Ateneo senese: abbinare al piano di risanamento un progetto per migliorare didattica e ricerca

rettorato.jpgRoberto Petracca. La pubblicità negativa che inevitabilmente scaturisce dal dissesto finanziario non attrae certamente nuovi studenti e va contrastata energicamente. Per farlo occorre chiarire subito come si pensa di fabbricare gente preparata piuttosto che somari. Questo aspetto va affrontato di petto subito perchè gli studenti dell’ultimo anno delle superiori stanno già decidendo cosa fare in futuro.
C’è un piano di risanamento in cui ogni iniziativa è mirata a ridurre costi, abbattere debiti ed eliminare sprechi. Ottimo. Ora occorre dire con chiarezza cosa c’è sull’altro piatto della bilancia, ossia su quello dell’offerta. Serve qualcosa in grado di convincere che verrà salvaguardata e migliorata la qualità della formazione e della ricerca. Occorre dire cos’è che rilancia il prestigio dell’Università. In mancanza di questo non si contrasta la pubblicità negativa dovuta al dissesto finanziario e i ragazzi sceglieranno lidi più promettenti. Se dovesse accadere una simile sciagura, peggiorerà ulteriormente il rapporto tra numero di studenti e numero di dipendenti dell’università, vanificando ogni sforzo di risanamento economico.

27 Risposte

  1. Verrà da questo Senato la proposta? Sono molto, molto scettico, perché ognuno dei membri rappresenta non tanto l’interesse generale quanto un segmento dell’università, salvo casi eccezionali che sarebbe bene poter identificare.
    Comunque, dacché si avvicinano le feste della Bontà, invece di occuparsi di dimissioni che non è il loro mestiere, perché i senatori non ci inviano dei loro pro-memoria, invitando alla discussione sulle scelte più interessanti, le proposte più geniali che hanno maturato nel tempo? Comunque, anche un gruppo di valutatori esterni (si fanno per molto meno no?) non guasterebbe.
    Lo sono ormai anche i professori andati in pensione del nostro Ateneo. Facciamo un appello alla loro esperienza e saggezza – e (relativo) disinteresse!
    Archie

  2. «Nella prossima riunione, quella del 12 dicembre, si darà irrevocabilmente il via all’iter di vendita dei tre immobili non strumentali (Certosa, segreterie e Santa Chiara), ieri è giunto l’ok a a dare il preavviso per la revoca degli affitti di sei immobili. Quello che si affaccia su piazza del Campo, nel palazzo Chigi Zondadari, addio anche agli uffici in via Tommaso Pendola e Fieravecchia.» (La Nazione)
    Fieravecchia?!?!?! E la biblioteca dove la mettono?

  3. Non doveva andare al San Niccolò?

  4. OK tutto il Vs. dibattito è molto interessante, al di là dei problemi specifici di bilancio. Ricordiamoci anche – e parlo anche per i ‘miei’ di Roma 3 e più in generale – che noi dovremmo monitorare le spese dei congressi che solo in Italia sono con ospitalità spesso principesca anche se a carico della ‘ricerca’ (se a carico delle ditte farmaceutiche cambia qualcosa in definitiva?). C’è una questione morale anche qui.
    Mi è arrivato pochi minuti fa un invito per un convegno organizzato dall’Univ. di Copenhagen. Guardate che c’è scritto, nonostante l’appoggio di Fondazioni non proprio poverissime, ma che non ‘buttano’… Come noterete, neppure gli oratori sono esonerati dalle spese di viaggio e pernottamento. Meditiamo: i ricchi non buttano, appunto.

    The conference is held at the Carlsberg Academy, formerly the family residence of the founder of the Carlsberg Breweries, J. C. Jacobsen. The Academy buildings are beautifully situated, easy to reach by public transport and close to the centre of Copenhagen. (www.carlsbergfondet.dk)
    Registration fee for non-speakers will be € 100 or 750 Danish Kroner payable upon arrival at the conference. The fee includes lunch on Wednesday, Thursday and Friday and the conference dinner on Wednesday, all drinks and snacks, as well as an excursion on Friday to the medieval sites of North Zealand including Elsinore. Speakers are of course exempt from paying the conference fee.
    Please use the registration form which will be available on the conference web page in Autumn 2008 http://jur.ku.dk/crs/english/. Deadline for non-speakers’ registration is 1. March 2009. The Academy lecture room can only contain a limited number of participants so please do not hesitate to register. To join our mailing list for the conferences, just send a message to any of the addresses below.
    The conference is sponsored by the Carlsberg Foundation
    and The Ernst Andersen Foundation

  5. # archimede Says:
    Dicembre 5th, 2008 at 11:08

    Non doveva andare al San Niccolò?
    ————-
    In tal caso la domanda diventa: e Ingegneria dove la mettono? Guardate, se c’è una cosa che ritengo intollerabile di questa crisi è la continua fuga di notizie e la speculazione allarmistica delle gazzette locali. Facciamo un breve calcolo: nel giro di un anno entreranno in vigore i nuovi ordinamenti previsti dal decreto del baffuto Mussi e molti corsi di laurea spariranno, verranno accorpati e assumeranno denominazioni nuove, spesso non molto perspicue; sicché sarà difficile per studenti e famiglie, almeno all’inizio, orientarsi nella nuova offerta. A questo si assomma l’effetto scoraggiante del clima plumbeo che è calato sull’università senese a causa dei recenti misfatti. Se infine a questo aggiungiamo pure la cancellazione, non solo dei piccoli dipartimenti con meno di 16 membri, ma, temo, anche di molti di quelli più grossi, senza che attorno ai criteri adottati si sviluppi un dibattito a mente fredda, e l’incertezza persino sulle sedi, come pensate che in questo sempre più fantasmatico ateneo si possa evitare una caduta verticale delle iscrizioni?

  6. Ascheri, concordo e domando, non pensa che il problema sia che in Italia si continua a organizzare convegni blindati per amici, di cui si rende pubblico il programma solo qualche settimana prima del seminario? La solita messa in scena autoreferenziale con pacche nelle spalle e rassicurazioni su “quanto siamo bravi”. Tenga presente che il danno è doppio: oltre ad essere costosi in molti casi questi convegni sono anche sterili e noiosi. Insomma, le solite lagne e manfrine fritte e rifritte.
    Nel resto del mondo si va avanti da tempo con i più democratici call for papers che di norma precedono incontri ai quali possono partecipare tutti.
    Scusatemi se continuo a insistere che il problema non sono le cifre ma le mentalità.

  7. Petracca ed i commenti successivi toccano di nuovo argomenti interessanti, e ancora credo che scetticamente vadano visti i diversi punti di vista. Gli argomenti sono:
    1) La riorganizzazione dell’offerta didattica
    2) Il ruolo della comunicazione
    3) Il ruolo degli studenti, dei loro movimenti, e aggiungerei io delle loro famiglie (che pagano)

    I tre temi sono fra loro strettamene legati, basta vedere l’effetto positivo che ha fatto qualche giorno fa un titolo fuorviante: “L’università dimagrisce, aboliti otto dipartimenti”, (leggendo l’articolo si scopriva poi che era solo un dipartimento di 7 soli docenti che si è fuso con un altro) e sono legati anche ad un altro tema che non mi sembra eludibile: cos’è oggi una università che funziona?
    Per quanto ci si giri intorno, il tema è centrale nel fallimento (perché di questo si tratta) dell’Università di Siena. Chi pensa che Berlinguer prima e Tosi poi abbiano perseguito unicamente un disegno di potere personale, dimentica che quel disegno riguardava molto più delle loro persone o degli amici, simpatici o antipatici. Come per tutti i rettori, riguardava anche tutta l’università.
    E quel disegno (buono o cattivo che fosse) è fallito ben prima dal settembre scorso. Di destra o di sinistra, non c’è governo che non abbia da una parte proclamato il ruolo fondamentale dell’università e dall’altra non le abbia ridotto ulteriormente i finanziamenti oltre l’inverosimile. Vale per Amato come per la Moratti, Modica come Gelmini. E sulla stampa e TV, da anni è un continuo attacco alla università pubblica: da Giavazzi a Pirani, dal Giornale a Repubblica, da Libero al Riformista, da Vespa a Santoro.
    I pochi che hanno provato ad opporvisi (in modo più o meno ragionevole) hanno trovato ben poco spazio. Un esempio ammirabile l’ho trovato qualche tempo fa su un blog della CGIL http://flcgilsienaunirsu.files.wordpress.com/2008/11/lettera-aperta-sulluniversita2.doc
    Questo ricercatore, l'”Onda”, tanti docenti di sinistra non si accorgono di essersi svegliati tardi: quella università che vorrebero difendere in pratica non esiste già più.
    Meglio tardi che mai, comunque: gli studenti che oggi si agitano almeno dimostrano di interessarsi in prima persona al problema. Ritorneranno comunque nelle aule con una maggiore consapevolezza. E bene fa il rettore ad offrire loro possibilità di dialogo ed anche a porre loro dei limiti di comportamento civile.

    Quello che esiste è una realtà a due facce: esiste una università indifendibile, così ben descritta da tanti articoli e pamphlet, ed esiste una università che resiste a produrre cultura, descritta in quella lettera ed in altri pamphlet meno noti. Il problema, come spesso in Italia, non è la mancanza di qualità ma di standard: l’ottimo convive col pessimo. A volte nella stessa persona.
    Fare quello che propone Petracca è quindi fare in modo che ciò che è buono si salvi e ciò che non lo è sia tagliato. Ma questo presuppone prima di tutto stabilire cosa si intende per buono e per cattivo. E bisogna anche sapere di ogni cosa quanto costa e quanto rende.
    È qui che bisogna, al solito, separare il merito degli argomenti da chi li esprime. Ad esempio, una volta espresso il disaccordo per le richieste di Detti e di altri docenti della Facoltà di Lettere, se volessimo mantenere un buon numero di studenti, siamo certi che vendere le loro sedi, abolire i loro corsi, e magari bruciare i loro libri e vendere essi stessi all’asta in qualche mercato di schiavi del medio oriente sia quello che ci vuole? È un esempio provocatorio, ma amici e nemici ce ne sono in tutte le facoltà.
    Cos’è che vogliamo? Più studenti? O più studenti per certi corsi e meno in altri? E quali sono i parametri per cui un corso, un centro, una cattedra, un laboratorio risulta sostenibile ed un altro no?
    Scriveva giustamente Arlecchino (mi pare) che ogni Facoltà ha un’idea di università diversa dalle altre: Abbiamo un quadro delle caratteristiche delle “clientele” studentesche dei vari corsi? Siamo in grado di fare una azione di “selezione dei prodotti” e di marketing (con permesso parlando) mirati?

    Infine una nota sui dipartimenti. Non vedo come la loro eventuale ristrutturazione possa influenzare i conti (se non in modo marginale) o la didattica (che riguarda i consigli di facoltà e non i dipartimenti). Una ridistribuzione su base aritmetica quindi non sembra in grado di risolvere alcun problema e al più ne può produre di nuovi.
    Una loro riorganizzazione razionale potrebbe però portare ad una migliore utilizzazione delle risorse umane e strumenti per la ricerca. Razionale in questo caso vuol dire omogeneizzarli in base al tipo di strutture prevalentemente utilizzate, correggendo l’equivoco che li vorrebbe equivalenti ad aggregazioni attorno ad un argomento di ricerca, evitando i tanti doppioni che ci sono ora, originati unicamente da ambizioni o incompatibilità personali, ed aumentando l’autonomia dei singoli gruppi di ricerca all’interno di dipartimenti di grandi dimensioni, non più controllabili dal singolo barone di turno.

    il vostro prolisso,
    Sesto Empirico

  8. Guarda guarda cosa mi tocca leggere!!!!

    Harvard to Sell Bonds to Repay Debt, Cancel Swaps December 5, 2008 13:22 EST

    http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aW0MI5S1ikSo&refer=home

    By Bryan Keogh and Michael McDonald

    Dec. 5 (Bloomberg) – Harvard University, the oldest U.S. college, plans to sell taxable and non-taxable bonds to repay debt and terminate interest-rate swap agreements.

    The university will offer $600 million of top-rated, tax- exempt bonds next week, Bloomberg data show. Cambridge, Massachusetts-based Harvard also plans a separate sale of 5-, 10- and 30-year debt as soon as today, according to a person familiar with the transaction.

    Harvard’s endowment decreased 22 percent, or $8 billion, in the first four months of fiscal 2009, putting the fund on course to have its worst performance in at least four decades. The endowment, the biggest U.S. education fund, had totaled $36.9 billion on June 30 after gaining 8.6 percent in fiscal 2008. The worst annual return that Harvard has recorded in at least 40 years was a loss of 12.2 percent in 1974.

    States, cities and nonprofits have been forced to restructure bonds and pay higher borrowing costs this year as the credit crisis undermined the use of more sophisticated debt instruments such as interest-rate swaps. The September bankruptcy of Lehman Brothers Holdings Inc. forced them to pay the New York- based bank millions of dollars to end contracts lasting up to 30 years.

    $3.5 Billion

    Harvard “is an active user of swaps and derivatives to manage risks,” with agreements tied to $3.5 billion of its debt, according to a Moody’s Investors Service report from Nov. 24. Moody’s, which rates the school Aaa, didn’t specify the counterparties in the swap agreements.

    John Longbrake, a Harvard spokesman, didn’t immediately return calls seeking comment.

    Northeastern University in Boston was forced to replace $330 million of interest-rate swaps with Lehman after the bank declared bankruptcy, triggering the termination of the long-term contracts, according to Moody’s.

    Harvard’s taxable bond sale will be benchmark in size, said the person, who declined to be named because terms weren’t set. Benchmark typically means at least $500 million.

    JPMorgan Chase & Co., Goldman Sachs Group Inc. and Morgan Stanley are managing the bond sale. New York-based JPMorgan is managing the municipal sale. The Massachusetts Health and Educational Facilities Authority will issue the tax-exempt debt.

  9. Mi convinci, caro Sesto. In realtà, a parte i giudizi sui politici locali (che alcuni fanno con ritrosia, forse perché non li conoscono e presumono la buona fede), c’è una larga area di accordo, mi sembra. La discussione pacata giova, non c’è dubbio. Forse anche l’anonimato, paradossalmente.
    Buono e cattivo convivono nella stessa persona, figuriamoci all’Università. Ma anche i Dipartimenti, che dovremmo imparare a demistificare. Ma dov’è che hanno realizzato quel corpus omogeneo diretto a ‘ricercare’ che si pensava? Non nego possa essere talora avvenuto, ma nella realtà normale che conosco, ha solo aggiunto una struttura burocratica alla Facoltà. Per la governance c’è da discutere anche di questo, credo. Un prin deve fare coordinamento, unificare gli sforzi, un Dipartimento è di solito un centro di spesa che eccita solo qualche desiderio di cariche (e soldi connessi in molte sedi) e di sentirsi parlare, o fare qualche dispetto…
    Non farei cadere le proposte di due distinte filiere:
    – proposte per governance
    – proposte per offerta didattica seria
    Né la proposta di Ascheri di moralizzare i convegni e dintorni. Aggiungerei solo però che è problema generale. Il Comune di Siena, tanto per non far nomi, per far ‘partecipare’ offre spesso e volentieri aperitivi lauti, e presumo costosissimi. Per le mostre al SMS è tipico, ma il Buongoverno del Magnanimo (già lo si può chiamare così stabilmente ormai e i bloggers [ancora] PD mi perdoneranno) ha vinto ogni precedente, mi dicono.
    E lì c’è anche un problema ulteriore di moralità. Bene far parlare gli scienziati ufficiali della sinistra come Bettini (lezione di tipo universitario: pagata?), ma il Magnanimo poteva evitare di fare una lectio magistralis: nominato da se stesso. Magister ce lo danno gli altri, sia Magnanimo sul serio ma non con sé, assessore!
    Per chiudere su convegni e pranzi ecc.: un protocollo unitario di criteri per tutti gli enti pubblici non sarebbe male, tanto più di questi tempi.
    I nostri di sinistra perché non lo pretendono? Pensate ora che si va verso le feste, auguri d’ufficio (a spese nostre), ricevimenti (a spese nostre)! Mavvia, cari amministratori, fate un brindisi con i cittadini in piazza e basta, fateci questa grazia, Signori!
    La Bindi ha detto ora al TG che il PD deve affrontare la questione morale… Non solo esso, non solo.
    Archie

  10. Non avevo letto di Harvard: grazie Kryogen!
    I giornali nazionali avevano riferito di tagli agli stipendi dei docenti, dall’alto a quanto pare e senza tanti complimenti! I nostri precari avrebbero avuta soddisfazione almeno in questo.
    a.

  11. Stanchissimo e umidissimo, prima di chiudere i cani, vorrei sottoporre qualche osservazione.
    Prima la boutade del nostro Sesto Empirico. A parte l’idea assolutamente aberrante di bruciare i libri (che non sono loro, mio caro, sono della comunità universitaria, ma su questo ci tornerò con calma), il resto mi parrebbe troppo sperarlo ed utopistico anche, ma a dare un’occhiata alle cifre direi che sarebbe risolutivo vendere tutte e due le Facoltà di Lettere. Resta il dubbio del guadagno concreto nel vendere i docenti nei mercati orientali, ma insomma col solo risparmio ci faremmo pari. Ora è evidente che si scherza (dico, è evidente no?), ma è uno scherzo che lascia l’amaro in bocca perchè il mancato equilibrio fra le varie aree è evidente e c’è di più. Due Presidi più un rappresentante d’area in Senato è chiaro che formano una forza preponderante e che solo l’estrema resipiscenza degli altri Senatori ha fatto sì che qualche giorno fa il Rettore non venisse sfiduciato. Sta di fatto che con quei numeri per anni si è fatto quello che si è voluto e le carte stanno a dimostrarlo. Ora non mi ricordo chi degli intervenienti ha posto il problema di dover fare la storia di ciascuna facoltà. Beh è effettivamente un’esigenza reale e concreta, soprattutto in termini di riforma della governance. In altre parole qui hanno ragione tutti ciascuno per la loro parte. L’occasione che non va persa di trasformare un cataclisma in una opportunità di cambiare radicalmente le cose passa, a mio modo di vedere, dai seguenti fattori:
    1) Le cifre ci vogliono, eccome! Perché le cifre (vere, non truccate), i dati brutali condannano irrimediabilmente chi ha sbagliato o malgovernato e al tempo stesso indicano la strada per il risanamento ed il rinnovamento. Senza i dati concreti e reali non si può neanche lontanamente pensare di impostare nessuna strategia. E mi immagino che chi vuole la caduta del Rettore lo sappia benissimo.
    2) Il problema della governance non può non passare attraverso lo spianamento del Senato accademico e del CdA (naturalmente quando sarà possibile prendere il tempo e l’opportunità di farlo), perché è proprio in questi organi che si sono consumate tutte quelle logiche perverse che hanno portato a questo disastro. E va da sé che al momento della riforma questa non possa essere integralmente autoimposta e autocreata. È necessario l’apporto di membri esterni. L’autoriforma è destinata al fallimento. Basta guardare quanto è stato combinato finora: a parte le imboscate, le commissioni, le contro-commissioni, le contro-contro-commissioni, il traccheggiamento inane, le resistenze all’infrazione di qualsiasi privilegio, piccolo o grande che fosse, le barricate a difesa di questa o quella sede nella perfetta ignoranza (spero che non si tratti di malafede) dell’entità del disastro che si è abbattuto sull’Ateneo. È incomprensibile come si sia potuto dare vita a tutto questo, a patto che non si pensi male (indovinandoci, come diceva Andreotti), che non si pensi cioè che ci si sia mossi in base alle solite e logore logiche dell’appartenenza e dei gruppi di potere.
    3) Come dice non mi ricordo chi sopra, bisogna cambiare mentalità. Vedere lettere come quelle di Cotta, di nuovo, fa venire i brividi perché danno per scontato che qui siamo tutti stupidi e che non si sappia che per anni costui sia andato a braccetto proprio con chi procedeva spedito sulla strada del disastro (lo sprinteur, vi ricordate), vendendosi per un piatto di lenticchie e che poi, improvvisamente, si sia candidato (come preside) ad oppositore proprio del suddetto sprinteur, il che ricorda la storiella dei ladri di Pisa. Salvo poi uscire con una lettera dove si riprova il “silenzio dei docenti” (e non certo degli innocenti), come se – lo ripeto – i suoi colleghi fossero tutti stupidi.
    4) E qui interviene anche un fattore morale che va a toccare tutti gli aspetti della catastrofe. E che necessita di una incentivazione senza pari.
    5) Inforcare i potenti occhiali dello storico e raccontare – come diceva Giovanni – i dieci anni di porcate dell’Ateneo e selettivamente di ciascuna facoltà sarebbe effettivamente di grande aiuto.

    Chiudo notificando a tutti che quella faccenda delle supplenze è inestricabile. Non si può in nessun modo disaggregare i dati. Amici di Rosia mi dicono però che la cifra globale annua spesa per le supplenze non dovrebbe superare i 200.000 euro. Guarda caso una cifra che ricorda da vicino l’affitto pagato alla Curia per l’utilizzazione della cripta di San Francesco. Di sicuro c’è anche che la determinazione tanto del numero quanto delle retribuzioni è cosa che compete esclusivamente alle singole Facoltà, il che – immagino – si presta di nuovo ad arbitri innominabili.
    Adesso vi do la buonanotte e vi saluto.
    Di casa in Montarrenti il Favi

  12. E io ti do il buongiorno ringraziandoti! Vedi che 2+2 fa sempre 4, nonostante i controinteressati? A dir la verità, le Lettere fanno 2+1; quanto ci vorrà prima che venga fuori il problema dell’Università per stranieri, di nuovo rettorata da un docente del solito giro, notoriamente con stretti rapporti con il PD e le “sue” istituzioni?
    Le tue idee, come le altre buone qui lette, non possono camminare però anche perché – salvo questi bloggers? – non c’è organizzazione. La congiura del silenzio dei colleghi, docenti e amministrativi, non è eloquente? Ci andrebbe un’associazione indipendente, libera da schemi ideologici e pregiudiziali, che impegnasse in primo luogo, non mi ricordo chi l’ha proposto a suo tempo, forse io?, i ‘patres’ dell’Ateneo, chi l’ha vissuto per tanti anni, e si ricorda di Barni, di Berlinguer, di Grossi, di Tosi e che ora deve essere chiamato a collaborare al restauro del monumento pericolante assai, ma assai.
    Gli enti potrebbero far la loro parte intanto non nominando più belle statuine in CdA, cominciando dal chiedersi cos’hanno fatto finora i loro rappresetanti, chiedendo relazioni su cosa hanno visto e non visto, e perché no? sostituendoli con gente con le palle: non possono? Io credo che i nominanti gli strumenti per avere delle dimissioni quand’è il caso li hanno. Se aspettano la riforma della governance
    Appello ai ‘liberi e forti’, mutatis mutandis, quindi! Avete una responsabilità storica: organizzare i vostri eredi, salvare la vostra stessa eredità.
    Archie
    Non è questo il problema?

  13. La prima volta che Focardi è andato a Roma da solo non ha incontrato Letta bensì il sottosegretario Pizza (!) al quale poi ha chiesto di potersi fotografare con Gianni Letta. Nel corso del secondo incontro a Roma, quando il Rettore era accompagnato da Cenni e Ceccherini, Letta ha detto apertamente di non conoscere Focardi ma sopratutto di non sapere nulla dell’Università di Siena e del suo buco!
    Le bugie hanno le gambe corte… anche sulle responsabilità relative ai conti…..

  14. archimede:
    Non sarebbe da scettico esprimere giudizi personali sui politici locali, e non mi pare di averlo fatto. Altro è entrare nel merito delle loro politiche, e non mi pare che nel complesso ne esca un giudizio molto positivo…
    Dubito comunque che il savonarolismo sugli aperitivi ci possa salvare. Come dici, a mio avviso giustamente, a proposito delle nomine del CdA, i problemi sono più di sostanza, nella capacità di rappresentare responsabilmente gli interessi della collettività.
    Quanto ai Patres, ben vengano e si ascoltino con attenzione, ma non mitizzerei troppo le presunte trascorse età dell’oro: più che le persone potrebbero essere i tempi ed i problemi ad essere cambiati. E sono comunque le persone di oggi che li devono affrontare.

    Favi:
    Mi pare di avere già detto che il meccanismo che lega così strettamente il numero di docenti (e giustamente tu aggiungi delle Facoltà) agli equilibri di potere è a mio avviso una delle principali cause del dissesto e dovrebbe essere il primo elemento da modificare.
    Eliminare selettivamente docenti e facoltà che eccedono nel potere è una possibile strada: ai tempi di Pericle c’era per questo l’ostracismo, ma non ha funzionato gran ché.
    Un’altra strada può essere trovare un altro modo di nomina rettore e presidi, basato su chi effettivamente paga, che disinneschi questi meccanismi e consenta di riportare il discorso su cosa si vuole e su cosa serve e cosa no. E può anche darsi che allora si stabilisca che due facoltà di lettere non servono, o che non sono sostenibili, ma su basi più pertinenti.
    Come sottolinea Archie anche questa strada è difficile con l’attuale CdA. In ogni caso, nella situazione in cui siamo, sarà inevitabile che se si troverà qualcuno disposto a dare i soldi per riprendersi questi dovrà, a buon diritto, avere voce in capitolo.

    Torno infine sui contratti: è vero che mezzo milione di contratti per la docenza costano quanto mezzo milione di contratti di altre aree. Ma da cacciatore ti farei notare che abbattere un cinghiale di un quintale è più semplice che avere lo stesso peso di tordi. Ovviamente poi si possono prendere sia i tordi che il cinghiale… E non è detto che la selvaggina da stanare sia finita.

    Sesto Empirico

  15. Io credo che sarebbe giusto chiudere tutte e tre le facoltà di Lettere, salvando solo (possibilmente) i rami turistici de “l’Università per straniere”, un po’ di esperti in ruderi e anticaglie ad uso della museografia per l’ “Acropoli” (come dice Paolo) e dell’antiquariato locale, qualche storico medievale per curare l’araldica con intenti dichiaratamente agiografici, che ci rassicuri sulle nobili origini di tutte le nostre famiglie, e qualche “scienziato” della comunicazione onde comunicare sempre più efficacemente le consuete immagini vereconde e immacolate del Migliore dei… Monti Possibili: del resto, cioè della cultura specializzata, dell’ “eccellenza”, della competenza (che dai resoconti di questo forum pare allignino solo tra legulei e cavadenti), cioè delle centinaia di persone che sono state chiamate ad insegnare a Siena nei vituperati settori “umanistici” (che vanno dalla papirologia ai fondamenti della fisica), giacché pare acclarato che a Siena non vi è bisogno di costoro, né (in fondo) della cultura, si decida per favore cosa farne, giacché in molti casi si tratta di persone scientificamente assai più qualificate di te, hypocrite lecteur!

  16. Calma, Signori!
    Il nervosismo è più che plausibile a Siena, e non solo all’università, ma non bisogna trascendere e riprendere le guerre disciplinari ormai un po’ datate invero. Nessuno vuol negare che c’è tanta gente di valore ovunque. Ieri si diceva: persino del buono in ognuno di noi, no?! Quindi, non irritarsi ed evitare per quanto possibile attacchi personali e condanne generiche di corpi o facoltà. Sempre allo specifico. E con dati, quelli sui tempi lunghi sono galantuomi, anche se possono dare sorprese. No?

  17. «Rispetto al piano di risanamento approvato dal Consiglio di amministrazione nella seduta del 17 novembre scorso, il direttore amministrativo ha messo in luce gli aspetti di “razionalizzazione della spesa, che non deve ledere la qualità offerta agli studenti dell’Ateneo, i quali dovranno essere i veri protagonisti del piano di rilancio.»
    Tratto da: http://www.valdelsa.net/det-cy32-it-EUR-23951-.htm
    Questa è la vera sfida da affrontare e vincere.
    Speriamo bene.

  18. Intervento letto durante il Consiglio Studentesco di ieri.

    Magnifico Rettore, prima di iniziare questa discussione e di entrare nel merito della crisi dell’università di siena, non possiamo non costatare che la sua presenza qua oggi è ulteriore conferma della scarsa considerazione di cui gode la rappresentanza studentesca in questo Ateneo. Ha richiesto la convocazione del consiglio studentesco, immediatamente dopo l’occupazione del consiglio di amministrazione, per cercare non si sa quale dialogo, visto che lei oggi viene a presentarci un piano di risanamento già approvato ed in via di applicazione. Tutto questo è poco dignitoso per un organo d’ateneo come il consiglio studentesco. Partendo dagli ultimi avvenimenti, siamo scandalizzati da come è stata gestita la nomina del nuovo direttore amministrativo. Non giudichiamo la professionalità del Dott. Miccolis, visto che non abbiamo gli elementi per esporre tale giudizio. Tuttavia la forzatura operata in seno al CDA in cui sono stati ignorati i dubbi su una nomina diretta da parte del rettore non è accettabile, specialmente vista la criticità della situazione attuale. Forzatura operata all’interno di un rettorato militarizzato per l’occasione, con un dispiegamento di forze come mai si è visto in questa città.
    Decine e decine di agenti in tenuta antisommossa che hanno continuamente provocato e tentatato di intimidire un centinaio di studenti disarmati, pacifici ed a volto scoperto che non chiedevano altro che di entrare nella loro università.
    E’ stato un oltraggio agli studenti ed alla storia stessa della sede universitaria senese che in oltre 700 anni di storia non ha mai visto situazioni analoghe a quella de 21 Novembre. Anche di questo le chiediamo di rispondere oggi: ovvero di come di fronte alle proteste di una parte della comunità accademica, il Rettore abbia deciso di rispondere attraverso i blocchi della polizia, anziché con un dialogo che coinvolga realmente tutte le componenti dell’ateneo.

    Non ci soddisfa, Magnifico Rettore, il piano di risanamento. Non entro in maniera approfondita sul tema del piano che avete approvato. E’ stata già fatta dagli studenti e dai precari che hanno occupato il Consiglio di Amministrazione il 21 di Novembre e di cui appoggiamo appieno le rivendicazioni. Qualcuno prima di me ha definito questo piano una “macelleria sociale”. Altri un piano “classista”. E’ semplicmente un piano che fa pagare il peso di questa crisi a chi questa crisi di certo non ha contribuito a generarla. Precari, personale delle cooperative e studenti. Un piano che è l’attuazione nella nostra università delle linee della legge 133. I cosidetti baroni che gestiscono il sistema universitario, e che sono i primi responsabili della malgestione di questa università, rimangono protetti dallo scudo di privilegi e rendite di posizione che vi siete costruiti negli anni.
    Si è chiesto quale sarà l’università che sopravviverà dopo questi tagli? Una Università senza ricerca, se non quella sovvenzionata da fondi esterni e con l’offerta formativa dequalificata. Una retrocessione che questo ateneo non credo possa permettersi.
    Questa crisi sta distruggendo la nostra Università. Una crisi, è opportuno ricordarlo, che la comunità accademica ha appreso dai giornali. Il Rettore ancora non ha concesso a questa comunità accademica un confronto, a parte il suo ormai famoso monologo privo di contradditorio del 3 Ottobre al San Niccolò. E solamente dopo il polverone mediatico che l’Amministrazione ha deciso di affrontare questa situazione. Ci chiediamo se un intervento più tempestivo sul deficit strutturale di questo ateneo avrebbe portato ad un processo di risanamento meno traumatico di quello che stiamo vivendo oggi. Un processo di risanamento che lo ripetiamo, colpisce i più deboli, colpisce la ricerca e dequalifica la didattica. Costatiamo la mancata corrispondenza fra la situazione economico-finanziaria da lei presentata in questa sede con il bilancio di previsione 2008 e la situazione economico – finanziaria reale. I conti non tornano, sia per quanto riguarda la sua gestione come Rettore, sia per quanto riguarda le gestioni precedenti. Qualcuno deve rispondere di questo, e non è più tollerabile lo scarico delle responsabilità esclusivamente su dirigenti amministrativi di medio livello come finora è avvenuto Ci permettiamo di ricordarle l’articolo 2423 del codice civile che indica dei principi fondamentali sulla redazione dei bilanci: la sua redazione fatta con chiarezza, la veridicità della sua rappresentazione e la correttezza nell’illustrare la situazione patrimoniale (in questo caso dell’ente e non della società); inoltre il nostro ordinamento prevede anche dei principi cardine per la Pubblica Amministrazione, che sono i principi di: efficienza (cioè la competenza nell’assolvere alle proprie funzioni), efficacia (produrre l’effetto che l’amministrazione dovrebbe produrre, cioè nel garantire i servizi ai cittadini) e la trasparenza. Ci sembra ovvio costatare che questa università non ha rispettato neanche lontanamente i principi sopraindicati.
    Le chiediamo chiarezza su di un punto fondamentale. L’attuale dirigenza dell’Ateneo era a conoscenza della reale situazione economico-finanziaria? Se ne era a conoscenza non possiamo non denunciare il silenzio di questi anni ed il ritardo con cui si è cercata una soluzione ad una crisi di questa portata. Se non ne era a conoscenza è ovvio costatare che una parte della struttura amministrativa di questa università non risponde dei suoi compiti al Rettore ed agli organi preposti.
    Per entrambe le opzioni, però la realtà evidente è sempre la stessa: questa amministrazione ha fallito nei suoi compiti, non ha saputo gestire l’Ateneo ed ha contribuito con le gestioni precedenti all’aggravarsi della situazione debitoria dell’università. Questa Amministrazione, che lei oggi rappresenta, non ha le carte in regola per gestire questa crisi.

    Le chiediamo Magnifico Rettore di dimettersi, come gli studenti le stanno chiedendo oramai da mesi. Lo facciamo oggi, l’abbiamo fatto nei giorni scorsi in altre forme e con altre parole. Continueremo a farlo nei prossimi giorni.

  19. Ancora una battuta al cinghiale impossibile da fare per via del tempo ballerino, mi consente di discutere un po’ con voi.

    Sesto: per quanto mi è dato di capire qui bisogna tirare a tutto, non solo al cinghiale ed all’equivalente peso in tordi, ma anche ai verdelli, alle cesene, ai pettieri, ai fringuelli e ai passerotti sennò non si mangia. Molti interventi nei vari consigli di facoltà e nelle riunioni d’area (per chi le fa ovviamente, alcuni per esempio non le fanno) fanno chiaramente trasparire che una percentuale piuttosto alta di docenti non ha assolutamente compreso appieno l’entità del problema. Richieste ad esempio sulla tempistica di erogazione del PAR 2007, quando nei bagni non c’è la carta igienica, fanno ipotizzare di convocare un corpo accademico allargato durante il quale uno dei valenti professori di fisica (non un contrattista o un giovane ricercatore eh, un ordinario) spieghi ai colleghi che cos’è un buco e il teorema di Newton, ponendo particolare accento sul fatto che i buchi e la forza di gravità che sprigionano non fanno differenza fra gli enti che attraggono. Si ha un bel dire che i fondi uno li può avere esterni e che quindi ci devono essere. Non ci sono per la semplice ragione che inevitabilmente sono stati attratti dal buco (vorrei sottolineare che il conto corrente dell’Università è uno solo).

    Stavrogin: mi dispiace molto che tu ti irriti così tanto per una boutade di Sesto e per lo scherzo che io ho accentuato. Evidentemente lo humour ti infastidisce. Allora facciamo una cosa: spiegaci tu che – parole tue – lettere la conosci meglio, qualcuno dei seguenti paradossi, non prima che ti faccia notare che a Siena della cultura ne abbiamo parecchio bisogno e non di quella da panforte, ma di quella vera. Altresì mi pare che proprio da parte dei vertici di quelle facoltà umanistiche che tu difendi (giustamente le facoltà, ingiustamente i vertici) ci sia da diversi anni un totale disinteresse verso la cultura e un disincantato amore verso il potere ed il denaro. Non mi pare che ci sia qualcuno che si stia sbattendo per trovare e studiare il secondo libro della Poetica di Aristotele, mentre mi pare che ci si concentri parecchio sull’impadronirsi delle acropoli, sul depauperare i dissidenti a favore dei clientes (vogliamo fare l’esempio del sistema museale? Come mai un luogo di cultura come le Papesse per esempio è stato sottoposto a trasloco e inglobato nell’acropoli per l’appunto? Ne sai qualcosa?). Come mai il Corso di Laurea in Filosofia è stato smantellato per – si dice – mancanza di iscritti, mentre altri corsi che evidentemente godono dell’appoggio dell’Onnipotente e che hanno la metà degli iscritti che aveva il corso in filosofia campano proprio bene? Come mai – caro Stavrogin – il Corso di Laurea triennale in Storia dell’Arte ha sostituito l’obbligatorietà dell’esame in Estetica (che insomma forse ci stava bene no?) con l’obbligatorietà di una materia antropologica? E sempre per rimanere in tema di antropologia, come è possibile che uno studente di specialistica in letteratura francese debba dare due dicansi due esami di antropologia (etnologia e un’altra antropologia)? Per studiare Bouvard et Pecuchet servono due antropologie? E per studiare Platone? Non sarà mica – la butto lì – che otto docenti di antropologia più i vari contratti attivati di docenza in questa materia costituiscono una lobby in seno alla facoltà di cui sempre l’Onnipotente debba tenere conto a scapito dei poveri bischeri e dissidenti che insegnano materie come Estetica o Filosofia Teoretica? E andiamo indietro nel tempo, così ti do lo spunto per fare la storia della Facoltà di Lettere (almeno di Siena perché quella di Arezzo è evidente che nessuno di quelli che intervengono qui la conosce, a parte il padre padrone che siede in Senato). Fatti raccontare dai suddetti dissidenti come finì la presidenza dei “cento giorni” di Ascheri e perché finì. E che da quel momento si sono alternati alla Presidenza (e quindi in Senato) della Facoltà solo ed esclusivamente uomini di partito (o meglio – come mi sono espresso diverse volte – di banda). Continua tu e scusa se ho fatto una battuta che evidentemente ha colpito malamente.
    I “cavadenti” – come dici tu – fanno una storia a sè ed è storia di tregenda anche quella. C’è da dire che io non so dove hai inferito che Medicina sia una Facoltà – per usare un’espressione che mi fa schifo – virtuosa. È stato solamente osservato che – limitatamente all’affair contratti – si doveva andare cauti coi giudizi perché l’anno scorso costavano pochissimo, quest’anno non costano niente (ancorché i medesimi amici di Rosia che mi hanno fatto la soffiata delle supplenze non erano affatto convinti dell’accezione di “gratuito”, sostenendo che rimborsi è probabile che ce ne siano, ma ho eccepito loro che su questo si poteva sorvolare). Punto. Giovanni mi sembra abbia dato dimostrazione di non condividere affatto la politica della Facoltà e ha denunciato a più riprese e non da ora il sistema assolutamente inopportuno di gestione.
    E vengo ai “legulei”. Prima di tutto sono una facoltà umanistica anche loro. E che facoltà umanistica considerato che al momento constano di cinque docenti di Diritto Romano e Greco e sette di Storia del Diritto (IUS/18 e IUS/19 per intederci). Non so se mi spiego. E che nel complesso siano eccellenti o specializzati culturalmente mi sentirei di escluderlo recisamente. Non parliamo della costola Scienze Politiche che – se mi si promette che nessuno se la prende – da costola ha fatto la fine di tutte le costole: è diventata una donna (nel senso machiavellico del termine: la fortuna è donna, il Principe Cap. XXV mi pare). Sempre per tenersi sullo storico: era corso di laurea di Giurisprudenza sotto l’egida di un, all’epoca, onnipotente e per toglierla da quell’egida è finita sotto un altro onni(pre)potente con tutte le conseguenze deteriori che a più riprese sono state anche da te sottolineate e che necessitano anche quelle di un resoconto storico.
    Concludo per il momento osservando che – ahimé – qui ci vuole almeno un Erodoto e un Senofonte, ma a Siena non li producono purtroppo (e a quanto mi risulta neanche li studiano). In compenso se avessimo bisogno di qualche antropologo, etnologo, giornalista o storico dell’Unione Sovietica avremmo di che scegliere.
    Vale, Favius de Monte Arienti

  20. Favi, se tu sapessi scegliere, in effetti, troveresti anche altro e di meglio; guarda, io non mi irrito mai, tanto meno con una fonte di saggezza come te: dimenticavo solo di dirti che fonti certe mi informano che Berlinguer (Luigi) fosse in realtà un noto glottologo, mentre il Tosi fosse un celebre filosofo neokantiano della scuola di Marburgo; le facoltà di Medicina e di Legge ebbero a soffrire non poco durante i loro rettorati.

  21. Stavrogin dai non ci pitucchiamo (il mio ultimo intervento era diretto a tutt’altro segno, anzi era pacificatore). Sono pronto a renderti l’onore delle armi. Dalla Colonna scorgo benissimo e seguo anche la grandezza di molte componenti della Facoltà di Lettere di Siena (di quella di Arezzo meno eh, sarà che è celata alla mia vista dalla distanza… mah!). Non credere che non sappia che ci sono ottimi docenti e ottimi giovani ricercatori. E volevo proprio dire questo nel mio post qui sopra. Ed anche in quello prima. È un problema di mentalità, solo di mentalità che fa sì che quegli ottimi ed eccellenti scienziati che allignano fra le fila (piuttosto nutrite questo almeno me lo consentirai) dei letterati vengano mano a mano compressi dallo strapotere interno alla Facoltà di bande organizzate che esprimono, internamente ed esternamente, il vertice. Che i filosofi, i glottologi, gli studiosi di letterature straniere che siano altro che l’ispano-americano (vogliamo fare l’esempio di letteratura russa? la cui docente fra l’altro mi risulta che abbia scritto una lettera bellissima al personale tecnico-amministrativo in cui esprime tutta la gratitudine per il servizio di cui ha usufruito sempre? E mi risulta altresì che inviti noti studiosi della materia a fare lezioni che accettano solo in virtù dell’amore per la materia e chi la insegna, e non per godere di cocktail e lussuosi gettoni di presenza? E che tu mi sa che conosci bene visto lo psedonimo che usi?), alcuni storici dell’arte, insomma che una buona percentuale di persone serie e preparate siano prevaricate da “piacioni” scientificamente irrilevanti, ma potentissimi politicamente ed accademicamente è vero o no? A me risulta di sì, ma qui in questo blog c’è il contraddittorio, c’è la libertà di espressione (nei limiti imposti giustamente da Giovanni): mi si dimostri il contrario. Ma non mi sembra che tu sia orientato in questo senso.
    Berlinguer. Che penoso argomento che è questo. E Tosi. Ancora più penoso. Dalla Colonna quando andavo a caccia col mio babbo ho visto cose tremende ed ancora più tremende me ne raccontava il mio babbo mentre faceva strage di tordi e gazzine. La Facoltà di Medicina deve essere davvero grata a tutti e due (salvo ora giunti a questo punto cacciarsela dove non batte il sole la gratitudine). Perché anche il “glottologo” ha giocato quasi esclusivamente partite con la maglia rossa (di medicina eh, non fraintendiamo) e parecchie anche con la maglia rosa antico, stai tranquillo, ché da quando nel 1972 è stata fondata Lettere che era sparuta, con Luigi sono diventati grandi, ma grandi davvero. E non è un caso che quando si parla di Detti e Brezzi si sostenga da più parti che sono dei “berlingueriani di ferro”. Partite con la maglia blu invece gliene ho viste giocare poche e tutte “in casa”. Non mi voglio beccare una denuncia e non voglio farla avere a Giovanni, quindi la chiudo qui.
    Siccome invece l’amico Pierino le sue denunce se le è già beccate (e non è detta che siano finite), non solo si può allegramente dire che ha giocato tutte le partite con le stesse maglie rosse e rosa antico di Luigi, ma che nessuna di queste partite era giocata col blu di giurisprudenza però col blu sì: di scienze politiche. Ora vo alla beccaccia, però caro Stavrogin (con cui spero sia pace fatta), visto che sei un letterato ed io un boscaiolo, vai a vedere la lapide che è attaccata davanti alla porta dei Mattioli perché secondo me ci sono almeno tre errori blu (per l’appunto) di latino e poi entra a vedere i corridoi, le aule e la biblioteca. No, non è la residenza di Assurbanipal, è la Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche costruita in epoca Tosi.
    Ti devo un grappino distillato da me.
    Vale. Un contrito Favi di Montarrenti

  22. Doctor Mabuse permettendo… noto con piacere che alcuni bloggers conoscono a menadito i meccanismi del potere burocratico-accademico-politico (è una poltica mafiosa, e Siena non sfugge al paese intriso di merda in cui viviamo) e chi usufruisce di ciò (e costituisce il vero potere che è un apparire ma anche si dota di “sustanzialità”). La storia inchioderà i truffatori e abusatori di titoli accademici, ma per ora ci sono giannizzeri e birri alle bifore e trifore del Palagio. Ma da storico e sociologo so che vi è stato del giusto nello schiantare il “parlamento nero” e i suoi partigiani. Da poeta mi auguro di non fare la fine di Garcia Lorca o di Hikmet. Ma nemmeno vorrei l’esilio come Dante o Brecht. Il Piccolo (“Modesto” – Non scherziamo su altri… argomenti… e non s’illudano le “cocottes” aut Sirene aut Pizie aut… Come chiosò un acuto scrittore comunista: La liberazione della donna è, nei regimi occidentali, solo liberazione borghese: precisamante di cocottes).

  23. Mentre voi la distruggete, noi la costruiamo
    Scritto da Francesco
    sabato 06 dicembre 2008

    I ricercatori, i dottorandi, gli assegnisti, i docenti a contratto, i titolari di borsa di studio, tutti noi precari della ricerca in Onda indiciamo un incontro e una conferenza stampa nazionali a Siena, per dire ancora una volta no ai tagli indiscriminati all’Università pubblica e alla sua privatizzazione, e per lanciare la prima auto-inchiesta nazionale che denuncerà la nostra reale condizione lavorativa all’interno degli atenei e certificherà l’elevata qualità della nostra attività scientifica, di cui le recenti leggi hanno deciso di privare l’università italiana.

    Noi, che ne siamo da sempre la parte sana e produttiva, vogliamo continuare a costruire atenei in cui la ricerca sia svincolata da interessi prvati e il sapere libero e accessibile a tutti, indipendentemente dal censo e dalla provenienza geografica.

    L’incontro si terrà Lunedì 8 dicembre alle ore 10 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università, aula 13, primo piano del complesso San Niccolò, Via Roma 56. Alle ore 15, nello stesso luogo, si terrà una conferenza stampa, in cui sarà presentata la campagna nazionale di auto-inchiesta.

    La giornata si concluderà con la contestazione a Gianni Letta, che si troverà a Siena per ricevere il Premio Frajese dal direttore del Corriere di Siena, presso il Santa Maria della Scala, alle ore 18.

    La scelta di riunirsi nella città toscana non è stata casuale, ma dettata dalla situazione emblematica dell’Ateneo senese. In seguito a una pesante crisi finanziaria, lo scorso 17 novembre gli Organi dell’Università degli Studi di Siena hanno approvato il drastico “Piano di Risanamento 2009-2012” che rappresenta, di fatto, la prima applicazione su scala nazionale della futura riorganizzazione imposta all’università dai tagli della 133 e crea i presupposti per la trasformazione dell’ateneo senese in una fondazione privata. Il piano (in evidenza sulla home page dell’ateneo, http://www.unisi.it) colpirà maggiormente i precari della ricerca: docenti a contratto, assegnisti, dottorandi, per cui verranno tagliate risorse fino al 75%.

    Non a caso, il progetto, che fa dell’Ateneo senese il laboratorio della nuova riforma universitaria, è stato seguito dal Governo – nelle figure di Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del PdL al Senato – il quale ha anche indicato come proprio rappresentante nel CdA dell’Università di Siena David Cantagalli, imprenditore locale di area PdL. La “copertura” governativa ha permesso al Rettore di procedere in maniera verticistica, scavalcando spesso gli stessi Organi accademici, tralasciando la consultazione delle diverse componenti della comunità accademica e nominando come nuovo Direttore Amministrativo Emilio Miccolis, nonostante il parere contrario del Consiglio di Amministrazione.

    Come hanno affermato gli stessi Letta e Quagliariello, le misure del piano di risanamento senese si estenderanno ad altri atenei italiani: individuiamo in ciò un durissimo attacco alla qualità dell’Università pubblica, privata della forza-lavoro intellettuale rappresentata dalla sua componente più giovane e dinamica, l’unica in grado di garantire innovazione e diversificazione tanto nella ricerca quanto nella didattica. Inoltre, queste misure arrecheranno un danno enorme agli studenti, che contribuiscono in maniera decisiva al bilancio degli atenei ma che si troveranno a fare i conti con una drastica riduzione dell’offerta formativa e non potranno più beneficiare del confronto con chi, come noi, rappresenta il primo anello di congiunzione tra la ricerca del sapere e la sua trasmissione e applicazione.

    Vi invitiamo a seguire il nostro incontro, perché una cattiva università è un danno per la società civile tutta e per il tessuto economico di un Paese.

  24. La ricerca è stata sabotata non solo dai governi (siano essi Prodi o Berlusconi) ma anche – sed etiam – dalla cupola senese. Esiste un vertice della piramide, gente che ha piazzato autentici “gangsters” in enti culturali e amici mogli nipoti ecc. ecc. nei dipartimenti. Ocorre decapitare questi vertici. Quando attaccai un dazebao al rettorato titolandolo “exsurge, domine!”, ero solo a contestare la mercanzia della cultura e la mafiosità universitaria. Dalla Sapienza alcune matrone e amici di Asor mi deridevano, un tale al rettorato ballava e ghignava. Feci interventi alla radio universitaria appellandomi agli studenti, quasi fossi un Mao che fa iniziare la rivoluzione culturale (che sappiamo essere stata un golpe pancinese, però). Forse ora non son più solo. Ma la strada è in salita. Non sono spinto da animosità, io son pacifico, anche se non credo nel partito della non-violenza dei bertinottiani. Non porgo cioè l’altra guancia. Riusciremo mai a vedere università ed enti culturali puliti?? Da qui si può denotare in che tipo di società viviamo. Dato che Pirani cita Mao lo cito anch’io: osare lottare, osare vincere!
    Il Piccolo

  25. Sono andato a tirare alle allodole fuori Montarrenti. Torno e vedo questi deliranti comunicati, da cui con fatica pari a quella che fa Stavrogin a tradurre i comunicati della RdB evinco in pratica una cosa sola: la paura della fondazione privata.
    Ora: facciamo due conti e vediamo se tornano. Abbiamo un debito consolidato di circa 170.000.000 di euro. Abbiamo uno sbilancio di competenza di circa 45.000.000 di euro. Dobbiamo ai fornitori più di 25.000.000 di euro. Riscuotiamo dallo Stato 116.000.000 di euro circa e ne spendiamo molti di più l’anno per il solo fabbisogno derivato dagli stipendi di 2.400 persone. Facciamo per un attimo finta di vivere nel migliore dei mondi possibili. Azzeriamo il debito e diamo per assunto che siamo virtuosi al punto tale che i 116.000.000 di euro più le tasse degli studenti ci bastino per fare ricerca e didattica a livelli eccelsi. Qualcuno di questi esagitati ci vuole spiegare per cortesia dove pensano di trovare un’associazione di dementi che sia disposta a sostituirsi allo Stato ed accollarsi 116.000.000 di euro l’anno non potendo neanche scegliersi uno dei dipendenti e non guadagnarci una lira? A maggior ragione se non viviamo nel migliore dei mondi possibili e quindi ci sono anche quei 250 milioncini di euro da sanare in qualche maniera, trovo incomprensibile e impossibile l’esistenza di questa associazione. Ma gli studenti presuppongo universitari le hanno studiate almeno le tabelline? Perchè da questi comunicati sembra che – come dice un mio vicino di Palazzo al Piano – “non abbiano fatto nemmeno le scuole del leggere e dello scrivere”.
    Buona notte dal vostro Favi

  26. Favi, nel migliore dei mondi possibili chi sbaglia paga. La dottrina di Darwin è ancora da confutare e ci dice che la perfezione prevede paradossalmente l’errore. Lungi quindi da me l’idea di un mondo in cui nessuno sbaglia. Ma nel migliore dei mondi possibili chi sbaglia paga un prezzo commisurato all’entità del suo errore.
    Una classe dirigente inetta o losca andrebbe rimossa. A patto di averne una migliore di riserva. Il mio rebus è questo: non so se ce l’abbiamo. Può quindi andar bene: vediamo se un sistema responsabile di un dissesto è capace di autoriformarsi. Mettiamolo alla prova, anche perché non ho idea di chi dovrebbe prenderne il posto. Conosco qualche ottimo elemento e diversa gente onesta, ma non sarei capace di suggerire chi dovrebbe rimpiazzare chi. Quando però i conti non tornano, i mugugni e le recriminazioni sono il punto da cui si parte per correre ai ripari; sono quindi necessari.
    Se si vuole riformare un sistema sbagliato senza terremotare chi quel sistema l’ha costruito allora dico che quel centinaio di studenti che fanno casino sono una manna che cala dal cielo perché impediscono ai colpevoli del disastro di dormire sonni tranquilli e, sperabilmente, costringono i responsabili e i corresponsabili del dissesto a mettersi almeno una mano sulla coscienza per cercare di porre riparo ai danni che hanno provocato. In attesa che la magistratura vada a rovistare e faccia, con equilibrio, il suo lavoro, senza mandare nessuno in galera perché non mi pare che stiamo a questo punto.
    Non chiedo giacobinismi; la società è sempre affamata di posti di lavoro e in questa vicenda l’errore davvero grosso è stato quello di aver creato più posti di lavoro di quanti ne servivano. La critica e l’autocritica sono però necessarie, altrimenti saremo sempre punto e a capo. Noi qua ne stiamo facendo ma mi sembra che anche quei pochi studenti stiano facendo bene la loro parte, anche quando non condivido le loro istanze.

  27. Io non dò numeri, poiché altri son certo più competenti di me e più addentro agli algoritmi e matematiche arti (anche se leggo mo’ il Boyer!). Tuttavia quando affissi “Exsurge, Domine!”, molti anni fa, sembravo un lunatico o un marziano. Ma dopo le mie denunzie i baroni furon costretti a fare concorsi con le porte aperte e a chiedere i documenti di identità. Naturalmente escogitarono altri metodi fra cui lo “scaglionamento” -per farla franca e piazzare l’amico o l’amante… Sono stato il pioniere, come da più parti mi riconoscono. Ma se sono stato l’iniziatore della “rivoluzione” non ne sono il capo – debbo dire – né faccio parte di interessi collimanti avversi alla congerie attuale. Ora lascio la barra del timone a più valenti e valorosi anche per intrinseci motivi di salus… Ma sarò presente e pedante come un “Big Brother”.
    The Little

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