E Riccaboni continua a prendere schiaffi: questa volta dagli studenti!

Walter Chiari e Carlo Campanini: «Vieni avanti, cretino!»

Walter Chiari e Carlo Campanini: «Vieni avanti, cretino!»

Anche a Camerino, dove mi trovo in questi giorni, sorridono per le gaffe del rettore dell’Università di Siena. Ma come, non lo sa che siamo in campagna elettorale?

Link Siena e Dimensione Autonoma Studentesca. Oggi presso l’Aula Franco Romani dell’ex-Facoltà di Economia si sarebbe dovuto tenere un incontro intitolato “nice to meet you” con lo scopo di avvicinare gli studenti al parlamento europeo. L’on. Sassoli, europarlamentare del PD, era stato chiamato a presenziare all’evento. L’on. Sassoli è stato tra i parlamentari europei che hanno affossato la discussione della risoluzione Estrela lo scorso dicembre, risoluzione che si proponeva principalmente di promuovere un’educazione sessuale adeguata per bambine e bambini, stimolare attivamente la prevenzione di gravidanze indesiderate e garantire un accesso equo alla contraccezione e all’aborto sicuro e legale in un’ottica di lotta alle discriminazioni di genere. Il testo avrebbe anche rappresentato un ulteriore invito del Parlamento Europeo agli Stati membri a evitare ogni discriminazione legata all’orientamento sessuale, l’identità di genere e l’espressione di genere e a promuovere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (LGBTI). Si sottolineava, tra le altre cose, che “la sterilizzazione forzata od obbligatoria di qualunque persona rappresenta una violazione dei diritti umani e dell’integrità fisica di tali individui” con riferimento anche alle persone transessuali e invitava gli Stati membri ad abrogare le leggi che la impongono. Sassoli fa parte del Partito Socialista Europeo che da mesi sta portando avanti le ormai troppo note politiche di austerity, che, con il miraggio del raggiungimento del pareggio di bilancio, impongono lo smantellamento dello stato sociale, dei servizi pubblici, dell’istruzione e della sanità, con i dannosissimi effetti che possiamo osservare in tutta Europa.

Ma David Sassoli fa parte anche di quel partito (PD) attualmente al governo, che pochi giorni fa ha varato il decreto Poletti, noto anche come Jobs Act che di fatto, con la cancellazione della causale dai contratti a termine e consentendo innumerevoli proroghe del contratto, rende le lavoratrici ed i lavoratori precari per tutta la vita. Oggi nell’Aula Franco Romani abbiamo contestato la presenza di un onorevole, esponente di un partito che sta avallando la distruzione dei diritti civili come il diritto alla salute, a un lavoro utile e dignitoso, all’accesso ai servizi pubblici e a un’istruzione pubblica. Abbiamo anche contestato che in periodo di campagna elettorale venga usata un’aula di un’università pubblica per fare lo spot per le elezioni: ricordiamo che l’on. Sassoli è ricandidato alle Europee per il Partito Socialista Europeo. Come studentesse e studenti facenti parte della comunità accademica di Siena crediamo che l’organizzazione di tali iniziative in questa fase sia inaccettabile. Difendiamo l’università pubblica dalla strumentalizzazione politica e dall’intervento di personaggi che rappresentano un partito che con l’ultima scure del taglio di 15 milioni all’università sta contribuendo alla definitiva privatizzazione del sistema universitario. Eravamo presenti oggi. Ci saremo ancora.

Quando Giovanni XXIII parlava agli scienziati del sistema periodico degli elementi

Erwin Chargaff

Erwin Chargaff

Nel giorno della canonizzazione di Giovanni XXIII, un breve ricordo del papa fatto dal grande ricercatore Erwin Chargaff nel 1979, diciotto anni dopo l’incontro.

Erwin Chargaff. (…) E che dire delle visite proustiane ai papi? Ne ho visti due da vicino, prigionieri delle pieghe irrigidite di un ufficio impossibile: essere insieme luogotenenti e ragionieri di Dio in Terra, direttori di una banca teocratica di investimento con una vista obbligata sull’eternità. La prima volta, a Castel Gandolfo, assistetti a un’allocuzione del pontefice a un gruppo di ematologi miscredenti, che con gli scatti delle loro macchine fotografiche sovrastavano le cadenze armoniose del discorso. Pio XII, nella sua bianca veste, un monumento di manierismo, scandiva con le sue belle mani dalle dita affusolate, il ritmo di una spossatezza sublime: il santo più elegante che il mondo abbia mai visto, come se un Francisco de Zurbarán avesse d’un tratto prodotto un capolavoro di bondieuserie. Ciò deve essere avvenuto nel 1958. Che atmosfera diversa, tre anni più tardi, con Giovanni XXIII, il papa gradito a tutto il mondo, esclusi i prelati. L’opportunità di incontrarlo mi fu offerta da un piccolo simposio sulle macromolecole biologiche, organizzato dall’Accademia pontificia delle scienze in coincidenza di una delle sue regolari riunioni. Fu un piccolo convegno, uno dei più gradevoli a cui abbia partecipato; il tipico atteggiamento italiano nei confronti delle scienze si manifestò nel suo modo migliore, come se la riunione si fosse tenuta sotto gli auspici di Spallanzani o Malpighi, Volta o Galvani: assoluta disponibilità e cortesia, senza le durezze che caratterizzano la nostra epoca. Una lieve, ironica mestizia si effondeva tra le graziose colonne di un padiglione rinascimentale: il Casino di Pio IV, eclettico capolavoro di Ligorio, in cui si svolgeva il convegno, nobilitava anche i contributi più rozzi; ma ancor meglio si stava nel bel cortile ovale, davanti al colonnato, nella pallida luce solare di una giornata di tardo autunno. Il sole al di sopra del piccolo edificio, un sole più saggio degli altri, aveva visto tutto, anche l’immortale Sibilla Cumana, che voleva morire. (…)

Alla fine del convegno Giovanni XXIII avrebbe dovuto dare udienza agli ospiti, ma si ammalò e il ricevimento fu disdetto. Tre giorni più tardi, stando meglio, fece invitare i partecipanti al convegno ancora presenti a Roma. I castori più zelanti erano già tornati in tutta fretta ai loro argini e alle loro costruzioni, così il gruppo che si raccolse nel Palazzo del Vaticano fu molto esiguo: alcuni membri dell’accademia e qualcuno di noi meno abbiente. Bastò una saletta con sei-otto file di posti, i membri dell’accademia erano in frack: Otto Hahn, già ottantaduenne e di salute molto cagionevole; Leopold Ruzicka, che si inginocchiò baciando l’anello al papa e alcuni altri. Quanto a me, ero seduto in terza fila e potevo vedere tutto da vicino. L’uomo tarchiato, in là con gli anni, con un volto insolitamente bonario e occhi un po’ buffi di contadino, non era un attore. Sistemando con disinvoltura il bianco zucchetto che spesso gli scivolava da una parte, il papa parlava correntemente in francese con un forte accento italiano. Non intendeva, ci disse, tenere un discorso preparato, ma preferiva richiamarsi ai suoi primi giorni di liceo, quando studiava le scienze naturali, ed ebbe particolari parole di lode per quello che egli definì «il nobile sistema periodico degli elementi». C’è chi deride ciò che i vecchi raccontano, altri li ascoltano volentieri tornare agli anni lontani della giovinezza, levigando per un troppo breve attimo le rughe del tempo e del declino. Io sono di questa specie e la voce del vecchio papa che ci raccontava del tempo quando era bambino e ragazzo non mi è ancora uscita dalle orecchie.

Siena: il rettore sempre teso

Molti rinfacciano ad Angelo Riccaboni, rettore dell’Università di Siena, di non aver saputo approntare un piano di risanamento dei conti. Ma come poteva! … se aveva le mani legate? Gli rimproverano di non aver pagato il salario accessorio al personale tecnico e amministrativo. Ma come poteva! …se aveva le mani legate dal Collegio dei Revisori dei Conti? Lo criticano per il mancato sviluppo dell’Ateneo! Ma come poteva! …se non gli permettono la sospensione delle rate dei mutui per cinque anni? Lo biasimano perché non rispetta il codice etico varato dall’ateneo, che mira ad escludere le situazioni nelle quali si potrebbero creare conflitti d’interessi. Ma come poteva! …se il rettore tiene famiglia? Gli ricordano che la “sostenibilità” è ormai uno slogan vuoto senza alcun risultato pratico. Ma non è vero! …come dimostra la raccolta dell’acqua piovana al Polo Scientifico di San Miniato! Lo censurano per non essere riuscito ad alienare alcun immobile! Ma come poteva! …se gli impediscono di costituire un Fondo immobiliare con l’individuazione di intermediari specializzati e la sottoscrizione, da parte dell’Ateneo, di quote da collocare presso investitori? Accusano il rettore di non essere pienamente legittimato a causa del rinvio a giudizio degli indagati per irregolarità nella sua elezione! …Ma che deve fare, dimettersi? In fondo, non sussiste alcuna richiesta di rinvio a giudizio che lo riguardi, nell’ambito dell’inchiesta relativa alla sua elezione a rettore!

Articolo pubblicato anche da: Il Cittadino Online (24 aprile 2014) con il titolo: «Il rettore e quello che “non può fare”».

Siena-Lecce: giustizia a due velocità

miccolis_emilio.jpgLa vicenda giudiziaria del Dott. Emilio Miccolis, in qualità di Direttore amministrativo e Direttore Generale dell’Università del Salento, a seguito della denuncia di due sindacalisti di quell’ateneo, si sta sgonfiando, dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione e dopo la recente decisione del Tribunale del riesame di Lecce. Del suo incarico a Direttore Amministrativo anche presso l’Università degli Studi di Siena, durato un solo anno, Emilio Miccolis ci ha lasciato alcuni importanti provvedimenti. Qui se ne citano due: 1) il corposo “Atto di ricognizione dei residui attivi e passivi” (CdA del 30 marzo 2009); 2) la Commissione tecnica d’indagine per l’accertamento amministrativo delle cause e delle eventuali responsabilità soggettive e oggettive, che hanno condotto l’Ateneo senese alla crisi finanziaria. La relazione finale della commissione fu consegnata, il 7 aprile 2009, da Miccolis al Sostituto Procuratore della Repubblica di Siena, Dott. Mario Formisano.

Con questo rettore non c’è futuro per la medicina universitaria senese e neppure per l’ateneo!

Altanfuturo

L’assemblea delle associazioni della docenza universitaria (Andu, Cnu, Cipur) s’è riunita ieri per discutere del seguente argomento: «Quale futuro per la medicina universitaria senese ?». Interpretando le difficoltà emerse tra i colleghi, in merito alla situazione della medicina accademica, è stata posta l’attenzione su una serie di questioni che, attualmente, sono i punti cruciali. Il primo argomento trattato ha riguardato la programmazione didattica e la programmazione dei ruoli. Preoccupazioni sono state espresse sull’impoverimento dell’offerta didattica sia in riferimento ai corsi di laurea che alle scuole di specializzazione e ai dottorati: situazione, questa, legata al mancato turnover dei docenti, per pensionamento e prepensionamento e alla riduzione delle risorse economiche locali e nazionali. Tutto questo invoca una rapida e ragionata programmazione dei ruoli, anche con il contributo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (AOUS) e della Regione. Altro punto d’impoverimento è dovuto al pensionamento dei Ricercatori convenzionati, per i quali si chiede la possibilità di rimanere in convenzione sino al raggiungimento del 68° anno di età, al pari dei Prof. Associati. Sono state, inoltre, affrontate altre tematiche di strategica importanza, ma, in particolare, ciò che è stato chiesto con forza è di non essere considerati “azionisti di minoranza”, all’interno dell’AOUS. L’Università deve farsi carico con forza delle esigenze assistenziali dei docenti universitari, inscindibilmente legate alla didattica e alla ricerca. I Docenti convenzionati di Medicina, chiedono con forza che la Regione Toscana e l’Ateneo pongano la necessaria attenzione affinché la Medicina senese abbia un futuro.

Sul reclutamento universitario una proposta del CUN per uscire dall’emergenza

CUNaprile2014

Il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) propone alcune misure di emergenza che evitino il collasso strutturale del sistema universitario italiano e che tengano conto della loro sostenibilità finanziaria e della loro compatibilità con l’attuale contesto legislativo.

Diffamazione a mezzo blog: il processo contro l’Eretico di Siena

Luigi De Mossi - Raffaele Ascheri - Carlo Regina

Luigi De Mossi – Raffaele Ascheri – Carlo Regina

Un giorno in Pretura

Bastardo senza gloria. Ieri ho deciso di assistere al processo per diffamazione che vede coinvolto il prode Eretico contro la Curia senese, mi sono fatto questa pappata di deposizioni, dove nomi eccellenti come il vescovo Buoncristiani e il monsignore Acampa sono stati dovutamente sentiti, come si deve da quell’ ”animale” da aula giudiziaria che è il superavvocato Luigi De Mossi. Non vi nascondo che da spettatore non potevo augurarmi di meglio, per una volta ho assistito con soddisfazione massima a quello che più volte a noi comuni esseri non è concesso, trattare come si deve con i vari rappresentanti della casta. Vorrei però, senza entrare nei dettagli del processo, di questo credo che vi ragguaglierà l’Eretico, sottolineare certi aspetti che vengono fuori quando si assiste a queste udienze, vorrei soprattutto ora che si parla tanto di grovigli e compagnia cantante, invitare la gente a prendere coscienza assistendo appunto a questi processi, per altro pubblici. Di fatto ascoltando le varie deposizioni, senza entrare nel merito se le cose dette siano o meno penalmente rilevanti, ti rendi conto, riesci finalmente a toccare con mano quello che per ora si legge soltanto, vale a dire quali sono i vari intrecci, amicizie e piaceri reciproci, che sono alla base del famoso groviglio armonioso. Si scoprono cose che magari nessuno, a parte qualche blog vi racconterà, ma sentirlo dagli stessi protagonisti incalzati dall’avvocato De Mossi è veramente tutta un’altra cosa. Quello che voglio fare con questo scritto, è invitare la gente di Siena tutta, ad assistere a queste udienze, a sentire con le proprie orecchie certe cose, a vedere certi personaggi come a volte sono piccoli davanti alle loro azioni, a dare così fisicità a quello di cui tutti parlano, il famigerato groviglio armonioso. Bisognerebbe che qualche emittente libera si prendesse carico di fare una trasmissione tanto di successo negli anni che andava in onda su rai tre, vale a dire “Un giorno in Pretura”. Sarebbe veramente un bel servizio alla cittadinanza, che senza tanti filtri si renderebbe conto finalmente di come agiscono i nostri prodi appartenenti alla casta, ognuno nel proprio ambito, politico, religioso, finanziario e via discorrendo. Quindi il mio è un caloroso appello a partecipare, ma soprattutto penso che sarebbe un servizio fatto alla storia di Siena degli ultimi anni rendere edotti i nostri concittadini di quello che succedeva sopra le nostre teste, senza contare il fatto che altri cittadini, come l’Eretico, ci sono andati di mezzo per raccontarvele.

Il “giuoco delle parti” all’università di Siena: il rettore, la direttrice, il dirigente

Il-giuoco-delle-parti

La nostra valutazione? Negativa, continuiamo a vigilare e pretendere ciò che è nostro

RSU d’Ateneo. La settimana scorsa in seguito all’invio della lettera della RSU e delle OO.SS. siamo stati convocati dal Rettore. A parte la condivisione di un calendario di sedute sindacali fino a maggio compreso, non possiamo ritenerci soddisfatti del resto dell’incontro. Infatti, a richiesta precisa sul pagamento dell’IMA 2013, quei lordi 420 euro, la risposta del Rettore è stata: “pensavo l’aveste capito che non la paghiamo perché ci è stato detto che non si può distribuire nulla senza valutazione.”

Cosa?! Ancora con la storia della valutazione? Nulla è cambiato nelle norme che facciano pensare che si debba valutare l’IMA, e questa è una palese sciocchezza che viene tirata fuori ogni tanto per giustificare qualche ritardo. Poi da chi è stato detto? Sembra sempre che una forza superiore abbia questo potere di imporre le mani e obbligare il nostro Magnifico a piegarsi, ovviamente per i nostri pagamenti. Abbiamo provveduto a mandare, poche ore dopo l’incontro, un documento di 4 pagine che spiega l’origine dell’IMA e la sua in-valutabilità e distribuzione mensile. Attendiamo risposta e che in futuro il documento sia prodotto dall’Amministrazione, se qualche altra forza oscura si presenterà a richiederne la valutazione.

L’IMA però è solo la punta dell’iceberg, infatti, abbiamo chiesto la contrattazione del salario accessorio 2013 e 2014, e quindi la presentazione del benedetto piano della performance che dal 2011 il nostro Direttore Amministrativo, ultimo in Italia, aspetta di presentare. Esigiamo di contrattare quello che ci spetta! Lo stesso Direttore Amministrativo in CdA ci ha tenuto a dire che non presentare il piano della performance di fatto danneggia anche lei perché così non può ricevere l’indennità di risultato. Oh perbacco, ci dispiace davvero, ma la sua è una scelta che forse, con quanto guadagna, poco incide, la nostra è un’imposizione, fatta da lei, che incide e parecchio. Comunque non si preoccupi il nostro Direttore Amministrativo che, se anche presenta il piano della performance, ci saranno da valutare i risultati e col personale ne ha ottenuti pochi: un’organizzazione che fa acqua da tutte la parti, pare che il nuovo Dirigente all’area servizi agli studenti l’abbia già criticata e sconfessata, un contenzioso che è aumentato del 200% e non è dovuto al passato, ma ad atti da lei emanati, e una confusione contabile fuori controllo. A meno che il risultato sperato fosse quello di farci perdere la pazienza, per il resto siamo ben lontani da risultati positivi.

Giovanni Colucci. In relazione alla nota diffusa a firma “RSU d’Ateneo” nella quale, con riferimento all’organizzazione, si afferma testualmente che “pare che il nuovo Dirigente all’area servizi agli studenti l’abbia già criticata e sconfessata”, intendo rendere noto che quanto affermato, pur con formula dubitativa, non corrisponde minimamente al mio pensiero. Il disegno complessivo dell’Area, infatti, tende ad unificare sotto un’unica direzione i processi di didattica e servizi agli studenti che fino a poco tempo fa, tipicamente, facevano capo alle presidenze di facoltà e alle segreterie studenti.

Questa visione è da me pienamente condivisa: per sincerarsene, basta prendere visione del D.D. 1499/2011 – prot. n. 80979 ­“Articolazione delle unità organizzative di vertice” dell’Università di Firenze, da me emanato, all’interno del quale viene strutturato il Progetto “Integrazione strutture didattiche di supporto” che, affidato al Dirigente dell’Area Didattica e Servizi agli studenti, perseguiva proprio quelle finalità. Per quanto mi riguarda, non posso perciò che fare i complimenti alla Dott.ssa Fabbro poiché è riuscita a realizzare un’ipotesi organizzativa che, nella mia esperienza di direzione dell’Università di Firenze è, invece, rimasta solo allo stadio di Progetto.

Questo non significa, naturalmente, che nell’attuale organizzazione, così come in qualsiasi altra modalità organizzativa, non si possano annidare sacche di inefficienza e riscontrare elementi di criticità: l’identificazione e la rimozione di tali elementi è, peraltro, forse il compito principale di un dirigente. Quando questi elementi saranno emersi con sufficiente chiarezza, sarà da parte mia doveroso rappresentarli anzitutto al Direttore amministrativo, in modo da trovare soluzioni condivise in un’ottica di miglioramento continuo dei servizi resi.

Continua l’inerzia del rettore mentre la geografia dell’ateneo è ridisegnata dalla moria per inedia dei corsi di studio

AltansmarritoRabbi Jaqov Jizchaq. Scrive il Rettore che «Con riferimento alle attività didattiche l’Ateneo vuole garantire la sostenibilità nel tempo dell’offerta formativa, ottimizzando l’impiego dei docenti e focalizzandosi sui corsi di studio maggiormente attrattivi, promuovendo l’offerta formativa in lingua inglese, anche in collaborazione con Atenei stranieri…». Flatus vocis, se non ci si spiega come si garantisce la “sostenibilità nel tempo”, o come (così titola un giornale) si intenda in tre anni “far crescere l’ateneo”, dal momento che Siena è in piena decrescita, si accinge a perdere 500 docenti entro il 2020 a turn over sostanzialmente fermo e ha già perso metà dell’offerta formativa.

Le criticità nei conti, la conflittualità capillarmente esplosa con tutte le categorie di dipendenti che avanzano dei soldi, non consentono di dormire sonni tranquilli, anche se i conti pare vadano complessivamente meglio e dalle ultime comunicazioni del Rettore sembra si registrino timidi segnali di apertura – reale? – verso talune di queste legittime rivendicazioni; ma va aggiunto che con la botta che ha preso l’ateneo, per rimetterlo in piedi occorrerebbe un vero e proprio piano Marshall, non solo timidi segnali di miglioramento. Il gatto che si morde la coda è il seguente: molti corsi sono diventati meno attrattivi semplicemente perché è scomparso gran parte del corpo docente, dunque degli insegnamenti. Alcuni corsi sono stati addirittura chiusi o sono in procinto di esserlo a causa del venir meno dei “requisiti minimi di docenza” (ne sono seguiti cinobalanici accorpamenti senza capo, né coda). In quanto sono divenuti meno attrattivi, non saranno certo i primi ad essere soccorsi, quando (e se) arriverà qualche razione di rifornimenti ecc. ecc. … urge un progetto lungimirante e non si può attendere che la geografia dell’ateneo venga ridisegnata dalla moria per inedia o dalla lotta di tutti contro tutti.

Tra i luoghi comuni un po’ scemotti c’è quello che i pensionamenti costituiscano una sorta di selezione naturale, sicché alla fine resteranno in piedi poche cose ed eccellenti. Ma i pensionamenti colpiscono a casaccio ed è difficile prevedere da qui a quattro o cinque anni quanti posti sarà possibile rimpiazzare: l’unica cosa certa è che saranno pochi, mentre del tutto aleatorio è invece quali; così come non si è neppure affrontato l’argomento del destino delle decine di persone che lavorano in aree destinate alla dismissione e che non hanno la fortuna di andare in pensione. Di questo nessuno parla: sia perché chi va in pensione a breve (e sono per lo più gli ordinari anziani, ossia quelli che effettivamente decidono) tende mediamente a fregarsene, sia perché alcuni oggettivamente non sono interessati alla problematica e verosimilmente non lo saranno finché non li toccherà personalmente (fate pure, but not in my backyard), sia perché in condizione di scarsità di risorse vale il motto “mors tua vita mea”, sia perché, last but not least, nulla titilla il narcisismo di certuni (una soddisfazione di genere tafazziano) quanto vedere gli altri versare in gravi difficoltà.

Non è che a causa dei suddetti fenomeni sia entrata in crisi necessariamente la fuffa: molti corsi entrati in crisi facevano parte per l’appunto delle millantate “eccellenze” e molti che ne hanno subìto le conseguenze non erano esattamente i peggio del paniere; dunque a oggi, di fatto, “l’eccellenza” a Siena ha finito per coincidere in molti casi con la mera, casuale, sopravvivenza (e non so se si può accampare la difesa che il caso ha un ruolo di grande rilievo anche nell’evoluzionismo).