che prevede la legge). Abbiamo un altro problema o almeno un altro problema molto sentito: troppo personale. Però questo personale sarà troppo, ma ci sono molte strutture che sono in sofferenza. Di altre invece non se ne sa niente, ma è un silenzio che parla. Da anni ormai la gestione del personale tecnico amministrativo è nelle mani di cooptati all’interno e che sono saliti alla gloria del posto di dirigente per ragioni sindacali o di corrente di pensiero baronale. Anche durante i due anni di crisi si è visto chiaramente che mentre una certa percentuale di personale si è rimboccato le maniche e ha continuato a mandare avanti la macchina, pur in mezzo alle difficoltà e ai sacrifici, mettendoci anche la buona volontà di spostarsi in altra amministrazione per alleggerire il carico sugli stipendi e magari andare a lavorare in un posto di maggiore soddisfazione, altri hanno continuato a gozzovigliare senza curarsi troppo della cosa e, grazie ai loro ammanigliamenti, se del caso sono passati ad altra amministrazione sopravanzando magari persone più capaci e competenti. In tutto questo naturalmente spicca la responsabilità dei docenti che considerano il personale tecnico amministrativo una pletora di sottoposti e schiavi al proprio servizio, quando la legge dice esattamente il contrario. Un grande risparmio sarebbe dato dal fatto che l’Amministrazione, nella persona del Direttore Amministrativo che dovrebbe avere le mani libere da Rettore e organi di governo, procedesse ad un’organizzazione del lavoro (in tempi rapidissimi resi a questo punto impossibili dalla presenza di un Direttore Amministrativo evidentemente fuori luogo visto che a un mese dalla sua nomina non ha ancora combinato nulla) stanando tutti gli imboscati e riequilibrando gli uffici mediante trasferimenti d’ufficio basati sulle effettive capacità delle persone (che sono ovviamente certificabili basta che lo si voglia) e mettendo a tacere non i sindacati nella loro interezza, visto che molte sigle hanno adottato in questi anni comportamenti ragionevoli, rispettosi e di grande collaborazione pur nel rispetto dei ruoli e nel massimo rigore, ma soprattutto la CGIL universitaria che, come dimostrano anche le vicende giudiziarie di alcuni dei suoi vertici, è pienamente corresponsabile del dissesto, avendo appoggiato in toto le politiche dissennate dei precedenti Rettori (Berlinguer e Tosi), Direttori Amministrativi (Cei Semplici, Caronna e Bigi) e avendone ottenuti non pochi vantaggi (dei 50 EP più della metà sono della CGIL, dei dirigenti a tempo determinato uno solo non è della CGIL e così via).
Anno domini MMX, die quinque mensis decembris.
Maestro James Anderson