La notte dei ricercatori e quella dei pataccari

Aldo Ursini

Aldo Ursini

Gentili colleghi,

vi sto per rimbalzare alcune mail riguardo un phishing politico attuato in settembre a proposito delle vostre – e del personale tutto – intenzioni di voto al prossimo referendum costituzionale, sotto forma di un questionario predisposto da colleghi di Economia Politica e Statistica (credo, comunque colleghi di unisi), con l’appoggio ‘perinde ac cadaver’ dei vertici d’ateneo, e presentato sotto le spoglie di una indagine scientifica d’opinione (da presentare nelle Giornate dei Ricercatori ultime scorse.)

Alla cosa – pare – pochi di noi hanno dato peso. La stampa locale e nazionale, da me interessata, non ha battuto ciglio finora (almeno a quanto vedo sulla rassegna stampa predisposta dall’Ufficio stampa di UNISI).

Una cosa di gravità assoluta, o no? A parte una deboluccia letterina di dissenso della RSU (Sindacati), le mie proteste, trattate come carta igienica dal Vertice d’ateneo, sono comunque servite a pochino: semplicemente non pubblicano più i risultati. Ma ci sono certamente alcuni che in buona fede avevano risposto al questionario. Il fatto che sollecitassero i ritardatari, nominalmente uno per uno, ad ottemperare, dimostra che sapevano chi avesse risposto e chi no, e quindi ovviamente sapevano come si fossero espressi quelli che avessero partecipato -. E poi, si sa, niente sparisce da un server a meno che non si carbonizzi a 5000 gradi celsius l’hard disk e poi lo si polverizzi in un mulino. La difesa dei proponenti era che si trattava di pura scienza, non hanno mai chiesto scusa dell’errore, il che fa sospettare che non fosse un errore, ma che davvero volevano sapere per chi io voterò, hanno dimenticato le leggi sulla segretezza del voto, ed hanno detto che io sono oscurantista e voglio ostacolare la… ricerca scientifica!!!
Io per me credo che andrò avanti: sarebbe non indifferente un vostro parere, magari un cenno di solidarietà o di appoggio. Invece i cenni di insofferenza e/o schifo per il sottoscritto rompiscatole possono essere concretizzati in un semplice silenzio = dissenso, per chi crede che non si debba mai disturbare il manovratore (= Rettore protempore, chiunque esso/essa sia, etc.)

Scusandomi anticipatamente del disturbo con chi pensasse che la cosa sia una svista… di poco conto:
qui mi firmo
Prof. Aldo Ursini

PS. «Perinde ac cadaver» era la formula di obbedienza pronunciata dai Gesuiti: = obbedisco fino alla morte.

La dispersione scolastica di chi non si è potuto né iscrivere né mantenere all’Università

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Università, Banca MPS, Comune, Sanità: a Siena il cerchio si chiude con l’opposizione compiacente

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Analisi dettagliata della relazione della Commissione regionale su MPS: un favore al groviglio armonioso e alla politica locale. Sembra scritta con la consulenza di Verdini per favorire il Pd del groviglio (da: Bastardo Senza Gloria, 23 agosto 2016)

Bastardo Senza Gloria. Ci saremmo aspettati uno sforzo maggiore, un impegno doveroso per non offendere la memoria e il lavoro di quei pochi che negli anni hanno non solo contrastato il groviglio, ma anche lavorato per ricostruire con riscontri oggettivi la vicenda tragica del groviglio tra banca, politica e informazione. Invece no, la relazione partorita dalla commissione regionale d’inchiesta su MPS, oltre a scoprire l’acqua calda, per certi versi fornisce una ricostruzione distorta e falsata sotto alcuni aspetti, fino ad assolvere il groviglio armonioso e molti personaggi politici e para-politici. Il presidente della commissione, non doveva permettere una gestione cosi manipolatoria dei fatti. Purtroppo, i soliti signori che hanno invitato la gente al mare per far vincere il candidato del PD Valentini Bruno, forse hanno suggerito una linea ai membri delle opposizioni, per evitare un lavoro approfondito sul ruolo attivo dei deputati della Fondazione e del trasversalismo del groviglio. Siamo in attesa di leggere la relazione di minoranza. Molto curiosi.

Partiamo dai politici.

Citiamo dalla relazione: «Secondo il giudizio di molti interlocutori, tra i quali l’attuale sindaco di Siena, Bruno Valentini, ascoltato dalla Commissione, sulla Fondazione c’era un ruolo attivo delle istituzioni locali governate dalla politica, sia quella locale che, in parte minore, da quella nazionale. Valentini ha parlato di una filiera decisionale che influiva in modo forte sulle attività della fondazione e della banca, che deriva da input locali e input nazionali.»

Incredibile, chiamano Valentini Bruno e lo fanno passare come un puro, uno caduto dal pero. A parte che bisognerebbe ricordare, cari commissari regionali, che Valentini Bruno era ed è iscritto a quel partito che ha governato Siena e provincia e che lo stesso Valentini era sindaco di Monteriggioni, oltre che dipendente di Banca MPS e membro di quel sindacato bancario che aveva applaudito per l’operazione Antonveneta. Ricordare poi, visto che lo citate come interlocutore, che un suo assessore era membro della deputazione generale della Fondazione MPS sotto la presidenza Mancini e che un altro assessore, nominato da Mussari, era nel CdA di MPS leasing, sarebbe stato corretto, ma si sa come vanno certe relazioni. Per restare nell’attualità, sempre per quella “filiera decisionale che influiva in modo forte sulle attività della fondazione e della banca, che deriva da input locali…”, il Valentini Bruno oltre ad imporre nell’attuale deputazione amministratrice la sig. Barni (sorella della vicepresidente della regione Toscana, altro ente nominante della fondazione), ha lavorato insieme al suo vicesindaco Mancuso per far nominare nel CdA della banca Fiorella Bianchi e da quando è diventato sindaco di Siena, il sig. Valentini non ha perso occasione per intervenire sulla banca (rileggetevi tutte le dichiarazioni, anche fatte a borsa aperta) e per chiedere soldi alla Fondazione MPS. Questo sarebbe l’interlocutore della commissione regionale,  per far chiarezza e per fare la morale sui disastri passati?

Citiamo sempre dalla relazione: «Un altro attento osservatore delle vicende senesi, l’ex sindaco Roberto Barzanti: “siamo di fronte ad un paradosso: una riforma che doveva svincolare dalla politica la banca e renderla più internazionale, lasciando le politiche di sviluppo locali alla Fondazione, si risolve in un risultato, se non opposto, di certo non coerente con quella riforma.”»

Esatto, siamo di fronte a un paradosso: definire Barzanti attento osservatore, dimenticandosi che lo stesso è stato sostenitore in prima linea di tutti i sindaci del groviglio armonioso, incaricato da Banca e Fondazione guidate da Mussari e Mancini per i libri strenna, e che lo stesso Barzanti è stato nominato presidente della biblioteca comunale dall’ex sindaco Ceccuzzi e riconfermato dall’attuale sindaco Valentini. Altro che osservatore, era un protagonista organico del groviglio. E nella relazione è un continuo citare il Barzanti. Troppa “diavolina” scaduta ha trasformato questa relazione in un fuoco di paglia.

Citiamo dalla relazione: «Anche Simone Bezzini, allora neo segretario del Pd provinciale di Siena, udito dalla commissione riferisce: “Io da segretario provinciale commentai positivamente, fui uno dei cinquemila soggetti in Italia che commentò positivamente la vicenda Antonveneta. Se andate a prendere tutti, anche i peggiori detrattori di MPS oggi, in quella fase dicono “grande” (riferito a Banca Mps, ndr). C’è un fatto che viene riconosciuto positivo, fai un commento perché l’hanno fatto anche persone più autorevoli del sottoscritto, perché allora credo che dovreste lavorare un altro anno, perché si prendono tutte le dichiarazioni di chi le ha fatte, di personaggi che ci dovrebbero capire parecchio più di me in queste materie e dirgli: “come mai valutaste positivamente… tutti faceste ‘bravi’ in quella fase?”»

A parte che Simone Bezzini, attuale consigliere regionale PD, è stato presidente della provincia di Siena (ente nominante della Fondazione), di certo non è stato ingannato da nessuno, considerato che sosteneva da politico e da soggetto istituzionale sia la gestione Mussari che quella del Mancini e non solo, Bezzini, in una dichiarazione congiunta insieme all’ex sindaco Ceccuzzi, auspicava per Antonio Vigni un ruolo di consulente strategico per la Fondazione MPS. Esatto, proprio Antonio Vigni, il direttore generale che insieme a Mussari, ha gestito la banca. Perché non si sono informati e documentati i commissari, prima di farsi raccontare le novelle da Bezzini?

Nella relazione della commissione, viene scritto qualcosa di agghiacciante e un falso storico, quando si afferma che nel 2011 (anno in cui Ceccuzzi e Bezzini auspicavano per Antonio Vigni un ruolo di consulente della Fondazione, dopo l’ottimo lavoro in banca eh???), gli enti locali senesi stavano lavorando per una discontinuità. Appunto, un’affermazione agghiacciante. Ma dove vivono i commissari regionali?

Poi, fanno passare il messaggio che i vertici della Fondazione MPS sono stati tratti in inganno dai vertici della Banca. Tratti in inganno? Ma che film avete visto?

Quando siamo arrivati alle azioni di responsabilità, ci siamo imbattuti nelle dichiarazioni rese alla commissione dall’attuale direttore della Fondazione MPS, Davide Usai e citiamo dalla relazione: «Come confermato dal dott. Usai, la Fondazione MPS si è costituita nel tempo parte civile nel processo penale nei confronti di una serie di parti. Usai ha ricordato alla Commissione le principali cause in sede civile, che riguardano gli advisor per gli aumenti di capitale 2008/2011. Per advisor, secondo Usai sono intesi “i precedenti management, sia Deputazione generale che la Deputazione amministratrice“».

A qualcuno sul pianeta terra risultano azioni di responsabilità nei confronti delle passate deputazioni generali? È sicuro di quello che ha dichiarato il dott. Usai in commissione? Sarebbe il caso di comunicare ufficialmente, se ci sono azioni di responsabilità nei confronti delle deputazioni generali, perché agli atti risultano solo quelle nei confronti delle deputazioni amministratrici. Forse possiamo chiederlo all’avvocato Grifoni (attuale membro della deputazione generale in rappresentanza della Curia) se ha votato (contro se stesso?), delle azioni di responsabilità nei confronti delle deputazioni generali passate (di cui lo stesso Grifoni faceva parte). Invece, di azioni di responsabilità nei confronti dei gestori delle società partecipate della Fondazione MPS si hanno notizie? Usai forse ne è informato, considerato che ha ringraziato Bonechi e i membri del CdA della Sansedoni Spa per l’ottimo lavoro svolto.

E ora si arriva all’assoluzione del groviglio armonioso da parte della commissione regionale: «Il sistema senese di relazione tra poteri, pubblici e privati, con al centro banca MPS è stato definito “groviglio armonioso” da Stefano Bisi, direttore del Corriere di Siena e dal 2014 Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Una definizione che è diventata una fortunata metafora ripresa un po’ semplicisticamente dagli osservatori esterni, ma che non andrebbe presa troppo sul serio».

Roba da non crederci: il groviglio sarebbe una fortunata metafora! Un minimo di vergogna, i membri della commissione regionale non lo provano? Per scrivere queste relazioni vi siete avvalsi della consulenza politica di Verdini, oltre che di quella del Barzanti o Mazzoni Della Stella?

Ci fermiamo qui, non vogliamo tediarvi con altre ricostruzioni strampalate inserite in questo scandaloso documento. Nella relazione manca tutta la parte relativa al controllo dell’informazione. Date retta, per i senesi e per quelli che seguono le vicende da fuori, lasciate perdere questa relazione alla “diavolina” e rileggetevi gli articoli degli ultimi 15 anni scritti da Luca Piana, Camilla Conti, Daniele Martini, Raffaella Ruscitto e riguardatevi le trasmissioni di Report… Oppure due chiacchere con l’avvocato De Mossi, che oltre alla memoria storica, conosce bene il diritto societario, e lo conosce bene, non come certi apprendisti giuristi. Utile lettura, anche il libro di Piccini. E qui su Siena rileggetevi i vecchi post dell’Eretico, del Santo e anche i nostri, e qualche libro utile, non quelli suggeriti dal groviglio, ovviamente.

Si ricomincia come ai tempi dell’asse Verdini-PD, il primo oggi, sostituito da altri suggeritori?

Il rebus dell’estate

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Su “Il Blog di Pierluigi Piccini” è uscito un post intitolato Pescia (integralmente riprodotto in alto) che riporta la foto di un vecchio libro di Pinocchio e la frase «Collodi è una frazione di Pescia». È un rebus! Mi auguro che i lettori riescano a risolverlo durante le vacanze!

Certa stampa nega l’evidenza e dice che il buco nei bilanci dell’Università di Siena è una montatura “giustizialista”

Altan-UomodelrubareAndrea Bianchi Sugarelli (Corriere di Siena). La vicenda del Buco dell’Ateneo, che negli anni passati ha sconvolto la città di Siena ed ha dato il via addirittura a processi sommari, caccia alle streghe e calunnie, si chiude quindi con l’assoluzione con formula piena degli indagati. Il giudice Dr. Gianluca Massaro ha ritenuto che tutto l’impianto accusatorio legato al falso in bilancio dal 2004 al 2007 si è basato su accuse false.

Rabbi Jaqov Jizchaq. Triumphans! Immaginavo che la prima reazione di una certa stampa sarebbe stata quella di negare l’evidenza, cioè il buco. Banca, Università, Fallimento Mens Sana… non è stato nessuno. Forse un marziano. Andiamo avanti a colpi di propaganda per dire che all’università non è successo niente (nonostante la perdita del 43% dei docenti e di parecchie migliaia di studenti): «L’Università di Siena tra i migliori atenei al mondo nella classifica 2016 del Centre for World University Rankings»Per dire che Siena si trova al 437esimo posto, due centinaia di spanne dietro a Pisa e Firenze. Mai che a certa stampa venisse in mente di affrontare, dati alla mano, i problemi che vengono posti in evidenza anche in questo blog. La galera non si augura a nessuno, ma qui sono spariti trecento milioni, le conseguenze sono state pesantissime, la vita di diverse persone è stata compromessa, l’esistenza stessa dell’Università di Siena è stata messa a repentaglio. L’ateneo non sarà più quello di prima (e chissà cosa sarà – vedi precedenti messaggi), ma non preoccupatevi, non è successo niente. Una certa stampa nega la realtà del buco.

Silvano FocardiC’è stata la falsificazione dei rendiconti […] si spendeva più di quello che si incassava, nascondendo debiti e gonfiando le entrate. E io, rettore, non potevo rendermene conto: io il bilancio lo presento al CdA con la relazione di accompagnamento della Ragioneria. Per me era veritieroNel 2008 avevo 250milioni di debito e 65 milioni di disavanzo […] Quando abbiamo scoperto il problema siamo andati dopo tre giorni in Procura, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di preparare il materiale, e dopo ci si trova coinvolti ed accusati di essere i responsabili di ciò che è stato fatto, per altro non per mancanza di attenzione ma per aver collaborato a falsare il bilancio. Io sono convinto di aver salvato l’Università. Senza la mia denuncia non sarebbe stato recuperato più niente.

Rabbi Jaqov Jizchaq. Ora, prendetele come volete, ma queste affermazioni di Focardi – che sostanzialmente attribuisce ad altri la responsabilità del buco ed a sé stesso quello di averlo denunciato – mi pare siano sensibilmente diverse dalle tesi di coloro che, negando l’evidenza, immediatamente si sono precipitati a scrivere che quella del buco è stata tutta una montatura “giustizialista”: voglio dire, sono spariti trecento milioni, i conti reali sono stati occultati, ma nessuno se ne era accorto: la colpa di qualcuno sarà, oppure è un affare di alieni extraterrestri?

Philip DickA uno scrittore di fantascienza non è consentito credere a quello che racconta, altrimenti pensate un po’ che confusione.

Intervento del sindacato Ugl sulle 12 assoluzioni per il dissesto dell’Università di Siena

Bucoverita

Alla Lizza è in piena attività la fabbrica dei tappi

Daniela Orazioli (UGL Università e Ricerca). Alla Lizza è in piena attività la fabbrica dei tappi! Ieri si è “turato” ben bene il buco di 270 milioni di Euro dell’Ateneo senese. Non è uno scherzo! Così si è fatta giustizia! Oppure è stato “giusto” assolvere tutti e soprattutto il collegio dei Revisori dei conti perché è risultato che il buco si è autogenerato e, per maligna devianza, è sempre sfuggito ai loro controlli “a campione”, come i Revisori stessi hanno definito il loro modus operandi sui bilanci, durante i molti anni in cui hanno certificato la situazione economico-finanziaria dell’Università di Siena.

In conclusione il personale tecnico-amministrativo (PTA) è quello che sta restituendo al MEF un surplus percepito “indebitamente”. Ironia della sorte: lo stanno restituendo anche gli stabilizzati che non ne hanno mai goduto i benefici come trattamento accessorio. Per essere pignoli ed anche polemici riteniamo utile ricordare che il fondo per l’accessorio del PTA è costituito dall’Amministrazione. Per poter utilizzare il fondo è indispensabile la certificazione dei Revisori. Per quanti anni, anche questo “campione”, è sfuggito al loro controllo?

Dopo la sentenza di ieri vogliamo vedere la Guardia di Finanza che ci “pizzica” a posteggiare dopo aver timbrato l’entrata o a prendere il caffè fuori dalla struttura di lavoro (non tutti i colleghi hanno il privilegio del bar interno). È legge che il danno erariale preveda il licenziamento del dipendente e noi ci adegueremo a rispettare la legge! Ma i Finanzieri che, per mesi e mesi, hanno raccolto ed esaminato i faldoni sequestrati negli uffici dell’Ateneo, considerando la fine che ha fatto il loro lavoro, avranno ancora voglia di impegnare il loro tempo con noi? Non è stato, anche il loro tempo perso, un danno erariale?

E per quale senso di giustizia nessuno è colpevole per 270 milioni di Euro di buco in bilancio mentre il PTA può essere licenziato per un caffè?

Tutti assolti: il buco e il falso in bilancio sono stati dimostrati, ma non si sa chi li abbia provocati!

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S’è concluso ieri il processo sulla falsificazione dei bilanci dell’Ateneo senese, con l’assoluzione di tutti gli imputati con le formule di rito «per non aver commesso il fatto» (rettori e direttori amministrativi) e «perché il fatto non costituisce reato» (revisori dei conti). Sull’argomento ci ritorneremo nei prossimi giorni! Oggi pubblichiamo l’articolo (apparso su questo blog il 29 settembre 2014) che presentava l’inizio del processo e che, all’indomani della sua conclusione, mantiene intatta la sua attualità.

Domani comincia il processo sul dissesto dell’ateneo senese

Daniela Orazioli (UGL-Università di Siena). Dopo sei anni, siamo arrivati alla prima udienza del rinvio a giudizio per i responsabili del crack dell’Ateneo senese. Auguriamoci che davanti alla sede del tribunale ci sia una ben nutrita rappresentanza di tutti quelli che da questi “scellerati“ gestori dei bilanci hanno subìto danno. Da sottolineare, comunque, che la gravità non è riferita soltanto alla natura economica, come se questa fosse di poco conto, ma soprattutto alla sfera etica. Da ricordare l’annientamento del futuro di un’intera generazione; la scomparsa dall’Ateneo di tutti quei giovani borsisti, dottorandi, etc. che avrebbero dovuto costituire il fisiologico ricambio generazionale per la nostra secolare Università. Con loro abbiamo perso ciò di cui la scienza ha più bisogno: curiosità, entusiasmo, speranza, passione giovanile. I nostri giovani, a prescindere dal risultato del processo, non saranno più recuperabili. Grazie ai responsabili del dissesto!!! I tempi biblici delle indagini e poi della giustizia non fanno certo immaginare che stiano ancora lì ad aspettare! I migliori sono andati a far crescere altri paesi, dove i cervelli non si buttano; altri si sono adattati, ripiegando su qualche palliativo che potesse consentir loro di “campare”. Chi è rimasto, come i docenti e il personale tecnico e amministrativo, che fa???? Parlando con i colleghi non sentiamo che scoramento, mortificazione, frustrazione, assenza di aspettative. Chissà quali risultati abbia sortito l’indagine sul personale tecnico e amministrativo riguardo allo stress correlato al lavoro. Sarà emerso tutto ciò? Sono quantizzabili danni del genere? Forse no, e allora finirà tutto a tarallucci e vino? Noi non ci stiamo!!!

«Chiediamo che gli impegni siano rispettati e non riciclati con scopi propagandistici nella campagna per le elezioni del Rettore»

Marco Tomasi - Angelo Riccaboni (Gil Cagnè) - Francesco Frati

Marco Tomasi – Angelo Riccaboni (Gil Cagnè) – Francesco Frati

Magnifico Rettore
Egregio Direttore Generale

Lo scrutinio delle domande per le progressioni orizzontali 2015 e la stesura della graduatoria provvisoria, sono stati condotti in tempi rapidissimi, ed è una velocità che contrasta con la lentezza e la dilazione con cui sono stati effettuati i controlli. Non è possibile che dall’inizio dell’anno ancora non si sia provveduto.

Ci sembra una pretesa lecita quella di veder conclusa la pratica, conoscere la graduatoria definitiva e avere l’incremento stipendiale nella busta paga di giugno 2016. Nello stesso mese chiediamo che sia data l’IMA maggiorata a chi non ha fruito delle progressioni.

Non basta! Abbiamo nei confronti dei colleghi anche l’obbligo morale di sollecitare che si affronti la questione delle PEO 2016. Chiediamo di conoscere l’importo del fondo disponibile e che ci sia la volontà di bandirle entro il corrente anno, come prescrive il CCNL.

Vorremmo altresì che le progressioni per i neoassunti in categoria B1 – derivando da un obbligo di legge – non gravassero sul fondo per l’accessorio, ma, com’è avvenuto in altri atenei, fossero pagate con altre risorse.

Gradiremmo leggere il verbale dell’ultima seduta di contrattazione, specialmente nella parte in cui il Direttore Generale assicurò ai presenti che le pratiche per le PEO 2015 sarebbero state definite entro il mese di aprile 2016.
Abbiamo una dignità; non mendichiamo oboli, ma rivendichiamo diritti e abbiamo la pretesa di chiedere che gli impegni siano rispettati e che le parole spese a favore del personale tecnico amministrativo siano sentite come un obbligo da adempiere e non come argomenti allettanti da riciclare con scopi propagandistici nella campagna per le elezioni del Rettore.

La RSU e tutte le sigle sindacali ci sono!

Flc-Cgil, Cisl, Cisal Università Siena, Cisapuni,Uil-Rua, Usb P.I.,Ugl, Rsu d’Ateneo.

L’antipolitica renziana nel referendum: i probabili effetti dell’astensione

Giuseppe Caldarola

Giuseppe Caldarola

Fossi Letta direi a Renzi: «Stai sereno tu, ora» (Da: “Lettera 43”, 19 aprile 20016)
Ormai il premier ha sdoganato l’antipolitica. Una strategia che gli si ritorcerà contro.

Peppino Caldarola. Gli effetti del referendum su chi l’ha perso possono essere i seguenti. Sicuramente non ci sarà l’effetto pro-Renzi. Talvolta le sconfitte “rinsaviscono” i perdenti, altre volte li radicalizzano. Accadrà la seconda cosa. Il “ciaone” ha irritato oltre misura e gli altri interventi, compresa la tristissima intervista a domanda scritta e risposta scritta della Boschi a Maria Teresa Meli (Maria Teresa, manco ti ricevono in ufficio?), rivelano un grigiore che può confermare i renziani entusiasti ma è respingente per gli altri. Lo schieramento referendario e quello del “Sì” sono abbastanza articolati, e hanno un leader che, tuttavia, non convince tutti gli altri.
Emiliano non sarà il dopo-Renzi. Michele Emiliano è un personaggio travolgente, di forte carica umana (tanto Renzi è antipatico a pelle, tanto Michele è simpatico a pelle), tuttavia è troppo pugliese, troppo dentro il modello di leadership carismatica, troppo disinteressato agli oppositori e alle articolazioni di una democrazia funzionante.
Raccoglierà la bandiera dell’ambientalismo, si dedicherà a smontare Renzi e il renzismo (è un “cagnaccio”, vorrei dire agli amici di Renzi: «Ve farete male» – come disse a noi Duccio Trombadori quando scoprì che a l’Unità iniziavano l’ennesima campagna anti-Andreotti), ma non sarà lui il dopo Matteo. Poi vedremo non la persona ma l’identikit di chi potrebbe essere l’avversario necessario prima che questo gruppo di facinorosi incompetenti abbia sfasciato tutto.
Il mondo del “Sì” tuttavia esiste e ha capito che un’arma del premier si è spuntata. Si era presentato come l’uomo del primato della politica, quello che fa il viso dell’arme a grillini e qualunquisti di ogni tipo. Lo stesso modo dell’elezione di Renzi, parlamentare e non per suffragio popolare (nelle forme costituzionalmente possibili, ora), faceva pensare a un leader inattaccabile istituzionalmente, come il suo mentore, Giorgio Napolitano.
L’invito alla diserzione dal voto ha tolto l’astensione dal manuale dell’antipolitica e l’ha resa arma universale, applicabile in ogni situazione. Ad esempio, nelle elezioni amministrative.
Il Governo si arma di anti-politica. Faccio alcuni casi di scuola. L’elettore di sinistra napoletano, che vede nella Valente una candidata non interessante ed eletta nel modo che sappiamo, perché dovrebbe avere paura del campione dell’antipolitica De Magistris dopo che Renzi e Napolitano hanno usato la massima arma antipolitica come l’astensione?
A Roma Giachetti è un bravo candidato, ma bisogna proprio aver paura della Raggi ora che l’antipolitica è stata sdoganata dall’alto? E a Milano perché non pensare al voto disgiunto visto che Parisi è visibilmente più simpatico di Sala?
Voglio dire che l’irrisione di Renzi verso i suoi avversari ha prodotto due fenomeni: ha allargato il fossato, ormai pressocchè incolmabile, fra il clan renziano e i suoi populares e la gente normale. Ha, in secondo luogo, reso usabili tutte le armi della battaglia politica. Se il governo si arma con l’antipolitica perché bisogna aver paura dell’antipolitica dell’opposizione?
Non succederà niente di drammatico nell’immediato, ma fossi Enrico Letta scriverei a Matteo Renzi: «Stai sereno tu, ora».

«Informatevi bene e poi andate a votare! Votate quello che vi pare, ma andateci!»