E Riccaboni continua a prendere schiaffi: tanto lui non è Pasquale!

E che so' Pasquale io?

E che so’ Pasquale io?

Dal “Corriere di Arezzo” il passo di Pierluigi Rossi che rivendica il suo impegno pluriennale contro il Polo universitario monopolizzato dall’ateneo senese.

Pierluigi Rossi. Arezzo, proprio su queste potenzialità, già espresse come polo nazionale dell’oreficeria, può diventare un polo informatico attorno a realtà che si sono imposte tra le eccellenze italiane. Contro il Polo Universitario monopolizzato dall’ateneo senese mi sono battuto fin dal 1996: che ora si spezzi il vincolo con Siena e il Polo si apra a tutte le Università italiane, a cominciare dal Politecnico di Milano, non può che rappresentare una grande prospettiva per la formazione di una classe dirigente locale. Merito della Camera di Commercio, l’unico ente che ha capito le potenzialità dell’università per via telematica. E se Arezzo non può dopo tanti secoli tornare sede di un’università, può però essere città universitaria: non a caso l’Università dell’Oklahoma ha scelto per i suoi corsi Arezzo con la sua storia e le sue testimonianze di una cultura che affonda nei secoli.

È nata l’Università degli studenti di Arezzo

Pier Luigi Rossi

Pier Luigi Rossi

Università degli studenti di Arezzo: concretezza

Cambiare si può! Il prestigioso Politecnico di Milano ha accettato la richiesta del Polo Universitario di Arezzo di attivare da questo anno (A.A. 2013-14) il Corso di Laurea Triennale in Ingegneria Informatica on-line.

Pier Luigi Rossi (Medico – Vicepresidente Consiglio Provinciale Arezzo). Una notizia che apre un nuovo periodo nell’attività universitaria ad Arezzo. È stato modificato lo Statuto del Polo Universitario di Arezzo superando il rapporto esclusivo con l’Università di Siena, come da anni avevo proposto in Comune e in Provincia e nelle Assemblee con gli studenti. Il Polo Universitario di Arezzo può istaurare rapporti accademici con Università diverse da Siena. Lo scenario della didattica universitaria sta cambiando con rapidità in linea con la più moderna tecnologia. Occorre vedere e vivere le attività universitarie in modo più dinamico e aperto rispetto alla rigidità strutturale del passato.

Arezzo e Informatica

Arezzo è già una realtà altamente qualificata nell’attività informatica in Italia e un Corso  di Laurea Triennale in Ingegneria Informatica va in questa direzione. Il settore informatico è una delle nuove linee di sviluppo economico e occupazionale di Arezzo. I corsi d’insegnamento saranno svolti con modalità teledidattica in aule di un  polo tecnologico aretino, tramite il quale potranno essere organizzate tutte le procedure per l’erogazione dei corsi telematici, l’assistenza agli studenti on-line (esercitazioni, discussioni, ecc.). La predisposizione delle aule didattiche servirà per lo svolgimento e la fruizione delle lezioni (secondo un orario prestabilito), assistite con la presenza di un docente-tutor esperto per ogni disciplina oggetto dell’insegnamento, che fornirà le spiegazioni richieste. Gli esami saranno svolti ad Arezzo. Ringrazio la Camera di Commercio di Arezzo che ha creduto in questa proposta e invito il Comune di Arezzo, la Provincia, la Banca Etruria a prendere un’effettiva posizione in favore di questa concreta iniziativa.

Università degli studenti

Tutta la vicenda universitaria ad Arezzo va ridefinita e riprogettata. Occorre investire nel “capitale umano” costituito dai giovani aretini. I giovani che prendono il diploma di maturità ad Arezzo con voto superiore a 90/100 sono il 16.6% rispetto al valore italiano di 9.8. Non tutti si iscrivono alla Università, anche per motivi economici dati i costi di studi realizzati fuori di Arezzo. Va agli studi universitari solo il 52% dei 3000 maturi che ogni anno finiscono la scuola media superiore in Arezzo e provincia, contro il 62.6 % della Toscana e il 66% in Italia. Sono 8855 gli Aretini iscritti alle varie Università italiane, in prevalenza Arezzo, Firenze, poi le scelte cadono su Siena e Perugia. Ma anche Milano, Roma e Bologna sono sedi di scelta.

La nostra città ha numerosi spazi, palazzi, residenze storiche vuote, spesso abbandonate. Possono essere ottime sedi da offrire a Istituti, Università italiane ed estere, pubbliche e private, per ospitare attività didattica e di ricerca per studenti provenienti da varie parti di Italia, Europa e altri Continenti. Arezzo può creare un’innovativa Università degli Studenti appartenenti a Università diverse. Già abbiamo esperienze sperimentate in Arezzo, come la sede dell’Università dello Stato di Oklahoma. Invito gli studenti “maturi” di valutare l’iscrizione al Corso di Laurea Triennale in Ingegneria Informatica on-line.

Scandalo Monte dei Paschi di Siena: mozione comunale per un’azione di responsabilità

FondazioneMps

Al Presidente del Consiglio Comunale di Siena, Al Sindaco di Siena (Siena, 30 luglio 2013)

Oggetto: Mozione dei consiglieri Mauro Aurigi e Michele Pinassi (Movimento Siena 5 Stelle), Enrico Tucci (Cittadini di Siena) e Laura Vigni (Sinistra per Siena, RC, SsM) per chiedere l’avvio di una azione di responsabilità nei confronti degli Organi Amministrativi  della Fondazione MPS.

PREMESSO 

–       che la Fondazione MPS, come recita l’art. 1 del suo statuto, è un’emanazione del territorio e della Comunità Senese, avendo ricevuto in conferimento l’enorme patrimonio mobiliare e immobiliare dell’ex Istituto di Credito di Diritto Pubblico Monte dei Paschi di Siena, a sua volta erede diretto del Monte dei Paschi di Siena “creato per voto della Magistratura e del Popolo senese nel 1622 (…) e poi riunito al Monte dei Paschi di Siena fondato nel 1472”;

–       che gli art. 3 e 4 dello Statuto della Fondazione MPS prescrivono, tra i vari punti, che “La Fondazione persegue i propri fini istituzionali salvaguardando la consistenza del suo patrimonio e promuovendone la valorizzazione. Amministra il proprio patrimonio secondo criteri prudenziali di rischio e di economicità tali da conservare il valore ed ottenere un’adeguata redditività. Amministra le partecipazioni detenute nel rigoroso rispetto delle finalità statutarie”, e che “La Fondazione non può contrarre debiti per un importo complessivo superiore al 20% del proprio patrimonio”;

–      che in più occasioni sono state presentate nelle sedute del passato Consiglio Comunale interrogazioni e mozioni sulla sempre più pesante situazione della Fondazione MPS senza ottenere adeguate risposte.

RICORDATO 

–      che il titolo di Banca MPS, avendo perso il 95% del suo normale valore, è ormai da tempo a valori minimi e di conseguenza è sempre più esiguo il patrimonio della Fondazione MPS, poco accortamente concentrato su questo unico asset;

–      che la partecipazione della Fondazione MPS nella Banca MPS si è progressivamente ridotta, attestandosi ora a circa il 33% e che, anche alla luce della modifica dello statuto votata dalla Fondazione MPS del limite di voto al 4% per i soci privati, è necessariamente destinata a ridursi ulteriormente e considerevolmente;

–      che la Fondazione MPS è rimasta del tutto indifferente al fatto che alcune voci, anche di ex dirigenti della Banca MPS, proprio nelle Assemblee dei soci della Banca MPS si siano ripetutamente levate a dimostrare l’assoluta perniciosità delle scelte gestionali della Banca stessa;

–      come a seguito di tale sciagurata gestione la Banca MPS abbia smesso quasi subito di produrre utili e subito dopo a dichiarare perdite nella gestione tipica, coperte contestualmente dalle plusvalenze ricavate dalla vendita di cespiti attivi (immobili e partecipazioni) fino a dover dichiarare negli ultimi due esercizi perdite per un totale di 8 miliardi di euro, per cui dei 20 miliardi stimati all’atto della privatizzazione del 1995 alla data odierna ne residuano appena 2,4;

–      che, come ulteriore pesante conseguenza, la Fondazione non eroga più risorse al suo territorio di riferimento.

CONSIDERATO

–      che il tutto debba addebitarsi all’approvazione che la Fondazione MPS, già azionista di maggioranza assoluta ed ora di maggioranza relativa (ma maggioranza assoluta nelle Assemblee dei soci MPS), non ha mai fatto mancare alle spericolate operazioni architettate dal vertice della Banca MPS (vedasi soprattutto acquisizione della Banca 121 e della Banca Antonveneta, ma non solo);

–      che la Fondazione MPS ha inopportunamente contratto debiti per fronteggiare l’ultimo aumento di capitale, a fronte dei quali ha concesso in garanzia tutte le quote della Banca MPS rimaste attualmente in suo possesso;

–      che conseguentemente la Fondazione MPS ha visto ridursi il proprio capitale – rappresentato originariamente dal possesso dell’intero capitale della Banca più l’ingente patrimonio proprio – a meno di 700 milioni in massima parte rappresentati da azioni della Banca cedute in pegno come sopra detto;

–      che tutto ciò è avvenuto nell’arco temporale di appena una quindicina di anni, per cui si è trattato di una perdita annua di ricchezza valutabile a ben oltre 1,5 miliardi all’anno, senza che mai gli organi dirigenti della Fondazione abbiano sollevato la minima osservazione, anzi approvando in ogni sede ed entusiasticamente il proprio operato e quello della Banca MPS.

il Consiglio Comunale impegna il Sindaco

a intraprendere un’azione di responsabilità nei confronti dei componenti degli Organi Amministrativi della Fondazione MPS che saranno ritenuti responsabili di avere agito in difformità di quanto prescritto dallo statuto e di avere compiuto una serie impressionante di errori gestionali, causando la perdita del controllo e della Senesità della Banca MPS, una spaventosa distruzione di patrimonio e un ingente indebitamento della Fondazione MPS, che potrebbe portare a breve alla perdita quasi totale della residua partecipazione nella Banca MPS e a mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza.

Sarà vero che l’ateneo si costituirà parte civile nel processo sul dissesto economico-finanziario?

Bucoverita

UGLIntesa, USB P.I. – Le scriventi OO.SS. rendono noto, con soddisfazione che, dopo mesi di solitaria pressione e mobilitazione in merito alla costituzione di parte civile dell’Ateneo al processo per il suo dissesto, finalmente l’iter per tale atto è partito.

Negli ultimi mesi abbiamo presidiato le udienze in tribunale, rimarcando che era un atto più che dovuto che l’Ateneo si costituisse parte civile nel processo per il dissesto. La questione era stata portata anche in CdA dal rappresentante del personale tecnico e amministrativo, che aveva posto in evidenza il rischio che si perdesse tempo in una decisione che doveva essere già stata assunta anni fa. Sì, di anni si tratta ormai, perché la storia del buco risale al 2008! Nel non volerci domandare se è corretto che la giustizia faccia il suo corso con tempi quasi geologici, vogliamo soffermarci sull’aspetto importante. L’Ateneo finalmente potrà pretendere di veder quantificato il danno materiale e all’immagine subìto. Tutta la comunità universitaria paga per scelte del passato assunte in totale dispregio delle leggi dello Stato. Ora possiamo pretendere giustizia e chiarezza.

Il Rettore il 28 maggio, in seduta sindacale, su sollecitazione della RSU, ha risposto chiaramente e positivamente alla domanda sulla costituzione di parte civile da parte dell’Ateneo. L’autorizzazione finale spetta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma dovrebbe essere un atto formale. Noi comunque vigileremo.

Nelle settimane precedenti UGL era arrivata a presentare durante l’udienza in tribunale la propria costituzione di parte civile, vedendosela alla fine rifiutare dal giudice, proprio per esercitare una pressione verso un silenzio assordante dei vertici dell’Ateneo. Stavamo per lanciare una raccolta di firme tra tutta la comunità da presentare al CdA per sollecitare una presa di posizione da parte dell’organo di governo di quest’Ateneo, ma per una volta possiamo accontentarci del lavoro svolto e aspettare di vedere che cosa succederà adesso. Non è sete di vendetta quella che ci accomuna, ma sete di giustizia. Noi con la nostra storia recente vogliamo che si facciano i conti.

Tra le 7 richieste del Movimento di Grillo al nuovo sindaco anche quella della costituzione di parte civile nel processo sul buco di bilancio dell’Università di Siena

5StelleMovimento 5 Stelle Siena. Ci sono temi d’importanza cruciale per la Città. Temi che non hanno colore politico, di cui però sentiamo poco parlare dagli aspiranti candidati sindaco al ballottaggio del 9 giugno. Ricordiamo che, per quanto ci riguarda, entrambi i candidati sono espressione di quella mala politica che ha depredato la Città e il Paese. Tuttavia prendiamo atto che uno dei due si troverà purtroppo a governare Siena e ci preme pertanto sensibilizzare l’intera Città e la nuova Amministrazione su quei temi che riteniamo imprescindibili e improcrastinabili per ogni giunta che voglia dichiararsi “rinnovatrice”. E allora chiediamo ai due candidati rimasti in lizza di dare ai senesi una risposta chiara e inequivocabile alle seguenti domande:

1. La nuova Amministrazione introdurrà nel Regolamento Comunale il Referendum propositivo senza quorum? Si o no?

2. La nuova Amministrazione azzererà i rimborsi spese per i consiglieri di amministrazione di nomina comunale nelle aziende partecipate e per i deputati in Fondazione MPS? Si o no?

3. La nuova Amministrazione istituirà una Commissione Comunale d’Inchiesta sui disastri riguardanti la Banca MPS compiuti nel periodo 1995–2012? Si o no?

4. La nuova Amministrazione si farà carico di un’Azione di Responsabilità nei confronti della Fondazione MPS co-responsabile dei disastri della gestione Mussari/Vigni? Si o no?

5. La nuova Amministrazione si costituirà parte civile nei processi relativi alla gestione della Banca MPS? Si o no?

6. La nuova Amministrazione si costituirà parte civile nel processo sul buco di bilancio dell’Università? Si o no?

7. La nuova Amministrazione provvederà all’immediata ri-pubblicizzazione dell’acqua in ottemperanza alla volontà espressa dagli italiani con il recente referendum? Si o no?

Sono solo alcuni dei punti del programma del Movimento 5 Stelle Siena che i vari candidati a sindaco si sono divertiti a copiare nel corso delle recentissima campagna elettorale: questa è l’ultima occasione per impegnarsi pubblicamente di fronte a quei cittadini che sembrano voler davvero credere al processo di rinnovamento promesso da tutti i candidati.

Solo con il risanamento dei bilanci l’ateneo senese può garantire una formazione di qualità

Eugenio-NeriEugenio Neri. L’Università è uno dei motori propulsivi della città. Le vicende giudiziarie attualmente in corso dimostrano che l’Ateneo è ancora in notevole affanno. Se Siena vuole uscire dalla crisi, l’Università non può prescindere da alcuni punti. Il primo è il risanamento dei bilanci. Solo un Ateneo sano è un Ateneo appetibile per gli studenti, poiché in grado di garantire una formazione di qualità. Un risanamento che, come ho ricordato più volte, non può e non deve avvenire esclusivamente a spese delle categorie più deboli di lavoratori (coop. “Solidarietà”, CEL, e dipendenti che si sono visti negare il salario accessorio). Al contrario, deve considerare anche una razionalizzazione delle sedi decentrate. Il secondo punto è il rilancio della ricerca. Un fine perseguibile soltanto attraverso una parola d’ordine: meritocrazia. Vanno premiati i docenti che contribuiscono in modo fattivo e reale all’accrescimento del sapere, non quelli che si limitano ad assolvere compiti burocratici. In passato l’Ateneo è stato utilizzato come trampolino di lancio di future carriere politiche. E su quest’altare sono state bruciate risorse ingenti, non solo economiche, della nostra università. Anche l’integrazione di livello regionale, nazionale e sovranazionale è un versante su cui lavorare. L’Università, nel suo ruolo di produttore di conoscenza, è naturalmente portata all’interconnessione con gli altri atenei. Un’inclinazione che va incentivata, in modo da consentire la realizzazione di sinergie a livello didattico, formativo ed anche organizzativo. L’Ateneo è una delle ricchezze di Siena, in grado di contribuire all’uscita dalla crisi della città. Un bene troppo prezioso per essere lasciato a sé stesso.

Il ministro Carrozza guarderà con lenti nere i problemi dell’università di Siena?

MariaChiaraCarrozzaQuel pesce non è d’aprile (da: Il Mondo, 7 giugno 2013)

Fabio Sottocornola. Dalla Toscana per i rettori si aprono mille strade. Maria Chiara Carrozza, ex numero uno della Scuola superiore Sant’Anna a Pisa, ha preso quella verso Roma, la via governativa dell’accademia. Silvano Focardi (ex di Siena) ne ha percorsa una più lunga, finendo a Siracusa. Dove nel 2007 aveva fatto acquistare, a spese del suo centro universitario sulla sicurezza alimentare, 350 chili di pesce del Mediterraneo per complessivi 21.500 euro. Gamberi, tonni, sarde, alici e altre varietà servivano, secondo il professore, a studi sulle contaminazioni alimentari. Parere diverso della Corte dei conti che, con sentenza del 9 maggio, lo ha condannato in primo grado a ripagare l’università della stessa cifra: «L’acquisto di prodotti ittici non aveva comportato utilità per l’ateneo e addirittura non vi sarebbe prova che fosse stato acquistato dall’università». Nel senso che nessuno dei 21 dipendenti dell’istituto ha visto arrivare quei tre quintali e mezzo di pesce. Per i magistrati contabili di Firenze, unico responsabile è l’ex rettore che «sapendo di poter agire liberamente, considerando le larghe maglie che l’ateneo accordava all’impiego di risorse, ha abusato delle sue funzioni». Sempre affollata è la via giudiziaria per chi ha gestito il potere nelle accademie della regione. A giugno, occhio al calendario. Nella città del Palio, mercoledì 19 udienza davanti al gup Ugo Bellini per i sedici indagati del buco in bilancio da 200 milioni. Oltre a Focardi, è coinvolto il suo predecessore Piero Tosi. Attenzione: il procedimento continua a essere rinviato per indisposizioni di avvocati o richieste tecniche che rischiano di mandare tutto in prescrizione. Due dirigenti (Salvatore Interi e Monica Santinelli) hanno già patteggiato. Infine, venerdì 14, prima udienza (tecnica, di smistamento) per il Sum di Aldo Schiavone. Anche qui, sotto accusa sono le spese allegre con soldi pubblici.

Ora è l’università di Siena a finanziare la Fondazione Monte dei Paschi

FondazioneMps

La Fondazione Monte dei Paschi di Siena, con le sue ultime erogazioni, ha assegnato oltre due milioni d’euro all’ateneo cittadino, che ha un suo rappresentante nel consiglio d’amministrazione. Ovviamente, secondo la prassi, l’università ha anticipato i finanziamenti ai docenti beneficiari, che li hanno usati per attività di ricerca, quali acquisto di materiali di consumo, attrezzature, contratti e borse per i giovani. Nella fase conclusiva, la ragioneria universitaria predispone il rendiconto economico-finanziario e quello scientifico, da presentare alla Fondazione, per poter riscuotere i corrispondenti importi. Ecco, il problema viene fuori proprio nella fase finale: la Fondazione Mps non è più in grado di onorare l’impegno preso due anni prima con l’ateneo. E l’università, che nel frattempo ha speso quei soldi, che fa? Rinuncia a quei contributi? Ebbene, sembra proprio che sia questa la strada percorsa da Riccaboni e dalla Fabbro, che rinuncerebbero così a più di due milioni d’euro, in cambio dell’alta consulenza informatica di Alessandro Francini, un dipendente della Fondazione. Orbene, l’Università non sa che farsene di un consulente esterno d’informatica, se si considera che dispone d’alte (e in alcuni casi eccellenti) professionalità interne, costituite dai numerosi dipendenti informatici e dai docenti del Dipartimento d’Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche. Inoltre, scorrendo la lista delle erogazioni della Fondazione, negli ultimi venti anni, si vede che i docenti beneficiati sono sempre gli stessi, pertanto non è accettabile che, in questo momento d’emergenza, distraendo una cifra così ingente dal bilancio d’ateneo si continui a penalizzare proprio gli esclusi da quelle elargizioni “politiche”. Infine, il rettore e il direttore amministrativo non hanno titolo ad assumere decisioni del genere che, invece, rientrano tra le prerogative del Senato Accademico.

Articolo pubblicato anche da: il Cittadino Online, 25 maggio 2013 (con lo stesso titolo) e Fratello Illuminato-Il blog, 25 maggio 2013 (con il seguente lunghissimo titolo: «Ci sarebbe da mandare i carabinieri nell’ufficio dei tre dissestatori di enti della città: del Criccaboni e della Fabbro e in quello di Gabriello Mancini – Sul blog di Giovanni Grasso ci trovate una notizia che noi divulghiamo e che imporrebbe l’intervento immediato delle autorità e il sequestro dei bilanci dell’università e una verifica sulle erogazioni passate della fondazione MPS – Chi ha dissestato la città e oggi sostiene Bruno Valentini continua con la gestione disinvolta e dissestante degli enti – VERGOGNA!!!»).

Le prime semplici, ragionevoli e concrete proposte per salvare l’università di Siena

SienasimuoveSiena si muove. Da più parti sono arrivati rimproveri a chi, come il professor Giovanni Grasso, alcuni blog, “Siena si muove”, Laura Vigni e altri (pochi) candidati alle prossime elezioni comunali, ha sottoposto alla pubblica attenzione un’aspra critica alla gestione dell’Ateneo senese, passata e presente. A parte coloro, come Valentini e i numerosi membri della lobby universitaria che lo appoggiano, impegnati soprattutto a minimizzare la reale portata del dissesto (non soltanto finanziario, sia chiaro), altri argomentano che non siano state presentate proposte costruttive. È venuto dunque il momento di avanzarle, queste proposte, pur premesso che se non verranno individuate e adeguatamente sanzionate le responsabilità, l’Ateneo non avrà alcuna possibilità di salvarsi, perché troppi sono ancora coloro, inclusi gli attuali vertici, che hanno contribuito a gestire in modo dissennato la massima istituzione culturale cittadina.

Le proposte:

  1. È fondamentale chiudere tutte le sedi distaccate e richiamare i dipendenti – docenti e no – a Siena. La didattica e la ricerca sono state gravemente danneggiate dalla mancata sostituzione nell’organico dei docenti nel frattempo andati in pensione (o prepensionati e poi premiati con cospicui contratti). L’Ateneo ha bisogno di tutti a Siena. Se Arezzo, Grosseto, Colle, San Giovanni vogliono l’università sotto casa devono investire risorse proprie. Il Comune di Siena non si ritenga estraneo a questa dinamica, perché il dialogo con gli altri comuni interessati è cosa di evidente pubblica utilità.
  2. È necessario che il Comune di Siena si costituisca parte civile nei processi che hanno a oggetto l’Ateneo, in particolar modo quello sul dissesto. Tutta la retorica sulla cittadinanza studentesca, l’attrattività per gli studenti, rimane priva di senso se non si riesce a capire che l’Ateneo è attrattivo solo quando ha i conti in ordine e riesce a dispiegare la propria funzione di produrre cultura ed educazione, evitando di alimentare – con mosse infelici come il taglio del salario accessorio e la riduzione dei servizi – la macelleria sociale effettuata sui Collaboratori Esperti Linguistici e sulla Cooperativa Solidarietà e dando un’idea di armonia e concordia in cui tutti collaborino: docenti, personale TA e studenti. Finora, come è evidente, non è stato così, si è anzi alimentato un incomprensibile conflitto tra poveri. Soprattutto, si deve avere la consapevolezza della portata del danno causato al Comune e a tutti i cittadini, danno anche economico, oltre che sociale e culturale.
  3. Chi rappresenta gli enti locali nel Consiglio di amministrazione deve in tutti i modi perorare l’applicazione della legge. Legge pessima (n. 240/2010, la famigerata Legge Gelmini), ma che, come tutte le leggi dello Stato, deve essere rispettata ed applicata nella sua interezza. Se Siena non ce la facesse a mantenere la propria autonomia, andrebbe avanzata la proposta (anche a salvaguardia del personale docente e tecnico amministrativo) di federazione di atenei contigui prevista dall’art. 3 della legge. In questo modo si potrebbero ridistribuire le risorse con Firenze e Pisa, con proficuo vantaggio di tutti. Meglio un po’ di pendolarismo tra città vicine che essere mobilitati a forza (nel caso del personale TA), oppure rimanere senza strutture didattiche e scientifiche per mancanza di requisiti minimi. Sarebbe più equo, onesto e trasparente per tutti. Non ne risentirebbe, almeno sul piano della ricerca e della didattica, neppure l’indipendenza dell’Ateneo, la cui autonomia semmai è stata finora più volte compromessa dalla pesante mano della politica.
  4. Un’applicazione troppo rigida della succitata (e pessima) legge Gelmini, ha consentito di trasformare la Direzione amministrativa dell’Ateneo in una sorta di burocratica satrapia orientale. A cascata, vi è stata un’enfatizzazione dei ruoli amministrativi a danno di didattica e ricerca, un tempo autentiche ragioni sociali e pubbliche di una università, ora umiliate sotto una coltre di regolamenti spesso ai limiti, talvolta oltre il grottesco.

È tempo che studenti, docenti e lavoratori tornino al centro della vita dell’Ateneo senese.

Udienza sulla voragine nei conti dell’università di Siena: respinta la richiesta di costituzione di parte civile, due patteggiamenti e nuovo rinvio

Ateneo-con-buco

Lo scorso 6 marzo, l’udienza davanti al Gup Ugo Bellini, sulle richieste di rinvio a giudizio per i sedici indagati del dissesto dell’ateneo senese, fu spostata al 15 maggio a causa dell’indisposizione dell’avvocato De Martino, difensore di Piero Tosi. Così commentai la vicenda, che confermava la voce che circolava da alcuni giorni in città. «La prescrizione, che aleggia da mesi su questo filone universitario, ha ormai trovato un venticello caldo e tranquillo che la sta spingendo lentamente verso un porto calmo e sicuro.» Orbene l’udienza di ieri non ha certo scalfito tale impressione, considerando un altro rinvio, al 19 giugno. Questa volta è stato il difensore di Loriano Bigi, l’avvocato Pisillo, a chiedere lo stralcio per il suo assistito e una perizia sulle intercettazioni telefoniche, alcune delle quali ritenute irrilevanti e inutilizzabili. Il Gup, accogliendo in parte le richieste ha aggiornato l’udienza al 19 giugno per tutti gli imputati, tranne che per Salvatore Interi e Monica Santinelli, che avendo scelto il rito abbreviato, il 17 maggio dovrebbero usufruire di una forte riduzione della pena prevista, considerando anche la collaborazione da loro fornita alla Procura durante le indagini preliminari. Il Gup ha, inoltre, deciso di non accogliere la richiesta di costituzione di parte civile presentata dal rappresentante provinciale del sindacato Ugl-Intesa e membro della Rsu Università di Siena. Singolari, le argomentazioni dei legali degli indagati che, ovviamente, si sono opposti al tentativo che qualcuno, stante la latitanza dei vertici dell’ateneo, si ponesse al centro della vicenda giudiziaria come parte attiva per la tutela del bene collettivo. Gli avvocati, infatti, negano l’esistenza di un danno per i lavoratori, che, al contrario, sono stati favoriti mediante assunzioni, stabilizzazioni del loro rapporto di lavoro, concessioni d’indennità di vario tipo, attuate proprio nel momento in cui l’inesistenza della copertura finanziaria avrebbe dovuto impedirne l’adozione.

Articolo pubblicato anche dail Cittadino Online (16 maggio 2013) con il titolo «Udienza sulla voragine nei conti dell’università di Siena: respinta la richiesta di costituzione di parte civile»